Spesso vediamo la cura nella scelta e nella preparazione del cibo come un obbligo gravoso, collegato a un elevato investimento di tempo. Salutiamo l’arrivo dell’estate con alcune ricette semplici e facilissime da realizzare, che mostrano come sia possibile preparare pietanze curate, gustose ed equilibrate con facilità. Abbiamo scelto come ingrediente di base gli zucchini, in questa stagione al meglio delle loro potenzialità. Li abbiamo trasformati in deliziosi involtini, ideali anche per un pasto all’aria aperta. Provate a realizzare queste varianti.
Senza uova, senza glutine
Preparazione 25’
Cottura 15’
Facile
Ingredienti per 4 persone:
3 zucchini da circa 150 g ciascuno
12 pomodorini lavati e tagliati a metà
200 g di mozzarella di bufala tagliata in 24 pezzettini
3 cucchiai di foglie di origano fresco sminuzzate
4 cucchiai di olio evo
1 spicchio d’aglio
1 pizzico di sale
origano per decorare
Preparazione:
1. Lavare
Lavate e tagliate a metà i pomodorini, cospargeteli con origano e poco sale, irrorateli con un filo d’olio e stufateli, a fiamma bassa, per 10 minuti, finché ammorbidiscono.
2. Lavare
Lavate gli zucchini, eliminate le estremità e tagliateli a fette verticali spesse 3-4 millimetri.
3. Stufare
Stufateli, delicatamente, da entrambi i lati, con poco olio, l’aglio tritato, qualche foglia di origano sminuzzata, in due padelle dal fondo pesante. Girateli, da entrambi i lati, in modo che ammorbidiscano e insaporiscano restando croccanti. Salateli alla fine.
4. Appoggiare
Appoggiate un pezzettino di mozzarella all’estremità di ogni fetta di zucchino, unite mezzo pomodorino, arrotolate, formando gli involtini. Fermateli con uno stuzzicadenti.
5. Mettere
Mettete alla fine di ogni stuzzicadenti una foglia di origano per decorare. Proseguite così finché avete esaurito gli ingredienti.
I pomodori forniscono licopeni, preziosi per mantenere l`equilibrio della pelle in estate. Aggiungete una pozione di fagiolini aromatizzati con basilico.
Lavate gli zucchini, eliminate le due estremità e tagliateli a fette verticali spesse circa 1/2 centimetro. Passateli, da entrambi i lati, in un miscuglio di pan grattato, sesamo, olio, timo e sale.
2. Infornare
Infornateli, a 180 gradi, per circa 20 minuti.
3. Passare
Passate i ceci, riducendoli in una purea densa. Unite la menta e i capperi tritati, il tahin, 1 cucchiaio di olio evo, il succo di limone. Mescolate e controllate il sale.
4.Mettere
Mettete all’estremità di ogni fetta po’ crema di ceci. Arrotolate, formando gli involtini, fermateli con uno stuzzzicadenti e decorate con 1 foglia di menta.
I ceci aiutano a regolare il colesterolo . Abbinate gli involtini a un’insalata verde aromatizzata con cipollotti.
Integrali, con pane integrale e pecorino
Senza uova
Preparazione 20'
Cottura 15'
Facile
Ingredienti per 4 persone:
3 zucchine da circa 150 g ciascuna
60 g di pane integrale a pasta madre
100 g di pecorino a media stagionatura grattugiato
1 spicchio d’aglio
8 olive nere snocciolate
1 manciata di basilico
1 pomodoro perino maturo da circa 80 g
4 cucchiai di pane integrale grattato
4 cucchiai di olio evo
1 presa di sale
Preparazione:
1. Tagliare
Tagliate a fette spesse 2-3 millimetri, per il lungo, gli zucchini puliti e lavati, aiutandovi con il mandolino pela verdure.
2. Passare
Passate al tritatutto aglio, basilico e olive. Unite le fette di zucchini troppo piccole per preparare gli involtini, il pane, il pomodoro e tritate tutto insieme. Aggiungete 1 cucchiaio di olio, il formaggio, mescolate, controllate il sale.
3. Mettere
Mettete un cucchiaio di ripieno alla fine di ogni fetta di zucchino arrotolatela su se stessa. Fermate gli involtini con uno stuzzicadenti. Passateli nel pan grattato mescolato con 1 presa di sale e 2 cucchiai di olio. Adagiate gli involtini in una teglia leggermente unta.
4. Infornare
Infornateli, a 180 gradi, per 15 minuti. Serviteli tiepidi.
LE SOLUZIONI INTEGRATIVE PER LE FISIOLOGICHE FUNZIONI CEREBRALI.
A cura della Dott.ssa Barbara Aghina
Più attenzione e più cura di se stessi : quale aiuto per superare la stanchezza?
Curare noi stesse e ciò che ci sta attorno. Prestare attenzione ai semplici eventi della vita di ogni giorno necessari per condurre la quotidianità, dalla scelta del cibo, alla sua preparazione, alla attività fisica, alla cura del corpo. Sono competenze importanti, ma non scontate. Fretta, stress, affaticamento legato a troppe incombenze, provocano spesso stanchezza e disattenzione che conducono alla trascuratezza, causa, a sua volta, di altri diversi disagi. Accanto alle pratiche che possono aiutarci a recuperare energie e a riprendere in mano il corso delle cose, di cui parleremo nei prossimi mesi, all’interno di uno stile di vita e alimentare equilibrato, quali integratori alimentari possono essere utili in caso di stanchezza mentale? Ne parliamo con la dottoressa Barbara Aghina, responsabile scientifica della Nutraceutica Guna
L’attenzione è una premessa importate per avere cura di noi e di ciò che ci circonda, da quali processi dipende?
Dal punto di vista dell’evoluzione è un meccanismo fondamentale per la sopravvivenza. Ci aiuta, infatti, a selezionare e a organizzare le informazioni che vengono dall’esterno, che cambiano incessantemente, e a regolare le risposte necessarie a comprenderle ed elaborarle. È una sorta di filtro, che ci rende capaci di scegliere gli stimoli più importanti per il nostro sviluppo e adattamento.
Si dice che noi donne siamo capaci di prestare attenzione a più cose contemporaneamente, c’è qualcosa di vero?
In realtà le ricerche mostrano che nonostante uomini e donne presentino aspetti diversi, incluso quello cerebrale, entrambi siamo in grado attivare i meccanismi che conducono all’attenzione. La differenza delle prestazioni è molto legata ai contesti culturali. Il nostro ruolo sociale, prevede contemporaneamente, la cura della prole, della casa, delle relazioni ed altri di compiti connessi alla quotidianità, portandoci a esercitare maggiormente l’attitudine a seguire più attività contemporaneamente. Sviluppare questa abilità rappresenta un vantaggio. Ma nello stesso tempo può causare un eccesso di carico mentale, che ci porta a sentirci esaurite, prive di energie, facendoci perdere attenzione e interesse verso la cura di noi e di ciò che ci sta attorno, con il rischio di affrontare le cose con disinteresse e superficialità.
Quali strategie adottare per superare queste difficoltà?
Anche se nei momenti di stanchezza e difficoltà di concentrazione la disciplina può sembrare irraggiungibile e coercitiva, in realtà è di grande aiuto. Occorre vederla con occhi nuovi, innamorarsi dei propri momenti di benessere, degli spazi dedicati alla cura di noi e di ciò che ci sta attorno, cercare di ritagliarli e di farli nostri con continuità. È un percorso da condurre a piccoli passi, con fermezza e benevolenza, senza auto-imposizioni. Se abbiamo trascurato l’attività fisica, per esempio, troviamo i momenti di riprenderla. Accontentiamoci di tempi contenuti, ma pratichiamola ogni giorno. Vista la nostra attitudine a fare troppo, l’esercizio fisico aiuta a esercitarsi a “staccare” da ogni altra attività, per concentrarsi completamente sul fluire dei movimenti e del respiro, sul loro ritmo. Distende e migliora le capacità cognitive restituendo il desiderio di ricreare questa opportunità. Lo yoga con a altre discipline di antica tradizione, sono un riferimento valido per trarre insegnamento. È un supporto, poi, concedersi alcune ore al giorno di “digiuno” da cellulare e collegamenti in rete. Soprattutto nelle ore serali e notturne. Siamo in troppe a restare collegate in rete fino alle ore piccole, sottraendo tempo prezioso al riposo.
Gli integratori alimentari possono fornire apporti nutrizionali specifici per l’organismo in situazioni di stress fisico e mentale?
L’apporto ideale di elementi nutrizionali utili alle funzioni cerebrali, deve essere sostenuto con la dieta giornaliera bilanciata , in particolare con una dieta che comprenda un apporto completo di vitamine, sali minerali, antiossidanti, acidi grassi polinsaturi come gli Omega 3 alla base della costituzione delle membrane delle cellule nervose, aminoacidi essenziali e bilanciate fonti energetiche. In caso di aumentato fabbisogno o di aumentata perdita, vi sono alcuni elementi nutrizionali ed estratti vegetali mirati, che possono essere integrati nella dieta, utili per sostenere le fisiologiche funzioni cerebrali. Dalla ricerca della Nutraceutica Fisiologica nasce Gunabrain un integratore , privo di glutine, utile supporto alimentare in situazioni di: Intenso studio o lavoro Intensa attività intellettiva Stanchezza mentale (difficoltà a concentrarsi)
Quali sono gli ingredienti di Gunabrain ?
In Gunabrain i componenti sono accuratamente selezionati e presenti in precise e bilanciate quantità per fornire un apporto equilibrato e un’elevata biodisponibilità; i componenti : L’N-acetilcisteina (NAC) è l’aminoacido precursore del glutatione, uno dei più importanti antiossidanti presenti nel nostro corpo. Selenio e del Manganese contribuiscono alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo. L’estratto di foglie di Tè verde (Camelia sinensis) è un tonico, utile nei casi di stanchezza fisica e mentale ed ha inoltre un’azione antiossidante. La Withania somnifera (o Ashwaganda), pianta indiana appartenente alla Famiglia delle Solanacee, è un tonico-adattogeno, utile nei casi di stanchezza fisica e mentale. Il Coenzima Q10, fisiologicamente presente all’interno delle nostre cellule.
Come è consigliabile assumerlo?
La dose consigliata è di 1 compressa al giorno, salvo diversa indicazione medica. Le compresse vanno assunte con un po’ di acqua preferibilmente a stomaco vuoto.
Cura, dalla radice Ku- Kav, osservare, guardare; collegata al termine sanscrito Kavi, saggio. Nel linguaggio comune è un invito a mettersi in ascolto per agire con attenzione nei confronti della salute, dell’ambiente, delle relazioni e della comunità. “Avere cura, prendersi cura” è un’attitudine oggi più che mai necessaria. Esprime il desiderio di darsi da fare, con sollecitudine e dedizione. Quale “cura” e quindi quali attenzioni e premure possiamo rendere attive per il futuro?
Iniziamo con la cura di noi
Cominciamo da noi. Non è un atto egoistico ma il primo passo, fondamentale, per comprendere a fondo cosa significa “avere cura”. È un atto di rispetto verso sé stesse e verso gli altri, perché permette di restituire a chi ci sta attorno una versione di noi più ricca e equilibrata. Ci rende più forti, attente, capaci, mettendoci in grado di essere generose, di poterci prendere cura anche di ciò che ci circonda. Iniziamo a considerare la cura come una pratica che prende forma dal nostro modo di essere, e ci permette di elaborare pensieri, scegliere le priorità, orientare le abitudini, aiutare, valorizzare.
A partire dal cibo
Pensiamo al cibo. Ne abbiamo bisogno ogni giorno, più volte al giorno. Sappiamo che le nostre scelte influenzano in modo decisivo non solo il nostro benessere ma anche quello di chi ci sta intorno, l’equilibrio dell’ambiente e della natura. Eppure troppo spesso lo scegliamo e lo trasformiamo senza cura. “Non ho tempo” mi dicono frequentemente le donne che incontro per il lavoro che svolgo. “Ho altre priorità”. Comprendo profondamente questo atteggiamento e non intendo giudicarlo. È vero, fra le altre cose, che l’attività di preparare il cibo, come tutte quelle che riguardano la cura della casa e delle persone, è una competenza che la storia ha femminilizzato, con la complicità di una cultura patriarcale responsabile di aver relegato la donna al ruolo di “regina dei fornelli”. L’emancipazione ha così condotto molte di noi a una sorta di ribellione, più o meno consapevole. Spesso ci sentiamo più libere se ci allontaniamo da tutte le incombenze che conducono al desco domestico. C’è del vero. Delegando si risparmia tempo. Ma la libertà non è maggiore. Il rischio, infatti, è di perdere capacità, competenze, di dipendere dagli altri. In particolare da quella cultura patriarcale da cui vorremo fuggire, che domina in alcuni tipi di produzione alimentare imponendo ricette preconfezionate, standardizzate con la logica prevalente dell’ottimizzazione dei profitti.
Cambiare punto di vista
Se cambiassimo punto di vista? Il lavoro che svolgo mi ha aiutato a farlo. Da tempo vedo la capacità di scegliere e trasformare il cibo come una enorme opportunità di indipendenza. La possibilità di connettersi intimamente con il mondo che ci circonda, con ogni sfumatura delle risorse umane, territoriali, ambientali che generano ciò che mangiamo. Ho coltivato l’istinto ancestrale della raccoglitrice. Colgo ogni possibilità per godere dei doni della natura, mi lascio sorprendere, riconoscente dei diversi colori, dei profumi, delle tonalità di gusto sempre diverse. Anche dall’occasione di risparmiare, ottimizzare le risorse, scoprire percorsi inattesi, ottenere il massimo con le cose più semplici. Certo, la mia professione impone molto allenamento in questa direzione. Per consigliare gli altri devo prima aver provato. Si tratta di un esercizio creativo, armonioso e privo di sforzo. Vorrei che lo fosse per tutti. Senza distinzione di sesso. Non è infatti rinunciando alle competenze che ci si libera, ma condividendole e cercando di fare in modo che molte altre persone le acquisiscano. Distribuendo i compiti. Mi impegno quindi ogni giorno per condividere ciò che ho imparato.
Le soddisfazioni non mancano. Gioisco quando percepisco l’entusiasmo, il senso di meraviglia di chi prova a cambiare e ci riesce, nelle piccole cose, con effetti che riempiono di stupore. Talvolta basta poco. Pochissimo. Una visita al mercato locale. Un contatto con i gruppi di acquisto solidale. La scoperta di nuovi ingredienti. Poi, una volta a casa, un fiore messo sul tavolo. La frutta ben disposta nella fruttiera. Una ricetta molto facile, che con gli ingredienti selezionati viene inaspettatamente squisita, allegra e colorata.
Provare per credere
Con l’esercizio questi piccoli miracoli quotidiani si ripetono. La cura diventa una pratica usuale e piacevole. Restituisce molto. Vale la pena di provare, iniziando con piccoli passi. Preparate, per esempio, l’insalata in un modo diverso dal solito. È la stagione delle foglie, del verde. Le opportunità non mancano. Ecco un suggerimento. Valorizzate la preparazione della ricetta come un momento di contemplazione. Rilassatevi e rimirate i colori, le differenze di forma e di consistenza.
Insalata Verde
Ingredienti per 4 persone:
250 g di verdura a foglie verdi tenere (scegliete almeno 3 tipi di foglie differenti, per esempio lattughino, radicchio e spinaci novelli),
1 carota
8 ravanelli
2 gambi di sedano con le foglie
2 cucchiai di semi di zucca
una manciatina di foglie di menta
se desiderato e gradito 1 cipollotto con il verde
2 cucchiai di olio evo
Preparazione:
1. Lavare
Lavate tutte le verdure e asciugatele. Grattugiate carota e ravanelli, tenendone da parte due per decorare. Affettate molto sottile il sedano e, se la gradite, la cipolla. Accantonate le foglie per decorare.
2. Lavare
Lavate il limone e la menta.
3. Tritare
Tritate finemente i semi di zucca e unitevi un pizzico di sale.
4. Spremere
Spremete il limone, grattugiate un pochino di scorza, in modo da ottenere circa 1 cucchiaino, tagliate un altro pezzetto per decorate.
5. Raccogliere
Raccogliete la verdura in una insalatiera preferibilmente di vetro o ceramica.
6. Condire
Conditela con un’emulsione di olio e succo di limone. Unite la scorza grattugiata, i semi di zucca, la menta lavata e sminuzzata. Mescolate.
7. Servire
Servite l’insalata con decorazioni di ravanelli a fettine, foglie di sedano e mettete al centro in pezzettino di scorza di limone.
Accudire sé stesse in un contesto assolutamente inedito di completa immersione nella natura, intervista a Ninja Leila.
Una natura incontaminata, nascosta e selvaggia, lo sguardo che spazia su una corona di monti di incredibile bellezza, un ponte nel cielo che fluttua leggero sospeso sull’abisso, il ponte Tibetano più alto d’Europa … è la val Tartano, magica valle sul versante orobico della Valtellina scelta da una giovane donna come luogo per vivere e dedicarsi alla sua passione per la montagna mettendo in pratica in prima persona, dopo una laurea in scienze ambientali e molteplici percorsi di formazione, uno stile di vita davvero in sintonia con la natura per comprenderla, rispettarla, tutelarla. Da qui l’idea di rendere partecipi anche altri, dai giovanissimi ai meno giovani, di “un’esperienza di vita semplice e al tempo stesso appagante”, offrendo percorsi dove l’attenzione e la sintonia con la natura, il movimento e il totale cambio di orizzonti, divengono la via per una reale “cura di sé”, per coltivare il benessere, superare stress e stanchezza, ritemprarsi nel contatto non mediato con l’ambiente naturale, imparando ad amarlo, valorizzarlo e riscoprendo una genuina gioia di vivere.
Abbiamo incontrato “Ninja Leila” accompagnatore di media montagna e gestrice del rifugio “Il Pirata”, in val Tartano. Ecco cosa ci racconta.
Leila, tu ti sei laureata a Milano e hai una laurea magistrale in scienze ambientali eppure, raggiunto questo risultato, hai deciso di ritirarti tra i monti, come ti è nata questa idea?
Ho sempre amato vagare nei boschi e tra le montagne. Mi piace soprattutto esplorare luoghi nuovi, il senso di libertà e di padronanza del proprio tempo che sì ha quando ci si muove senza ostacoli nella natura, così distante dalla frenesia e dalle regole cittadine. Per questo motivo ho puntato ad un lavoro che mi permettesse di muovermi in ambienti naturali e al tempo stesso di far conoscere la loro unicità anche ad altre persone. Ho scelto di diventare una guida escursionistica. Da questo è nata poi l’occasione di gestire un rifugio in montagna.
È stato difficile abbandonare la città con le sue abitudini e le sue relazioni e ricostruire una quotidianità in un contesto così diverso?
No anzi, è stata una risposta “istintiva” alla vita ed al lavoro stressante della città. Non è stato per me un brusco cambiamento dal mio precedente stile di vita o un’inversione di rotta, ma il normale proseguimento della strada che stavo percorrendo. Appena avevo del tempo libero girovagavo nel parco vicino casa o per le montagne e così è adesso. Le mie abitudini non sono cambiate, ma al tempo stesso il pieno vivere in montagna mi ha permesso di “reimparare”, prendendo a modello la natura e i suoi ritmi, uno stile di vita armonioso che sono convinta sia un vantaggio sia per il singolo che per le relazioni collettive.
La montagna dunque è una scelta di vita, come si sente una giovane donna a vivere così isolata, anche d’inverno in mezzo alla neve, in un rifugio in alta montagna?
Le giornate trascorse al rifugio mi danno un grande senso di tranquillità e pace. La gente che passa è in giro per divertirsi, allegra e di buon umore, per cui i rapporti con gli altri sono piacevoli. Spesso poi gli abitanti dei paesi sottostanti passano a salutare, per cui non mi sento sola. Non mi è mai capitato di annoiarmi, le cose da fare sono sempre tante. In realtà non è nemmeno che mi senta particolarmente isolata, d’estate arriva la strada e anche d’inverno con la neve ci si può muovere con ciaspole o sci per raggiungere il paese più vicino. Inoltre, anche se nei dintorni il telefono non prende, al rifugio è presente una linea telefonica fissa ed internet.
Quali affinità hai trovato tra montagna, equilibrio e salute?
Le giornate e le attività sono scandite dalle ore di luce e dal tempo atmosferico. Ci si rende conto come molte delle esigenze che abbiamo al giorno d’oggi siano in realtà superflue e non necessarie. Questo penso permetta di trovare un nuovo equilibrio in sé stessi e di osservare le cose sotto una luce diversa. E le sorprese sono continue, come volgendo casualmente lo sguardo fuori dalla finestra, vedere un tasso che tranquillamente curiosa davanti al rifugio in cerca di qualche cosa di commestibile o osservare una faina che si aggira di notte…anche il rapporto con gli animali diviene consuetudine e si impara a conoscerli…
Quando hai pensato di insegnare ad apprezzare questo stile di vita e questa incredibile natura montana e ad imparare da essa?
Quando ho capito che l’ambiente montano, per me così naturale, era quasi sconosciuto a gran parte delle persone. Quando ho notato le difficoltà che avevano alcuni a muoversi in questo ambiente ed al tempo stesso quando ho osservato la meraviglia e la gioia nei loro occhi, per i paesaggi, i colori e i sapori nuovi. Per una persona che vive in città, quelle che per i montanari sono semplici consuetudini, posso acquistare un grande valore ed essere delle scoperte meravigliose. La montagna può insegnare ad affrontare la vita in modo diverso, ed al tempo stesso imparare a conoscerla permette di meglio apprezzarla e tutelarla.
A chi si rivolge l’ospitalità del rifugio e la tua attività di guida alpina?
A tutti coloro che vogliono trovare un luogo dove rilassarsi e respirare un’aria diversa, mangiando e bevendo in compagnia. A coloro che vogliono meglio scoprire l’ambiente montano e come ci si muove in esso, senza la fretta di arrivare ad una meta fissata per poi tornare subito indietro per un impegno.
Per poter fare l’accompagnatrice in montagna, iscritta al collegio delle guide alpine, hai seguito un percorso di formazione, quali sono gli aspetti più significativi e cosa consiglieresti ad altri giovani che volessero seguire il tuo esempio?
Per poter diventare accompagnatore di media montagna è necessario seguire un corso regionale organizzato dal collegio delle guide alpine e superarne l’esame finale. Indispensabile per poter accompagnare della gente in montagna sono le conoscenze per aumentarne la sicurezza e ridurre il rischio di incidenti. La montagna rimane sempre e comunque un ambiente con dei pericoli oggettivi, che possiamo solo cercare di prevenire. Questo corso richiede dedizione e impegno ma, devo dire, fornisce un’ottima preparazione.
Come contattarti per partecipare ai soggiorni e ai percorsi che organizzate?
E’ molto semplice, basta scrivere alla mail rifugioilpirata@gmail.com o chiamare al numero del rifugio 0342645086.
Cresciuta tra Italia e Giappone, ha imparato a conoscere e amare la montagna, che la sua famiglia le ha fatto incontrare, fin da quando è nata. Ha sempre seguito la sua passione partecipando ad attività di volontariato e formazione sulla conservazione della natura attraverso il monitoraggio di invertebrati, anfibi, uccelli, mammiferi di interesse comunitario, nell’ambito del progetto Life ESC360 e del Corpo europeo di solidarietà. Dopo una laurea triennale e una magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente presso l’Università di Milano Bicocca, ha continuato ad occuparsi di “salvaguardia” della natura attraverso corsi di avviamento agli studi faunistici nel Parco Naturale di Paneveggio e delle Pale di San Martino, campi di volontariato presso il Parco Nazionale della Majella e partecipando alle attività di censimento del cervo e dei nuclei famigliari di lupo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi… Ha conseguito l’attestato di abilitazione alla professione di Accompagnatore di media Montagna e da fine 2019 è iscritta al Collegio Guide Alpine Lombardia. Da allora ha iniziato ad organizzare settimane estive per bambini presso il rifugio Il Pirata, come educatore e guida escursionistica .
Attualmente vive in val Tartano e per la sua grande agilità e la sua storia tra Italia e Giappone gli amici la chiamano Ninja Leila.
Simbolo di rinascita le uova sono da tempo immemorabile al centro dei rituali primaverili di rinnovamento e hanno un ruolo da protagoniste della cucina pasquale, in molte forme diverse. Ecco alcuni consigli per valorizzarle. Vi auguriamo giornate rigeneranti.
di Carla Barzanò
Il mito delle uova
Al centro di molti riti di fertilità e di rigenerazione le uova fanno parte degli ingredienti magici della rinascita primaverile. Se ne trovano resti in numerosi scavi archeologici, anche in forma di piccole sculture di pietra ed altri materiali. Nella tradizione popolare e nella medicina alchemica, pozioni a base di uova risultano fra i ricostituenti d’elezione come afrodisiaci, per favorire la fertilità e rinvigorire le forze dei convalescenti e delle puerpere. Anche le medicine tradizionali orientali vedono nelle uova virtù fortificanti e le raccomandano soprattutto per i soggetti affaticati fisicamente. In effetti, non c’ è alimento che più delle uova richiama le potenzialità della vita. Oggi, però, allevamenti intensivi e abuso di proteine ne hanno offuscato l’immagine di apportatrici di forza e di salute. Le uova sono giustamente messe in discussione perché la loro produzione può causare problemi ambientali e maltrattamenti agli animali. D’altra parte, la primavera è il periodo migliore per utilizzare le uova. Quando le giornate si allungano, e le ore di luce e di buio iniziano ad equivalersi, le galline ne producono spontaneamente di più, senza bisogno di illuminazione artificiale.
In questa stagione di rinnovamento le uova forniscono numerose sostanze nutritive utili per la rigenerazione dell’organismo. Al primo posto per la qualità delle loro proteine, complete di tutti gli aminoacidi essenziali, quindi facili da assimilare, contengono numerose vitamine, fra cui emergono la A, la E ed il gruppo B. Rappresentano, in particolare, un’ottima fonte di vitamina B12, sostanza che negli ingredienti vegetali è assente, o presente in forma non disponibile. Possiedono, poi, una buona concentrazione di ferro e zinco, tanto che rappresentano una delle migliori sorgenti dei due minerali per chi segue regimi vegetariani. Contrariamente ai luoghi comuni, le uova sembrano non danneggiare il fegato. Svolgono, invece, un’azione protettiva nei confronti delle cellule epatiche, grazie al loro contenuto di colina e inositolo, utili per depurare e prevenire depositi di grassi. Solo chi ha problemi di calcoli alla cistifellea dovrebbe limitarle drasticamente, perché le uova ne stimolano la contrazione favorendo le coliche. Anche il temuto effetto sull’innalzamento del colesterolo è stato ridimensionato. I tuorli d’uovo ne contengono, effettivamente, una concentrazione decisamente di più elevata di altri ingredienti d’origine animale, ma sono anche ricchi di lipoproteine capaci di regolarne l’assorbimento. Alcune indagini epidemiologiche mostrano che a parità di stile di vita, l’assunzione moderata di uova non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e ictus nelle persone sane. Resta comunque valido il suggerimento di non abusarne.
uova confezionate possono risultare più sicure di quelle sfuse poiché soggette a etichettatura con le indicazioni definite dalla legge.
La definizione “uova provenienti da galline allevate a terra” indica che gli animali vivono al chiuso, in locali illuminati da luce parzialmente naturale, con otto ore di buio al giorno, e condividono uno spazio ristretto, tanto che talvolta è necessaria la mutilazione del becco per evitare aggressioni.
Le galline “allevate all’aperto” vivono in condizioni analoghe con un piccolo spazio all’aperto per le ore diurne.
Le “uova biologiche” provengono da allevamenti dove le galline crescono all’aperto, ed hanno a disposizione minimo 4 metri quadrati ciascuna. Il periodo di riposo, senza luci artificiali, è di otto ore al giorno in ricoveri chiusi con un metro quadrato ogni sei animali, nidi, lettiere di materiali naturali e non più di 3000 ospiti per allevamento. Mutilazioni, farmaci anabolizzanti e trattamenti antibiotici preventivi sono vietati. Alcune ricerche evidenziano che le uova “bio” hanno una concentrazione di grassi insaturi, caroteni e altri antiossidanti superiore rispetto ai corrispettivi degli allevamenti di massa. Una ragione in più per sceglierle. Per potersi convertire al loro impiego bisogna, però, ridurre di 1/3 l’attuale consumo, la loro produzione costa, infatti, più spazio di quella convenzionale. La disponibilità, dunque, è limitata.
da provare:
Frittatine primavera con spinaci e yogurt
Ingredienti per 4 persone:
4 uova
400 g di spinaci (o erbette)
80 g di farina integrale biologica
1 mazzetto di prezzemolo
1 ciuffo d’aneto
1 ciuffo di coriandolo fresco
2 porri piccoli
3-4 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
sale e noce moscata q.b
Per accompagnare
200 g di yogurt denso
prezzemolo per guarnire
Preparazione:
1. Mondare
Mondate, lavate gli spinaci e cuoceteli, ancora bagnati, senza altra aggiunta d’ acqua, con una presa di sale. Scolateli, pressateli bene, per eliminare tutti i residui d’acqua.
2. Lavare
Lavate e asciugate il prezzemolo e il coriandolo (in sua assenza usate una presa di coriandolo in grani macinato). Ponete le erbe nel tritatutto con gli spinaci; tritate finemente.
3. Mondare
Mondate, lavate i porri (facendo attenzione ad eliminare bene la terra) e tagliateli molto sottili.
4. Sbattere
In una terrina sbattete le uova con la farina, fino a formare una pastella senza grumi.. Unite il trito di spinaci e i porri. Aggiustate di sale, insaporite con una spolverata di noce moscata. Mescolate.
5. Ungere
Ungete bene una grande padella antiaderente e fatevi ricadere, a cucchiaiate, il composto. Rigirate le frittatine, da entrambi i lati, perché prendano un bel colore dorato. Tenetele al caldo, in forno, a 120 gradi, fino al momento di servire.
6. Tritare
Tritate l’aneto e mescolatelo con lo yogurt e un goccio d’olio.
7. Distribuire
Distribuite le frittatine, ben calde, sui piatti. Decorate ogni porzione con qualche cucchiaio di yogurt e un ciuffetto di prezzemolo.