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paura

PAURA UNA PRIGIONE DA TRASFORMARE E…

Posted by carlab on 23 Marzo 2021 | Leave a response
paura finestre

di Pierluisa Robecchi

Nel 2020, la pandemia di Covid-19 ha dato uno scrollone a tutte le nostre certezze, abitudini e stili di vita, generando un continuo stato di paura. Sentimento nuovo, soprattutto nel nostro mondo benestante di paesi industrializzati, perché nei paesi dove guerre, fame e migrazioni sono pane quotidiano, la paura è, purtroppo, una emozione costante che segna la sopravvivenza di molte persone.
Se analizziamo l’etimologia della parola “paura”, scopriamo che deriva dalla radice indoeuropea “pat” che significa “percuotere, colpire”. Anche la radice greca “palo” e quella latina “pavot”, hanno lo stesso significato di “percosso, abbattuto”. La paura è perciò generata dall’”essere colpiti”, di norma da un pericolo che attacca la sopravvivenza individuale e della specie.
Un’emozione necessaria a tutti gli organismi, dai più semplici alla specie umana, per reagire e affrontare i pericoli che possono minacciare la sopravvivenza ma che può, se prolungata nel tempo, causare un logoramento sempre maggiore, uno “stress”, in grado di minare le funzioni del sistema immunitario e quelle di tutto il corpo.

…un’opportunità per vivere con gioia e creatività

Dunque il nostro corpo risponde in maniera perfetta a tutte le sollecitazioni. E anche la paura fa parte degli strumenti per riportare in equilibrio ogni funzione e sistema. Ci sono specifiche aree cerebrali che aiutano ad interpretare la minaccia e a dare una informazione a tutto il corpo perché risponda adeguatamente e con giusta discriminazione.

mente
Paura e Cervello
Paura e Cervello

Cosa succede, a sommi capi, nel cervello quando proviamo paura?
Responsabile di questo “condizionamento alla paura” è l’Amigdala, un insieme di nuclei nervosi del cervello a forma di mandorla, che permette a tutto il corpo di entrare in uno stato di allerta per rispondere al bisogno di sopravvivenza. 


Grazie all’Amigdala una minaccia, generando paura, innesca una reazione a catena che attiva tutti i sistemi e organi coinvolti nella funzione cosiddetta di “attacco-fuga” attraverso il rilascio degli ormoni dello “stress”, ovvero cortisolo e catecolamine, tra cui l’Adrenalina e la Noradrenalina. Il corpo reagisce quindi attraverso: dilatazione delle pupille, respiro accelerato e irregolare, aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa sistolica, aumento dell’apporto di glucosio e del flusso ematico muscolare e renale, mentre alcune aree del sistema gastrointestinale si vaso costringono e riducono la loro attività.


Tutto il corpo si prepara ad affrontare il pericolo. Anche altre parti del cervello, come l’Ippocampo e la corteccia prefrontale, aiutano ad interpretare la minaccia percepita e quindi a elaborare una risposta adeguata allo stimolo.

Ma affinché questa reazione, di per sé “sana”, non si trasformi in un pericolo, anzi possa diventare una opportunità per vivere con gioia e creatività, è necessario che la nostra mente sia in pace ed equilibrata e possa valutare e interpretare attraverso i sensi ed il discernimento, trovando ogni volta una soluzione adeguata.
Se non lo è, non solo si incorre in tutti i rischi di uno “stress” prolungato ma si può alterare persino la percezione dei sensi.

La paura fa 90
La paura fa 90

In alcune scritture dello yoga l’alterazione sensoriale indotta da una paura eccessivamente ansiosa, viene resa con l’esempio dell’uomo che non avendo più una mente attenta e focalizzata, scambia una fune ritorta sul terreno, per un serpente velenoso, procurandosi un grande spavento e sottoponendo inutilmente il proprio corpo allo stress della reazione “attacco-fuga”.

Parola d’ordine: superare il senso di separazione

Una via per mantenere discernimento e mente libera dalla paura la indica Gurumayi (1), il guru vivente del Siddha yoga che, al di là della neurologia, dà una interpretazione più “sottile” di come sorge in noi la paura:
“La paura sorgerà nell’uomo, che pur possedendo il discernimento, veda la purché minima differenza fra sé e l’Assoluto, il Brahaman infinito. Questa differenza si percepisce solo per ignoranza.”(2)
e ancora:
”Subito, quando si percepisce una separazione fra l’anima individuale e l’Anima suprema, la paura sorge in questo spazio. Mentre, quando l’unione fra anima individuale e anima suprema è tranquilla ed imperturbabile, c’è sicurezza totale, c’è allegria assoluta e un sentimento di dolci benedizioni e splendore, abbraccia tutto.”(1)
Difficile? In realtà ciò che vuole comunicare Gurumayi con queste parole, è molto semplice: invita a bandire la percezione di sentirsi divisi dal resto del mondo, di sentirsi distaccati, estranei, diversi… e a lavorare invece su un sentimento di appartenenza, condivisione, connessione con l’umanità e la Natura intera.
Quando ci sentiamo separati dal mondo che ci circonda e che vive in noi, ci separiamo dagli altri uomini e donne e dalla natura stessa. La separazione porta a difendere i propri confini, ad aver paura di essere invasi, anche dai virus… Abbiamo paura del diverso, per esempio del migrante, o di un animale, tutto è potenzialmente un nemico che attacca la nostra sicurezza ed incolumità.
Ci dimentichiamo che siamo tutti costituiti da un’unica materia, una stessa “anima universale”, allora sorge la paura, l’insicurezza.

universo
Le emozioni sono “energie” dell’universo
Le emozioni sono “energie” dell’universo

Le scritture dello yoga ci dicono che le emozioni non sono una nostra specificità: appartengono all’Universo e alla sua ”energia” universale, detta Shakti. Esistono da sempre, pervadono lo spazio, sono una sorta di “informazioni” necessarie in natura per poter, come nel caso della paura, garantire la sopravvivenza. Per questo non sono a priori buone o cattive. Le scritture avvertono tuttavia che alcune emozioni, come la collera, l’invidia e la paura stessa, possono diventare dei veri e propri nemici della nostra mente e del nostro corpo. Concentrare la nostra attenzione stabilmente su di esse porta l’essere alla disarmonia sia fisica che psichica. Altre emozioni al contrario, come la gioia, l’entusiasmo, l’allegria, l’essere appagati, sono vantaggiosi per tutto il nostro essere e ci aprono ad esperienze sempre più armoniche e positive che influenzano tutti gli eventi della nostra vita.

Quindi è proprio questo senso di separazione, per il pensiero orientale, il serbatoio di tutte le sfumature della paura.

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No alla tirannia della paura

Tutti i maestri, (nonché la moderna psiconeuroendocrinoimmunologia), concordano che vivere costantemente nella paura, senza affrontarla con nuove soluzioni per risolverla, può ridurre la nostra mente in schiavitù, attaccare il corpo e distruggerne il corretto funzionamento. Se l’emozione della paura è uno strumento in natura e nell’essere umano necessario alla sopravvivenza, protratta a lungo nel tempo, senza soluzioni che la trasformino, paralizza l’evoluzione, blocca la creatività. Attacca il corpo depauperandolo dell’energia che sostiene la vita. Non a caso, anche nella medicina Cinese si dice che la paura attacca il Rene, che rappresenta, in quell’ambito, l’organo-funzione depositario dell’energia “ancestrale”, ovvero della forza vitale ereditata sia dalla specie che dai nostri genitori. In esso, tra l’altro, sarebbe depositato anche il tessuto originario del nostro sistema Immunitario.
La paura può anche mascherarsi trasformandosi in altre emozioni. Molto spesso diventa odio, collera incontrollata e distruttiva verso l’oggetto o l’evento che la genera. (Esempi ne sono tutti i femminicidi!). Se invece è rivolta verso noi stessi, può manifestarsi con la percezione di un senso di inadeguatezza, di non essere all’altezza della situazione o del confronto con gli altri e generare timidezza, insicurezza, difficoltà nell’azione creativa, base per una vita gioiosa. Ancora una volta la percezione è di separazione, isolamento, dolore.


Per non soccombere alla “tirannia” della paura alcuni semplici consigli possono aiutarci.


Con essi proviamo a superare tutte le limitazioni imposte nella nostra vita da questa emozione.

buddha

Affrontare la paura: consigli pratici

PRIMO

  • Non scappare dalla paura, non ignorarla, se la provi va affrontata subito. Fermati e riprendi contatto con il corpo, focalizzando l’attenzione sul respiro. Già solo quest’azione, calma la mente e le impedisce di creare scenari catastrofici che alimentano questa emozione. Se puoi, assumi la posizione della montagna, o senti i tuoi piedi ben radicati e a contatto della forza della Terra. In un attimo sii consapevole di assorbirla: ora non sei più “separata” e hai una grande alleata al tuo fianco! Ti sta aiutando a sentire il tuo vero Fondamento: l’Essere infinito, di pace di armonia, in unione con il tutto, che è sempre presente in te.
  • Attraverso di Esso, guarderai “con occhiali diversi “l’oggetto o l’evento che ti scatenano la paura. Pian piano smetterai di emettere le vibrazioni dissonanti della paura e comincerai a sostituirle con la percezione di quelle d’amore, di gioia, di sicurezza.

(Nei miei vagabondaggi solitari per le montagne, a volte mi è capitato di fare i così detti “cattivi incontri “. Un animale aggressivo, infastidito dalla mia presenza, oppure persone che avrei preferito non incontrare. Ho imparato a focalizzarmi sul respiro per riportarlo calmo e naturale, ho potuto sentire così il mio fondamento fisico-spirituale e ho cominciato ad inviare un raggio di amore e di pace verso il cuore dell’altra persona o dell’animale. Per prima cosa, il mio corpo cambia, comincia a svanire la tensione sviluppata dalla reazione di fuga. L’atteggiamento diventa nei gesti più aperto nei confronti dell’altro. Spesso finisce, per esempio con un cane imbufalito, il suo abbaiare furioso si smorza, l’animale si avvicina con molta meno aggressività, fino a quando comincia a scodinzolare. Oppure con una persona si riesce a scambiare un sorriso e un augurio di buona giornata.)
Dalla separazione e dal contrasto, si riesce a tornare ad essere strumenti viventi di condivisione, di scambio, favorendo emozioni edificanti di pace e di gioia.

SECONDO

  • Dividi un foglio in tre parti. -Nella prima scrivi cosa, chi, o l’evento che crea in te paura. (dal timore di perdere il lavoro, di ammalarsi o che si ammali una persona cara, sino alle piccole paure quotidiane).

    -Nella seconda parte del foglio scrivi tutte le risorse che hai o puoi sviluppare per risolvere questo stato limitante.

    -Nella terza parte del foglio descriviti completamente libera da quella paura e visualizza tutti gli eventi positivi che ne conseguono. Per alcuni giorni focalizzati su questa visione e percezioni nuove.
  • Evita di focalizzare la mente sulla paura, invece sviluppa la fiducia incrollabile che in te ci sono le risorse necessarie a trovare nuove soluzioni per superarla.
  • Al mattino, appena sveglia, e durante la giornata ripeti di tanto intanto, con attenzione e sentimento, una frase positiva che rinforzi il tuo intento (esempio: “ sono libera da ogni paura, piena di gioia, sicurezza, pace”)
  • Impara a separare le situazioni di pericolo reale, da quelle generate dal rimuginare continuo della tua mente. (ricorda l’esempio della corda scambiata per serpente!)
  • Ascolta spesso i due sonori delle pratiche
Pratica di meditazione 1
https://www.letrasformazionidelladonna.it/wordpress/wp-content/uploads/2021/03/WhatsApp-Audio-2021-03-09-at-12.36.45-MP3.mp3
Pratica di meditazione 2
https://www.letrasformazionidelladonna.it/wordpress/wp-content/uploads/2021/03/WhatsApp-Audio-2021-03-09-at-15.15.20-MP3.mp3
Bibliografia
  1. “Valentia y contentamiento” Charlas sobre la vida espiritual – Gurumayi Chidvilasananda – Ed. Sidda Yoga Dham de Mexico
  2. “ Viveka Chudamani” – il gioiello della discriminazione, testo filosofico – maestro Shankaracharya – secolo ottavo
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L’ “intimo” alla ricerca di un nuovo stile – La plastica vaginale: una tendenza in crescita fra le donne più giovani, di Fiorenza Zanchi

Posted by donnetra on 18 Gennaio 2018 | Leave a response

disegno di Pat Carra (SEX OF HUMOUR)

“Il corpo è mio e lo gestisco io”

Era questa la parola d’ordine con cui negli anni 70/80 le donne scendevano in piazza per rivendicare la consapevolezza della loro identità fisica e la volontà di tutelarla da qualsiasi tentativo di manipolazione o “esproprio” : sessuale, culturale, scientifico, medico, estetico…

Fare con e del proprio corpo quello che si vuole.

Sentirsi libere di affermare la propria identità così come è e per quello che è.

O di cambiarla.

L’ultima possibilità sembra oggi più che mai vincente: dopo seni, pance, nasi, labbra, occhi, orecchie…ormai anche i genitali, relegati a lungo in una sorta di “zona d’ombra” di scarsa attenzione, perlomeno “estetica”, emergono alla luce e acquistano piena visibilità … meglio se adeguandosi ai più affermati “modelli” proposti da blog, televisioni, riviste per… teenager.
Sono infatti queste ultime che negli USA richiedono in numero sempre maggiore interventi di plastica vulvare.
Ma il fenomeno è presente anche da noi, pur mancando ancora statistiche precise.

Omologarsi o affermare la differenza?

Lo rivelano studi recenti (a) sottolineando che il desiderio e la motivazione principali, nel richiedere una plastica vulvare, sono quelli di “adattarsi” -”omologarsi” a un’ idea collettiva del corpo femminile ideale, piuttosto che “distinguersi” affermando una propria specifica identità.

Insicurezza? Paura del confronto? identità in crisi così profonda da accettare di barattarsi con modelli mediatici astratti, ma che danno certezze e punti di riferimento?

Oppure eliminazione dei difetti e ricerca del bello, della perfezione, dell’armonia?

Superamento dei contrasti attraverso la cancellazione delle differenze individuali? “Globalizzazione” del corpo?

Il corpo: questo sconosciuto

Sicuramente: ignoranza del corpo reale.
E’ quello che più sovente verifico: il corpo è un “oggetto” sconosciuto, in particolare i genitali e tutti i “cicli” femminili che ruotano intorno ad essi.

Con inconsapevolezza di una identità fisica unica, diversa, speciale e “normale” per ogni donna.

Non a caso le fonti più comuni di informazione sulla “normalità” dei propri genitali e sulla chirurgia plastica sono, specie tra gli adolescenti, le riviste per teenager, i blog, la televisione…(b)

Che evidentemente hanno invece ben chiaro cosa e come deve essere il corpo delle donne.

Esiste la vulva “doc”?

E ciò, malgrado neppure tutta la buona volontà di studiosi e ricercatori, stimolata dalla sempre maggiore attenzione all’apparenza dei genitali esterni, sia riuscita ad arrivare a un consenso su parametri che permettano di stabilire la “normalità” o meno di una vulva. Nemmeno per indicare validi criteri di intervento chirurgico. (c)

E dopo 40 anni di professione, non posso che essere d’accordo.

L’aspetto dei genitali ha una grandissima variabilità e questo è perfettamente normale. Non solo non comporta alcun problema, ma anzi conferisce “eros” all’incontro sessuale.

In particolare le piccole labbra, le più “bersagliate” dalle richieste di restyling chirurgico, possono davvero avere rilevanti variazioni di forma, grandezza, aspetto, colore che sono del tutto normali e assolutamente peculiari in ogni donna(d). Persino l’asimmetria delle labbra vulvari è comune esattamente come non esiste praticamente una metà del corpo sovrapponibile all’altra metà.

Adolescenza: il mistero svelato

La pubertà è l’epoca in cui la vulva si modifica. In particolare proprio le piccole labbra che si ingrandiscono per raggiungere la loro dimensione adulta.

Per la prima volta questa parte del corpo diviene improvvisamente presente e visibile: impossibile ignorarla, tanto più che l’uso sempre più diffuso di depilare il pube rimuove anche quel “vedo/non vedo” che velava di un certo mistero l’anatomia genitale.

Nulla può sfuggire, la vulva è esposta in “primo piano”.

E’ facile avere dubbi sulla propria “normalità/bellezza” specie se ci si confronta con immagini/modello mediatiche, tanto idealizzate quanto asettiche, ma certamente persuasive, per  teenager alla ricerca di punti di riferimento. È facile convincersi che l’aspetto estetico dei propri genitali non sia adeguato, che esista una sorta di “vulva perfetta”.

Prendersi cura di sé…

Certamente è un bene prendersi cura di sé, come le donne hanno sempre fatto, per il proprio benessere e per migliorare la propria sicurezza, la propria energia seduttiva.

Può aiutare usare appositi detergenti, creme emollienti, pulire, profumare, anche tingere o tagliare i peli pubici; utilizzare, al bisogno, indumenti che non comprimano o stringano ma sostengano e supportino, specie durante le attività sportive, ovverosia dedicare tempo e cura anche ai propri genitali.

Altra cosa, ben più impegnativa e “definitiva” è intervenire chirurgicamente, atto che per modificare forma e volume dei genitali, inevitabilmente incide sull’integrità dei tessuti.

… senza correre rischi

Tanto più che quello sui genitali non è un “intervento da nulla”

La chirurgia “estetica” interviene su una vulva, magari non “ideale” ma di per sé perfettamente sana, diversamente da un trattamento di “cura”, laddove sussiste una vera e propria  patologia che affligge i genitali. Motivo di più per valutare con estrema attenzione rischi e benefici.

Come sottolinea il documento di consenso dell’American College of Obstetricians and Gynecologists(a) la “labioplastica” non è un piccolo intervento privo di possibili conseguenze.

Esattamente come in ogni intervento chirurgico, infatti, ci possono essere complicazioni: ematomi, edemi, infezioni, retrazioni cicatriziali con esiti di sofferenza anche cronica, nonché rapporti più dolorosi e meno soddisfacenti… infatti, anche la sensibilità di una parte del corpo così delicata può venire alterata modificando, tra l’altro, proprio la percezione del piacere sessuale

Non dimentichiamo che la vagina è riccamente innervata e la maggior parte delle sue fibre nervose sono, appunto, deputate al piacere! Meglio pensarci bene prima di rischiare di comprometterle…

a) “Breast and Labial Surgery in Adolescents” Obstetrics & Gynecology -Number 686, January 2017 – Committee on Adolescent Health Care
b) Pearl A, Weston J. Attitudes of adolescents about cosmetic surgery. Ann Plast Surg 2003 Jun;50(6):628-30.
c)Hailparn TR. What is a girl to do? The problem of adolescent labial hypertrophy [abstract]. Obstet Gynecol 2014;123(suppl):124S–5S.
d) Lloyd J, Crouch NS, Minto CL, Liao LM, Creighton SM. Female genital appearance: “normality” unfolds. BJOG 2005;112:643–6.

(The great wall of vagina” – opera dello scultore Jamie McCartney)

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La pancia e la libertà intravista (sul coraggio di cambiare), di Paola Vignelli

Posted by donnetra on 7 Marzo 2017 | Leave a response

 

danza
Ho scritto questo breve raccontino circa 10 anni fa per un concorso del Corriere della Sera.

Sono passati un pò di anni ma in quei momenti di allegra danza di pance sballonzolanti ho realizzato di colpo che la mia vita sarebbe cambiata e poi è stato così’.

Ho ripreso in mano la mia libertà, dopo un matrimonio che si trascinava per il bene dei figli.

Penso che sia necessario trovare il coraggio di cambiare a qualsiasi età, cosa che soprattutto per noi donne, non è sempre facile.

Delle volte i problemi economici sono un grande ostacolo, ma almeno è sano riuscire a superare quelli psicologici, i sensi di colpa e la paura di rimanere sole.

La pancia e la libertà intravista
(sul coraggio di cambiare)

Sono le 12.50 di venerdì: mollo il mouse, dò un’ultima occhiata al lavoro e di buon passo mi fiondo in uno scantinato di corso di Porta Ticinese.

Mentre mi cambio nel piccolo spogliatoio insieme ad altre donne di età varia ma con la stessa faccia stanca ma determinata ed entusiasta di chi quest’ora se l’è conquistata, le osservo e guardo me dal di fuori: ho 45 anni, un marito, due figli  di 15 e 11 anni , un lavoro da libera professionista e per strada spesso non cammino ma corro; dopo gli anni vissuti quasi in apnea dietro ai figli, oltre che a tutto il resto, comincio a rivedere uno spiraglio di luce: qualcosa che assomiglia ad una riconquista di qualche spazio personale.

Ma, aimè, questa sensazione di libertà arriva proprio nel momento in cui vedi che la tua faccia ed il tuo corpo non sono più quelli di prima e che alcune cose della tua vita non sono come le avresti volute.

Sono le 13.00, siamo tutte nell’accogliente palestra, già si sente la musica di sottofondo che ti fa incominciare a muovere…io ho ancora una sobria maglietta nera e un paio di pantaloni blu, ma molte si sono già lasciate andare alla seduzione dell’abbigliamento a veli svolazzanti e colorati e anch’io ci sto pensando..non è facile ricominciare ad avere più attenzione per se stesse dopo che per tanti anni si è state in bilico come un equilibrista sul filo, stando attente a non rompersi in due.

Molte amiche si sono  spezzate proprio quando, dopo tanta fatica, avrebbero potuto ricominciare a vivere meglio…

Ci sciogliamo con un po’ di stretching, penso alla mia infanzia, mi ricordo solo poche cose: che non sono mai riuscita a toccarmi le punte, che odiavo i miei capelli corti e ricci da  maschio e che mi ritenevo una bambina troppo massiccia.

Cerco di toccarmi le punte, e quasi ci riesco mentre la pancia va su e giù e tutto scorre, mi rendo conto che era più o meno da 15 anni che trattenevo il respiro e penso a come vivevo prima di tornare a respirare con la pancia; come una macchina con il freno a mano tirato, sempre con lo sguardo ed il pensiero altrove, la costrizione al diaframma spesso non mi permetteva di vivere e godere il momento e così rimandavo sempre la mia vita alla sera, al giorno dopo o al mese dopo. Aiuto!…è stato così e non poteva essere altrimenti, l’importante è esserne uscita intera.

Sono le 13.30: stiamo danzando al ritmo di una favolosa musica orientale, è impossibile non lasciarsi andare e non sorridere: io, un tempo così rigida fisicamente e piena di senso del dovere e sensi di colpa, in mezzo ad altre donne di ogni tipo, taglia, età e forma roteo in un vorticoso “shimmi” la mia pancia; ballo, leggera e allegra e guardo le altre con ammirazione e benevolenza, la stessa benevolenza con cui guardo divertita anche me stessa; è meraviglioso riuscire a voler bene alla propria pancia e a guardare con simpatia e rispetto quella delle altre.

Mi colpisce l’armonia tra il dentro e il fuori, è questo il tipo di bellezza che adesso mi interessa e mi commuove; il tempo che passa non fa solo danni!

Giro su me stessa, lancio uno sguardo allo  specchio, sorrido, le rughe si dispongono in modo decisamente più simpatico, meno male, forse sono ancora in tempo, perché la faccia sì che esprime quello che sei e tutto quello che hai vissuto e come l’hai vissuto ci è stampato sopra.

Sono le 13.50 la musica ritmata lascia spazio ad una melodia struggente: è il momento degli esercizi per sole braccia e mani: mi stupisco di riuscire ad essere femminile e sinuosa; respiro a occhi chiusi e vedo che nella mia vita ci sono due o tre cose per cui essere felice ed altre che, prima ho poi, sono sicura che cambieranno in meglio.

lib

 

Posted in: Storie di vita | Tagged: benessere, cambiamento, coraggio, danza del ventre, divorzio, donna, paura, senso di colpa, separazione

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