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Le trasformazioni della donna
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Gravidanza

DOPO IL PARTO: RITROVARE L’EQUILIBRIO ARMONIZZANDO CORPO E MENTE

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Gustav Klimt Le tre età (particolare)
1905

di Fiorenza Zanchi

Il puerperio o quarantena, come veniva chiamato riferendosi alla durata di circa 40 giorni, va dal periodo del “post- partum”, che comprende le prime 2/3 ore dopo il parto, all’incirca sino alla comparsa della prima mestruazione.
In questi fatidici 40 giorni nel corpo della neo mamma si compiono innumerevoli trasformazioni.

Una rivoluzione ormonale: bassi…

Ad esempio crollano letteralmente ormoni, come gli estrogeni e il progesterone, che avevano raggiunto livelli altissimi per sostenere la gravidanza e che, tra l’altro, contribuiscono in modo determinante all’equilibrio dell’umore nonché alla rigenerazione dei tessuti e, in particolare, delle mucose genitali.
Questi ormoni, unitamente a numerose altre sostanze presenti nel sangue che influenzano metabolismo, impulsi nervosi e intero equilibrio psicofisico, rimarranno sregolati nel corso di tutta la quarantena lasciando la puerpera in balia delle loro fluttuazioni.

… e alti

D’altro canto si eleva molto la prolattina, un ulteriore ormone che, come ricorda il suo nome, favorisce la lattazione ma più in generale il così detto ” comportamento parentale” ovvero una disposizione psichica di completa disponibilità, capacità di attenzione e difesa nei confronti del neonato e in contrasto, un relativo disinteresse nei confronti di qualsiasi “stimolo” che non sia il bimbo.

Insomma una vera e propria rivoluzione nel corpo e nella mente, resa ancora più complessa e delicata dalla comparsa al centro dello tuo spazio vitale, in tutta la sua concretezza, di un nuovo essere che per di più è totalmente dipendente da te.

Non ce la farò mai!

Piangere per ogni nonnulla, dormire poco e male, percepire ogni più piccolo inconveniente o problema come enorme o impossibile da superare, alternare momenti di eccitazione con crisi di terribile scoraggiamento, temere che il bimbo pianga troppo o troppo poco, dorma o mangi troppo o troppo poco, abbia la testa troppo lunga o schiacciata, che il latte sia insufficiente o poco nutriente… sono solo alcune delle reazioni, dei timori e dei sensi di inadeguatezza che accompagnano questa vera e propria rivoluzione ormonale!
Spesso inoltre non si sa da che parte cominciare e, soprattutto, a chi appoggiarsi: chi non uscirebbe almeno un po’ “esaurita” da tutti questi cambiamenti? Un momento di depressione, di crisi, di smarrimento, di “paura di non farcela” è del tutto naturale.

e la sessualità?

Anche i rapporti sessuali fanno fatica a riprendere sia per la “disposizione psichica” avversa, legata al rialzo della prolattina, sia perché il corpo non è ancora pronto: in particolare le mucose genitali, a causa degli estrogeni bassi, sono sottili e facilmente infiammabili. Insomma, con buona pace dei compagni, in questa prima fase più che di eros c’è bisogno di coccole e accudimento! Naturalmente è solo questione di tempo. Anche questo passerà: generalmente è la ripresa della mestruazione che avverte del progressivo ritorno a un equilibrio di “donna” e non solo di “madre”.

Un tempo per ogni cosa

Inoltre specie se ci sono state
– episiotomia, lacerazioni, ematomi, emorroidi o, ancor più un taglio cesareo, si può far fatica a muoversi, a camminare a sedersi. Ma anche in assenza di queste complicazioni il solo
– rilassamento dei legamenti del bacino, dovuto alla gestazione, può rendere difficile e penoso camminare provocando: dolori sciatalgici, o fitte all’inguine o senso di peso e tensione dolorosa alla vulva
Ugualmente
– l’allentamento dell’articolazione del pube, così come l’eccessiva mobilità dell’articolazione sacro coccigea, che hanno permesso al bacino di allargarsi e consentire il parto, possono provocare dolori che aumentano camminando.
– Ii piano perineale che ha dovuto tendersi e rilassarsi, se non essere inciso, per consentire il passaggio della testina durante il parto, può dolere e ostacolare sia la posizione seduta che la deambulazione, oltre che la sessualità.

E’ perfettamente normale che tutte queste lesioni dolgano anche per parecchio tempo, a volte anche al di là dei quaranta giorni, ad es. possono volerci anche due-tre mesi prima che i legamenti e le articolazioni ritrovino il loro tono usuale: d’altronde ci sono voluti nove mesi di continua trasformazione per arrivare al parto, non c’è da stupirsi e non si può pretendere che in un tempo molto più breve tutto ritrovi nuovi equilibri e una nuova armonia.

Niente di più naturale che sentirsi a pezzi, dolorante, bisognosa di cure, protezione e sicurezza piuttosto che pronta ad affrontare questa nuova enorme responsabilità che senti sulle spalle!

Le tradizioni insegnano

Non a caso invariabilmente in tutte le tradizioni la “quarantena” era tenuta in altissima considerazione e rappresentava un periodo di particolare protezione e accudimento. Qualsiasi sforzo fisico era risparmiato alla puerpera: tanto era considerata fragile che in alcune tradizioni veniva persino imboccata, così come in altre era il marito ad accudirla completamente, mentre alle nonne spettava badare al bambino che le veniva portato solo per l’allattamento…la tradizione ayurvedica, antica medicina che viene dai Veda, tuttora incoraggia la puerpera a restare in casa ed essere completamente accudita e nutrita con cibi speciali particolarmente nutrienti e raffinati per le prime tre- quattro settimane dopo il parto: questo periodo è ritenuto importantissimo per assicurare un buon rapporto tra la madre e il bambino ma soprattutto per proteggere il delicato sistema nervoso della puerpera.

Possiamo tuttavia aiutare e accelerare il “ritorno alla normalità” favorendo attivamente i nuovi equilibri che si stanno instaurando.

Cosa fare?
E’ tassativa:
-Una casa organizzata e accogliente
-La presenza di un gruppo famigliare – marito, madre, sorelle, zie..- o di un’amica disposti ad aiutare, seguire appoggiare.
-Se possibile l’ostetrica di fiducia con cui si ha confidenza e ricca di competenze cruciali per alleviare momenti di crisi
-Un’alimentazione idonea a sostenere le energie in ricostruzione e quelle donate in caso di allattamento.
In generale l’ambiente fisico e umano che circonda la puerpera deve costituire una sorta di “guscio” protettivo capace di garantire le condizioni migliori per affrontare serenamente le trasformazioni in corso.

-Alcuni semplici esercizi che aiutino a restituire energia al corpo, riposare meglio, ripristinare una buona postura, prevenire prolassi e disturbi urinari

Gli esercizi per armonizzare corpo ed energia dopo il parto

di Pier Luisa Robecchi

Dopo il parto e nelle settimane che seguono, è importante aiutare il riposo e restituire energia al corpo. Per farlo è sufficiente eseguire semplici esercizi di buona respirazione. Infatti per la sua centralità funzionale sui tre diaframmi (pavimento pelvico o perineo, diaframma della gola e diaframma epigastrico) quindi anche sul perineo, una respirazione corretta può aiutare ad attivare i muscoli del tronco e perineali per ripristinare una buona postura e, se gli esercizi sono regolari e mantenuti nel tempo, evitare prolassi e disturbi urinari.

  • Sdraiarsi a terra, su di una superficie morbida, gambe piegate e sostenute sotto le cosce da un rotolo, cuscini o coperta arrotolata. Porre un cuscinetto sotto il capo, braccia lungo i fianchi, palmo mani rivolto verso l’alto, o mani appoggiate con dolcezza sulla zona dell’ombelico, chiudere gli occhi. Ascoltare per qualche minuto il proprio respiro naturale. Quindi inspirando lentamente e profondamente, sentire l’espandersi della zona ombelicale. Espirando Il contrarsi progressivo della stessa zona e il suo rientrare leggermente. Continuare per alcuni minuti, senza forzare. Quando ci si sente rilassate, immaginare che il respiro sia pura energia bianca splendente, che si diffonda a tutto l’addome, al basso ventre, al perineo, all’utero, lenendoli, rilassandoli, armonizzandoli.

 

  • Dopo aver tolto i punti dell’episiotomia, ripetere la stessa respirazione aggiungendo nella fase espiratoria, quando la zona ombelicale si contrae e rientra un poco, una leggera contrazione progressiva dei muscoli perineali. Vale a dire contrarre la vagina e l’ano risucchiandoli un poco verso l’ombelico. Trattenere per due o tre secondi, quindi inspirare lasciando espandere la zona ombelicale e rilassando progressivamente i muscoli perineali. Ripetere per alcuni respiri. Quindi ascoltare le sensazioni della zona.

 

  • Sempre sdraiate, gambe piegate, piedi paralleli poggiati a terra aperti quanto l’ampiezza delle anche, braccia lungo i fianchi. Espirando la zona lombare si appiattisce sfiorando il pavimento, il coccige si stacca leggermente da terra, i muscoli perineali e addominali si contraggono: trattenere per tre secondi il respiro e la contrazione muscolare. Ispirando lasciare con un movimento morbido che il bacino basculi in antiversione: la zona lombare riprende la sua naturale curva lordotica, il coccige si appoggia a terra. La contrazione periombelicale e dei muscoli del perineo si rilassa progressivamente.

 

  • Dopo dieci quindici giorni dal parto gli esercizi diventano più intensi.

 

  • Medesima posizione: dopo aver ripetuto la retroversione ed antiversione del bacino per alcune volte, espirando, facendo perno sui piedi, sollevare il bacino contraendo con maggiore forza i muscoli perineali e sentendo la zona ombelicale rientrare, mentre la colonna vertebrale si stacca dal suolo, vertebra per vertebra, sino all’altezza delle scapole. Trattenere per alcuni secondi, quindi inspirando ritornare a terra, avendo cura di percepire il movimento della colonna, vertebra per vertebra, appoggiarsi al suolo.

 

  • Medesima posizione iniziale: gambe piegate, piedi paralleli a terra, braccia lungo i fianchi, stendere il ginocchio destro e sollevare la gamba, mantenere per alcuni respiri. Ridiscendere in posizione iniziale e ripetere dell’altro lato.

 

  • Stendere a squadra le gambe verso l’alto, e descrivere dei piccoli cerchi con tutte e due gli arti uniti, prima da un lato e poi dall’altro. Durante l’esercizio aver cura di mantenere una leggera contrazione della vagina e dell’ano. Ascoltare l’impegno dei muscoli addominali.

 

  • A quattro zampe, peso diviso equamente sui quattro punti di appoggio, spalle rilassate che si allontanano dalle orecchie. Inspirando, muovere vertebra per vertebra dal coccige sino al capo, inarcando la colonna ad arco concavo. I muscoli dell’addome pur espandendosi rimangono attivi. Espirando contraendo i muscoli glutei, perineali e addominali, portare in retroversione il bacino ed accompagnare la colonna in arco convesso, rilassando il capo in avanti.

 

  • Sempre a quattro zampe, equilibrare bene il peso sui quattro arti, quindi stendere e sollevare in dietro l’arto destro, mantenere la posizione avendo cura di sentire la zona addominale controllata dall’impegno dei muscoli, le spalle rilassate che si allontanano dalle orecchie, e tutto il corpo ben equilibrato sui punti d’appoggio. Mantenere per tre o quattro respiri, quindi ritornare in posizione di partenza, rilassare ed eseguire con l’altro lato. Da 5 a 10 volte.

 

  • A quattro zampe, poggiare la punta dei piedi a terra e camminando con le mani assumere la posizione accovacciata. Se vi sono difficoltà a mantenere la posizione, allargare lo spazio di separazione fra i due piedi, e porre sotto i talloni un rialzo. Inspirare ed espirando risucchiare contraendoli l’ano e la vagina sino alla sua sommità. Inspirare rilassando progressivamente.

 

  • Preparare un rialzo con due o più coperte ben piegate, sedersi sul bordo anteriore del rialzo e stendersi a terra, in modo che tutto il bacino sia poggiato sulle coperte. Sollevare le gambe a squadra e mantenendo il corpo a terra rilassato, braccia lungo i fianchi, portare l’attenzione sul movimento di espansione della zona ombelicale durante l’inspirazione, ed alla sua contrazione con leggero rientrare durante l’espirazione. Mantenere da 5’ a 10’.

 

 

Posted in: Gravidanza, Salute per la donna | Tagged: 40 giorni, accudimento, armonizzare, armonizzare il corpo, bacino, buona postura, buona respirazione, camminare, cesareo, cibi speciali, comportamento parentale, corpo, diaframmi, disponibilità, dopo il parto, ematomi, emorroidi, episiotomia, equilibrio, esercizi, estrogeni, Fiorenza Zanchi, gravidanza, lacerazioni, lattazione, legamenti, mente, nutrienti, ormoni, perineo, pier luisa robecchi, post partum, progesterone, prolassi, prolattina, protezione, pube, puerperio, quarantena, raffinati, restituire energia al corpo, rigenerazione, ripristinare, ritrovare, rivoluzione ormonale, sedersi, sessualità, sistema nervoso, stimolo, umore, vulva

Utero artificiale: verso quale mondo? di Fiorenza Zanchi

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In un momento in cui il tema “fertilità” è al centro di roventi discussioni, forse val la pena di riflettere su una funzione del femminile che potrebbe essere vicina a subire profonde trasformazioni, la funzione di procreazione, che trascende la fertilità fisica…

Utero artificiale: verso quale mondo?
di Fiorenza Zanchi
Maternità: retaggio antico o futura opportunità? Un dibattito che apre nuovi quesiti sulla “natura dell’essere donna”(1) ogni qual volta il progresso tecnico/scientifico supera “frontiere (apparentemente) impossibili”, rilanciando la riflessione.
Ultima, la possibilità sempre più realistica dell’utero artificiale, un traguardo solo pochi decenni fa ancora fantascientifico ed ora già alle porte:

“… in Australia (2008 ndr) gli scienziati del Dipartimento di medicina del New South Wales, hanno creato il primo utero artificiale servendosi di un oggetto comunissimo ed economicissimo come un contenitore di plastica…” (2)

Uno sguardo sulle opinioni
Uno scenario che suscita speranze e timori: con una evoluzione, specie tecnologica, che corre così veloce, non c’è mai tempo per mettere veramente a fuoco, per esperienza consolidata e non solo per riflessioni teoriche, cosa acquisiamo o cosa perdiamo di fronte a possibilità e scelte, che non hanno precedenti nella storia umana. Come quella che un eventuale utero artificiale e dunque una procreazione totalmente “altra”, prospettano.
Impossibile fornire risposte certe: diamo uno sguardo ad alcuni dei temi che si aprono.

Speranze:
C’è chi – sulla scia aperta dalla Firestone(3), e più modernamente/scientificamente perseguita dalla Prasad (4) o dalla Kendall (5) – scorge nuove opportunità:

“.. la fecondazione assistita sta progressivamente mettendo fuori gioco il pensiero unico della maternità. Quello che dalla notte dei tempi considera la donna il solo essere concepito per concepire. Un’ incubatrice ambulante. Una portatrice passiva.” (2)

e chi riflette:

“La disparità nella distribuzione dei rischi associati alla riproduzione è tutta a svantaggio delle donne. E non solo per i rischi di salute, ma pure per le implicazioni sociali e lavorative.

… L’utero artificiale,…, potrebbe consentire quell’uguaglianza che la biologia – e non solo, ovviamente – ostacola.”. (6)

Un retaggio antico
Qui, per dirla con Hillman: “la visione dell’inferiorità femminile, basata (proprio! ndr) su argomenti fisiologici diversi, corre con rettilinea fedeltà, dall’antichità sino alla psicanalisi.
I mutamenti hanno toccato solo i particolari; la sostanza degli argomenti rimane la stessa ” (7)

In questo senso, percepire l’utero –e la donna– come “contenitore passivo” e in generale la biologia femminile con le sue funzioni, come motivo di disuguaglianza e “ostacolo”, sembrerebbe un retaggio che perseguita le donne dai tempi più antichi.

 Ma siamo proprio cieche?
Persino Galeno, famoso medico greco del 1°/2° sec. d.C., pur già “progressista” nei confronti della parità uomo/donna, trovava nella biologia femminile un motivo dell’inferiorità delle donne, in particolare proprio nei genitali femminili che in quanto “all’interno del corpo” incapaci di “emergere ed essere proiettati all’esterno.”  “mentre nell’uomo sono esterni…”, sarebbero la versione imperfetta di quelli maschili, come gli occhi ciechi della talpa sono la versione imperfetta dei nostri occhi: “Gli occhi della talpa, invece, non si aprono…ma rimangono lì imperfetti…così anche la donna è meno perfetta dell’uomo per quanto riguarda le parti destinate alla generazione.” (De usu part. XIV, 6-7).

Quale emancipazione?
In effetti, anche nella mia esperienza professionale, molta della sofferenza fisica e psichica che incontro nelle donne è legata davvero all’ingranaggio sociale e lavorativo in cui sono risucchiate, ma non tanto per problemi di “biologia”, quanto perché costrette a tempi, ritmi, obiettivi, produttività, ruoli, stile di leadership… di segno maschile, ovvero creati dall’uomo per l’uomo e, di fatto, tuttora dominanti.

Ogni “genere” ha i suoi tempi…
Secondo uno studio pubblicato recentemente sul Journal of Occupational and Environmental Medicine, infatti, investire troppe ore nella carriera lavorativa può essere pericoloso per la salute, ma solo per le donne. In particolare quelle che superano le 50 ore a settimana sembrano triplicare il rischio di malattie cardiache, diabete, cancro e artrite. A parità di ore lavorate gli uomini invece, mostrano maggiore incidenza di artrite, ma nessuna delle altre malattie croniche. (8)

I tempi e i ritmi propri della fisiologia femminile sono certo mortificati e svalorizzati da una tale organizzazione e concezione del lavoro avvalorando così il persistente vissuto di inadeguatezza, di non competitività che, nonostante tutti i traguardi raggiunti, ancora troppo spesso le donne hanno del proprio corpo e, con esso, della loro specifica identità: come limite, ingombro, “ostacolo” appunto.
Un “minus” piuttosto che una sorgente di opportunità, capace anche di costruire modelli alternativi veramente “al femminile” in grado di affiancarsi a quelli esistenti.

(proporremo e incontreremo tra breve, esperienze ed esempi di organizzazione del lavoro e della relazione nell’ambiente lavorativo, “al femminile” ndr)

Una salute a rischio
Anche i “rischi di salute” (6) non sembrerebbero riguardare tanto o solo l’avere una gravidanza dato che, al contrario di altre “nuove” patologie della donna(v.Box), i rischi e soprattutto la mortalità legata a gravidanza e parto dagli anni ‘90 ad oggi sono dimezzati (9) e, su questi, dobbiamo e possiamo lavorare perché tendano a zero.

Il “peso” delle radici biologiche
Forse non è un caso che, proprio a partire dagli anni ’90, l’infarto del miocardio, appannaggio un tempo praticamente solo degli uomini, colpisca nel 35-40% dei casi donne, per non parlare della depressione, una vera e propria pandemia in continuo aumento, che è doppia nelle donne rispetto agli uomini (25-30% delle donne contro circa il 12% degli uomini). Persino l’uso degli psicofarmaci nei giovani, come emerge da recentissime ricerche, è praticamente doppio nelle ragazze rispetto ai ragazzi, (8% contro4%) (10)
Inoltre, secondo numerosi studi, la gravidanza, specie in giovane età, indurrebbe modificazioni nei geni legati ai processi di sviluppo, differenziazione e rimodellamento cromatinico delle cellule, che rappresentano un meccanismo di protezione della mammella. (11) (12) (13)

Timori:
C’è chi difende la maternità “vecchio modello”, basandosi sulla personale esperienza:

 “la maternità è vista unicamente come una “schiavitù” dalla quale le donne dovrebbero essere “liberate”…Un pensiero “unico” e limitato… Attribuire alla maternità la colpa di tutte le ingiustizie sociali di cui la donna è stata ed é vittima, piuttosto che potenziare e valorizzare le caratteristiche del femminile, riconoscendole e utilizzandone tutte le innumerevoli valenze positive e creative, porta ad ipotizzare un mondo dove il livellamento, l’eliminazione dell’unicità, delle differenze, viene esaltato e preso come modello di società ideale.
Una società… senza differenze, senza esperienza… Senza coscienza.” (14)

e chi, leggendo il “valore della corporeità, come luogo rivelativo dell’identità femminile.”(1)
percepisce i rischi, il limite, la perdita:

“Un’ipotesi che fa rabbrividire al solo pensiero, portata avanti con furore ideologico dalla scienziata sostenitrice dei «parti verginali»
(Aarathi Prasad ndr), secondo cui «i ruoli sessuati assegnati in base al genere sono stati usati per opprimere le donne e giustificare i pregiudizi contro gli omosessuali.»…Ma che umanità può avere la persona, se è frutto di una creazione artificiale e non dell’amore di due genitori? … si sta prefigurando un mondo in cui a dare la vita non sarà più la natura ma le macchine, in cui la nascita di bambini e bambine sarà determinata in laboratorio con un’eugenetica non lontana dal programma nazista Aktion 4.”(15)

Due protagonisti…
Una cosa è certa: il tempo della gestazione non riguarda solo la madre.
I “protagonisti” sono due: madre e figlio.
Dunque, comunque la si voglia vedere, la donna non è sola in questa scelta, c’è un secondo individuo che non può essere ignorato: il figlio e con lui le future generazioni.

…e una “porta” tra due mondi
Qui l’utero diventa realmente “attore” di primo piano, con un ruolo che non può essere impoverito.
Non tanto in quanto “organo”, che può esserci o meno, ma in quanto simbolo della capacità di accoglienza, nutrimento, protezione, comunicazione, ovvero della particolare declinazione di “creatività” che appartiene comunque al “femminile”, indipendentemente dall’avere o meno una gravidanza.
Il simbolo di una vera è propria “soglia tra due mondi”, capace di permettere la relazione e, nello stesso tempo, garantire identità, contenere e, contemporaneamente, specificare: grazie ad esso e alla placenta, la “porta” che ne regola il “passaggio”, mamma e bimbo possono, in tutta sicurezza, entrare in rapporto tra di loro e scambiare messaggi e informazioni per tutta la durata della gestazione.

Un modello di “relazione”
Addirittura la placenta umana ho la rara caratteristica in natura di essere “emocoriale”: significa che i villi placentari pescano direttamente nel sangue materno, senza nessuna separazione. Persino l’endotelio (la membrana più sottile) dei vasi materni è scomparso: è la forma di contatto più profondo e intima che possa instaurarsi. Come se, nel processo evolutivo, fosse stata favorita la massima vicinanza della madre/donna al bimbo in formazione quasi a garantire un maggiore e più immediato scambio di informazioni e consentire la massima vicinanza e possibilità di relazione.

Grazie all’utero, esiste dunque un rapporto ricchissimo tra madre e figlio.

Madre…
La madre inizia ad entrare in contatto profondo con il figlio praticamente dal primo insorgere della gravidanza, ricevendo addirittura, direttamente nel suo sangue, le cellule stesse del bimbo(16).
Tanto è vero che la moderna diagnosi prenatale, con un semplice prelievo di sangue materno, isola e utilizza proprio queste cellule, per diagnosticare, senza invasività, possibili alterazioni genetiche.

Figlio…
Il bimbo, in stretta comunicazione con la mamma attraverso la placenta, riceve innumerevoli messaggi: emozioni, sentimenti, gioie, paure… ma anche ciò che mangia, beve, respira.
Come? Sotto forma di ormoni, neurotrasmettitori, nutrienti, molecole le più svariate, ma anche semplicemente ritmi tra cui, primo tra tutti, il battito del cuore, che si modifica e accompagna ogni attimo della vita della madre.
Nessuna “… incubatrice ambulante… portatrice passiva”, (2)(4) dunque, ma un “dialogo” intenso…

e “fetal programming”
e certamente “attivo”. Il periodo pre natale è in effetti, il più delicato nella formazione di un nuovo individuo e le informazioni che arrivano attraverso l’utero materno avrebbero più che un ruolo di pura relazione, ad. es. psicologica (17).
Sembra infatti possano contribuire alla “modulazione” delle molteplici capacità espressive del DNA del bimbo in formazione.

È quanto emerge, con sempre maggiore evidenza, dalla recente ricerca scientifica in una nuova e particolare branca del sapere: l’“epigenetica”.

Cosa è l’Epigenetica?
Secondo gli studiosi” l’ Epigenetica è una branca relativamente recente di conoscenze delle modificazioni chimiche al genoma(l’insieme di tutte le informazioni contenute nel DNA, ndr), senza alterazioni nella sequenza del DNA.”(18)
Essa studia “il luogo… in cui il flusso di informazioni che proviene dall’esterno (ambiente e microambiente) incontra e si confronta con le informazioni codificate da milioni di anni nel DNA, orchestrando… le modifiche… di cellule e tessuti..”(19)
Cosa significa?
Immaginiamo il nostro DNA (genoma) come una sorta di libro, in cui sono scritte tutte le informazioni che ci riguardano, ma di cui si possono scegliere i capitoli da leggere. Secondo la ricerca epigenetica, il DNA, ovvero questo “libro” che detta le “linee guida” per “costruire” il nostro organismo, non trasmette sempre le medesime informazioni. Le influenze dell’ambiente, compresi l’alimentazione, lo stress, le emozioni, l’inquinamento… possono modificare queste “linee guida”: scegliere alcuni capitoli del libro, piuttosto che altri, pur senza modificare la struttura generale del libro, in cui sono contenute innumerevoli possibilità.  

Dunque vari studi di “epigenetica” suggeriscono addirittura la possibilità di un “fetal programming”(programmazione fetale) (19), ovvero della “capacità, …delle cellule embrio-fetali di definire il proprio assetto epigenetico in risposta … alle informazioni provenienti dalla madre e, attraverso di essa, dal mondo esterno. “(19)

Tranquillizzante: il nuovo individuo nasce già ben “attrezzato” per affrontare la vita e l’ambiente che incontrerà dopo la nascita.

Responsabilizzante: carica sulle spalle, specie ma non solo, delle donne, la consapevolezza dell’impatto che possono avere le scelte che facciamo, come ci comportiamo, l’ambiente in cui viviamo…

“I genitori hanno mangiato l’uva verde e i figli sono nati con i denti legati” (A.de Souzenelle)

E non solo per i figli. Gli stessi studi parlano della possibilità che ciò che si trasmette nel corso di una gravidanza possa mantenersi nelle generazioni future(19): se i genitori mangiano “l’uva verde”, anche i nipoti e le generazioni future possono nascere con i “denti legati”, una sorta di moderna lettura del “Karma” così fortemente sottolineato dallo yoga, dalle culture orientali…

Dunque parole d’ordine: darci tempo e… riflessione.
Quale femminile “scorporando” una funzione/simbolo così densa di significati e, perché no, potere? Potrebbero nascere generazioni con i “denti legati”, o forse invece più adattate, nel mondo che ci aspetta, delegando la gravidanza a un utero “alieno”, senza emozioni, sentimenti, consapevolezza? se creiamo spazi artificiali per mettere al mondo i bambini, resteranno spazi nel mondo “vivo” per creare e essere fertili?

Quale mondo sogniamo?

Il vostro corpo è  l’arpa della vostra Anima
Sta a voi trarne
dolci armonie o
suoni confusi …
G.K.Gibran – Il piacere (Il Profeta)

Per chi vuole saperne di più

(1) “Nati da donna: femminilità e bellezza” – Convegno nazionale dell’Associazione Scienza & Vita,  – relazione a cura di Paola Ricci Sindoni, 29/5/2016

(2) “Siamo tutti Madri” Marino Niola-.Repubblica 24.1.’14

(3) The mothers of us all – Rileggere Firestone: la dialettica dei sessi – Riccardo Fanciullacci – Via Dogana n.92 marzo 2010 (“..la tesi centrale del volume, ..dice che il sessismo, che sta alla base dell’intero sistema di oppressioni che è fissato a livello dell’ordine simbolico e sociale, si radica sul modo in cui si configura in natura la riproduzione umana: «..per liberarsi di queste divisioni e di questo dominio, occorre allora operare non solo sul piano simbolico, ma anche su quello biologico approfittando del progresso tecnologico”)

(4)“Storia naturale del concepimento” Aarathi Prasad (genetista britannica)- Collana «Nuovi Saggi Bollati Boringhieri»

(5) “Equal opportunity and the case for state sponsored ectogenesis”- Evie Kendall-Palgrave Macmillan UK 2015

(6)- “L’utero artificiale renderà le donne più libere” – Chiara Lalli – Jamie Grill, Getty Images-16 MAG 2016 13.18 OPINIONI 

(7) “Il mito dell’analisi” Hillman J. Ed. Adelphi ’91- p. 258

(8) Chronic Disease Risks From Exposure to Long-Hour Work Schedules Over a 32-Year Period. Dembe, Allard E. ScD; Yao, Xiaoxi PhD, MPH – Journal of Occupational & Environmental Medicine: June 14, 2016

(9) Unicef 2015 (http://www.unicef.it/doc/436/mortalita-materna-dati-statistici.htm)

(10) Consumi d’azzardo: alchimie, fragilità e normalità’: La fotografia ESPAD 2013 – Sabrina Molinaro, Roberta Potente e Arianna Cutilli

CerCo Edizioni, 07 mag 2014

(11)- “Trattamento integrato del carcinoma della mammella: revisione della nostra esperienza” A Forte, R. De Sanctis, S.Manfredelli, G. Leonetti, A.Covotta, V.Urbano, M.Bezzi  – G Chir Vol. 29 – n. 5 – pp.221-229 Maggio 2008

(12)- “Gene expression profile induced by pregnancy in the breast of premenopausal women”  Julia Santucci-Pereira1(PhD, Research Associate in the Breast Cancer Research Laboratory at Fox Chase) e c. – AACR Annual Meeting 2014; April 5-9, 2014; San Diego, CA

(13)- ”Molecular Pathways Involved in Pregnancy-Induced Prevention Against Breast Cancer” Maria Barton,1 Julia Santucci-Pereira,1 and Jose Russo1,*- Front Endocrinol (Lausanne). 2014; 5: 213. Published online 2014 Dec 10. doi:  10.3389/fendo.2014.00213 PMCID: PMC4261797

(14)- Commento firmato di una lettrice in: “Rinnovarsi al femminile: cambiamo vita!” – Fiorenza Zanchi – Published by –www.letrasformazionidelladonna.it- on 10 febbraio 2015

(15) Articolo 117 del regolamento – Interrogazioni parlamentari 17 marzo 2014– Cristiana Muscardini (ECR)- Parlamento Europeo

(16) Presentazione a cura di L.Montanari, prof. Associato di medicina dell’Età Prenatale, Univ. di Pavia – in “Avere un figlio” Cella G.- Zanchi F. – ed. Fabbri

(17) La comunicazione gestante-feto –Della Vedova Annamaria – ed. Franco Angeli, Mi, 2006

(18) Presentazione del convegno – 2°Convegno Nazionale di Epigenetica – Dalla genetica all’epigenetica: ALL YOU NEED IS LOVE – L’epigenetica del linguaggio, delle emozioni e dei comportamenti – Urbino 1-2 Ottobre 2016 –

(19)”Ambiente e salute”-Inquinqmneto, interferenze sul genoma umano e rischi per la salute”- Ernesto Burgio – ed. Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Arezzo

(“Vaso di Pandora”, dipinto di Enzo De Giorgi)

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Rinnovarsi al femminile: cambiamo vita! di Fiorenza Zanchi

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Pregnancy and motherhood-pregnant woman doing yoga

2015. Voglia di cambiare, desiderio di trasformarsi, di iniziare una “vita nuova”…
Il tema del rinnovamento si fa strada spesso dentro di noi, soprattutto all’inizio dell’anno e coglie tutti gli ambiti della vita: psicologico, emotivo, intellettuale, fisico, sociale, individuale…
È un tema profondamente analogo a una funzione che appartiene fisiologicamente alla “dimensione donna” la

– gestazione/maternità  che permette, appunto, di generare vita nuova, di trasformare un piccolo seme in un nuovo individuo.

Non si dice con perfetta analogia: concepire una nuova idea/ sentimento/ progetto… che a sua volta, dovrà successivamente essere accolto, sviluppato,“gestito” e infine, messo nel mondo, “partorito”?

Maternità: il vuoto che crea

Ma come cambiare?
Nel “modello maternità” la trasformazione inizia in una dimensione accogliente, ricettiva, “yin”, come indica la medicina tradizionale cinese.

Una dimensione capace di “fare il vuoto”. Prima perché l’ovocita accolga dentro di sé lo spermatozoo e il concepimento possa avvenire, poi per far si che  l’utero accolga al suo interno l’uovo fecondato(annidamento) e lo sviluppo della “vita nuova” si possa compiere.

Inizia con l’acqua …

Capace di “fare vuoto” proprio come l’acqua, uno dei simboli centrali del femminile creativo, con la sua flessibilità, sempre fedele a sé stessa, “grande madre”originaria della vita.

L’acqua è in grado di accogliere, fare spazio, adattarsi a ogni forma senza perdere la sua forma.
Non per niente aumenta fin dall’inizio della gravidanza nel corpo materno e insieme a lei  aumenta notevolmente la funzionalità dell’organo che ne rappresenta il centro di controllo fondamentale, il rene.

Nella donna gravida

-il volume plasmatico aumenta fino al 40%, e tutti i liquidi corporei aumentano, la gestante ha complessivamente

– circa 6-8 litri di acqua in più che accumula sino a circa il settimo- ottavo mese di gestazione.

-la funzionalità renale aumenta del 25-30% ed inizia a sua volta a diminuire verso il settimo – ottavo mese di gestazione

 La voce delle tradizioni

Proprio nei reni, la medicina tradizionale cinese colloca l’energia primigenia e sottolinea il suo legame con le acque primordiali creatrici, con una dimensione “liquida” capace di  trasformarsi, matrice di tutte le forme.
E chi, più della donna gravida, si appresta a ridestare in sé l’energia ancestrale, per generare ancora una volta la vita?

Ma non è tutto: il rilassamento e la flessibilità della dimensione creativa sono così essenziali,  che nel “modello materno” un altro fenomeno contribuisce ad accentuare questa dimensione di recettività accogliente insieme all’aumento dell’acqua e della funzionalità renale: la presenza del progesterone, ormone che in gravidanza cresce moltissimo, favorendo quiete e recettività.

–Il progesterone è un ormone, cioè una sorta di messaggero chimico, prodotto dall’ovaio e normalmente presente nella seconda fase del ciclo mestruale.

-Stimola le ghiandole presenti nella mucosa che riveste la cavità dell’utero (endometrio), rendendole ricche di liquidi e nutrimento (fase secretoria), necessari per preparare le condizioni adatte all’annidamento dell’eventuale uovo fecondato.

-Se la gravidanza non si instaura il progesterone scompare.

-Correlato ad esso è infatti il proseguimento della gestazione: se vi è una cattiva produzione di questo ormone da parte dell’ovaio, la gravidanza si interrompe e per limitare questa possibilità, già al terzo mese, la placenta stessa lo produce.

-Il progesterone garantisce, infatti, lo stato di quiete, di rilassamento, di immobilità passiva della fibra muscolare uterina che per effetto della sua azione non può contrarsi.

– Il progesterone inizia a diminuire e a perdere importanza funzionale verso il settimo-ottavo mese.

Imparare a “fare il vuoto”

Dunque parole d’ordine per dare il via al cambiamento, sono: rilassamento, flessibilità, recettività.

Permettersi qualche spazio per sé stesse in più, “lasciarsi andare”/ fidarsi, accettare che l’avvenire possa essere anche imprevedibile, i ritmi della vita discontinui, avere pazienza.

Stress, programmazioni, calcoli, pianificazioni, rigidità, necessità di avere tutto sotto controllo… “riempiono”, innescano un processo controcorrente rispetto al “fare il vuoto” necessario per concepire, per favorire i processi fisiologici della gestazione.

In questo senso, non facilitano né la creatività, né la fertilità né, in generale, il buon andamento delle “gestazioni”…

...ma terminare con il fuoco

Altra cosa è la fase finale della gestazione, quando è necessaria  una dimensione che deve invece riuscire a “mettere al/nel mondo”.

Occorre, allora, il coraggio di buttare fuori ciò che è cresciuto dentro, di dividere. Serve dunque una forza tutt’altro che rilassata e recettiva ma al contrario, “assertiva”, attiva, focosa, in movimento, “Yang”.

Una sorta d i“fuoco bruciante”, energia capace di separare, che permette il parto e la nascita.

Non a caso l’atto finale della gestazione, la liberazione di una  nuova individualità, viene sovente espresso con immagini di fuoco, di movimento, di autodeterminazione, maschili, yang appunto.

Così in India, la mitologia di Visnu racconta:

“L’essere supremo, sotto forma di acqua, a poco a poco raccolse ed accumulò in sé un’energia incandescente, poi nella sua forza sterminata decise di produrre nuovamente l’universo”(Matsya Purana, CLXVII, 13-25)

In altre culture, come quelle latino americane, questo simbolismo viene addirittura attualizzato accendendo il fuoco nella camera della partoriente o facendole indossare i pantaloni del marito al contrario!(B.Jiordan-“la nascita in quattro culture” ed. Emme-Mi ‘84)

Tra il quinto e il settimo mese di gestazione

– l’acido cloridrico, vero e proprio “fuoco dello stomaco”, aumenta e si inizia a digerire meglio o, addirittura, ad avere i “bruciori di stomaco”

– la cistifellea che era ipotonica e rallentata, lavora meglio

– la funzionalità del fegato migliora, anzi, viene via via alimentata anche dalla placenta che incrementa alcune sintesi epatiche.

-il fibrinogeno, fattore che, come un vero e proprio “fuoco”, permette al sangue di coagulare, aumenta, al termine della gravidanza, fino a valori del 50% superiori a quelli rilevabili fuori gravidanza.

Ma soprattutto tra la 34-36° sett

– l’acqua, inizia a decrescere e la funzionalità renale a diminuire, così come il progesterone, mentre, dall’altra parte aumentano gli elementi di “fuoco/attività”:

– gli estrogeni, ormoni normalmente prodotti dall’ovaio che prevalgono nella prima metà del ciclo mestruale e

– la contrattilità muscolare, da essi favorita, che infatti man mano cresce sino all’apice del travaglio di parto.

Dall’acqua, al fuoco: il segreto di ogni nuova vita

Dunque è una acquosità iniziale recettiva, accogliente, yin/femminile, in cui progressivamente si accumula  una forza attiva, focosa, in movimento, yang/maschile, che alla fine libera la “nuova creazione”.

Il “modello maternità” insegna, occorre “concedersi” un po’ di tempo per mettersi in ascolto: è già dentro ogni donna, al dì là del piano fisico, in cui non si esaurisce, né trova la sua unica espressione, proiettandosi invece in ogni ambito della sua dimensione creativa.

Gli AIUTI NATURALI per favorire la RECETTIVITA’/FERTILITA’

Fiori di Bach

In un flaconcino di vetro scuro da 30 ml munito di contagocce, mettete 4/5 di acqua oligominerale + 1/5 di cognac +3gtt di ognuno dei seguenti rimedi

Star of Bethlhem

Scleranthus

Rock Water

Impatiens

Pine

Walnut

Prendete 4 gtt di fiori  x 4 volte al giorno x cicli di 2/4 mesi

Fitoterapia

Agnocasto TM:  prendete 30gtt x 3 volte al giorno per cicli di 2/4 mesi

o

Agnocasto estratto secco: prendete 1 cps  x 1 volta al giorno x 2/4 mesi

COSA NE PENSI?

PRO

1- Da: MARINO NIOLA-Siamo tutti Madri.Repubblica 24.1.’14

“… Come e perché il concepimento sia diventato una pratica trasversale, che va al di là dei sessi, dei generi e dell’ età, lo racconta la genetista britannica Aarathi Prasad in Storia naturale del concepimento. Come la scienza può cambiare le regole del sesso. .. la tesi di Prasad è che … la fecondazione assistita sta progressivamente mettendo fuori gioco il pensiero unico della maternità. Quello che dalla notte dei tempi considera la donna il solo essere concepito per concepire. Un’ incubatrice ambulante. Una portatrice passiva. .. . specchio di una natura e di una società entrambe immutabili, che assegnano le parti una volta per tutte.

… negli Stati Uniti a nascere in laboratorio è un bambino su cento. E in Inghilterra addirittura uno su cinquanta. … Perché la natura ha smesso di essere la custode unica e inflessibile dei limiti ultimi dell’ agire umano.

… in Australia (2008 ndr) gli scienziati del Dipartimento di medicina del New South Wales, hanno creato il primo utero artificiale servendosi di un oggetto comunissimo ed economicissimo come un contenitore di plastica…”

CONTRO

2-Da: Articolo 117 del regolamento
Cristiana Muscardini (ECR)

Interrogazioni parlamentari 17 marzo 2014

Parlamento Europeo

“La genetista britannica AarathiPrasad scrive nel suo saggio «Storia naturale del concepimento. Come la scienza può cambiare le regole del sesso» che con la scienza sarà possibile fare figli senza ricorrere al sesso e senza dovere portare avanti la gestazione, grazie all’utilizzo di un «utero artificiale esterno». Un’ipotesi che fa rabbrividire al solo pensiero, portata avanti con furore ideologico dalla scienziata sostenitrice dei «parti verginali», secondo cui «i ruoli sessuati assegnati in base al genere sono stati usati per opprimere le donne e giustificare i pregiudizi contro gli omosessuali.» La ricercatrice Hung-chingLiu della CornellUniversity di New York sta già lavorando alla costruzione di un utero artificiale esterno e alla creazione di ovuli e spermatozoi artificiali. Ma che umanità può avere la persona, se è frutto di una creazione artificiale e non dell’amore di due genitori? Comprendiamo gli aiuti della scienza alle coppie che non possono avere figli, ma qui si sta andando molto oltre: si sta prefigurando un mondo in cui a dare la vita non sarà più la natura ma le macchine, in cui la nascita di bambini e bambine sarà determinata in laboratorio con un’eugenetica non lontana dal programma nazista Aktion 4.”

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