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Società, lavoro e comunicazione

TERRA TI VOGLIO BENE

Posted by carlab on 5 Giugno 2020 | Leave a response

5 aprile, giornata mondale dell’ambiente: bambini e musicisti insieme per proteggere il pianeta

terra ti voglio bene farfalle

Accompagnare e sostenere percorsi educativi volti a sviluppare una maggiore consapevolezza nei confronti del salvaguardia dell’ambiente, delle risorse umane e delle buone pratiche necessarie per perseguire questi obiettivi, rappresenta una priorità imprescindibile per assicurare il benessere delle generazioni future.
Abbiamo quindi scelto di partecipare attivamente alla realizzazione del nuovo progetto Terra ti voglio bene, nato in occasione del cinquantenario della festa della terra e orientato all’educazione alla sostenibilità nelle scuole primarie. Desideriamo presentarvelo in occasione della giornata mondale dell’ambiente.

I bambini portavoce di messaggi di pace e di speranza

“Racconto perché voglio bene alla terra e cosa desidero fare per proteggerla. Realizzo un disegno che lo illustra e lo completo con una frase che invita i miei amici e compagni a seguire il mio esempio” È questo il compito che è stato affidato a bambine e bambini delle scuole primarie nel progetto Terra ti voglio bene che ha coinvolto 20 scuole e oltre 600 bambini di diverse regioni -Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Puglia- mettendo in rete progetti già attivi e risorse educative sui temi della sostenibilità. Un percorso creato per superare con l’immaginazione questo periodo difficile, che ha allontanato i bambini dalla scuola e in molti casi anche dalla natura.
Gli insegnanti hanno focalizzato l’attenzione sul legame con la natura e con l’ambiente, invitando gli allievi a concentrarsi sui diversi aspetti percepibili anche restando a casa, e chiedendo loro di farsi portavoce di una comunicazione volta a dare un messaggio di speranza, pace e impegno per il futuro.
Bambine e bambini hanno colto con entusiasmo la sollecitazione elaborando disegni e messaggi di grande intensità. Raccontano l’incanto dei fiori sbocciati sul davanzale della finestra, le dinamiche che nascono a casa, attorno a casa, nella piazza di cui stanno progettando di coltivare le aiuole. Celebrano così l’intreccio fra uomo, cultura e natura, e riflettono sui comportamenti quotidiani da modificare per proteggere l’ambiente impegnandosi ad attuarli.

smettere di inquinare

Desiderio di cambiamento e fiducia nella comunità

Il materiale elaborato evidenzia quanto anche i più giovani siano toccati dal degrado ambientale e lasciano intravedere il loro timore nei confronti del Coronavirus. Emerge, però, anche un forte desiderio di cambiamento, accompagnato dalla consapevolezza che è necessario unire le forze. Moltissimi bambini hanno messo in luce che assieme potranno dare forma a un futuro migliore per il nostro pianeta mostrando speranza e fiducia nella comunità.

La forza delle sinergie

Sostenuto e promosso dal programma Andriani Educational di Andriani S.p.A., azienda leader nel settore dell’alimentazionesostenibile, il progetto Terra ti voglio bene nasce dalla collaborazione fra Rete Dialogues, comunità di educazione alla cittadinanza globale, insieme alla Piana del cibo, associazione che coinvolge numerosi Comuni della piana agricola di Lucca con l’intento di promuovere buone pratiche nella direzione della sostenibilità, Slow Food Compitese, e Magia verde Onlus, impegnate nella stessa direzione. Per la zona di Pavia ha preso parte al progetto anche Italia nostra con il sostengo dell’Onlus Cambiamo e del Ministero dell’Ambiente.
Il riscontro positivo dei partecipanti, mostra il valore di costruire sinergie fra competenze ed esperienze differenti, che rafforza i legami fra i diversi interlocutori e aiuta ad affrontare questa fase impegnativa.

Dare radici alla sostenibilità: bambini e musicisti insieme in un museo virtuale

Il progetto continua, anche dopo la giornata mondiale della terra, per consolidare il dialogo su questi temi. Disegni e pensieri di bambini e bambine sono stati raccolti in filmati diversi, regione per regione, sostenuti dai preziosi contributi di validi musicisti.
È nato così un museo virtuale che offre ai giovani artisti la possibilità di approfondire le tematiche in gioco fra loro e con gli insegnati, attraverso una didattica collaborativa che consente lo scambio a distanza.
In alcune realtà i filmati verranno condivisi con gli amministratori locali perché traggano spunto dai messaggi dei bambini per ispirare i cambiamenti necessari per il nostro futuro nella direzione della sostenibilità.

Fai clic qui

"Terra ti voglio bene", i film

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: bambini, covid 19, disegni, film, inquinamento, lucca, pavia, rispetto, salvaguardia, scuola, temi, terra, titoli, venezia, video

SEPARAZIONE: QUALI DIFFERENZE FRA GIUDIZIALE E CONSENSUALE?

Posted by carlab on 15 Ottobre 2019 | Leave a response
mamma che se ne va coni suoi figli

di Paola Dorigoni

Affrontare una separazione è sempre un percorso complesso e faticoso. Una esperta ci aiuta a comprendere meglio le possibili strade da percorrere.

Chiariamo un equivoco ricorrente

Care Amiche,
                      accade ormai di frequente che le persone intenzionate a separarsi ricorrano al legale e, nello studio dell’avvocato, spesso senza il partner, chiariscano subito un punto preliminare, che si può riassumere nell’ affermazione “intendo separarmi consensualmente. Non voglio una separazione giudiziale“.
Questo assunto valido in principio e comprensibile richiede però qualche spiegazione.
Perché si puntualizza di non volere una separazione giudiziale?
Perché le notizie che arrivano da fonti diverse, che vanno dalle esperienze di amici, alle trasmissioni televisive, agli articoli di quotidiani e periodici, sono conformi: la separazione giudiziale è un procedimento lungo, esaspera le coppie già in difficoltà mentre vivono i primi tempi della separazione; i costi economici sono sicuramente maggiori rispetto ad una separazione che “nasce” consensuale.
Tutto vero, ma un po’ semplificato e qui vediamo se riusciamo a dipanare qualche equivoco.
Innanzitutto precisiamo un dato che può apparire ovvio, ma accade che non lo sia: per presentare una separazione consensuale, o un accordo di negoziazione assistita (che è l’equivalente) occorre trovare, appunto, un accordo.

robot con il cuore spezzato
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Separazione consensuale significa accordo sui tre temi principali

Accordo, vuol dire che le parti hanno stabilito:

  • quale genitore rimarrà nella casa coniugale;

  • quanto sarà l’assegno di mantenimento che l’altro genitore versa per i figli e, se la situazione lo consente, per la moglie;

  • quali saranno i tempi che i figli trascorreranno con l’”altro genitore” con il quali non convivono.

Se la coppia ha trovato un accordo su questi tre punti essenziali, (ai quali si possono aggiungere altri accordi che riguardano la loro situazione particolare) la separazione giudiziale può senz’altro essere evitata. Ci sono gli estremi per avviare subito una separazione consensuale o redigere un accordo di negoziazione assistita.

Per completezza aggiungo che la separazione consensuale consiste in un ricorso redatto dall’avvocato per entrambi i coniugi: il ricorso viene depositato in tribunale e dopo 3 o 4 mesi si svolge l’udienza in Tribunale davanti al giudice per confermare l’accordo contenuto nel ricorso

L’aspetto che invece rimane sullo sfondo come un timore che può apparire giustificato ma deve essere chiarito è la separazione giudiziale.

copia che si contende i soldi

Cosa significa separazione giudiziale?

Significa che uno o entrambi i partner della coppia intendono avviare la separazione ma non hanno ancora trovato un accordo su tutti o anche su uno dei tre punti indicati.
Ad esempio, non hanno deciso:

 

  1. Chi rimane nella casa familiare con i figli?

  2. Quali giorni (della settimana) e quanti giorni e quali periodi di vacanze i figli trascorrono con l’uno e con l’altro genitore?

  3. Quanto versa il genitore che non convive con i figli per il mantenimento della prole?

  4. Se la situazione lo richiede: quanto versa il coniuge economicamente “più forte” come mantenimento per il coniuge economicamente “più debole”?

Questi problemi aprono lo spazio a molte possibili discussioni e soluzioni che dipendono dal reddito di ciascuno dei genitori, dal tempo che i figli trascorrono sia con il genitore con il quale non convivono, sia con quello con cui convivono “in via prevalente”.

Tutte le questioni sulle quali la ex coppia non riesce a trovare un accordo sono decise dal Tribunale, con tempi che variano moltissimo (mediamente da un anno a quattro anni) a seconda della situazione.

certificato di matrimonio spezzato

Può essere vantaggioso avviare la separazione giudiziale?

Premessa

Da quanto abbiamo accennato la separazione giudiziale sembra l’ultima spiaggia, il mostro che si deve cercare di evitare per non dover trascinare in tribunale liti che possono protrarsi per anni e che spesso, quasi inevitabilmente, coinvolgono anche i figli.

Tutto ciò è sicuramente vero, ma occorre una puntualizzazione, che in certi casi può rappresentare una sorta di “terza via”.

Per descriverla ricorro ad un esempio frequente. Lei/lui decide di separarsi ma l’altro/a non vuole o vuole condizioni di separazione diverse da quelle proposte dall’ex partener.

Il primo/a si rivolge all’avvocato e chiede di avviare il procedimento, ma, ritorniamo al punto iniziale, vuole una separazione consensuale.

L’avvocato inizia una trattativa con la controparte ma, nel caso che qui descrivo, la trattativa non porta ad alcun risultato: a volte perché l’altra parte non vuole separarsi e rema contro ogni accordo, a volte perché pur riconoscendo entrambi la necessità di separarsi non riescono a trovare un punto di incontro sui tre/quattro punti descritti sopra.

Le trattative possono proseguire per mesi e mesi, in un clima di stress e con una fatica spesso accentuata dalla permanenza in casa della coppia, perché chi normalmente deve lasciare il domicilio coniugale si rifiuta di farlo.
Le conseguenze di una convivenza mentre “pende” nella mente di ognuno la separazione si riflette pericolosamente sul clima familiare che rischia di diventare gravemente nocivo per tutti.


Può essere molto difficile cercare una soluzione condivisa rimanendo sotto lo stesso tetto. Può essere anche molto doloroso per i figli.
Accade anche che, dopo mesi e mesi di discussione non si raggiunga alcun accordo e così esasperati si ripieghi sulla separazione giudiziale.

fiori buttati amore finito

La possibile utilità di un “avvio” giudiziale

Come funziona, cosa provoca il deposito di una separazione giudiziale?
L’avvocato deposita un ricorso con il quale afferma che la signora Rossi (o il signore Bianchi) intende separarsi, alle condizioni che propone e che vengono precisate in detto ricorso (i tre/quattro punti di cui abbiamo detto sopra).
Non occorre fare altro. Siamo in una fase che, tecnicamente, è definita “precontenziosa”. Non occorre “sparare” addosso all’altro, ma solo cercare una soluzione soddisfacente.
Sottolineo questo approccio neutro, perché nella fase “precontenziosa” è utile evitare l’aggravamento del conflitto con considerazioni sull’altro partner, anche perché il giudice di regola non può prenderle in considerazione. Le valuterà, se le parti vogliono proseguire, “dopo”, finita la fase “precontenziosa”.
Depositando questo ricorso l’avvocato e il suo cliente ottengono un effetto importante: la fissazione di un’udienza, l’indicazione cioè di un giorno e un’ora in cui le parti si troveranno davanti al giudice per decidere i tre/quattro temi sopra menzionati.

Un altro dato di rilievo: dal deposito del ricorso alla data dell’udienza decorre un tempo di circa tre – quattro mesi (lo stesso tempo richiesto per ottenere un’udienza per confermare la separazione consensuale).
Durante questo periodo, dopo il deposito di un ricorso “giudiziale”, le parti hanno la possibilità di continuare la trattativa sapendo che: se la trattativa si concluderà porteranno l’accordo all’udienza e la separazione si trasformerà in consensuale. L’accordo viene recepito dal Tribunale come se fosse stato depositato nella separazione consensuale. Abbiamo così lo stesso risultato.
Depositando il ricorso giudiziale abbiamo l’effetto di “prenotare” un’udienza, utilizzando il periodo che precede per trovare un accordo.

Se in questi mesi non si riesce a trovare una conciliazione, si ottiene comunque un risultato: una data, un giorno, un’ora in cui il tribunale si pronuncia sui tre/quattro temi già indicati dopo aver sentito le parti e i loro avvocati che espongono i rispettivi punti di vista in questa stessa udienza.

Il giudice è tenuto a emettere i provvedimenti nel giro di pochi giorni, spesso lo stesso giorno dell’udienza. In questo modo si garantisce al partner che ha assunto l’iniziativa della separazione:

 

  1. la decisione sull’assegnazione della casa, con conseguente uscita dell’altro genitore,

  2. la quantificazione del contributo economico per il mantenimento dei figli che rimangono nella casa coniugale con il genitore con il quale vivono in via prevalente.

Preciso che si tratta di una decisione provvisoria, nel senso che se le parti non accettano il provvedimento del Tribunale il processo proseguirà per chiederne la modifica. Però un provvedimento è ottenuto e con quello anche l’autorizzazione a vivere separati.
Il provvedimento sugli aspetti economici segna spesso anche la posizione del giudice su quel processo e può essere importante per agevolare una soluzione consensuale.

Care amiche spero che l’esposizione sia stata accessibile. Il tema trattato è comunque comprensibilmente complicato e richiedere approfondimenti, soprattutto per le specificità di ogni caso concreto.
Per questo sono a disposizione per chi desideri ulteriori chiarimenti.

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: addio, alimenti, amore, avvocato, bambini, consensuale, disaccordo, discordia, divorzio, giudiziale, giudizio, litigio, matrimonio, Paola Dorigoni, separazione, stare insieme, tribunale, volersi bene

ADELE SCIRROTTA: L’OLIO È LA FONTE DELLA VITA

Posted by carlab on 5 Novembre 2018 | Leave a response

Di Francesca Vitelli

 

Il lavoro come vocazione

Adele non fa l’olivicoltrice ma È una olivicoltrice perché questo lavoro, la passione della sua vita, lo ha assorbito per osmosi prima dai nonni e poi dai genitori. A testimoniarlo c’è il nome dell’azienda A.co.s olearia: le iniziali dei nomi dei genitori. Adele coltiva, trasforma, imbottiglia e commercializza olio extra vergine di oliva italiano. Solo olive italiane.
Prendersi cura degli alberi significa alimentare la speranza, testimoniare il passato, ricercare il progresso, contribuire a un processo culturale per creare un futuro alle nuove generazioni.“La terra non spaventa” è il suo motto, anche quando le annate non sono buone, perché nella terra e con la terra non c’è mai fallimento, l’ulivo poi, è la pianta rigenerativa per eccellenza, il sempiterno, l’albero della speranza.

Incontrare persone e spiegare il valore dell’olio

Del suo lavoro le piace la possibilità di incontrare persone semplici di tutte le età: i bambini, i giovani, gli adulti e gli anziani a cui spiegare quanto sia importante, per la propria salute e per il benessere delle piante, scegliere un olio extravergine di qualità.
Portare in tavola un olio extra vergine italiano valorizza i territori, accentua le peculiarità delle diverse varietà che conferiscono caratteristiche di sapore, colore e piccantezza. Ma va bene anche l’olio di provenienza estera, nessuna demonizzazione a patto però, che siano rispettate due condizioni irrinunciabili: la qualità e la certezza della provenienza. Le etichette vanno lette. Sempre. Da dove vengono le olive, chi e dove le ha trasformate, chi, dove e in che anno ha imbottigliato l’olio.

Un ingrediente dalle proprietà uniche

L’olio extravergine – non si stanca mai di ricordarlo – ha le stesse proprietà chimico fisico del latte materno ed offre mille impieghi, non solo gastronomici. È usato per la preparazione dei saponi, delle creme di bellezza, dei prodotti per la cura dei capelli e per la manutenzione di utensili e oggetti in legno. I bambini delle scuole elementari – nei suoi progetti futuri – oltre ad andare in visita nelle fattorie, dovrebbero imparare l’educazione agroalimentare per conoscere e capire cosa c’è dietro un panino, un piatto di pasta e un uovo in tegamino, troppo spesso non hanno mai visto dal vero una mucca né una gallina. Una carenza da colmare.

Il mondo del frantoio

Ma dove Adele fa la differenza è nella trasformazione. Il frantoio è un mondo maschile, le frantoiane sono figure di rottura. Adele è una frantoiana. Le donne, da sempre, si sono dedicate alla raccolta delle olive e ancora oggi in diverse aziende, non in quella di Adele, sono pagate meno degli uomini. Al frantoio ci andavano gli uomini che parlavano con altri uomini. Le donne e i bambini partecipavano al momento della condivisione dell’assaggio dell’olio nuovo sul pane accompagnato dalla trasmissione orale dei racconti, che creano la storia di una comunità.
Oggi il frantoio ha perso questa funzione socio-antropologica a favore della burocrazia diventando un luogo dove compilare dichiarazioni. Adele sente la mancanza della magia vissuta da bambina nella sua terra natale, la Calabria.
Già la Calabria. I terreni di famiglia sono lì, ma la sede legale Adele l’ha portata in Toscana dove ha deciso di vivere. I motivi della scelta sono diversi ma questa è un’altra storia…

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: a.co.s olearia, adele scirotta, amore, bambini, coltivare, cultura, extra vergine, frantoiane, frantoio, gusto, imbottigliare, imprenditrice, italiano, latte materno, lavoro, lavoro come vocazione, olio fonte di vita, olive, olive italiane, olivi, olivicoltrice, passione, profumo, qualità, salute, sapore, testimoniare, trasformazione, vocazione

DONNE E CIBO: ALLA SCOPERTA DELLE RADICI

Posted by carlab on 12 Ottobre 2018 | Leave a response

Dalla cucina della nonna al lavoro imprenditoriale

Di Francesca Vitelli

Nella vita può capitare di avvertire l’urgenza di scelte lavorative che si comprendono a distanza di tempo. Isabella Preziuso ha scelto la sua strada dopo poco più di un anno trascorso in giro per l’Italia a studiare come si gestisce una azienda agrituristica. Ritornata in Irpinia le è venuta in mente una casetta di famiglia, in mezzo al verde…quella casetta è diventata la“Locanda La Molara”dal nome che storicamente identifica un angolo di uno dei Borghi più belli d’Italia, all’interno del Parco del Partenio: Summonte.

Summonte nel Parco regionale del Partenio

Tre generazioni di donne con la passione per il cibo

La sua è una storia di donne, tre generazioni legate da una passione: il cibo. Gesti, profumi, tradizioni e racconti hanno popolato l’infanzia di una bambina attenta e curiosa, che la madre la mattina, prima di andare a lavorare, affidava alla nonna. Anni in cui l’alternarsi delle stagioni era scandito da pietanze e colori della terra si sono susseguiti gettando solide fondamenta nella memoria.
La carezza della farina sparsa su un piano di legno per fare dolci, il monticello in cui tuffare le uova per la pasta da condire con il sugo di pomodoro e le tante altre ricette si sono impresse nelle mani sfuggendo alla mente, fino a quando il cuore non le è andate a cercare.
Dodici anni fa Isabella ha iniziato un’ avventura: sua madre ai fornelli e lei alla gestione della Locanda. Da allora ha affinato la conoscenza e la ricerca dei prodotti di qualità del suo territorio: castagne, tartufi, nocciole, funghi, olio d’oliva extra vergine. A questi ultimi ha affiancato ingredienti speciali di luoghi lontani come i capperi, il passito di Pantelleria, l’aceto di Modena.
Poi è passata dalla gestione alla cucina.
Il coraggio e l’intraprendenza non le mancano, tre anni fa ha fondato con dei soci un’azienda per la commercializzazione dei prodotti d’eccellenza italiani e a giorni partirà con la gestione dei locali di un palazzo storico di Summonte dove organizzare degustazioni, banchetti e cene.

Locanda La Molara

Imparare a esprimersi attraverso le diverse sfaccettature del cibo

La semplicità di una cucina tradizionale e la ricercatezza di preparazioni gastronomiche originali: questa la differenza delle proposte fatte alla Locanda e alla nuova struttura, i due volti di una stessa personalità, quella personalità che giorno per giorno matura e si consolida.
Cosa le hanno trasmesso le donne della sua vita? La determinazione del voler fare, l’impegno nel lavoro e la dedizione nella preparazione del cibo. I suoi clienti amano andare da lei per essere accolti e sentirsi come a casa propria, apprezzano il calore e la bontà di una cucina dalle ricette semplici ma curate con attenzione ed esperienza. I suoi clienti sono persone che amano mangiar bene sanno riconoscere la semplicità come sinonimo di qualità.
“Il cibo è come l’amore, una delle cose belle della vita” è il motto di Isabella, che oggi cucina ricordando i gesti e le ricette imparati dalla nonna e dalla madre, nella convinzione che per alcuni la buona cucina e l’attenzione alla ristorazione siano una moda mentre ,a per molti esprimano un sincero interesse verso se stessi e la salute dei propri affetti.
Cucinare la rilassa, lo fa per i clienti, per gli amici e per se stessa, partecipa a manifestazioni, degustazioni, convegni, incontri e corsi di formazione perché il cibo e la ristorazione sono la vita che ha scelto.
In un mondo nel quale le relazioni umane sono complicate e le persone distratte, il sorriso di chi imbandisce la tavola trasmette cura, attenzione e dedizione al benessere di chi a quella tavola si siederà.

Isabella Preziuso

La vocazione di trasmettere le competenze sul cibo

Ne è passato di tempo da quando la zia le regalò un quaderno in cui scrivere le sue ricette, la ragazzina di allora si stupì di un regalo che le sembrò utile quanto un accendino per chi non fumi. Oggi quel quaderno è pieno di appunti, fogli, schizzi, idee, progetti ed esperimenti. Isabella sa che tra poco verrà il suo turno di trasmettere a una nuova generazione un sapere che ha i profumi della montagna e i colori delle stagioni e l’aver pochissimo tempo per se stessa è compensato dalla gioia di veder la serenità dipingersi sui volti di chi lavora con lei e di chi si siede alla sua tavola.

 

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: aceto di modena, capperi, castagne, cucina della nonna, francesca vitelli, funghi, irpinia, isabella preziosi, lavoro imprenditoriale, locanda la molara, nocciole, olio extravergine di oliva, parco del partenio, summonte, tartufi, tre generazioni

Modifiche alla disciplina della separazione e del divorzio nel disegno di legge in data 1 agosto 2018

Posted by carlab on 30 Settembre 2018 | Leave a response

di Paola Dorigoni

Care Amiche, vi scrivo per aggiornarvi su recenti (possibili) novità in tema di separazione e divorzio.
E’ stato pubblicato ad agosto scorso un disegno di legge che, in caso di approvazione, comporterebbe modifiche determinanti nella disciplina della separazione e divorzio dei coniugi. Come forse avrete già letto nei quotidiani, tali modifiche non sarebbero sicuramente a favore delle ex mogli o partner femminili.

 

I punti della legge…

Per comprenderle meglio occorre riassumere i punti che vengono trattati in sede di separazione familiare, precisando che ogni distinzione tra coppia sposata e non, è venuta meno da tempo. Ciò significa che le modifiche riguardano entrambe le posizioni.
Detti punti sono:
1.- l’assegnazione della casa familiare. Sino ad ora la casa familiare era assegnata al partner con il quale i figli vivevano in via prevalente.
Va precisato che nella maggioranza dei casi (oltre il 90%) la madre è il genitore con la quale i figli vivono stabilmente, ovvero, ripetendo l’espressione utilizzata nei tribunali, in via prevalente.
Qui inizia la prima differenza. Il disegno di legge non prevede alcun automatismo: il Giudice deciderà di volta in volta, anche in considerazione della titolarità dell’immobile, quale genitore potrà continuare a rimanere nella casa familiare.
2.- L’affido dei figli minori
Il discorso si ripete, perché nel disegno di legge è scritto che “si garantiscono tempi paritari qualora anche uno solo dei genitori ne faccia richiesta. Si garantisce comunque la permanenza di non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre, salvo comprovato e motivato pericolo di pregiudizio per la salute psicofisica dei figli in casi tassativamente individuati”
Viene meno quindi la collocazione prevalente presso la madre nella casa familiare ora prevista nella maggioranza dei casi, che, come si è detto sopra, supera il 90%.
3.- il terzo punto è una conseguenza. L’assegno di mantenimento per i figli non è più contemplato, ma entrambi i genitori provvederanno alle spese per i figli quando questi si trovano rispettivamente presso l’uno o l’altro genitore.

…e le sue “criticità”

La maggioranza degli “addetti ai lavori” è decisamente contraria alle modifiche qui sintetizzate.
In particolare, i cosiddetti tempi paritari presso ciascun genitore suscitano in chiunque l’idea del bambino/ ragazzo “pacco” che si trova senza una fissa dimora.
Anche la suddivisione delle spese crea potenziali conflitti.
Chi compra le scarpe? Quando il figlio è con il papà o quando è con la mamma? Se un genitore compera vestiti di scarsa qualità, mentre l’altro vorrebbe acquistarne di qualità migliore (non stiamo pensando ora ai vestiti “firmati”) come ci si coordina? Ognuno dei due può cercare di addossare all’altro le spese che rientrano nel concetto di mantenimento (vestiario, paghetta per il figlio adolescente, spese di benzina, cancelleria, ticket sanitari etc.).
Quando i genitori faticano a parlare tra di loro, non appare produttivo caricarli di altre decisioni quotidiane.

Una soluzione “salomonica”

Non si vuole privare il padre del diritto di crescere il figlio ma, come tanti educatori sostengono, non è la quantità del tempo, ben altri fattori piuttosto incidono sul

rapporto genitore e figlio, quali: la qualità del tempo, la stabilità, la coerenza, insomma tanti altri indici che si esprimono nel concetto del genitore “sufficientemente buono” (la definizione è del noto psicologo Donald Winnicott).
Introdurre il concetto della “metà del tempo” a ciascuno, richiama la soluzione del re Salomone che, a fronte del litigio di due madri che si contendevano il

Raffaello, Il Giudizio di Salomone 1518

figlio, sostenendo ciascuna che fosse il proprio, decise: per accontentare entrambe dispongo che il figlio sia diviso in due!
Si vuole concludere questa breve riflessione sottolineando che le soluzioni prospettate dal disegno di legge, quali la suddivisione dei tempi con ciascun genitore secondo il principio temporale della pariteticità, e di conseguenza, il venire meno sia dell’assegno di mantenimento, sia dell’assegnazione della casa coniugale al genitore con i quale i figli vivono in via prevalente, rischiano di aggravare il conflitto tra i genitori.
Il tutto, come spesso accade, a spese dei più deboli, tra i quali rientrano innanzitutto i figli.

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: criticità legge divorzio, divorzio, modifiche, Paola Dorigoni, punti legge, salomone, separazione, soluzione salomonica legge divorzio
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