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Fiorenza Zanchi

LA LUCE NELLA DONNA E I SUOI RITMI

Posted by carlab on 12 Maggio 2020 | Leave a response
alba con acqua e albero

di Fiorenza Zanchi

Il ritmo è donna

Il corpo della donna ha ritmi suoi, unici.

Una specificità che oggi la medicina studia per adottare nuovi punti di vista e garantire ad ognuna (così come ad ogni uomo) la cura realmente migliore, giusta per quella particolare peculiarità fisica e psichica (1)

A partire dalla mestruazione che, dal suo primo apparire, la immerge in cicli che variano periodicamente in relazione alle fasi mestruali e sono propri dell’identità femminile.
Per proseguire con la cadenza e le caratteristiche con cui si alternano sonno e veglia, differenti nelle donne rispetto agli uomini. La velocità con cui si abbassa la temperatura corporea quando si addormentano è maggiore, così come paiono più accelerati quasi tutti i ritmi circadiani che, in più, variano anche in relazione alla fase del ciclo mestruale in cui la donna si trova.
Secondo gli studiosi, proprio queste differenze nei bioritmi, potrebbero spiegare l’elevata suscettibilità femminile ai disturbi del sonno, nonché il minor livello di vigilanza durante la notte, fornendo una spiegazione “fisiologica” anche alla maggiore difficoltà ad adattarsi a lavori che prevedono turni notturni. (2)

I bioritmi

Ritmi infradiani
Ritmi circadiani
Ritmi ultradiani
Ritmi infradiani

ritmi biologici che durano più di 24 ore: i ritmi lunari che seguono le fasi della luna (circa 29,5 giorni) e i ritmi semi lunari (circa 14 giorni) normalmente associati ai cicli delle maree e il ciclo riproduttivo delle donne.

Ritmi circadiani

durano circa 24 ore: il ciclo sonno/veglia è il più noto e studiato.

Ritmi ultradiani

ritmi biologici che durano meno di 24 ore: fame/sazietà, battito cardiaco, la secrezione di alcuni ormoni, attenzione/distrazione.

donna che dorme

Luce fuori e…

Si è visto infatti che lavorare al buio, esposte a luci artificiali, modifica l’alternanza sonno/veglia e incide anche profondamente sugli equilibri endocrini in particolare della sfera riproduttiva, alterando i principali ormoni che stimolano la produzione di estrogeni, androgeni e progesterone da parte dell’ovaio.
Questi fattori, sebbene ancora da approfondire, sembrano influire, oltre che sugli equilibri mestruali e sulla fertilità, anche su un rischio aumentato di tumori correlati agli ormoni (3,4,5) tra cui quello alla mammella (6,8), all’endometrio (7) e altre neoplasie come quella al colon (8).

...dentro di noi

L’esposizione alla luce artificiale infatti, modifica in modo rilevante i ritmi circadiani attraverso l’alterazione di un ormone: la Melatonina. Prodotta, seguendo regolarmente l’alternanza luce-buio dell’ambiente esterno, dall’Epifisi, o ghiandola pineale, una piccola ghiandola a forma di pigna di meno di 1cm di lunghezza e 150 gr. di peso, situata alla base del cervello, a livello della parete posteriore del terzo ventricolo.

Epifisi occhio ancestrale
Epifisi 3° occhio
Epifisi occhio ancestrale

Da punto di vista evolutivo l’Epifisi sembra costituire un vero e proprio fotorecettore, con la medesima derivazione dei nostri occhi laterali che, come questa ghiandola, originano da estroflessioni di una area cerebrale molto importante che sta alla base del cervello: il diencefalo. Sembra dunque che rappresentasse un occhio dorsale filogeneticamente molto antico. Risalendo la scala evolutiva, al di sopra degli anfibi, la pineale diviene essenzialmente ghiandolare, come se la sua funzione visiva si fosse “interiorizzata” e l’ormone principale che produce è la Melatonina.

Epifisi 3° occhio

In alcuni pesci e anfibi l’Epifisi ancora si protende dorsalmente attraverso un foro della sutura che unisce le due ossa parietali del cranio (sutura sagittale) e presenta all’apice una protuberanza arrotondata, situata sotto la pelle, alla sommità della testa, tra gli occhi, con la funzione di occhio mediano. Un terzo occhio?
Nelle lamprede, ad es., la pineale termina dorsalmente, sotto un’area di cute traslucida, posta tra gli occhi pari, ed è sensibile alla luce, in particolare, ai cambiamenti d’intensità luminosa.

mongolfiera notturna

La luce e i suoi ritmi

La percezione del buio provoca la sintesi di Melatonina, la luce invece ne blocca la secrezione: bastano pochi minuti di esposizione ad una luce brillante perché si determini una caduta dei suoi livelli circolanti.
Così l’esposizione notturna alla luce artificiale, sospendendo la percezione del buio, diminuisce la formazione di questo ormone, altera il ritmo circadiano della Melatonina e con esso la possibilità di riequilibrio dell’organismo che vi è strettamente legata.
E’ esperienza comune, ad es., che quando si viene esposti a improvvise variazioni dei ritmi luce-buio, come nei viaggi transcontinentali, può insorgere una vere e propria sindrome da diminuita efficienza psico/fisica la “jet lag syndrom”. Questo proprio perché l’epifisi si “de sincronizza” e deve risincronizzarsi sui mutati cicli luce/buio. Di media ci vogliono 10 giorni circa dall’avvenuto cambiamento.

Leggi anche

Resilienza: una virtù da coltivare

Il ritmo delle “stagioni” in noi

L’epifisi, con la Melatonina prodotta, sarebbe perciò una vera e propria guida della struttura temporale dell’organismo: indipendentemente dalla visione, il corpo sa se è giorno o notte o in quale periodo dell’anno si trova (fotoperiodismo).
La pineale contemporaneamente detta il ritmo delle “stagioni” interne: diminuisce la melatonina alla pubertà, durante l’ovulazione, in menopausa, nella vecchiaia…
E, allo stato attuale della ricerca, i bioritmi epifisari sembrano influire, tra l’altro, sugli equilibri ormonali, in particolare delle donne.

L’importanza dei bioritmi
L’importanza dei bioritmi

Insieme agli equilibri ormonali risulterebbero essere connessi all’Epifisi, attraverso la ritmica produzione di Melatonina: -il tono dell’umore: nei depressi, ad es., si è registrata una diminuzione della secrezione notturna di Melatonina; – la reattività immunitaria: appare significativamente inibita a seguito di inibizione della produzione di questo ormone; -lo stress: la Melatonina antagonizzerebbe l’effetto immuno/soppressore esercitato dallo stress o dalla somministrazione di corticosteroidi.

proteggi sogni

Mezzanotte l’ora della ... Melatonina

Le ricerche sono in corso e le conferme aumentano ma, in attesa di certezze, meglio proteggersi mantenendo il più possibile equilibrati i livelli di Melatonina, la “luce” in noi, attraverso un ritmo sonno/veglia regolare. Proprio come per Cenerentola, l’ora “magica” dopo la quale “il sogno svanisce” (e iniziano e rischi!), è mezzanotte! Andare a dormire intorno allo scoccare delle 24 garantisce infatti il picco serale fisiologico di questo ormone, sostenendo i nostri “orologi biologici” e con essi gli equilibri endocrini e, in generale, la salute.

Bibliografia

(1) La Conferenza Stato-Regioni, il 30 maggio 2019, ha approvato il “Piano per  l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere” sul territorio nazionale, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018. Insieme alla ricerca sui meccanismi fisiopatologici responsabili delle differenze di genere e sugli effetti dello stile di vita e dell’ambiente sulla salute della donna.
(2) Diurnal and circadian variation of sleep and alertness in men vs. naturally cycling women – Diane B. Boivin, Ari Shechter, Philippe Boudreau, Esmot Ara Begum, and Ng Mien Kwong Ng Ying-Kin – PNAS September 27, 2016 113 (39) 10980-10985; first published September 12, 2016
3) Davis S. Mirik D.K. Circadian disruption, shift work and the risk of cancer: a summary of the evidence and studies in Seattle Cancer Causes Control 2006; 17 (4): 539-45
4) Reiter R.J. Tan D.X. Korkmaz A. Erren T.C. Piekarski C. Tamura H. Manchester L.C. Light at night, chronodisruption, melatonin suppression, and cancer risk: a reviewCrit Rev Oncog. 2007; 13 (4): 303-28
5) Nagata C. Nagao Y. Yamamoto S. Shibuya C. Kashiki Y. Shimizu H. Light exposure at night, urinary 6-sulfatoxymelatonin, and serum estrogens and androgens in postmenopausal Japanese women Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2008 Jun; 17 (6): 1418-23
6) Megdal S.P. Kroenke C.H. Laden F. et Al. Night work and breast cancer risk: a systematic review and meta-analysisEur J Cancer 2005; 41 (13): 2023-32
7) Viswanathan A.N. Hankinson S.E. Schernhammer E.S. Night shift work and the risk of endometrial cancer Cancer Res. 2007 Nov 1; 67 (21): 10618-22
8) Kolstad H.A. Nigh shift work and risk of breast cancer and other cancers – a critical review of theepidemiologic evidenceScand J Work Environ Health. 2008 Feb; 34 (1): 5-22

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RESILIENZA: UNA VIRTÙ DA COLTIVARE

Posted by carlab on 28 Gennaio 2020 | Leave a response
tempesta

di Fiorenza Zanchi

Resilienza. Termine oggi molto di moda sicuramente non a caso dato che attraversiamo un’epoca così carica di mutamenti continui e veloci che di “resilienza” ne abbiamo sempre più bisogno!

barca nella tempesta

Il termine, come forse già sapete, deriva dal latino “resalio”, (iterativo di “salio”) che connotava, tra l’altro, il gesto di risalire su un’imbarcazione capovolta dalla forza del mare: l’atteggiamento di andare avanti senza arrendersi, nonostante le avversità della vita: difficoltà, cambiamenti, frustrazioni, lavorative o meno, sofferenza, lutti …

Mi piego ma non mi rompo ..

E a rinforzare questo significato, il primo concetto espresso da “resilienza” sembra attribuirsi alla metallurgia ed è ancora più interessante: indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate: cambiare forma ma senza rompersi: il contrario della fragilità, ad esempio quella di un bicchiere di vetro che, sotto sforzo, non potendo cambiare forma, si rompe!

bicchiere rotto

E così anche in campo psicologico il termine è venuto a rappresentare la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà senza “rompersi” appunto: chi è resiliente è all’opposto di chi è facilmente vulnerabile.
Ugualmente il concetto di “resilienza” è applicabile in modo esattamente analogo al nostro corpo.
In entrambi i casi, corpo e psiche, per non “rompersi” si tratta di essere flessibili, duttili, elastici, proprio come il metallo forgiato dal fabbro.

“Le avversità possono essere delle formidabili occasioni”

Thomas Mann

A partire, come scriveva Mann, dal vedere i cambiamenti come una prova, una sfida da trasformare in un’opportunità, piuttosto che una privazione o una minaccia.

klimt tre età della donna

I cambiamenti del corpo legati alle età di transizione della vita femminile, ad es., sono sempre una “prova”: modificano i confini abituali, il modo di pensarsi, di vedere la forma e percepire la struttura del corpo, la sua capacità di rispondere alle richieste, di assecondare i ritmi…implicano periodicamente la necessità di far spazio a una nuova “identità” che si va delineando.
Quelli legati ad epoche come l’adolescenza o la gravidanza in genere, anche se non sempre, sono vissuti con naturale “resilienza”, altri come quelli della menopausa e più in generale, del passare degli anni, sono meno facili da affrontare.

“Mi è venuta la pancia!”

All’approssimarsi dei fatidici 50, è proprio il modificarsi della forma fisica che scatena ansia e tensioni: ”mi è venuta la pancia, non mi riconosco più!”, “Io non sono mai stata così!” “mi sento gonfia, sformata” … in effetti non è affatto semplice né scontato accettare i cambiamenti di questa epoca della vita specie in una cultura che tende ad enfatizzarne gli aspetti di “perdita di un privilegio biologico” piuttosto che le potenzialità evolutive. A partire dalla considerazione che la menopausa è una caratteristica essenzialmente umana, tanto che tra le varie ipotesi, è stato suggerito che abbia avvantaggiato la nostra specie nel corso dell’evoluzione, sollevando la donna dagli stress e dai pericoli della gravidanza e permettendole di aumentare le conoscenze culturali e trasmetterle agli ultimi nati.

Hanno detto...
Hanno detto...

“Avviandosi verso il grande giubileo del numero 50,
la femmina è liberata dalle sue emorragie.
Liberata dalla procreazione ella dovrà, a questa età,
affrontare il suo proprio divenire,
esso stesso creatore.
Esteriormente essa invecchia,
ma interiormente ella incontra la gioia
di mettere al mondo sé stessa.” Annick de Souzenelle

Pensare le trasformazioni di questi anni come la “modificazione di un destino biologico”, quello legato alla riproduzione e dominante nelle altre specie, in favore di una evoluzione culturale, personale e collettiva già aumenta la resilienza.

gravidanza

Come statue di sale?

D’altra parte inseguire modelli di persistente giovinezza, efficienza, produttività, rischia di Irrigidire nello sforzo di mantenere inalterata una forma precedente che preme per modificarsi. Si investe una grande quantità di energia: tempo, soldi, fatica, disagi, ansie, a volte dolore .. per non cambiare forma. Una disposizione fisica e psichica rivolta a un passato percepito a priori come migliore, sfavorevole alla “resilienza”.

moglie di Lot

Viene in mente la biblica moglie di Lot (Genesi 19) che, assalita da nostalgia per ciò che stava lasciando, si trasformò in una statua di di sale per essersi voltata a guardare indietro

L’indeformabilità rende fragili

Come per il bicchiere di vetro, il timore del cambiamento, “l’indeformabilità” rende fragili, vulnerabili: lo stress è l’esatto contrario della resilienza. Accogliere il cambiamento, naturalmente imparando a guidarlo, senza essere passivamente in balia della natura, ma senza forzarla, essere più “resilienti” può essere un vantaggio per la salute del corpo, della mente e del cuore.

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VARAZZE SEMINARIO D’AUTUNNO

Posted by carlab on 11 Luglio 2019 | Leave a response

Elasticità e resilienza

Ciò che al mondo è più flessibile, vince ciò che al mondo è più duro
Lao Tzu

Mantenersi flessibili, elastiche, capaci di adattarsi ai cambiamenti che la vita porta con sé , essere in grado di cogliere le opportunità che questi cambiamenti offrono senza lasciarsi sopraffare è una dote che aiuta a mantenere e potenziare il benessere, a qualsiasi età.
Con il passare degli anni capita, invece, di irrigidirsi, di diventare più fragili e meno adattabili, sia fisicamente che psichicamente.
L’incontro offre la possibilità di riflettere su questi aspetti e di mettere a fuoco insieme alcune strategie di superamento per potenziare elasticità e resilienza. Immerse nella bellezza mediterranea, si condivideranno giornate per rilassarsi a pieno e potenziare lo scambio di esperienze.

Il percorso

Consigli, riflessioni, scambio di esperienze, esercizi e respirazione, massaggi, l’arte di camminare con elasticità, menu e ricette per sviluppare la capacità di adattamento e imparare a cogliere i cambiamenti legati alle diverse età

  • Mantenersi flessibili e mobili
  • Prevenire osteoporosi, indebolimento dei muscoli e dolori articolari
  • Favorire il benessere della pelle

Con
Fiorenza Zanchi, ginecologa, omeopata, specializzata in medicina psicosomatica
Pierluisa Robecchi, fisiterapista, maestra di yoga, esperta in discipline corporee
Menu e ricette di
Carla Barzanò, dietista, specializzata in educazione alimentare
Spazi condivisi
Informazioni: barzano@gmx.de

 

Il Programma

Venerdì 18 ottobre

16-17
Accoglienza, presentazione del percorso e dei partecipanti
17-18
Presentazione di menu e ricette
18-19
Esercizi di respirazione
19,30
Cena
21
Meditazione e rilassamento guidati

Sabato 19 ottobre

8-9
Esercizi per l’elasticità
9, 15-9,45
Colazione
10 -11,30
Elasticità e osteoporosi, prevenzione e cura
11,45-12,45
L’arte di camminare con elasticità
13-14
Pranzo
14-16
Pausa
16-18,30
Menu e ricette per l’elasticità
18,30-19,30
Elasticità e cura di sé: domande e scambio di esperienze
19,30
Cena
21
Meditazione e rilassamento guidati

Domenica 20

8-9
Esercizi per l’elasticità
9, 15-9,45
Colazione
10 -11,30
Ricette e menu per l’elasticità
11,45-12,45
Elasticità, prevenzione e cura di sé, scambio di esperienze
13-14
Pranzo
14-15
Pausa
15-16
Conclusioni

Posted in: Seminari e Corsi | Tagged: adattabili, adattarsi, aiuta, alimentazione, aspetti, cambiamenti, Carla barzanò, cogliere le opportunità, dote, elasticità, fatebenefratelli, Fiorenza Zanchi, fisicamente, flessibilità, fragili, lau tzu, mantenere, mare, massaggi, mettere a fuoco, percorso, Pierluisa Robecchi, potenziare, psichicamente, resilenza, riflettere, seminario, sopraffare, strategie, superamento, Varazze, vita, yoga

DOPO IL PARTO: RITROVARE L’EQUILIBRIO ARMONIZZANDO CORPO E MENTE

Posted by carlab on 13 Maggio 2019 | Leave a response

Gustav Klimt Le tre età (particolare)
1905

di Fiorenza Zanchi

Il puerperio o quarantena, come veniva chiamato riferendosi alla durata di circa 40 giorni, va dal periodo del “post- partum”, che comprende le prime 2/3 ore dopo il parto, all’incirca sino alla comparsa della prima mestruazione.
In questi fatidici 40 giorni nel corpo della neo mamma si compiono innumerevoli trasformazioni.

Una rivoluzione ormonale: bassi…

Ad esempio crollano letteralmente ormoni, come gli estrogeni e il progesterone, che avevano raggiunto livelli altissimi per sostenere la gravidanza e che, tra l’altro, contribuiscono in modo determinante all’equilibrio dell’umore nonché alla rigenerazione dei tessuti e, in particolare, delle mucose genitali.
Questi ormoni, unitamente a numerose altre sostanze presenti nel sangue che influenzano metabolismo, impulsi nervosi e intero equilibrio psicofisico, rimarranno sregolati nel corso di tutta la quarantena lasciando la puerpera in balia delle loro fluttuazioni.

… e alti

D’altro canto si eleva molto la prolattina, un ulteriore ormone che, come ricorda il suo nome, favorisce la lattazione ma più in generale il così detto ” comportamento parentale” ovvero una disposizione psichica di completa disponibilità, capacità di attenzione e difesa nei confronti del neonato e in contrasto, un relativo disinteresse nei confronti di qualsiasi “stimolo” che non sia il bimbo.

Insomma una vera e propria rivoluzione nel corpo e nella mente, resa ancora più complessa e delicata dalla comparsa al centro dello tuo spazio vitale, in tutta la sua concretezza, di un nuovo essere che per di più è totalmente dipendente da te.

Non ce la farò mai!

Piangere per ogni nonnulla, dormire poco e male, percepire ogni più piccolo inconveniente o problema come enorme o impossibile da superare, alternare momenti di eccitazione con crisi di terribile scoraggiamento, temere che il bimbo pianga troppo o troppo poco, dorma o mangi troppo o troppo poco, abbia la testa troppo lunga o schiacciata, che il latte sia insufficiente o poco nutriente… sono solo alcune delle reazioni, dei timori e dei sensi di inadeguatezza che accompagnano questa vera e propria rivoluzione ormonale!
Spesso inoltre non si sa da che parte cominciare e, soprattutto, a chi appoggiarsi: chi non uscirebbe almeno un po’ “esaurita” da tutti questi cambiamenti? Un momento di depressione, di crisi, di smarrimento, di “paura di non farcela” è del tutto naturale.

e la sessualità?

Anche i rapporti sessuali fanno fatica a riprendere sia per la “disposizione psichica” avversa, legata al rialzo della prolattina, sia perché il corpo non è ancora pronto: in particolare le mucose genitali, a causa degli estrogeni bassi, sono sottili e facilmente infiammabili. Insomma, con buona pace dei compagni, in questa prima fase più che di eros c’è bisogno di coccole e accudimento! Naturalmente è solo questione di tempo. Anche questo passerà: generalmente è la ripresa della mestruazione che avverte del progressivo ritorno a un equilibrio di “donna” e non solo di “madre”.

Un tempo per ogni cosa

Inoltre specie se ci sono state
– episiotomia, lacerazioni, ematomi, emorroidi o, ancor più un taglio cesareo, si può far fatica a muoversi, a camminare a sedersi. Ma anche in assenza di queste complicazioni il solo
– rilassamento dei legamenti del bacino, dovuto alla gestazione, può rendere difficile e penoso camminare provocando: dolori sciatalgici, o fitte all’inguine o senso di peso e tensione dolorosa alla vulva
Ugualmente
– l’allentamento dell’articolazione del pube, così come l’eccessiva mobilità dell’articolazione sacro coccigea, che hanno permesso al bacino di allargarsi e consentire il parto, possono provocare dolori che aumentano camminando.
– Ii piano perineale che ha dovuto tendersi e rilassarsi, se non essere inciso, per consentire il passaggio della testina durante il parto, può dolere e ostacolare sia la posizione seduta che la deambulazione, oltre che la sessualità.

E’ perfettamente normale che tutte queste lesioni dolgano anche per parecchio tempo, a volte anche al di là dei quaranta giorni, ad es. possono volerci anche due-tre mesi prima che i legamenti e le articolazioni ritrovino il loro tono usuale: d’altronde ci sono voluti nove mesi di continua trasformazione per arrivare al parto, non c’è da stupirsi e non si può pretendere che in un tempo molto più breve tutto ritrovi nuovi equilibri e una nuova armonia.

Niente di più naturale che sentirsi a pezzi, dolorante, bisognosa di cure, protezione e sicurezza piuttosto che pronta ad affrontare questa nuova enorme responsabilità che senti sulle spalle!

Le tradizioni insegnano

Non a caso invariabilmente in tutte le tradizioni la “quarantena” era tenuta in altissima considerazione e rappresentava un periodo di particolare protezione e accudimento. Qualsiasi sforzo fisico era risparmiato alla puerpera: tanto era considerata fragile che in alcune tradizioni veniva persino imboccata, così come in altre era il marito ad accudirla completamente, mentre alle nonne spettava badare al bambino che le veniva portato solo per l’allattamento…la tradizione ayurvedica, antica medicina che viene dai Veda, tuttora incoraggia la puerpera a restare in casa ed essere completamente accudita e nutrita con cibi speciali particolarmente nutrienti e raffinati per le prime tre- quattro settimane dopo il parto: questo periodo è ritenuto importantissimo per assicurare un buon rapporto tra la madre e il bambino ma soprattutto per proteggere il delicato sistema nervoso della puerpera.

Possiamo tuttavia aiutare e accelerare il “ritorno alla normalità” favorendo attivamente i nuovi equilibri che si stanno instaurando.

Cosa fare?
E’ tassativa:
-Una casa organizzata e accogliente
-La presenza di un gruppo famigliare – marito, madre, sorelle, zie..- o di un’amica disposti ad aiutare, seguire appoggiare.
-Se possibile l’ostetrica di fiducia con cui si ha confidenza e ricca di competenze cruciali per alleviare momenti di crisi
-Un’alimentazione idonea a sostenere le energie in ricostruzione e quelle donate in caso di allattamento.
In generale l’ambiente fisico e umano che circonda la puerpera deve costituire una sorta di “guscio” protettivo capace di garantire le condizioni migliori per affrontare serenamente le trasformazioni in corso.

-Alcuni semplici esercizi che aiutino a restituire energia al corpo, riposare meglio, ripristinare una buona postura, prevenire prolassi e disturbi urinari

Gli esercizi per armonizzare corpo ed energia dopo il parto

di Pier Luisa Robecchi

Dopo il parto e nelle settimane che seguono, è importante aiutare il riposo e restituire energia al corpo. Per farlo è sufficiente eseguire semplici esercizi di buona respirazione. Infatti per la sua centralità funzionale sui tre diaframmi (pavimento pelvico o perineo, diaframma della gola e diaframma epigastrico) quindi anche sul perineo, una respirazione corretta può aiutare ad attivare i muscoli del tronco e perineali per ripristinare una buona postura e, se gli esercizi sono regolari e mantenuti nel tempo, evitare prolassi e disturbi urinari.

  • Sdraiarsi a terra, su di una superficie morbida, gambe piegate e sostenute sotto le cosce da un rotolo, cuscini o coperta arrotolata. Porre un cuscinetto sotto il capo, braccia lungo i fianchi, palmo mani rivolto verso l’alto, o mani appoggiate con dolcezza sulla zona dell’ombelico, chiudere gli occhi. Ascoltare per qualche minuto il proprio respiro naturale. Quindi inspirando lentamente e profondamente, sentire l’espandersi della zona ombelicale. Espirando Il contrarsi progressivo della stessa zona e il suo rientrare leggermente. Continuare per alcuni minuti, senza forzare. Quando ci si sente rilassate, immaginare che il respiro sia pura energia bianca splendente, che si diffonda a tutto l’addome, al basso ventre, al perineo, all’utero, lenendoli, rilassandoli, armonizzandoli.

 

  • Dopo aver tolto i punti dell’episiotomia, ripetere la stessa respirazione aggiungendo nella fase espiratoria, quando la zona ombelicale si contrae e rientra un poco, una leggera contrazione progressiva dei muscoli perineali. Vale a dire contrarre la vagina e l’ano risucchiandoli un poco verso l’ombelico. Trattenere per due o tre secondi, quindi inspirare lasciando espandere la zona ombelicale e rilassando progressivamente i muscoli perineali. Ripetere per alcuni respiri. Quindi ascoltare le sensazioni della zona.

 

  • Sempre sdraiate, gambe piegate, piedi paralleli poggiati a terra aperti quanto l’ampiezza delle anche, braccia lungo i fianchi. Espirando la zona lombare si appiattisce sfiorando il pavimento, il coccige si stacca leggermente da terra, i muscoli perineali e addominali si contraggono: trattenere per tre secondi il respiro e la contrazione muscolare. Ispirando lasciare con un movimento morbido che il bacino basculi in antiversione: la zona lombare riprende la sua naturale curva lordotica, il coccige si appoggia a terra. La contrazione periombelicale e dei muscoli del perineo si rilassa progressivamente.

 

  • Dopo dieci quindici giorni dal parto gli esercizi diventano più intensi.

 

  • Medesima posizione: dopo aver ripetuto la retroversione ed antiversione del bacino per alcune volte, espirando, facendo perno sui piedi, sollevare il bacino contraendo con maggiore forza i muscoli perineali e sentendo la zona ombelicale rientrare, mentre la colonna vertebrale si stacca dal suolo, vertebra per vertebra, sino all’altezza delle scapole. Trattenere per alcuni secondi, quindi inspirando ritornare a terra, avendo cura di percepire il movimento della colonna, vertebra per vertebra, appoggiarsi al suolo.

 

  • Medesima posizione iniziale: gambe piegate, piedi paralleli a terra, braccia lungo i fianchi, stendere il ginocchio destro e sollevare la gamba, mantenere per alcuni respiri. Ridiscendere in posizione iniziale e ripetere dell’altro lato.

 

  • Stendere a squadra le gambe verso l’alto, e descrivere dei piccoli cerchi con tutte e due gli arti uniti, prima da un lato e poi dall’altro. Durante l’esercizio aver cura di mantenere una leggera contrazione della vagina e dell’ano. Ascoltare l’impegno dei muscoli addominali.

 

  • A quattro zampe, peso diviso equamente sui quattro punti di appoggio, spalle rilassate che si allontanano dalle orecchie. Inspirando, muovere vertebra per vertebra dal coccige sino al capo, inarcando la colonna ad arco concavo. I muscoli dell’addome pur espandendosi rimangono attivi. Espirando contraendo i muscoli glutei, perineali e addominali, portare in retroversione il bacino ed accompagnare la colonna in arco convesso, rilassando il capo in avanti.

 

  • Sempre a quattro zampe, equilibrare bene il peso sui quattro arti, quindi stendere e sollevare in dietro l’arto destro, mantenere la posizione avendo cura di sentire la zona addominale controllata dall’impegno dei muscoli, le spalle rilassate che si allontanano dalle orecchie, e tutto il corpo ben equilibrato sui punti d’appoggio. Mantenere per tre o quattro respiri, quindi ritornare in posizione di partenza, rilassare ed eseguire con l’altro lato. Da 5 a 10 volte.

 

  • A quattro zampe, poggiare la punta dei piedi a terra e camminando con le mani assumere la posizione accovacciata. Se vi sono difficoltà a mantenere la posizione, allargare lo spazio di separazione fra i due piedi, e porre sotto i talloni un rialzo. Inspirare ed espirando risucchiare contraendoli l’ano e la vagina sino alla sua sommità. Inspirare rilassando progressivamente.

 

  • Preparare un rialzo con due o più coperte ben piegate, sedersi sul bordo anteriore del rialzo e stendersi a terra, in modo che tutto il bacino sia poggiato sulle coperte. Sollevare le gambe a squadra e mantenendo il corpo a terra rilassato, braccia lungo i fianchi, portare l’attenzione sul movimento di espansione della zona ombelicale durante l’inspirazione, ed alla sua contrazione con leggero rientrare durante l’espirazione. Mantenere da 5’ a 10’.

 

 

Posted in: Gravidanza, Salute per la donna | Tagged: 40 giorni, accudimento, armonizzare, armonizzare il corpo, bacino, buona postura, buona respirazione, camminare, cesareo, cibi speciali, comportamento parentale, corpo, diaframmi, disponibilità, dopo il parto, ematomi, emorroidi, episiotomia, equilibrio, esercizi, estrogeni, Fiorenza Zanchi, gravidanza, lacerazioni, lattazione, legamenti, mente, nutrienti, ormoni, perineo, pier luisa robecchi, post partum, progesterone, prolassi, prolattina, protezione, pube, puerperio, quarantena, raffinati, restituire energia al corpo, rigenerazione, ripristinare, ritrovare, rivoluzione ormonale, sedersi, sessualità, sistema nervoso, stimolo, umore, vulva

IL CORPO INSEGNA: RISCOPRIRE E ACCOGLIERE L’IDENTITÀ FEMMINILE

Posted by carlab on 18 Marzo 2019 | Leave a response

Riflessioni di una ginecologa

di Fiorenza Zanchi

– Nel libro “La bambina che non esisteva” Siba Shakib, scrittrice e regista iraniana che si è molto occupata della condizione delle donne in Afghanistan, descrive questo dialogo tra una ragazzina, Gol-Sar e un ragazzino, Samir:
“dopo che ti sei alzata cosa fai, chiede Samir,“…nulla, non faccio nulla”, …“Nulla?”, “Accendo il fuoco, dice Gol-Sar” “E poi?” “Nulla” dice Gol-Sar, ride, “…. accendi il fuoco e poi?”, “E poi vado al torrente a prendere l’acqua.” “E poi?” “E poi metto la pentola sul fuoco, sveglio i miei fratelli e sorelle più piccoli, li lavo e, se ce l’abbiamo, dò loro il tè. Poi impasto il pane, lo cuocio, torno al ruscello, lavo i vestiti, pulisco la tenda porto le capre al pascolo. … Nulla è una vita piena di Nulla”

Credo che, al di là del contesto, questo brano metta a nudo con estrema immediatezza il sentimento di disvalore e totale sottovalutazione che ancora oggi percepisco dominante, o mi viene riportato da tante donne che incontro nella mia professione, rispetto ad una miriade di incombenze, di lavoro senza orari né riposi o festività e tanto meno retribuzione, che la maggior parte di esse svolge quotidianamente, spesso in aggiunta ad altre occupazioni, senza quasi accorgersi di quanto fa e senza alcuna considerazione per ciò che fa.

Prendersi cura, accogliere, contenere, nutrire e trasformare: ciò che io chiamo il “femminile del femminile” e che nei simboli e nelle tradizioni rimanda al principio acquatico e lunare del femminile.

Acqua e Luna: un femminile ripudiato?

Acqua: capace di adattarsi a tutte le forme senza mai perdere la propria forma.

Metafora di disposizione all’inclusione, all’ascolto, al dialogo, alla relazione, al sentimento, senza timore di spezzarsi o di perdere sé stesse. Simbolo di quell’incredibile flessibilità che tutti i giorni sperimentiamo nell’abilità alle mansioni più disparate, spesso svolte contemporaneamente proprio come fa Gol-Sar e con essa disposizione all’unitarietà e alla sintesi.

Luna: capace di continuo mutamento.

Metafora di disposizione a trasformarsi e a trasformare. Simbolo di quella “erraticità” del mondo femminile profondamente connessa al ritmo ciclico del corpo della donna. Spesso interpretata solo negativamente è, al contrario, disposizione a vedere e comprendere la realtà sotto molteplici punti di vista, ad associare ragione e emozione, contemperare esigenze proprie e altrui, contesto interno e esterno, peraltro oggi ben dimostrata dalle numerose conferme scientifiche della maggiore attitudine all’integrazione che contraddistingue il cervello delle donne.

Nonché rinnovamento perenne, vita, “resilienza”.
Un lavoro femminile che raccoglie dunque la sapienza del corpo stesso delle donne e l’esperienza di generazioni di donne; ma tutto questo per Gol-Sar, come per tante donne, è “nulla”.

Un lavoro “invisibile”

Se in un circolo di amiche, come mi è capitato non molto tempo fa, ognuna racconta cosa fa nella vita, operaia, manager, artigiana, intellettuale, giornalista, tutte hanno un ruolo, tranne chi si trova nella posizione di Gol-Sar, che generalmente tende a stringersi nelle spalle e a dire “Nulla” io non faccio nulla.
Un sentimento di inadeguatezza, sfiducia e sottovalutazione delle proprie competenze e dei propri punti di vista, intuizioni, sentire immediato e spontaneo. Sentimento reso forse più acuto dal confronto sempre più ravvicinato e diffuso con la sfera lavorativa maschile: rapida, rigidamente lineare, solo razionale, continuativa, analitica, a cui ancora viene immancabilmente attribuito maggiore valore, anzi “il valore”.
Questo naturalmente non lo dico per indurre un ritorno alle mura domestiche e ai fornelli, ma per riflettere sulle funzioni, sulle specificità di un sapere e un potere del femminile così fondamentale, in qualsiasi ambito lo si voglia spendere e tuttavia, ancora oggi, così poco valutato sino al “Nulla”, percepito ancora trappo spesso dalle donne stesse.

Al contrario di un meccanismo produttivo che ha invece ormai ben chiare le potenzialità femminili di “multitasking”, ovvero capacità di svolgere più funzioni contemporaneamente, “empatia”, ovvero capacità di com-prendere l’altro, “resilienza”, ovvero capacità di assorbire una trasformazione senza rompersi.. e le utilizza sempre più ai propri fini trascinando nei propri ingranaggi donne troppo sovente neppure consapevoli del valore di cui sono portatrici.

Ciclicità, maternità e produttività: quale conciliazione?

Per non parlare dei conflitti che la persistente mancanza di reale “pari opportunità” per questi aspetti del femminile comporta.

In occasione dell’8 Marzo, l’agenzia di stampa britannica Reuters ha condotto una serie di interviste da cui emerge come molte neomamme in tutto il mondo sperimentano ansia e sensi di colpa al momento del ritorno al lavoro dopo il congedo di maternità, nonché preoccupazioni riguardo al prendersi una pausa dal lavoro per dare alla luce e accudire i loro neonati. Non solo, alcune temono che le politiche di maternità delle loro nazioni riflettano una società che predilige la produttività rispetto alla crescita dei figli.(1)

Penso a una giovane ostetrica da poco mamma che mi diceva: “sa dottoressa, mi sento sempre inadeguata e in colpa, se sono in casa con il bambino perché mi sembra di trascurare il lavoro e se sono al lavoro perché mi sembra di trascurare il bambino!”
O a una paziente cui si erano arrestate le mestruazioni, (come succede a tante!), perché la tensione lavorativa che la richiedeva sempre produttiva, attenta, controllata, “ragionevole”, era così forte che qualsiasi suo bioritmo, fluttuazione, “erraticità”, si era bloccato! E allora hai un bel dare la pillola, in realtà non si fa che mascherare un disagio che resta e anzi diventa sempre più profondo.

Il corpo insegna

Perché in realtà qualsiasi dimensione-stato d’animo- sofferenza o gioia, qualsiasi trasformazione della donna, si riflette molto facilmente sulla mestruazione e sulle funzioni fisiche proprie del femminile: fertilità, gravidanza, menopausa.
Gli stress, i conflitti, le problematiche sono il più delle volte espressi come alterazioni del ciclo mestruale, prima ancora di essere realizzati come modificazioni di stati d’ animo o sofferenza emotiva e psichica. Quindi anche molto prima che siano recepiti consapevolmente.
E quanti ne vedo di questi problemi e sovente c’è dietro proprio uno sforzo di reprimere i propri ritmi, i propri stati d’animo, le proprie emozioni/intuizioni, dunque una sorta di estraniamento da sé stesse, per “omologarsi”, per sentirsi accettate in una cultura che da secoli considera queste parti appunto “imprevedibili, volubili e inaffidabili” (2): inferiori, “nulla”.

<..interiorizzando quella sorta di “diavolo” culturale che svaluta in noi stesse, prima ancora che dall’esterno, tutto ciò che viene “dal fluttuare e dall’erraticità dell’anima femminile, dal sentimento e dalla guida dell’eros,” > (3)

E dunque induce le donne, per sfuggire al “nulla” dello stereotipo dell’angelo del focolare, a gettarsi a capofitto in un mondo lavorativo tuttora costruito sul modello maschile.

Una sintesi nuova

Oggi è un po’ come se fossimo in bilico, a un punto di svolta su una strada che, nonostante tante conquiste, mette ancora continuamente in discussione questa parte centrale della dimensione femminile, senza punti di riferimento e senza quasi che ce ne accorgiamo più, salvo ammalarsi (solo le anomalie del ciclo mestruale rappresentano in più del 15% dei casi il motivo che induce a rivolgersi al medico)
Quindi per star bene, per essere in forma, anzi per trovare la “nostra forma” abbiamo bisogno di ricontattare questa parte e avviare una sintesi nuova
Allora a questo punto la domanda è: come fare?
Da dove iniziare per ricontattare quella porzione della propria identità che ancora rimane sprofondata nel “nulla”, per ri-comprenderne la dignità, il valore, direi quasi la “necessità”, per uscire dal “nulla”?
Un punto fermo c’è ed è il CORPO. Vero e proprio “libro” in cui dobbiamo imparare o re-imparare a leggere e da cui possiamo partire per riflettere e riprendere contatto con le radici profonde dell’identità femminile.

Un percorso al femminile

Il percorso che propongo, parte proprio dal corpo della donna, dalle sue specificità, ritmi, esigenze, trasformazioni, dalla sua forza e dalla sua fragilità, rilette e decifrate attraverso le conoscenze scientifiche ma anche attraverso la lente dell’analogia e del simbolo vera e propria guida ad un approccio olistico capace di integrare elementi razionali con elementi della sfera emotiva, relazionale, ambientale.

“Rare sono le presone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore, uniche coloro che le usano entrambe” (Rita Levi Montalcini)

Un percorso “al femminile” che dia la possibilità di sperimentare anche quelle voci interiori che consentono di dare forma ad una identità autentica, al di là dei modelli e delle censure, anche superando l’attuale cultura prevalentemente “razionale”, per trovare nuove vie.
E’ un viaggio affascinante perché realmente “Il corpo insegna“ e proprio attraverso le sue leggi possiamo imparare a “vedere” e ritrovare il valore di tutto quello che sino ad ora abbiamo solo guardato o addirittura subito.

1- Fonte: Reuters Health ( 7/3/’19 – Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri &Previeni)
2- C.Pinkola Estes ”Donne che corrono coi lupi” ed. Sperling & Kupfer

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