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Riflessioni e suggerimenti

PAURA UNA PRIGIONE DA TRASFORMARE E…

Posted by carlab on 23 Marzo 2021 | Leave a response
paura finestre

di Pierluisa Robecchi

Nel 2020, la pandemia di Covid-19 ha dato uno scrollone a tutte le nostre certezze, abitudini e stili di vita, generando un continuo stato di paura. Sentimento nuovo, soprattutto nel nostro mondo benestante di paesi industrializzati, perché nei paesi dove guerre, fame e migrazioni sono pane quotidiano, la paura è, purtroppo, una emozione costante che segna la sopravvivenza di molte persone.
Se analizziamo l’etimologia della parola “paura”, scopriamo che deriva dalla radice indoeuropea “pat” che significa “percuotere, colpire”. Anche la radice greca “palo” e quella latina “pavot”, hanno lo stesso significato di “percosso, abbattuto”. La paura è perciò generata dall’”essere colpiti”, di norma da un pericolo che attacca la sopravvivenza individuale e della specie.
Un’emozione necessaria a tutti gli organismi, dai più semplici alla specie umana, per reagire e affrontare i pericoli che possono minacciare la sopravvivenza ma che può, se prolungata nel tempo, causare un logoramento sempre maggiore, uno “stress”, in grado di minare le funzioni del sistema immunitario e quelle di tutto il corpo.

…un’opportunità per vivere con gioia e creatività

Dunque il nostro corpo risponde in maniera perfetta a tutte le sollecitazioni. E anche la paura fa parte degli strumenti per riportare in equilibrio ogni funzione e sistema. Ci sono specifiche aree cerebrali che aiutano ad interpretare la minaccia e a dare una informazione a tutto il corpo perché risponda adeguatamente e con giusta discriminazione.

mente
Paura e Cervello
Paura e Cervello

Cosa succede, a sommi capi, nel cervello quando proviamo paura?
Responsabile di questo “condizionamento alla paura” è l’Amigdala, un insieme di nuclei nervosi del cervello a forma di mandorla, che permette a tutto il corpo di entrare in uno stato di allerta per rispondere al bisogno di sopravvivenza. 


Grazie all’Amigdala una minaccia, generando paura, innesca una reazione a catena che attiva tutti i sistemi e organi coinvolti nella funzione cosiddetta di “attacco-fuga” attraverso il rilascio degli ormoni dello “stress”, ovvero cortisolo e catecolamine, tra cui l’Adrenalina e la Noradrenalina. Il corpo reagisce quindi attraverso: dilatazione delle pupille, respiro accelerato e irregolare, aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa sistolica, aumento dell’apporto di glucosio e del flusso ematico muscolare e renale, mentre alcune aree del sistema gastrointestinale si vaso costringono e riducono la loro attività.


Tutto il corpo si prepara ad affrontare il pericolo. Anche altre parti del cervello, come l’Ippocampo e la corteccia prefrontale, aiutano ad interpretare la minaccia percepita e quindi a elaborare una risposta adeguata allo stimolo.

Ma affinché questa reazione, di per sé “sana”, non si trasformi in un pericolo, anzi possa diventare una opportunità per vivere con gioia e creatività, è necessario che la nostra mente sia in pace ed equilibrata e possa valutare e interpretare attraverso i sensi ed il discernimento, trovando ogni volta una soluzione adeguata.
Se non lo è, non solo si incorre in tutti i rischi di uno “stress” prolungato ma si può alterare persino la percezione dei sensi.

La paura fa 90
La paura fa 90

In alcune scritture dello yoga l’alterazione sensoriale indotta da una paura eccessivamente ansiosa, viene resa con l’esempio dell’uomo che non avendo più una mente attenta e focalizzata, scambia una fune ritorta sul terreno, per un serpente velenoso, procurandosi un grande spavento e sottoponendo inutilmente il proprio corpo allo stress della reazione “attacco-fuga”.

Parola d’ordine: superare il senso di separazione

Una via per mantenere discernimento e mente libera dalla paura la indica Gurumayi (1), il guru vivente del Siddha yoga che, al di là della neurologia, dà una interpretazione più “sottile” di come sorge in noi la paura:
“La paura sorgerà nell’uomo, che pur possedendo il discernimento, veda la purché minima differenza fra sé e l’Assoluto, il Brahaman infinito. Questa differenza si percepisce solo per ignoranza.”(2)
e ancora:
”Subito, quando si percepisce una separazione fra l’anima individuale e l’Anima suprema, la paura sorge in questo spazio. Mentre, quando l’unione fra anima individuale e anima suprema è tranquilla ed imperturbabile, c’è sicurezza totale, c’è allegria assoluta e un sentimento di dolci benedizioni e splendore, abbraccia tutto.”(1)
Difficile? In realtà ciò che vuole comunicare Gurumayi con queste parole, è molto semplice: invita a bandire la percezione di sentirsi divisi dal resto del mondo, di sentirsi distaccati, estranei, diversi… e a lavorare invece su un sentimento di appartenenza, condivisione, connessione con l’umanità e la Natura intera.
Quando ci sentiamo separati dal mondo che ci circonda e che vive in noi, ci separiamo dagli altri uomini e donne e dalla natura stessa. La separazione porta a difendere i propri confini, ad aver paura di essere invasi, anche dai virus… Abbiamo paura del diverso, per esempio del migrante, o di un animale, tutto è potenzialmente un nemico che attacca la nostra sicurezza ed incolumità.
Ci dimentichiamo che siamo tutti costituiti da un’unica materia, una stessa “anima universale”, allora sorge la paura, l’insicurezza.

universo
Le emozioni sono “energie” dell’universo
Le emozioni sono “energie” dell’universo

Le scritture dello yoga ci dicono che le emozioni non sono una nostra specificità: appartengono all’Universo e alla sua ”energia” universale, detta Shakti. Esistono da sempre, pervadono lo spazio, sono una sorta di “informazioni” necessarie in natura per poter, come nel caso della paura, garantire la sopravvivenza. Per questo non sono a priori buone o cattive. Le scritture avvertono tuttavia che alcune emozioni, come la collera, l’invidia e la paura stessa, possono diventare dei veri e propri nemici della nostra mente e del nostro corpo. Concentrare la nostra attenzione stabilmente su di esse porta l’essere alla disarmonia sia fisica che psichica. Altre emozioni al contrario, come la gioia, l’entusiasmo, l’allegria, l’essere appagati, sono vantaggiosi per tutto il nostro essere e ci aprono ad esperienze sempre più armoniche e positive che influenzano tutti gli eventi della nostra vita.

Quindi è proprio questo senso di separazione, per il pensiero orientale, il serbatoio di tutte le sfumature della paura.

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No alla tirannia della paura

Tutti i maestri, (nonché la moderna psiconeuroendocrinoimmunologia), concordano che vivere costantemente nella paura, senza affrontarla con nuove soluzioni per risolverla, può ridurre la nostra mente in schiavitù, attaccare il corpo e distruggerne il corretto funzionamento. Se l’emozione della paura è uno strumento in natura e nell’essere umano necessario alla sopravvivenza, protratta a lungo nel tempo, senza soluzioni che la trasformino, paralizza l’evoluzione, blocca la creatività. Attacca il corpo depauperandolo dell’energia che sostiene la vita. Non a caso, anche nella medicina Cinese si dice che la paura attacca il Rene, che rappresenta, in quell’ambito, l’organo-funzione depositario dell’energia “ancestrale”, ovvero della forza vitale ereditata sia dalla specie che dai nostri genitori. In esso, tra l’altro, sarebbe depositato anche il tessuto originario del nostro sistema Immunitario.
La paura può anche mascherarsi trasformandosi in altre emozioni. Molto spesso diventa odio, collera incontrollata e distruttiva verso l’oggetto o l’evento che la genera. (Esempi ne sono tutti i femminicidi!). Se invece è rivolta verso noi stessi, può manifestarsi con la percezione di un senso di inadeguatezza, di non essere all’altezza della situazione o del confronto con gli altri e generare timidezza, insicurezza, difficoltà nell’azione creativa, base per una vita gioiosa. Ancora una volta la percezione è di separazione, isolamento, dolore.


Per non soccombere alla “tirannia” della paura alcuni semplici consigli possono aiutarci.


Con essi proviamo a superare tutte le limitazioni imposte nella nostra vita da questa emozione.

buddha

Affrontare la paura: consigli pratici

PRIMO

  • Non scappare dalla paura, non ignorarla, se la provi va affrontata subito. Fermati e riprendi contatto con il corpo, focalizzando l’attenzione sul respiro. Già solo quest’azione, calma la mente e le impedisce di creare scenari catastrofici che alimentano questa emozione. Se puoi, assumi la posizione della montagna, o senti i tuoi piedi ben radicati e a contatto della forza della Terra. In un attimo sii consapevole di assorbirla: ora non sei più “separata” e hai una grande alleata al tuo fianco! Ti sta aiutando a sentire il tuo vero Fondamento: l’Essere infinito, di pace di armonia, in unione con il tutto, che è sempre presente in te.
  • Attraverso di Esso, guarderai “con occhiali diversi “l’oggetto o l’evento che ti scatenano la paura. Pian piano smetterai di emettere le vibrazioni dissonanti della paura e comincerai a sostituirle con la percezione di quelle d’amore, di gioia, di sicurezza.

(Nei miei vagabondaggi solitari per le montagne, a volte mi è capitato di fare i così detti “cattivi incontri “. Un animale aggressivo, infastidito dalla mia presenza, oppure persone che avrei preferito non incontrare. Ho imparato a focalizzarmi sul respiro per riportarlo calmo e naturale, ho potuto sentire così il mio fondamento fisico-spirituale e ho cominciato ad inviare un raggio di amore e di pace verso il cuore dell’altra persona o dell’animale. Per prima cosa, il mio corpo cambia, comincia a svanire la tensione sviluppata dalla reazione di fuga. L’atteggiamento diventa nei gesti più aperto nei confronti dell’altro. Spesso finisce, per esempio con un cane imbufalito, il suo abbaiare furioso si smorza, l’animale si avvicina con molta meno aggressività, fino a quando comincia a scodinzolare. Oppure con una persona si riesce a scambiare un sorriso e un augurio di buona giornata.)
Dalla separazione e dal contrasto, si riesce a tornare ad essere strumenti viventi di condivisione, di scambio, favorendo emozioni edificanti di pace e di gioia.

SECONDO

  • Dividi un foglio in tre parti. -Nella prima scrivi cosa, chi, o l’evento che crea in te paura. (dal timore di perdere il lavoro, di ammalarsi o che si ammali una persona cara, sino alle piccole paure quotidiane).

    -Nella seconda parte del foglio scrivi tutte le risorse che hai o puoi sviluppare per risolvere questo stato limitante.

    -Nella terza parte del foglio descriviti completamente libera da quella paura e visualizza tutti gli eventi positivi che ne conseguono. Per alcuni giorni focalizzati su questa visione e percezioni nuove.
  • Evita di focalizzare la mente sulla paura, invece sviluppa la fiducia incrollabile che in te ci sono le risorse necessarie a trovare nuove soluzioni per superarla.
  • Al mattino, appena sveglia, e durante la giornata ripeti di tanto intanto, con attenzione e sentimento, una frase positiva che rinforzi il tuo intento (esempio: “ sono libera da ogni paura, piena di gioia, sicurezza, pace”)
  • Impara a separare le situazioni di pericolo reale, da quelle generate dal rimuginare continuo della tua mente. (ricorda l’esempio della corda scambiata per serpente!)
  • Ascolta spesso i due sonori delle pratiche
Pratica di meditazione 1
http://www.letrasformazionidelladonna.it/wordpress/wp-content/uploads/2021/03/WhatsApp-Audio-2021-03-09-at-12.36.45-MP3.mp3
Pratica di meditazione 2
http://www.letrasformazionidelladonna.it/wordpress/wp-content/uploads/2021/03/WhatsApp-Audio-2021-03-09-at-15.15.20-MP3.mp3
Bibliografia
  1. “Valentia y contentamiento” Charlas sobre la vida espiritual – Gurumayi Chidvilasananda – Ed. Sidda Yoga Dham de Mexico
  2. “ Viveka Chudamani” – il gioiello della discriminazione, testo filosofico – maestro Shankaracharya – secolo ottavo
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RESPIRARE…CON IL CUORE

Posted by carlab on 11 Febbraio 2021 | Leave a response
donna che respira

di Fiorenza Zanchi

Il respiro. La forza che tiene in vita il corpo, che sostiene la vita. Così naturale che normalmente neppure lo percepiamo. Ma in questo momento al centro dell’attenzione a causa del Covid-19 la patologia che ha cambiato i nostri giorni obbligandoci, tra l’altro, proprio a controllare il respiro, a divenire consapevoli della sua capacità di “portare il mondo in noi e noi nel mondo”. Ecco un percorso per riscoprirne il senso.

Crescere nonostante le difficoltà

 Un abbraccio, un bacio, anche solo una stretta di mano sono diventati “tabù”, perché avvicinano troppo: la bocca e il naso vanno coperti per non incontrare il respiro altrui.
In questa sorta di sterilizzazione dei rapporti imposta da SARS-CoV-2 ,
riuscire a “dare un senso” a ciò che sta accadendo aiuta a non arrendersi alla desolazione delle lontananze e della mancanza di contatto e può trasformare questa prova in una occasione di crescita.

buddha che respira

Chakra, l’universo in noi

I simboli, come quelli dei chakra, i centri di energia dell’antica disciplina Yoga che racchiudono e descrivono i diversi piani della realtà(1), possono aiutare, attraverso le analogie suggerite proprio dalla necessità di contenimento del nostro spazio di respiro, dalla paura e dall’impossibilità di scambio, dalla stessa difficoltà a respirare…

A partire dal chakra cui pare relata questa funzione.
Anahata chakra: localizzato nel cuore, al centro del torace e correlato all’elemento aria: centro del respiro e centro dell’Amore, della virtù e della saggezza (2). La “dimora della misericordia”, della “pietas”, dove alita Pavana, signore del vento: soffio, respiro, spirito vitale.
Essere in Anahata significa sviluppare quella che il Shatchakra Nirupana chiama misericordia e il Dalai Lama compassione: “l’unica via contro la rovina collettiva”.

“L’autentica compassione è un sentimento onnicomprensivo che si estende a tutti: agli amici come ai nemici. “(3)

Non il sentimento e lo stato mentale dominante oggi.

Anahata è in pericolo ?

Dunque è questo il chakra che sembra essere il centro della crisi di questo periodo così difficile che stiamo vivendo, il centro della prova che stiamo affrontando.

Simbolo di equilibrio ed Empatia (ἐν, “in” e –πάθεια “sofferenza”: patire, soffrire, sentire dentro, essere nella stessa sofferenza) profonda, contatto intenso con l’altro, proprio quel contatto che ora pare negato.

Simbolo di quel salto di consapevolezza che, anche dal punto di vista fisico, elevandoci al di sopra del diaframma nel regno aereo dei polmoni, ci consente di abbandonare il mondo viscerale, ovvero per analogia ma non solo, anche per neurofisiologia, il mondo delle pulsioni incontrollate che ci dominano, per entrare in un luogo aereo più leggero e sottile, dove anche la volontà consapevole gioca la sua parte, portando dal dominio dei visceri a quello dello spirito/psiche.

respiro flebile

Se il corpo cambia, lo spirito cambia, l’universo cambia(4)

In Anahata si cambia, si “cresce”. Ci si solleva al di sopra di Manipura, il chakra precedente collocato al centro dell’addome, il cui elemento è il fuoco, la “pienezza dell’energia”(5) ma capace di costringere sotto il diaframma, prigionieri di una visceralità cieca che guida l’agire, se in Manipura prevale, con Rudra il distruttore, il fuoco delle passioni viscerali, della rabbia, dell’aggressività, dell’Ego che regna sovrano (5).
“Rabbia, aggressività, ira sono il prodotto di menti nevrotiche e infelici” (6)
“La maggior parte degli esseri umani, oggi, è imprigionata nella trappola infernale dell’Ego”(7).

Un’aria “irrespirabile”

Nei simboli è come se questo virus obbligasse a toccare con mano come il mondo viscerale, l’Ego chiuso in sé stesso in balia del suo “fuoco” magmatico, possa diventare “una trappola infernale”, rendere l’aria irrespirabile.
Basta pensare come è dura la nostra società, in particolare, ma non solo, con le nuove generazioni stritolate da un ingranaggio senza “compassioni”, costrette a scontrarsi ogni giorno con un mondo di spietata competizione dove il Cuore è il grande assente e si vive realmente in una Apnea continua per l’ansia e l’incertezza del domani.  Anahata si chiude. Lo spirito, il respiro si chiude. E …
 – fa sperimentare come questa chiusura sia solitudine, separazione dal mondo, mancanza di libertà, sofferenza…
– suggerisce di ampliare la nostra capacità di mettere una maggiore consapevolezza al di sopra di tutti i riflessi viscerali che normalmente guidano la nostra respirazione e la nostra vita, per la maggior parte del tempo.  
– invita ad avviare il processo di “trasformazione” del nostro stato mentale, delle emozioni grossolane e viscerali in un sentimento di consapevolezza, di attenzione, di apertura al mondo, di superamento della paura.

Salire ad Anahata, aprire il cuore

Che significa non sentirsi in balia degli eventi e non rinunciare ad aprire il cuore, anzi fare rete più che mai e creare sempre più spazi di comunicazione, non chiudersi al mondo ma ampliare i propri orizzonti, senza rinunciare alla prevenzione della virosi, ma cercando nuove soluzioni di comunicazione.

Significa amare il mondo che ci circonda:
– incrementando gli stili di vita che migliorano le condizioni dell’ambiente, l’alimentazione sostenibile, il produrre meno scarti possibile, consumare meno e inquinare meno, usare l’energia (luce, gas, acqua…) con parsimonia…
– occupandoci di persone più fragili, magari il vicino di casa, anche solo usando il telefono per scambiare una parola di conforto…
– non rinunciando mai alla cura di sé, all’attività fisica, anche solo una bella passeggiata tutti i giorni, cercando luoghi tranquilli..
Tutte cose che si possono fare.
L’importante è non chiudersi nel proprio mondo, non isolarsi nel proprio io ma, nel vero senso della parola, fare un respiro profondo e aprire il cuore.

apnea
BIBLIOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA

(1)F.Zanchi – “Introduzione” in: “I Chakra – l’universo in noi”
Albanese-Cella – Zanchi – ed. Xenia
(2)F.Zanchi- “Se il corpo cambia lo spirito cambia- Yoga e medicina a confronto” in: “I Chakra – l’universo in noi” Albanese-Cella – Zanchi – ed. Xenia
(3)Dalai Lama intervista – espresso.repubblica.it>cultura> 2015/01/05
(4) Aforisma Yoga
(5)C.G.Jung – “Commento psicologico sul Kundalini Yoga” in: L’immaginale –

rassegna di psicologia immaginale – 6 – anno 4° Aprile 1986
(6) Dalai Lama – discorso alla consegna del premio Nobel per la pace 1989
(7)F.Lamendola LA TRAPPOLA DELL’EGO – Accademia Adriatica di Filosofia
2 mar 2018 — Francesco Lamendola. Articolo d’archivio.

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CAPELLI: QUALCHE CONSIGLIO PER PROTEGGERLI

Posted by carlab on 18 Ottobre 2020 | Leave a response
capelli al tramonto

Di Elena Folli

Forza, femminilità, emozioni

Oggetto di miti e rituali che li collegano a forza e femminilità da tempo immemorabile, i capelli sono un coronamento del volto cui teniamo molto. Vengono spesso ricondotti all’energia sessuale e all’istinto. Tanto che in molte tradizioni impongono ancora oggi di coprirli, o tagliarli, come segno di umiltà, rinuncia , capacità di governare i propri istinti e di saper superare i limiti dell’individualità. Effettivamente, al di là delle convenzioni imposte dall’esterno, l’immagine della capigliatura è frequentemente teatro di emozioni collegate alla nostra identità e sex appeal.

Espressione del nostro equilibrio

Il loro vigore dipende da molti fattori. I capelli non sono solo un arricchimento estetico e una protezione contro il freddo e il sole, residuo di tempi più arcaici, ma anche l’espressione del nostro equilibrio. Le loro caratteristiche, in parte di origine genetica, sono influenzate dallo stile di vita ed esprimono molti aspetti della nostra storia: come ci nutriamo, eventuali carenze alimentari, uso di droghe, esposizione a stress e inquinamento, variazioni ormonali, come quelle dovute alla menopausa, che tendono a indebolirli.
Anche la perdita autunnale ha in parte ragioni ormonali fisiologiche, legate al mutare delle ore di luce e del clima, che richiamano la muta degli animali. Se è limitata a qualche settimana, e contenuta, non è preoccupante.
Tuttavia, in questa stagione i capelli richiedono attenzioni anche perché possono aver risentito del sole e dei frequenti lavaggi estivi. Senza contare che il periodo autunnale è spesso collegato a un aumento dello stress che può influire sul loro equilibrio.

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Una struttura complessa

Il “fusto”, o “stelo”, struttura esterna dei capelli, è composto da un’elevata percentuale di cheratina, proteina particolarmente resistente che a sua volta contiene oltre 18 amminoacidi; inoltre sono presenti numerosi minerali, ossigeno, azoto e zolfo.
II realtà, questa parte visibile del capello è formata da cellule ormai prive di vitalità, per questo motivo tagliare i capelli può migliorarne l’aspetto, eliminando le parti rovinate, prevenire i traumi dovuti, per esempio, a spazzolature intense, ma non ne arresta in modo decisivo la caduta.
La matrice che determina la continua rigenerazione, la crescita e la qualità del fusto è, infatti, situata nel bulbo, alloggiato nella parte inferiore del cuoio capelluto e irrorato da una fitta rete di capillari. Sono quindi circolazione sanguigna e nutrimento che arrivano ai capelli a determinare la loro vitalità.

Come si rinnovano

 La capigliatura si rinnova periodicamente attraverso tre fasi diverse che avvengono in tempi differenziati per ciascun bulbo, in caso contrario resteremmo senza capelli. Ogni giorno perdiamo fra i 100 e i 200 capelli, che vengono progressivamente sostituiti da quelli nuovi.
Il diradamento della capigliatura può avvenire quando la fase di arresto delle funzioni vitali dei bulbi (catagen) diviene troppo intensa rispetto a quella di rigenerazione (anagen). Le cause sono diverse e spesso accentuate da una predisposizione genetica. La perdita progressiva dei capelli più frequente negli uomini, per esempio, è dovuta alla trasformazione del testosterone in un composto ancora più attivo: il diidrotestorene, che trasportato dai capillari del cuoio capelluto risulta tossico per il bulbo. Questo può succedere anche alle donne, soprattutto dopo la menopausa, quanto le piccole quantità di testosterone prodotte dalle ovaie divengono più attive a causa della diminuzione gli estrogeni.

Trattamenti dolci e menu per aiutarli a mantenere vigore

Trattamenti cosmetici aggressivi, eccesso di stress fisico o mentale, farmaci, carenze alimentari, come quella di ferro, possono aggravare il problema, o addirittura esserne la causa primaria. Non giovano ai capelli anche inquinamento ambientale, eccesso di radiazioni solari, abuso di alcol e fumo.
Lozioni e altri rimendi per uso esterno, da usare eventualmente con il supporto di una brava dermatologa, non fanno miracoli, anche se aiutano a attenuare il problema.
Un accorgimento importante per rinforzare i capelli è comunque seguire un menu equilibrato e ricco di sostanze protettive. Per mantenerli vitali sono necessari numerosi principi nutritivi, a partire dalle proteine, che ne rappresentano la base. Diete troppo drastiche, di qualsiasi tipo, possono renderli opachi, sfibrati e facilitarne la caduta. D’altra parte un menu ben calibrato aiuta a prevenirla, mitigando gli eventuali influssi genetici, o ormonali, che ne favoriscono la perdita.

Capelli: come proteggerli a tavola

Scegliete
Riducete
Mescolate
Abbondate
Scegliete

un menu ricco di frutta e verdura fresche, cereali integrali, e arricchito, se seguite una dieta onnivora, con piccole quantità di latticini freschi, pesce e uova. Consumate ogni giorno un paio di cucchiai di semi oleosi, soprattutto in autunno inverno e quando il menu è vegetariano. Aggiungete due- tre volte la settimana legumi freschi e secchi (compresi soia e derivati), quando la dieta è vegetariana, o vegana, anche ogni giorno.

Riducete

bevande alcoliche, caffè, fumo, fritti e grassi di origine animale, zuccheri raffinati, cibi conservati con additivi chimici. Non abusate di alimenti proteici, in particolare di carni processate e grasse.
Evitate diete dissociate e dimagranti drastiche. Fate regolarmente una attività fisica piacevole.

Mescolate

diversi ingredienti proteici fra loro, per assicurare l’apporto ottimale di Metioinina, che insieme alla cistina e alla cisteina, fa parte degli aminoacidi solforati coinvolti nella sintesi della cheratina. Ne sono particolarmente ricchi il grana, il pecorino e altri tipi di formaggio, le uova, il pesce, il pollo, mentre ortaggi, frutta e legumi non ne contengono molta. Chi segue una dieta vegana può incrementarne l’apporto attraverso semi di sesamo (per esempio aggiungendo tahin alle pietanze) e altri semi oleosi opportunamente abbinati ai cereali integrali.

Abbondate

con i vegetali ricchi di glutatione, antiossidante che aiuta a mantenere vivaci gli scambi metabolici e attiva la costruzione di proteine, protegge l’apparato cardiocircolatorio ed ha un’ azione disintossicante. Ne sono ricchi oltre all’avocado (di cui non abusare per motivi ambientali, soprattutto se viene da lontano) pompelmo, arance, carote, spinaci (in estate il melone).

Utilizzate
Fra le vitamine
I minerali
I polifenoli
Utilizzate

per condire il buon olio extra vergine d’oliva, che oltre a fornire vitamina E, migliora la funzionalità del fegato e previene la stipsi. Integratelo con i grassi omega 3 presenti nel pesce e nei semi oleosi, preziosi per il loro effetto rigenerante.

Fra le vitamine

la A, la C e la E sono indispensabili alla salute dei capelli grazie al loro ruolo antiossidante e rigenerante. Per rifornirsi quotidianamente aiuta l’impiego quotidiano di frutta e verdura dai colori vivaci (giallo, arancio, rosso, verde), agrumi e olio biologico di oliva, germe di grano o di semi di girasole.
Le Vitamine del gruppo B, hanno un ruolo importante per l’impiego di tutti i principi nutritivi necessari ai capelli. La B12, presente in forma assorbibile solo nei cibi di origine animale, va quindi integrata nella dieta vegana. Le altre vitamine del gruppo B sono invece presenti in misura differente in diversi vegetali fra cui i cereali integrali, i semi oleosi e i legumi.

I minerali

che non devono mancare per il mantenimento della salute dei capelli sono ferro (carne rossa, frutta secca e semi oleosi, spinaci, uova); zinco (fagioli secchi, carne e pesce); zolfo e silice (germe di grano e cereali integrali, miglio).

I polifenoli

meritano uno spazio nel menu per rigenerare i capelli per le loro proprietà antiossidanti che prevengono la formazione dei radicali liberi. Si trovano nel te verde e in molti tipi di frutta e verdura dai colori sgargianti verdi scuro/blu/viola (per esempio radicchio, uva, melanzane, mirtilli).

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ANCHE LA LUCE PUÓ INQUINARE

Posted by carlab on 27 Maggio 2020 | Leave a response
pontile con sole

L’”inquinamento luminoso” , collegato soprattutto all’eccessiva presenza di luce artificiale notturna, è un aspetto troppo spesso sottovalutato quando si parla di equilibrio ambientale e salute . In realtà può incidere sugli ecosistemi e sulla salute umana. Ce ne parla la dottoressa Barbara Aghina. Responsabile scientifica della nutraceutica Guna, molto attenta a questo tema.

Di Barbara Aghina

Per quale motivo il tema dell’inquinamento luminoso è così importante?

La letteratura scientifica internazionale evidenzia che soprattutto nelle aree urbane del mondo occidentale, la luce notturna artificiale, è un elemento onnipresente, che altera il nomale ciclo della luce solare provocando stimoli luminosi ininterrotti anche durante le ore di buio, quando invece dovrebbero essere assenti. Il problema è accentuato dalla ulteriore onnipresenza dei device elettronici (computer, tablet, cellulari ,etc.),con la loro luce continua e spesso trascorriamo molte ore davanti agli schermi, anche nello ore notturne. Questa illuminazione si aggiunge alle numerose altre fonti luminose che ci circondano all’esterno (fra le diverse sorgenti lampioni di illuminazione, illuminazioni nei cortili e nei giardini…) e fra le mura domestiche, per esempio tra le diverse spie degli elettrodomestici.
Va poi aggiunto che alcune persone sono costrette dal loro lavoro a stare sveglie anche durante la notte, in ambienti illuminati. Sta di fatto che raramente possiamo godere di spazi completamente privi di luce artificiale anche nelle fasi notturne, quando la natura prevederebbe solo la luce tenue e naturale di luna e stelle. Questo può alterare il nostro equilibrio e i sistemi biologici del ritmo sonno /veglia.

lampade

Quali sono le conseguenze?

La presenza continua di luce artificiale, stimola ininterrottamente i nostri sistemi di veglia in contrapposizione con la fase fisiologica del sonno, interferendo con la secrezione di un ormone che si chiama melatonina, atto non solo a farci dormire, ma anche a sostenere la salute dell’organismo. Il risultato è che l’eccessiva luce artificiale notturna, altera l’azione di regolazione fisiologica di questo ormone, facendo aumentare gli ormoni prodotti per gli stati di veglia come il cortisolo.
Questa situazione ci fa dormire meno in termini di numero di ore e peggiora la qualità del sonno, così da svegliarci al mattino poco riposati, quindi meno reattivi, sia da un punto di vista mentale che fisico. I nostri sistemi di regolazione vengono influenzati negativamente e i sintomi tipici del sonno insufficiente sono: stress, irritabilità, stanchezza generalizzata, difficoltà nel concentrarsi, nervosismo.
Gli effetti sulla salute non sono solo dovuti a un’illuminazione eccessiva o a un’eccessiva esposizione della luce notturna nel tempo, ma anche a una composizione spettrale della luce impropria (ad esempio ad alcuni colori della luce).

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La luce nelle donne e i suoi ritmi

Ci sono accorgimenti che aiutano a difendersi dall’eccesso di stimoli luminosi durante la notte?

In casa aiuta fare una revisione accurata di tutte le possibili fonti di luce artificiale presenti, che potrebbero restare accese anche di notte, soprattutto in camera da letto. A partire da sveglia, orologio ed eventuali spie luminose, come quella della televisione. Sarebbe preferibile tenere questo elettrodomestico fuori dal luogo in cui si dorme, anche per evitare di addormentarsi davanti allo schermo, che rischia così di restare acceso e bombardarci con la sua luce indipendente dalla nostra volontà. Altri apparecchi che non dovrebbero entrare nel locale dove si dorme sono computer e cellulari. Lavorare a letto, oppure navigare fino a tarda ora, è una consuetudine che rischia di compromettere la qualità del sonno. Tanto più che se si resta collegati al WIFI si è sottoposti senza interruzione anche all’effetto delle radiazioni elettromagnetiche.
La camera da letto dovrebbe essere spoglia da qualsiasi apparecchiatura che mette radiazioni, luminose e non. Un luogo di puro riposo, dove leggere un buon libro, o praticare esercizi di rilassamento e meditazione, per favorire un buon sonno ristoratore.
Un tendaggio di materiali naturali, come il cotone, abbastanza pesante, protegge da luce e rumori esterni.
Naturalmente tutti questi accorgimenti vanno accompagnati da un ritmo regolare e fisiologico. È preferibile prepararsi al sonno notturno evitando pasti troppo copiosi la sera, dedicandosi a attività rilassanti e non coricarsi troppo tardi, altrimenti c´`e il rischio di favorire squilibri della regolazione ormonale.

fari nella notte

Cosa succede quando si è costretti a lavorare nelle ore notturne?

In questi casi è importante mettere in atto delle misure di bilanciamento per contrastare squilibri, dedicandosi, nelle giornate successive alla notte, a attività che favoriscono il rilassamento e aiutano a recuperare le ore di sonno perduto, per esempio yoga, meditazione, passeggiate, lettura e ascolto di musica.
Non tutti però riescono a recuperare facilmente e spesso chi è costretto a turni notturni, specie se frequenti, soffre di disturbi cronici del sonno. Lo stesso vale per le persone che vivono momenti difficili in famiglia o sul lavoro e faticano a prendere le distanze dai problemi della vita quotidiana.

Eleuterococco

Ci sono integratori che possono contribuire ad un buon riposo?

Oltre a regolare il menu serale, può essere utile l’integrazione alimentare con Tonicoguna ; un integratore alimentare in forma liquida, che contiene oltre ad un mix di estratti vegetali con proprietà toniche, stimolanti ed energizzanti, l’estratto di Morinda citrifolia, pianta polinesiana più nota con il nome di Noni. Il suo succo, è ricco di vitamine, minerali, aminoacidi, enzimi, oligoelementi, steroli e xeronina: sostanze ad azione tonica (contro stanchezza fisica e mentale) ed antiossidante.
Ad integrazione degli effetti peculiari del succo di Noni, in Tonico Guna sono stati selezionati altri 8 componenti vegetali quali :
Ginseng: ha un effetto tonico ed antiossidante  
L’Eleuterococco ha proprietà tonico-adattogene ed è utile per la memoria e le funzioni cognitive.
L’Iperico e la Melissa, contribuiscono al normale tono dell’umore al rilassamento e al benessere mentale.
Ginkgo biloba è antiossidante e utile per la memoria e le funzioni cognitive.
Tonicoguna è l’integratore alimentare utile in tutti i casi in cui c’è bisogno di carica ed energia.
Tonicoguna è dolcificato con glicosidi steviolici (Stevia) ed è senza Fruttosio. Si assume preferibilmente al mattino in ragione di 20 ml al giorno utilizzando il tappo dosatore già inserito sul flacone. Si prosegue l’assunzione per 7-15 giorni.

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LA LUCE NELLA DONNA E I SUOI RITMI

Posted by carlab on 12 Maggio 2020 | Leave a response
alba con acqua e albero

di Fiorenza Zanchi

Il ritmo è donna

Il corpo della donna ha ritmi suoi, unici.

Una specificità che oggi la medicina studia per adottare nuovi punti di vista e garantire ad ognuna (così come ad ogni uomo) la cura realmente migliore, giusta per quella particolare peculiarità fisica e psichica (1)

A partire dalla mestruazione che, dal suo primo apparire, la immerge in cicli che variano periodicamente in relazione alle fasi mestruali e sono propri dell’identità femminile.
Per proseguire con la cadenza e le caratteristiche con cui si alternano sonno e veglia, differenti nelle donne rispetto agli uomini. La velocità con cui si abbassa la temperatura corporea quando si addormentano è maggiore, così come paiono più accelerati quasi tutti i ritmi circadiani che, in più, variano anche in relazione alla fase del ciclo mestruale in cui la donna si trova.
Secondo gli studiosi, proprio queste differenze nei bioritmi, potrebbero spiegare l’elevata suscettibilità femminile ai disturbi del sonno, nonché il minor livello di vigilanza durante la notte, fornendo una spiegazione “fisiologica” anche alla maggiore difficoltà ad adattarsi a lavori che prevedono turni notturni. (2)

I bioritmi

Ritmi infradiani
Ritmi circadiani
Ritmi ultradiani
Ritmi infradiani

ritmi biologici che durano più di 24 ore: i ritmi lunari che seguono le fasi della luna (circa 29,5 giorni) e i ritmi semi lunari (circa 14 giorni) normalmente associati ai cicli delle maree e il ciclo riproduttivo delle donne.

Ritmi circadiani

durano circa 24 ore: il ciclo sonno/veglia è il più noto e studiato.

Ritmi ultradiani

ritmi biologici che durano meno di 24 ore: fame/sazietà, battito cardiaco, la secrezione di alcuni ormoni, attenzione/distrazione.

donna che dorme

Luce fuori e…

Si è visto infatti che lavorare al buio, esposte a luci artificiali, modifica l’alternanza sonno/veglia e incide anche profondamente sugli equilibri endocrini in particolare della sfera riproduttiva, alterando i principali ormoni che stimolano la produzione di estrogeni, androgeni e progesterone da parte dell’ovaio.
Questi fattori, sebbene ancora da approfondire, sembrano influire, oltre che sugli equilibri mestruali e sulla fertilità, anche su un rischio aumentato di tumori correlati agli ormoni (3,4,5) tra cui quello alla mammella (6,8), all’endometrio (7) e altre neoplasie come quella al colon (8).

...dentro di noi

L’esposizione alla luce artificiale infatti, modifica in modo rilevante i ritmi circadiani attraverso l’alterazione di un ormone: la Melatonina. Prodotta, seguendo regolarmente l’alternanza luce-buio dell’ambiente esterno, dall’Epifisi, o ghiandola pineale, una piccola ghiandola a forma di pigna di meno di 1cm di lunghezza e 150 gr. di peso, situata alla base del cervello, a livello della parete posteriore del terzo ventricolo.

Epifisi occhio ancestrale
Epifisi 3° occhio
Epifisi occhio ancestrale

Da punto di vista evolutivo l’Epifisi sembra costituire un vero e proprio fotorecettore, con la medesima derivazione dei nostri occhi laterali che, come questa ghiandola, originano da estroflessioni di una area cerebrale molto importante che sta alla base del cervello: il diencefalo. Sembra dunque che rappresentasse un occhio dorsale filogeneticamente molto antico. Risalendo la scala evolutiva, al di sopra degli anfibi, la pineale diviene essenzialmente ghiandolare, come se la sua funzione visiva si fosse “interiorizzata” e l’ormone principale che produce è la Melatonina.

Epifisi 3° occhio

In alcuni pesci e anfibi l’Epifisi ancora si protende dorsalmente attraverso un foro della sutura che unisce le due ossa parietali del cranio (sutura sagittale) e presenta all’apice una protuberanza arrotondata, situata sotto la pelle, alla sommità della testa, tra gli occhi, con la funzione di occhio mediano. Un terzo occhio?
Nelle lamprede, ad es., la pineale termina dorsalmente, sotto un’area di cute traslucida, posta tra gli occhi pari, ed è sensibile alla luce, in particolare, ai cambiamenti d’intensità luminosa.

mongolfiera notturna

La luce e i suoi ritmi

La percezione del buio provoca la sintesi di Melatonina, la luce invece ne blocca la secrezione: bastano pochi minuti di esposizione ad una luce brillante perché si determini una caduta dei suoi livelli circolanti.
Così l’esposizione notturna alla luce artificiale, sospendendo la percezione del buio, diminuisce la formazione di questo ormone, altera il ritmo circadiano della Melatonina e con esso la possibilità di riequilibrio dell’organismo che vi è strettamente legata.
E’ esperienza comune, ad es., che quando si viene esposti a improvvise variazioni dei ritmi luce-buio, come nei viaggi transcontinentali, può insorgere una vere e propria sindrome da diminuita efficienza psico/fisica la “jet lag syndrom”. Questo proprio perché l’epifisi si “de sincronizza” e deve risincronizzarsi sui mutati cicli luce/buio. Di media ci vogliono 10 giorni circa dall’avvenuto cambiamento.

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Resilienza: una virtù da coltivare

Il ritmo delle “stagioni” in noi

L’epifisi, con la Melatonina prodotta, sarebbe perciò una vera e propria guida della struttura temporale dell’organismo: indipendentemente dalla visione, il corpo sa se è giorno o notte o in quale periodo dell’anno si trova (fotoperiodismo).
La pineale contemporaneamente detta il ritmo delle “stagioni” interne: diminuisce la melatonina alla pubertà, durante l’ovulazione, in menopausa, nella vecchiaia…
E, allo stato attuale della ricerca, i bioritmi epifisari sembrano influire, tra l’altro, sugli equilibri ormonali, in particolare delle donne.

L’importanza dei bioritmi
L’importanza dei bioritmi

Insieme agli equilibri ormonali risulterebbero essere connessi all’Epifisi, attraverso la ritmica produzione di Melatonina: -il tono dell’umore: nei depressi, ad es., si è registrata una diminuzione della secrezione notturna di Melatonina; – la reattività immunitaria: appare significativamente inibita a seguito di inibizione della produzione di questo ormone; -lo stress: la Melatonina antagonizzerebbe l’effetto immuno/soppressore esercitato dallo stress o dalla somministrazione di corticosteroidi.

proteggi sogni

Mezzanotte l’ora della ... Melatonina

Le ricerche sono in corso e le conferme aumentano ma, in attesa di certezze, meglio proteggersi mantenendo il più possibile equilibrati i livelli di Melatonina, la “luce” in noi, attraverso un ritmo sonno/veglia regolare. Proprio come per Cenerentola, l’ora “magica” dopo la quale “il sogno svanisce” (e iniziano e rischi!), è mezzanotte! Andare a dormire intorno allo scoccare delle 24 garantisce infatti il picco serale fisiologico di questo ormone, sostenendo i nostri “orologi biologici” e con essi gli equilibri endocrini e, in generale, la salute.

Bibliografia

(1) La Conferenza Stato-Regioni, il 30 maggio 2019, ha approvato il “Piano per  l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere” sul territorio nazionale, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018. Insieme alla ricerca sui meccanismi fisiopatologici responsabili delle differenze di genere e sugli effetti dello stile di vita e dell’ambiente sulla salute della donna.
(2) Diurnal and circadian variation of sleep and alertness in men vs. naturally cycling women – Diane B. Boivin, Ari Shechter, Philippe Boudreau, Esmot Ara Begum, and Ng Mien Kwong Ng Ying-Kin – PNAS September 27, 2016 113 (39) 10980-10985; first published September 12, 2016
3) Davis S. Mirik D.K. Circadian disruption, shift work and the risk of cancer: a summary of the evidence and studies in Seattle Cancer Causes Control 2006; 17 (4): 539-45
4) Reiter R.J. Tan D.X. Korkmaz A. Erren T.C. Piekarski C. Tamura H. Manchester L.C. Light at night, chronodisruption, melatonin suppression, and cancer risk: a reviewCrit Rev Oncog. 2007; 13 (4): 303-28
5) Nagata C. Nagao Y. Yamamoto S. Shibuya C. Kashiki Y. Shimizu H. Light exposure at night, urinary 6-sulfatoxymelatonin, and serum estrogens and androgens in postmenopausal Japanese women Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2008 Jun; 17 (6): 1418-23
6) Megdal S.P. Kroenke C.H. Laden F. et Al. Night work and breast cancer risk: a systematic review and meta-analysisEur J Cancer 2005; 41 (13): 2023-32
7) Viswanathan A.N. Hankinson S.E. Schernhammer E.S. Night shift work and the risk of endometrial cancer Cancer Res. 2007 Nov 1; 67 (21): 10618-22
8) Kolstad H.A. Nigh shift work and risk of breast cancer and other cancers – a critical review of theepidemiologic evidenceScand J Work Environ Health. 2008 Feb; 34 (1): 5-22

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