È un pasto importante e dovrebbe essere completo, equilibrato, come gli altri. Ma frequentemente si trascura. Fretta e abitudini spingono, infatti, a favorire ingredienti ricchi di grassi, zuccheri, calorie “vuote”, con il rischio di squilibrare il metabolismo e di ridurre le capacità fisiche e mentali. Alcuni accorgimenti aiutano a migliorare.
di Carla Barzanò
Colazione abbondante: una usanza antica
“La mattina da re, a pranzo da principe, la sera da povero”, sono le parole chiave di un vecchio proverbio, che esprime una sapienza popolare condivisa in tutto il mondo. Fino all’avvento dell’industrializzazione, infatti, soprattutto in campagna, il pasto mattutino era copioso e ricco di ingredienti protettivi: ortaggi, frutta, cereali, comparivano a tavola, per esempio sotto forma di minestre, regalando l’energia per affrontare un lavoro faticoso. Oggi la prima colazione è spesso modesta, frettolosa, molto ripetitiva, basata su pochi ingredienti, non sempre equilibrati. C’è, poi, chi la “salta” del tutto.
Il “vizio” di non fare colazione
Alcune indagini mettono in luce che oltre la metà degli italiani dedica alla colazione meno di 10 minuti, mentre il 30%, in particolare bambini e adolescenti, non fa colazione al mattino o utilizza ingredienti inadeguati dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Un errore che come ormai risaputo può favorire lo scadimento delle capacità psicofisiche, con difficoltà di concentrazione e affaticamento durante la mattina. Non solo. Si è riscontrato che una prima colazione adeguata può ridurre i rischi cardiovascolari migliorando quei parametri metabolici responsabili della salute nel suo complesso. Chi fa colazione abitualmente, ha livelli di colesterolo e LDL più bassi, migliore sensibilità all’insulina, maggiore tolleranza al glucosio e una più elevata regolazione della fame. La conseguenza è una riduzione della vulnerabilità a stress ossidativi, diabete e sovrappeso. In caso di diete, poi, a parità di calorie, mangiare la mattina fa dimagrire più rapidamente. Circa il 15%, meglio il 20%, delle calorie quotidiane dovrebbero essere fornite dalla colazione attraverso una combinazione di cibi che contengono grassi di qualità, carboidrati, proteine nonché vitamine, minerali e altre sostanze protettive, comprese le fibre. Il classico cappuccino con brioches non basta. Occorre una colazione più varia e protettiva.
un bicchiere, al naturale, al risveglio, aiuta a depurarsi. Per arricchirlo. unite liquidi in forma di succhi di frutta, preferibilmente freschi e senza zucchero, tisane, infusi e tè, in particolare verde.
2. CEREALI
influenzano positivamente la produzione di incretine, ormoni fondamentali per regolare glicemia e sazietà. Favorite i prodotti integrali, biologici, per esempio fiocchi, o pane a lievitazione naturale, che non causano picchi della glicemia e aiutano a equilibrare l’assorbimento degli zuccheri semplici aggiunti. Addolciteli con piccole quantità di frutta secca, miele, creme spalmabili senza emulsionanti (per esempio al cacao “bio”), marmellate casalinghe. Serve, poi, una piccola porzione di grassi, che favoriscono la sazietà e abbassano l’indice glicemico: olio evo, frutta oleosa, come mandorle e noci in forma di crema, piccole dosi di burro (se poi non si abusa di altri grassi animali durante il giorno), sono fra i migliori. Se optate per prodotti già pronti, come biscotti, fette biscottate o mix di fiocchi, preferite quelli realizzati con pochi zuccheri e grassi naturali, non raffinati.
3. FRUTTA
fresca, di stagione, ben matura, e/o essiccata (in piccole dosi) è una sorgente di fibre solubili e insolubili, vitamine, minerali e altre sostanze protettive. Favoritela al naturale, in macedonia, oppure frullata (base ideale per zuppe con fiocchi di cereali al posto del latte) o, ancora, in forma di succo casalingo, aggiungendo ai cereali una parte della fibra che resta nell’estrattore. Aggiungete eventualmente verdura.
4. SEMI OLEOSI
noci, nocciole, mandorle, semi di zucca e girasole, da alternare, secondo la stagione, contengono molteplici principi nutritivi, fra cui grassi polinsaturi, vitamina E, zinco e proteine, queste ultime preziose soprattutto nelle diete che escludono i latticini. Sono ottimi, per esempio, in aggiunta al mix di cereali, oppure su pane e miele, o nella macedonia.
5. LATTICINI O SURROGATI
latte, e yogurt freschi, sono un “classico” per la prima colazione. L’impego dei prodotti “magri” è consigliabile solo in casi particolari, normalmente scegliete i prodotti interi, più sazianti e appetitosi. In alternativa provate i latticini freschi, come la ricotta, che analogamente a latte e yogurt sono una fonte di proteine, grassi, diverse vitamine e minerali. I succedanei del latte vegetali, ad eccezione della soia, sono più poveri di proteine. Per integrarli, abbinateli a semi oleosi e derivati dei legumi, per esempio creme a base di tofu, ceci, fagioli, come humus e paté vegetale da spalmare sul pane.
Quali sono gli abbinamenti migliori per il menu? Meglio carboidrati e verdure a pranzo e proteine con verdure a cena, oppure a ogni pasto carboidrati, verdure e proteine? Per orientarci aiuta seguire la filosofia della dieta mediterranea, che ispira i nostri suggerimenti.
di Carla Barzanò
Mode e raccomandazioni
Cibi ricchi di carboidrati, come la pasta, a pranzo; ingredienti prevalentemente proteici, per esempio carne e pesce, a cena. È una delle tendenze più diffuse in merito ai menu raccomandati per restare in forma. Effettivamente questo modello può aiutare a ridurre la quantità complessiva di cibo che si consuma. Osservando le tradizioni, la visione di un menu che separa carboidrati e proteine rischia però di risultare astratta. Nella dieta Mediterranea, per esempio, punto di riferimento per un’alimentazione sostenibile, cereali e legumi, o cerali integrati con cibi animali, sono in primo piano insieme, e il punto di forza è proprio il loro connubio, che apporta, nello stesso tempo, proteine e carboidrati. Una tradizione antica, che trova riscontri nella ricerca scientifica moderna. Alcuni studi (1-2) mettono in luce che distribuire le proteine nei tre pasti principali, abbinandole ad adeguate quantità di carboidrati complessi, in forma di cereali poco raffinati, ortaggi e frutta, garantisce la migliore utilizzazione di questi principi nutritivi. Migliora, così, l’efficienza del metabolismo. Questo favorisce la rigenerazione delle cellule e dei tessuti, senza sovraccaricare fegato e reni, che possono risentire, invece, di quote proteiche isolate e molto elevate. Senza contare che la presenza delle proteine modula l’assorbimento dei carboidrati e previene, così, picchi di glicemia troppo elevati, causa di diversi disturbi.
L’armonia nel piatto
Ma come regolarsi serenamente con la scelta e gli abbinamenti dei cibi, senza privazioni e rigidità? Lo sappiamo, ma tendiamo a dimenticarlo: la qualità merita il posto d’onore. Ingredienti freschi, di stagione, poco raffinati, lavorati con procedimenti naturali (come lievitazione a pasta madre e fermentazione) senza additivi, assicurano l’equilibrio del metabolismo, riducono eventuali interferenze indesiderabili e garantiscono, nel contempo, il massimo apporto di principi attivi protettivi, fra cui vitamine, minerali e enzimi. Un’altra priorità è la varietà, fondamentale per prevenire carenze, intolleranze e ridurre al minimo l’apporto di eventuali sostanze estranee proteggendo, contemporaneamente, la biodiversità. Questi accorgimenti favoriscono anche il benessere della flora batterica intestinale, indispensabile per la salute. Realizzate queste premesse, ogni pasto dovrebbe contenere in misura equilibrata carboidrati non raffinati, proteine e grassi. Meglio quindi abbinare cereali e ortaggi con ingredienti proteici vegetali (legumi, semi oleosi, come noci o nocciole) e/o animali (latticini, uova e altro…).
Il piatto unico è consigliabile?
Il classico piatto unico è certamente pratico, soprattutto quando non si ha molto tempo per cucinare, o si mangia fuori casa. Da favorire sono i cereali integrali (in forma di pasta o a chicco intero, come riso, avena, farro…), con l’aggiunta di cibi proteici, per esempio legumi (fra cui tofu e altri derivati), o formaggio, oppure piccole quantità di pesce, magari in forma di ragù. Anche la classica pasta al pomodoro andrebbe integrata con fonti proteiche, per esempio grana. Una valida alternativa è la pasta di legumi, arricchita con formaggio, o pesto di semi oleosi, come mandorle e noci. Paste ripiene, pizza o altre ricette realizzate con farine raffinate, sono piatti unici da utilizzare con maggiore parsimonia. Una porzione abbondante di verdura, cruda e/o cotta, condita con olio extra vergine e succo di limone, non dovrebbe mancare. L’ideale, a pranzo, è servirla come antipasto, per mitigare l’appetito e regolare l’assorbimento dei principi nutritivi, carboidrati in testa. La frutta a fine pasto non ha controindicazioni particolari, ma chi ha problemi di gonfiore può consumarla fuori pasto.
Cena leggera con tanti ortaggi
Un pranzo equilibrato aiuta, fra le altre cose, ad arrivare a cena con un appetito equilibrato, riducendo l’impulso a mangiare in modo sovrabbondante, usuale quando si è in carenza di calorie e principi nutritivi. Una buona zuppa di legumi, cereali e verdure, o una minestra a base di crema di verdure, seguita da un secondo, con ortaggi e pane integrale, sono un’ottima opportunità per il pasto serale e aiutano a variare gli ingredienti del pranzo con gusto. Dolci e carboidrati raffinati, invece, andrebbero utilizzati con moderazione nelle ore serali.
La prima colazione merita il ruolo di un vero e proprio pasto. Se ben equilibrata, infatti, favorisce l’efficienza del metabolismo nella giornata. Brioche e cappuccino non bastano a raggiungere un rapporto equilibrato fra carboidrati e proteine. Nel menu di ogni giorno meglio privilegiare cereali integrali (per esempio in forma di pane, o fiocchi) abbinati a frutta fresca, eventualmente a verdura e a ingredienti proteici, come latticini, uova, semi oleosi, derivati dei legumi (latte o yogurt di soia, humus). Il latte di cereali non è un’alternativa ai cibi proteici ma una fonte aggiuntiva di carboidrati.
Come regolarsi con gli spuntini?
Alcune ricerche suggeriscono che è preferibile focalizzare l’attenzione sui pasti principali, perché mangiare spesso può squilibrare il metabolismo, favorendo l’aumento del peso. Yogurt, verdura, mandorle, noci o altra frutta oleosa sono da favorire rispetto agli snack dolci.
http://www.thenutritionsource.org The Nutrition Source, Department of Nutrition, Harvard T.H. Chan School of Public Health, e Harvard Health Publications, health.harvard.edu.”
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30213062/ Giuseppe Della Pepa, Claudia Vetrani, Marilena Vitale, Gabriele Riccardi “Wholegrain Intake and Risk of Type 2 Diabetes: Evidence from Epidemiological and Intervention Studies”
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24477298/ Madonna M Mamerow, Joni A Mettler, Kirk L English, Shanon L Casperson, Emily Arentson-Lantz, Melinda Sheffield-Moore, Donald K Layman, Douglas Paddon-Jones “Dietary protein distribution positively influences 24-h muscle protein synthesis in healthy adults”
All’inizio dell’anno si fa strada il desiderio di cambiamento. Spesso ci sentiamo appesantite dai menu dei giorni festivi e ci lasciamo affascinare da qualcuno dei molteplici suggerimenti che provengono dai media, iniziando percorsi alimentari talvolta troppo coercitivi, quando non addirittura dannosi.
Questo mese condividiamo alcuni accorgimenti per rinnovare le scelte a tavola, nella direzione della sostenibilità, senza rinunciare al piacere di mangiare e alla convivialità.
Buoni propositi per migliorare
Il desiderio di migliorare è positivo. A tavola, però, nella maggioranza dei casi, il benessere non si conquista con scelte provvisorie, estemporanee, ma attraverso la continuità che conduce, a piccoli passi, verso uno stile di vita più sostenibile per noi, l’ambiente e le persone che ci circondano. Questo momento di passaggio è adatto a un nuovo inizio. Anche a tavola.
Ecco alcuni accorgimenti per iniziare un percorso di rinnovamento che parte da dalle nostre esigenze e ci conduce a una maggiore attenzione verso il mondo attorno a noi. Perché solo sviluppando un punto di vista orientato anche all’esterno, possiamo davvero raggiungere l’equilibrio che ci auguriamo.
1. Ascoltare
Impariamo ad ascoltarci provando ad escludere i pregiudizi e ricette preconfezionate. Accostiamoci al cibo con attenzione, senza svolgere, contemporaneamente, altre attività. Impariamo a riconoscere fame, sazietà, appagamento che derivano dai pasti.
2. Rispettarsi
L’equilibrio di ognuna di noi è differente, cambia in relazione all’età, alle condizioni del momento, agli stati d’animo. Meglio, quindi, non lasciarsi irretire da schemi estranei ma ascoltare i segnali che provengono dal corpo e dalle emozioni. Se ci sono, per esempio, cibi sgraditi, o che procurano disagio, è preferibile non utilizzarli forzatamente, soprattutto quando ci vengono raccomandati dall’esterno.
3. Progettare i menu
Abituiamoci a immaginare il menu per noi e la famiglia cercando di andare incontro alle esigenze di tutti con piatti appetitosi e semplici. La varietà merita un posto d’onore. Facciamo in modo che ai pasti siano sempre presenti ortaggi di stagione, cereali e piccole quantità di ingredienti proteici, fra cui legumi, semi oleosi, latticini, uova, carne o pesce, alternati fra loro senza eccedere con gli ingredienti di origine animale. La frutta si può aggiungere ai pasti e/o fuori pasto, come più gradita.
A parte alcuni casi, le cosiddette diete “dissociate”, che separano proteine e carboidrati, rischiano di alterare il senso di sazietà e non portano particolari benefici.
4. Fare una spesa sostenibile per noi e per l’ambiente
Non è un luogo comune: la spesa è il primo passo per una dieta sostenibile. Meglio scegliere per farla un momento disteso e preparare una lista. Coinvolgiamo i famigliari, compresi i più giovani. Mettiamo in primo piano i prodotti semplici, stagionali e locali (per ortaggi e frutta in rete si trovano calendari per orientarsi). Proviamo a ridurre imballaggi, conservanti, additivi, grassi scadenti e raffinati (aggiunti, di solito, ai prodotti confezionati). Favoriamo cibi freschi e marchi che garantiscono la qualità. Evitiamo scorte eccessive, spesso spingono a mangiare più del necessario e favoriscono gli sprechi.
5. Trasformare il cibo
Cucinare aiuta a conoscere il cibo, stimola a scegliere gli ingredienti con maggiore cura, aiuta a regolare fame e sazietà. Senza contare che nella maggioranza dei casi fa risparmiare preziose risorse ambientali. È piacevole. In compagnia dei famigliari, compresi i più giovani. Una volta imparate alcune ricette non occorrono ore, ma bastano pochi minuti. È una questione di allenamento.
Acquisito un ricettario di base, che favorisce il risparmio di tempo, proviamo a rinnovare il nostro repertorio sperimentando ingredienti. Bastano un paio di ricette nuove al mese per arricchire il menu con piacevoli scoperte valorizzando ingredienti sostenibili e trascurati, come legumi, semi oleosi (dalle noci al sesamo), cereali integrali.
6. Non sprecare
Lo spreco alimentare è una delle grandi criticità del nostro tempo. Gettare il cibo non significa solo sprecare denaro, ma anche risorse ambientali e umane: terra, acqua, mano d’opera, che giocano un ruolo importante sul benessere nostro e della società.
Abituiamoci a riusare gli avanzi. La tradizione è ricca di ricette prelibate che aiutano a raggiungere questo obiettivo. Se poi, per praticità, cuciniamo più porzioni in una volta sola, per esempio di ingredienti come i legumi, che hanno bisogno di cotture prolungate, il surgelatore è un valido supporto per mettere da parte riserve.
In questo periodo festivo incontrarsi attorno alla tavola apparecchiata è una tradizione irrinunciabile. Un momento che ci conduce a riflettere sul valore di mangiare insieme, opportunità che nella quotidianità è sempre di più trascurata.
Desideriamo augurarvi che nel nuovo anno l’occasione di mangiare sia per voi un momento piacevole di rigenerazione, scambio e scoperta.
Riscopriamola insieme, con la guida di bambine e bambini che hanno condotto il progetto “A tavola: insieme c’è più gusto!
Riscoprire il gusto di mangiare insieme
Vivere il momento del pasto e la preparazione del cibo come opportunità per stare insieme, godere il piacere di mangiare e nel contempo reinventare regole per un galateo che conduce a un futuro più sostenibile per l’ambiente, la salute e le risorse umane. Sono questi gli obiettivi del progetto “A tavola: insieme c’è più gusto!”, sviluppato in dodici scuole primarie della Valtellina con il sostegno di Magia Verde Onlus, Ersaf, Regione Lombardia e il contributo di alcuni produttori locali. Fra questi la Latteria di Chiuro, che ha supportato fin dall’inizio il percorso e l’ha seguito passo dopo passo, partecipando attivamente alla sua organizzazione.
Una opportunità unica trascurata
Gli esperti del comportamento alimentare parlano di “destrutturazione del desco” un fenomeno in continua crescita, legato alla progressiva perdita di rilevanza del momento di condivisione dei pasti, in famiglia e a scuola. Si mangia troppo spesso rapidamente, distrattamente. A scuola, la mensa offre frequentemente ambienti rumorosi, tempi ristretti, pietanze servite senza prestare attenzione, creando disagi a insegnanti e studenti.
In famiglia si sta a tavola e davanti al televisore acceso; utilizzare il cellulare per leggere, o telefonare, durante i pasti è una consuetudine. Raramente i famigliari mangiano contemporaneamente, a causa di differenti ritmi e orari di lavoro. L’uso di cibi preconfezionati è un’abitudine consolidata e rischia di impedire ai giovani di acquisire le competenze fondamentali per scegliere e trasformare il cibo.
La tavola apparecchiata come occasione di apprendimento
Diverse ricerche mostrano che consumare i pasti con attenzione, in un ambiente curato, seguendo ritmi regolari e contribuire attivamente alla preparazione del cibo e all’allestimento della tavola, rappresenta, durante l’accrescimento, un fattore di protezione che favorisce la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare. I bambini che godono di questa opportunità hanno un’incidenza inferiore di sovrappeso e di altri problemi legati a una alimentazione squilibrata.
Secondo i ricercatori, un contesto curato per i pasti è infatti collegato a una maggiore attenzione nei confronti del cibo di qualità. Allo stesso tempo, rappresenta un’ opportunità di apprendimento, perché attiva quei canali di percezione sensoriali ed emotivi importanti per memorizzare gli ingredienti e le combinazioni e sviluppare la memoria del gusto. Proprio per questo aiuta a regolare fame e sazietà, che viene compromessa quando si mangia senza attenzione.
Non solo: prendere parte all’allestimento della tavola e al pasto con interesse e attenzione, in un’atmosfera emotivamente stimolante, consente di focalizzare, riconoscere e replicare, le pratiche di sostenibilità necessarie per scegliere e preparare cibi rispettosi dell’ambiente e della salute.
Un nuovo galateo per formare un gusto sostenibile
Alla luce di queste riflessioni è nato il progetto “A tavola: insieme c’è più gusto!”. Durante il percorso, bambine e bambini, guidati dai loro insegnanti, hanno riscoperto alcune regole del galateo tradizionale per reinventarle nella chiave di lettura della sostenibilità.
Un galateo da vivere senza formalità, con tante esperienze diverse, da scuola a scuola. Accanto alle pratiche per prevenire gli sprechi, concentrandosi, in particolare, su acqua e pane, alcuni gruppi di bambine e bambini hanno realizzato esperienze per rendere più bella la tavola della mensa, per sé e per i compagni. Altri gruppi sono andati alla scoperta della frutta di stagione del territorio, per imparare a gustarla, e hanno sperimentato nuovi ingredienti per merende gustate con tempo e attenzione.
Tutti i partecipanti si sono poi cimentati nella creazione di filastrocche e immagini per documentare i loro percorsi, che un regista e un musicista hanno riassunto creando un video. Ringraziamo di cuore tutti i partecipanti per il loro impegno e concludiamo con le parole di bambine e bambine di una delle scuole che hanno preso parte al progetto, augurandoci che siano di auspicio per consolidare le pratiche di sostenibilità nel nuovo anno.
A tavola insieme sarà più bello stare
se il galateo imparerai a rispettare.
Con cura e collaborazione
si può migliorare ogni situazione.
Le giornate si accorciano, le temperature si abbassano e in questo periodo capita più frequentemente del solito di avere il desiderio di mangiare fuori pasto. Succede, per esempio, che la sera, dopo cena, i dolci esercitino un’attrazione irresistibile. Anche durante i pasti veri e propri, talvolta ci coglie una voracità che ci spinge a mangiare più di quanto riterremmo necessario. I sensi di colpa non aiutano. Meglio imparare a conoscere, accettare e guidare questi momenti.
Fame: amica o nemica?
Dal punto di vista fisiologico la fame è un’alleata: regola l’assunzione di cibo, garantisce la sopravvivenza e fin dall’inizio dell’esistenza rappresenta una guida importante per il nostro equilibrio. In passato avevamo difficoltà a soddisfarla per mancanza di cibo, e ancora oggi, in molte aree geografiche del pianeta, la lotta “contro” la fame è legata alla scarsità, emergenza all’origine di gravi carenze. Nella civiltà dei consumi, questa sensazione vitale sembra invece essere influenzata da una eccessiva disponibilità di cibo, che insieme allo stress e alle emozioni che ne derivano rendono difficile regolare il bisogno fisiologico di nutrirci. Noi donne, in particolare, soggette ai cliché della moda, tendiamo a sentirci perennemente a dieta e conviviamo con una sensazione di fame latente. Dopo pasti frugali, a base di ingredienti che riempiono con poche calorie e dovrebbero “combattere la fame”, ci lasciamo travolgere dalle “tentazioni”. Ci capita, per esempio, di mangiare cioccolato e altri dolci senza riuscire a darci un limite. Oppure di attingere copiosamente alla tavola domestica quando compaiono piatti molto appetitosi, che riteniamo inadatti al nostro regime e vorremmo riservare ai famigliari. Poi i sensi di colpa ci conducono ed espiare, tornando a una frugalità talvolta eccessiva.
Circoli viziosi
Occorre ammetterlo: superare questi circoli viziosi non è facile. Razionalmente sappiamo bene che è meglio non abusare di alcuni cibi e consumare pasti equilibrati e regolari. Ma la fame è guidata prima di tutto da meccanismi istintivi, che non partono dalla testa. Quando abbiamo mangiato poco, per esempio, e ci coglie improvvisamente il desiderio di dolci, dovremmo domandarci se il pasto che abbiamo fatto era adeguato alle nostre esigenze. Quando apriamo una scatola di biscotti con l’intento di assaporarne un paio e lo svuotiamo interamente senza riuscire a fermarci, il più delle volte non è una questione di mancanza di forza di volontà, come tendiamo a credere. La fame che ci coglie, infatti, può essere il frutto di una sorta di tempesta ormonale, legata all’assunzione del dolce, a cui è ben difficile resistere. Va poi aggiunto che nella maggioranza dei casi ai meccanismi fisiologici, poco controllabili, si aggiungono le emozioni. Spesso il cibo diventa un mezzo per lenire lo stress, il senso di vuoto di una giornata troppo faticosa, il disagio legato a conflitti e insoddisfazioni.
Non combattere “contro” la fame, ma imparare a conoscerla
Mangiare per contrastare i disagi, di natura fisica o emotiva, fa parte della nostra natura umana. Invece di provare a combattere questo comportamento con forza di volontà e sensi di colpa, aiuta provare a sviluppare nuovi comportamenti e strategie, che rendano più facile prevenire i disagi responsabili di una fame apparentemente immotivata, o comunque ci insegnino a riconoscerli, quando si verificano, e a guidare le nostre reazioni per attenuarli.
Alcuni accorgimenti per regolare la fame
Non esistono ricette valide per tutte e se il disagio provocato dai cosiddetti “attacchi di fame” è elevato occorre cercare un aiuto esterno. Nel suo libro Mindful Eating la studiosa del comportamento alimentare Jan Chozen Bays suggerisce alcuni accorgimenti.
1. Rigenerazione e rilassamento
Quando tornate dal lavoro, soprattutto se trafelate e stressate, prima di mettervi in cucina o a tavola, stabilite un breve rituale di rilassamento. Cambiate i vestiti, lavatevi, e praticate una sequenza di respirazione, meglio ancora se accompagnata da qualche esercizio fluido che vi aiuti a sciogliere le contratture muscolari ispirandovi, per esempio, allo yoga.
2. Pasti curati e appaganti
Non seguite diete restrittive. Cercate di fare pasti completi e appaganti, con ingredienti graditi, vari, che comprendano cereali e ortaggi abbinati a una fonte di proteine come legumi, latticini o uova.
3. Attenzione e piacere
Mangiate con attenzione, in un luogo confortevole e comodo, senza fare contemporaneamente qualcosa d’altro, per esempio guardare il televisore o il cellulare. Concentratevi su ciò che mangiate, con tutti i sensi, godendo dal piacere che ne deriva.
4. Tempo e calma
Dedicate almeno venti minuti ad ognuno dei pasti principali. Lasciate sul tavolo le posate fra un boccone e l’altro, per mangiare con più calma.
Tenete nella dispensa, o nel frigorifero, alcuni ingredienti gradevoli per gli spuntini, per esempio frutta cotta al forno, yogurt, semi oleosi.
6. Distrazioni
Prima di avvicinarvi al frigorifero, o alla dispensa, e di buttarvi su fuori pasto improvvisati, ripetete gli esercizi di rilassamento individuati per il rientro dal lavoro o cercate altre distrazioni. Al contrario della fame dovuta al bisogno fisiologico di nutrimento, che aumenta nel tempo se non si mangia, quella nervosa, legata al desiderio di ingredienti specifici, come i dolci, spesso sparisce nel giro di pochi minuti quando si sposta l’attenzione ad altro.
7. Una buona tisana
Durante la serata, prima di coricarvi, preparate una buona tisana speziata e sorseggiatela con calma. Provate, per esempio zenzero fresco grattugiato, cannella, scorza d’arancia, con una punta di miele.