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LA DIETA MEDITERRANEA: SAPIENZA, SALUTE E SOSTENIBILITÀ

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grando saraceno

Dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2010, la dieta mediterranea è sinonimo di una cultura legata alle tradizioni, al territorio e alla salute. Il suo valore non è solo da collegare a singoli ingredienti, o a particolari aree geografiche, ma a una filosofia di vita che fornisce spunti importanti per salvaguardare benessere e ambiente, in ogni realtà.

La dieta Mediterranea: un modello complesso e affascinante

Spesso i paesi industrializzati lontani dal Mediterraneo collegano la dieta Mediterranea a cliché che conducono a singoli ingredienti e particolari ricette: pomodori, olio, pasta, pizza…
In realtà, il modello alimentare mediterraneo è complesso e i suoi effetti positivi su salute e ambiente, riconosciuti dagli scienziati di tutto il mondo, non si possono ridurre solo a pochi alimenti o preparazioni culinarie.

L’Unesco (1), ne mette a fuoco il valore, legato a tradizioni tramandate da generazioni e condivise dalle comunità in una vasta area del Mediterraneo. Le popolazioni coinvolte sono differenti, hanno specialità culinarie e usanze diverse. Ciò che le accomuna è lo stile di vita parsimonioso, derivato da un vasto patrimonio di conoscenze e pratiche sostenibili: agricoltura, pesca, pastorizia, capacità e modalità di trasformare e condividere il cibo. Un modello sviluppato per sopravvivere con risorse limitate, talvolta di estrema povertà (2).

A porvi l’attenzione nel mondo occidentale fu lo studioso americano Ancel Keys (3), che negli anni cinquanta si trasferì a Pioppi, nel Cilento, dove visse per oltre 40 anni e approfondì il legame fra la straordinaria longevità degli abitanti e la loro dieta, divulgando in tutto il mondo i risultati della sua ricerca. In anni più recenti, altri sudi hanno permesso di confermare gli effetti positivi della dieta mediterranea su ambiente e salute.

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Buon giorno a tavola

È possibile rendere universale la dieta mediterranea?

Un modello valido per tutti? Secondo Walter Willet, uno degli autori dello studio EAT-Lancet che ha portato alla luce la necessità di orientarsi verso una dieta più sostenibile (4), ogni Paese dovrebbe adattare le sue linee guida alle esigenze locali, far riferimento ai modelli agroalimentari dei propri antenati, che rimandano al clima, ai prodotti disponibili, alle caratteristiche delle popolazioni.

Senza perdere di vista alcuni degli aspetti del modello mediterraneo, ricchi di riferimenti utili. A partire dal rispetto dell’ambiente e delle sue risorse, in sintonia con i cicli naturali.

Senza trascurare l’arte di trasformare il cibo rendendolo gradevole e contemporaneamente facile da assimilare. L’ammollo dei legumi, la macinatura dei cereali, la fermentazione di alcuni ingredienti, insieme a tante ricette che prevedono la sapiente combinazione di cibi vegetali, con dosi parsimoniose di cibi animali, sono un esempio significativo della saggezza con cui la cultura mediterranea ha saputo dialogare con l’ambiente, adattando alle nostre esigenze gli alimenti “naturalmente” disponibili.

Merita poi un posto d’onore la convivialità, la capacità di ritualizzare e condividere i pasti, con un ritmo regolare, oggi trascurata, ma necessaria per costruire le sinergie adatte a trarre il massimo beneficio psichico e fisico dal cibo.

Esempi sostenibili lontano dal Mediterraneo

Questo modo di vivere il rapporto con il cibo, l’ambiente e le relazioni umane, fa parte anche di modelli alimentari sviluppati in contesti lontani dall’area mediterranea.

In Groenlandia, per esempio, la popolazione Inuit vive immersa in un ambiente dominato dal freddo, e rispetta rituali collettivi per la trasformazione e il consumo del cibo in armonia con la natura. Il menu è composto prevalentemente da bacche e altri vegetali selvatici, accompagnati da pesce e prodotti della cacciagione, presenti in quantità decisamente elevate rispetto alle nostre abitudini, mentre ortaggi e frutta coltivati sono quasi estranei. Le ottime condizioni di salute degli Inuit, che li rendono particolarmente resistenti, si modificano quando si trasferiscono nei paesi industrializzati.

Lo stesso accade ai Giapponesi che vivono nell’arcipelago di Okinawa, dove la longevità è fra le più alte del mondo. Il loro menu, molto parsimonioso, è ricco di vegetali protettivi, fra cui fino a 13 piccole porzioni al giorno di verdure crude e cotte, alghe, riso, derivati della soia e pesce. Il tutto insaporito con varie spezie e accompagnato da uno stile di vita che previene sedentarietà, stress e altre situazioni negative.

Filosofia mediterranea nelle zone montane

Ma torniamo a noi. Prendiamo come esempio le zone montane delle alpi, in Valtellina. Anche qui, in un passato non troppo lontano, la dieta quotidiana era basata su cibi semplici, locali, di stagione, sapientemente combinati fra loro per resistere alla ristrettezza di risorse, al freddo e al faticoso lavoro agricolo.

La disponibilità apparentemente illimitata di ingredienti provenienti da lontano in ogni momento dell’anno rischia oggi di farci dimenticare alcuni dei pregiati ingredienti locali: il grano saraceno, per esempio, i formaggi e le deliziose mele locali, le molteplici varietà di cavoli, poi alcune erbe selvatiche che in questa stagione crescono copiose. Sono questi i cibi che ci avvicinano alla filosofia della dieta mediterranea, più di pomodori e melanzane, spesso fuori stagione. Proviamo a riscoprirli. Senza mai rinunciare alla varietà.

La montagna in cucina: filosofia

pasta di grano saraceno

Pennette di grano saraceno con germogli di luppolo selvatico e formaggio latteria

Ingredienti per 4 persone:

  • 280 g di pennette di grano saraceno (o altro formato di pasta di grano saraceno a piacere)
  • 250-300 g di germogli di luppolo selvatico*(in loro mancanza usate asparagi, o erbette)
  • 3 cucchiai di olio evo
  • 1 cipollotto
  • 1 spicchio d’aglio
  • 6 cucchiai di formaggio latteria grattugiato grossolana mente

Preparazione:

1. Lavare

Lavate con cura i germogli di luppolo e cuoceteli, a vapore, finché sono morbidi. Potete bere il brodo di cottura come aperitivo, con un goccio di succo di limone.

2. Tritare

Tritate aglio e cipolla e fateli stufare, delicatamente, con poco olio evo.

3. Unire

Unite i germogli di luppolo sminuzzati, lasciando intere le punte. Salate e fate insaporire 5 minuti.

4. Aggiungere

Aggiungete la pasta al dente , mescolate, unite il formaggio grattugiato e servite, con olio e formaggio grattato da unire e piacere.

(*) Il luppolo selvatico (Humulus lupulus) è una pianta spontanea rampicante che sviluppa lunghi e teneri germogli a cui vengono attribuiti numerosi soprannomi dialettali (vertis, luvertin, luvertis…). Usati nella cucina popolare hanno prestazioni culinarie simili agli asparagi, di cui richiamano il gusto. Si preparano semplicemente a vapore, conditi con olio e succo di limone, oppure in aggiunta a frittate, uova al tegamino, risotto e pasta.

Fonti
Fonti

(1) Unesco, dieta mediterranea

(2) Inchiesta alimentare a Rofrano, 1954, regia di VirgilioTosi

(3) Ancel Keys e la dieta mediterranea

(4) Rapporto Lancet sulla dieta sostenibile

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CAPELLI: QUALCHE CONSIGLIO PER PROTEGGERLI

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capelli al tramonto

Di Elena Folli

Forza, femminilità, emozioni

Oggetto di miti e rituali che li collegano a forza e femminilità da tempo immemorabile, i capelli sono un coronamento del volto cui teniamo molto. Vengono spesso ricondotti all’energia sessuale e all’istinto. Tanto che in molte tradizioni impongono ancora oggi di coprirli, o tagliarli, come segno di umiltà, rinuncia , capacità di governare i propri istinti e di saper superare i limiti dell’individualità. Effettivamente, al di là delle convenzioni imposte dall’esterno, l’immagine della capigliatura è frequentemente teatro di emozioni collegate alla nostra identità e sex appeal.

Espressione del nostro equilibrio

Il loro vigore dipende da molti fattori. I capelli non sono solo un arricchimento estetico e una protezione contro il freddo e il sole, residuo di tempi più arcaici, ma anche l’espressione del nostro equilibrio. Le loro caratteristiche, in parte di origine genetica, sono influenzate dallo stile di vita ed esprimono molti aspetti della nostra storia: come ci nutriamo, eventuali carenze alimentari, uso di droghe, esposizione a stress e inquinamento, variazioni ormonali, come quelle dovute alla menopausa, che tendono a indebolirli.
Anche la perdita autunnale ha in parte ragioni ormonali fisiologiche, legate al mutare delle ore di luce e del clima, che richiamano la muta degli animali. Se è limitata a qualche settimana, e contenuta, non è preoccupante.
Tuttavia, in questa stagione i capelli richiedono attenzioni anche perché possono aver risentito del sole e dei frequenti lavaggi estivi. Senza contare che il periodo autunnale è spesso collegato a un aumento dello stress che può influire sul loro equilibrio.

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Una struttura complessa

Il “fusto”, o “stelo”, struttura esterna dei capelli, è composto da un’elevata percentuale di cheratina, proteina particolarmente resistente che a sua volta contiene oltre 18 amminoacidi; inoltre sono presenti numerosi minerali, ossigeno, azoto e zolfo.
II realtà, questa parte visibile del capello è formata da cellule ormai prive di vitalità, per questo motivo tagliare i capelli può migliorarne l’aspetto, eliminando le parti rovinate, prevenire i traumi dovuti, per esempio, a spazzolature intense, ma non ne arresta in modo decisivo la caduta.
La matrice che determina la continua rigenerazione, la crescita e la qualità del fusto è, infatti, situata nel bulbo, alloggiato nella parte inferiore del cuoio capelluto e irrorato da una fitta rete di capillari. Sono quindi circolazione sanguigna e nutrimento che arrivano ai capelli a determinare la loro vitalità.

Come si rinnovano

 La capigliatura si rinnova periodicamente attraverso tre fasi diverse che avvengono in tempi differenziati per ciascun bulbo, in caso contrario resteremmo senza capelli. Ogni giorno perdiamo fra i 100 e i 200 capelli, che vengono progressivamente sostituiti da quelli nuovi.
Il diradamento della capigliatura può avvenire quando la fase di arresto delle funzioni vitali dei bulbi (catagen) diviene troppo intensa rispetto a quella di rigenerazione (anagen). Le cause sono diverse e spesso accentuate da una predisposizione genetica. La perdita progressiva dei capelli più frequente negli uomini, per esempio, è dovuta alla trasformazione del testosterone in un composto ancora più attivo: il diidrotestorene, che trasportato dai capillari del cuoio capelluto risulta tossico per il bulbo. Questo può succedere anche alle donne, soprattutto dopo la menopausa, quanto le piccole quantità di testosterone prodotte dalle ovaie divengono più attive a causa della diminuzione gli estrogeni.

Trattamenti dolci e menu per aiutarli a mantenere vigore

Trattamenti cosmetici aggressivi, eccesso di stress fisico o mentale, farmaci, carenze alimentari, come quella di ferro, possono aggravare il problema, o addirittura esserne la causa primaria. Non giovano ai capelli anche inquinamento ambientale, eccesso di radiazioni solari, abuso di alcol e fumo.
Lozioni e altri rimendi per uso esterno, da usare eventualmente con il supporto di una brava dermatologa, non fanno miracoli, anche se aiutano a attenuare il problema.
Un accorgimento importante per rinforzare i capelli è comunque seguire un menu equilibrato e ricco di sostanze protettive. Per mantenerli vitali sono necessari numerosi principi nutritivi, a partire dalle proteine, che ne rappresentano la base. Diete troppo drastiche, di qualsiasi tipo, possono renderli opachi, sfibrati e facilitarne la caduta. D’altra parte un menu ben calibrato aiuta a prevenirla, mitigando gli eventuali influssi genetici, o ormonali, che ne favoriscono la perdita.

Capelli: come proteggerli a tavola

Scegliete
Riducete
Mescolate
Abbondate
Scegliete

un menu ricco di frutta e verdura fresche, cereali integrali, e arricchito, se seguite una dieta onnivora, con piccole quantità di latticini freschi, pesce e uova. Consumate ogni giorno un paio di cucchiai di semi oleosi, soprattutto in autunno inverno e quando il menu è vegetariano. Aggiungete due- tre volte la settimana legumi freschi e secchi (compresi soia e derivati), quando la dieta è vegetariana, o vegana, anche ogni giorno.

Riducete

bevande alcoliche, caffè, fumo, fritti e grassi di origine animale, zuccheri raffinati, cibi conservati con additivi chimici. Non abusate di alimenti proteici, in particolare di carni processate e grasse.
Evitate diete dissociate e dimagranti drastiche. Fate regolarmente una attività fisica piacevole.

Mescolate

diversi ingredienti proteici fra loro, per assicurare l’apporto ottimale di Metioinina, che insieme alla cistina e alla cisteina, fa parte degli aminoacidi solforati coinvolti nella sintesi della cheratina. Ne sono particolarmente ricchi il grana, il pecorino e altri tipi di formaggio, le uova, il pesce, il pollo, mentre ortaggi, frutta e legumi non ne contengono molta. Chi segue una dieta vegana può incrementarne l’apporto attraverso semi di sesamo (per esempio aggiungendo tahin alle pietanze) e altri semi oleosi opportunamente abbinati ai cereali integrali.

Abbondate

con i vegetali ricchi di glutatione, antiossidante che aiuta a mantenere vivaci gli scambi metabolici e attiva la costruzione di proteine, protegge l’apparato cardiocircolatorio ed ha un’ azione disintossicante. Ne sono ricchi oltre all’avocado (di cui non abusare per motivi ambientali, soprattutto se viene da lontano) pompelmo, arance, carote, spinaci (in estate il melone).

Utilizzate
Fra le vitamine
I minerali
I polifenoli
Utilizzate

per condire il buon olio extra vergine d’oliva, che oltre a fornire vitamina E, migliora la funzionalità del fegato e previene la stipsi. Integratelo con i grassi omega 3 presenti nel pesce e nei semi oleosi, preziosi per il loro effetto rigenerante.

Fra le vitamine

la A, la C e la E sono indispensabili alla salute dei capelli grazie al loro ruolo antiossidante e rigenerante. Per rifornirsi quotidianamente aiuta l’impiego quotidiano di frutta e verdura dai colori vivaci (giallo, arancio, rosso, verde), agrumi e olio biologico di oliva, germe di grano o di semi di girasole.
Le Vitamine del gruppo B, hanno un ruolo importante per l’impiego di tutti i principi nutritivi necessari ai capelli. La B12, presente in forma assorbibile solo nei cibi di origine animale, va quindi integrata nella dieta vegana. Le altre vitamine del gruppo B sono invece presenti in misura differente in diversi vegetali fra cui i cereali integrali, i semi oleosi e i legumi.

I minerali

che non devono mancare per il mantenimento della salute dei capelli sono ferro (carne rossa, frutta secca e semi oleosi, spinaci, uova); zinco (fagioli secchi, carne e pesce); zolfo e silice (germe di grano e cereali integrali, miglio).

I polifenoli

meritano uno spazio nel menu per rigenerare i capelli per le loro proprietà antiossidanti che prevengono la formazione dei radicali liberi. Si trovano nel te verde e in molti tipi di frutta e verdura dai colori sgargianti verdi scuro/blu/viola (per esempio radicchio, uva, melanzane, mirtilli).

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FEGATO: COME AIUTARLO QUANDO È AFFATICATO

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albero che si riflette nella notte

Organo di importanza vitale, il fegato governa i processi di rinnovamento e depurazione così importanti in questa stagione. Come abbiamo visto, le sue eccezionali capacità di rigenerarsi sono sostenute anche da dieta e stile di vita equilibrati, fondamentali per proteggerlo, tanto più in questo periodo che mette alla prova le nostre capacità di resistenza. Una corretta integrazione alimentare può essere un ulteriore sostegno, soprattutto quando il fegato è affaticato e necessita di un supporto mirato . La dottoressa Barbara Aghina, responsabile scientifica della nutraceutica Guna, ci aiuta a comprendere come e quando utilizzarla.

Di Barbara Aghina

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Resilienza e elasticità il fegato aiuta

Perché proteggere il fegato?

È uno degli organi più complessi e sofisticati dell’intero organismo. Straordinario  “laboratorio” biologico, produce la bile, essenziale per la digestione dei grassi, presiede alla sintesi di numerose sostanze ed è una sede di deposito fondamentale per diversi principi nutritivi, fra cui il Ferro, la Vitamina B12 e il rame. Il fegato possiede, inoltre, una insostituibile capacità di filtro per l’eliminazione delle scorie alimentari e per le sostanze tossiche. La sua funzione gioca quindi un ruolo centrale per il nostro equilibrio.

Come proteggerlo?

Alimentazione sbilanciata, eccesso di grassi o zuccheri, stili di vita sregolati, possono alterare la sua normale funzione. Per salvaguardarla è quindi per prima cosa indispensabile curare menu e stile di vita evitando ciò che rischia danneggiarlo, in particolare alcol, fumo, abuso di farmaci e cibi di scarsa qualità. Conta anche praticare regolarmente attività fisica. Lo yoga, per esempio, che abbina respirazione e movimenti mirati a riequilibrare, è un valido supporto cui far riferimento anche fra le mura domestiche.

 

yoga in città

Quando è consigliabile ricorrere a una integrazione alimentare?

L’attività del fegato può essere rallentata per la presenza di alcune situazioni di disequilibrio, dal necessario carico di farmaci da assumere per periodi prolungati, da un sovrappeso accentuato, specialmente legato a una dieta sovrabbondante. Anche l’avanzamento dell’età comporta un fisiologico rallentamento della funzionalità epatica.     
Gonfiore addominale, difficoltà digestive e sensazione di amaro in bocca, sonnolenza dopo i pasti, stanchezza, sono segnali di un affaticamento della funzionalità del  fegato. Oltre a prendersi cura di alimentazione e stile di vita, in situazioni di aumentato del fabbisogno, può essere utile ricorrere a una integrazione alimentare, che può contribuire a mantenere la fisiologica funzionalità epatica.

Quale integratore alimentare utilizzare?

La moderna ricerca nutraceutica Guna ha messo a punto Epatoguna, un integratore alimentare per la funzione epatica in compresse gastro protette a rilascio controllato. I suoi costituenti sono:

  • Fegato di suino liofilizzato: attraverso un processo di liofilizzazione controllata di fegato fresco di giovani suini, vengono resi maggiormente biodisponibili i suoi nutrienti.

  • Colina: nutriente essenziale che gioca diversi ruoli fondamentali per la salute dell’organismo. Numerosi studi evidenziano che l’integrazione di colina è utile per sostenere il buon funzionamento del fegato e contribuisce al normale metabolismo dei lipidi.

  • Tè verde (titolato al 40% in Epigallocatechina-3-gallato[EGCG]). È noto che tra i diversi composti presenti nel Tè verde vi sono i composti polifenolici, in particolare la catechina chiamata Epigallocatechina-3-gallato (EGCG), il cui consumo è raccomandato per favorire la funzionalità epatica.

Grazie alla particolare forma farmaceutica (compressa a strato “gastro protetto”), i componenti di Epatoguna oltrepassano intatti la barriera gastrica e resistono all’aggressione dei succhi gastrici, arrivando a livello del primo tratto dell’intestino tenue dove vengono rilasciati e resi disponibili.

 

In che modo agisce Epatoguna?

Le parziali capacità riparative e rigenerative fisiologiche del fegato sono note da tempo, ma solo negli ultimi anni si è potuto evidenziare che esse sono legate principalmente alle cellule epatiche (o epatociti ), in particolare alla componente di cellule staminali epatiche adulte di cui il fegato è molto ricco.
Si tratta di un sistema costantemente in equilibrio dinamico (o in omeostasi) che regola finemente i tempi dei processi di riparazione e di rigenerazione necessari per mantenere il fegato in salute. Quando questo equilibrio si altera, come nel caso di alimentazione troppo ricca in grassi saturi, zuccheri semplici, in particolare fruttosio, alcol, o in seguito ad un uso elevato di farmaci, gli epatociti si trovano “soffocati”, soprattutto dalla sedimentazione dei grassi al loro interno, con un conseguente rallentamento di tutte le funzioni che svolgono. L’integrazione alimentare con Epatoguna può essere coadiuvante per l’equilibrio del fegato.

Come assumerlo?

Epatoguna si assume in ragione di 1 compressa deglutibile 2 volte al giorno, accompagnandola con acqua. Si consiglia l’assunzione di Epatoguna per almeno 2 mesi consecutivi.

Posted in: Integratori e lifestyle | Tagged: Barbara Aghina, bile, carciofi, equilibrio, fegato, ferro, grassi, omeostasi, rame, salute, serenità, star bene, vitamina b12, yoga

ANSIA, AUTOSTIMA E VOLONTÀ: DAI FIORI DI BACH UN AIUTO PER MIGLIORARE L’EQUILIBRIO

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di Sergio Laricchia

Operatore Olistico affiliato UNI-PRO Esperto di fiori di Bach, Shiatsu, ShinTai®, Biodinamica Craniosacrale e Kinesiologia Sistematica

L’estate offre momenti di riposo che rappresentano un’opportunità per rigenerarsi e superare stati d’animo negativi. Accanto alle pratiche che generano benessere, come meditazione, rilassamento e attività fisica, anche i fiori di Bach possono aiutare a migliorare l’equilibrio.

Quando la volontà vacilla

Le donne, si dice, sono il “sesso debole”. Apparentemente. In realtà possiedono quella forza tipica del vuoto che, senza fare nulla, attira tutto a sé. È la qualità dei due opposti e complementari, che nel Taoismo si chiama Yin (in opposizione allo Yang, maschile) e nella Qabbalah (la Mistica Ebraica) si chiama K’li (“Recipiente”) o “Desiderio di Ricevere” (in opposizione a Or, “Luce” o “Desiderio di Dare”). Insomma, alle donne la volontà non manca, in genere. Quello che può farla vacillare è, caso mai, un abuso delle proprie energie, una certa mancanza di autostima e un conseguente stato d’ansia.

I fiori di Bach

I fiori di Bach possono aiutarci a gestire queste condizioni emotive, in quanto rappresentano archetipi floreali di specifici stati d’animo ai quali possiamo ispirarci, mentre ne assumiamo l’essenza, per evocare le nostre innate risorse e capacità di adattamento. Le vacanze estive sono un momento ideale per rivedere alcuni aspetti del nostro essere che non vanno proprio come vorremmo o che non ci fanno stare bene.

Se stanchezza e sovraccarico esauriscono la volontà

La volontà è la determinazione a realizzare i propri obiettivi ed è una caratteristica tipicamente femminile. Può affievolirsi, tuttavia, quando si abusa delle risorse individuali inducendo uno stato di prostrazione fisica e mentale, a cui corrisponde il fiore di Bach Olive (dall’esaurimento alla rigenerazione); quando si è sopraffatti dalle troppe responsabilità, campo del fiore Elm (dal sovraccarico alla risolutezza) o quando il solo pensiero dei compiti sgraditi che ci aspettano ci porta a procrastinare, come capita ai tipi Hornbeam (dalla stanchezza del lunedì mattina al vigore). Vale la pena ricordare che questi tre fiori di Bach si trovano, insieme ad altri sinergici, nel composto pronto Resource EnerJoy (“Energia e Vitalità”).

 

Coltivare l’Autostima

La volontà di una donna può esitare anche a causa della mancanza di Autostima. L’auto-stima è, per l’appunto, il valore che si attribuisce a sé stesse, e può essere intesa come il rapporto tra il sé percepito (come ci si vede, ci si definisce, ci si qualifica in termini di abilità presenti o assenti) e il sé ideale (l’immagine fantasticata della persona che vorremmo essere). Quanto più queste due entità sono percepite tra loro distanti, tanto meno ci si stima. Tra i fiori di Bach, gli archetipi più corrispondenti a questo stato d’animo sono Larch (dal senso di inferiorità all’audacia), Centaury (dall’incapacità a dire di no all’assertività) e Gentian (dallo scoraggiamento di fronte ai minimi intoppi alla fiducia). Tutti inclusi, insieme ad altri fiori adatti, nel composto pronto Resource Confidence (“Autostima e Fiducia”).

La mancanza di autostima genera ansia

La mancanza di autostima può essere il prodromo di stati ansiosi, perché se non ci si sente abbastanza dotate, le aspettative di successo e di insuccesso si equivalgono, il che crea un senso di conflitto e di anticipazione. Gli archetipi floreali di Bach in relazione a questo stato d’animo sono: Impatiens (dall’anticipazione e facile irritabilità alla pazienza e tranquillità) e Cherry Plum (dal timore di perdere il controllo alla padronanza), presenti in Resource Remedy (“Relax no Stress”), insieme ad ulteriori fiori adatti a ispirare la gestione dello stress, e in Resource Harmony (“Armonia Femminile”), accompagnati da altri fiori come Crab Apple (dal disprezzo di una parte o di tutto il proprio aspetto fisico all’accettazione) e Mustard (dalla malinconia immotivata alla gioia), che possono esserci di ispirazione per fronteggiare gli sbalzi umorali legati al ciclo femminile, in particolare, in presenza di sindrome premestruale e durante la menopausa.
L’Ansia è spesso nemica del sonno, soprattutto per i biotipi floreali quali White Chestnut (dai pensieri ossessivi alla pace), Agrimony (dal tormento nascosto dietro una maschera di allegria all’apertura e all’armonia) e Aspen (dai presentimenti e le vaghe paure alla centratura), tutti inclusi nel composto pronto Resource GoodNight (“Sonno Sereno”).

Attingere alle proprie Risorse

Oltre che farsi ispirare dai fiori di Bach, può essere utile ripetere affermazioni positive e praticare meditazioni e visualizzazioni come quelle riportate sui foglietti interni ai composti pronti di fiori di Bach citati. Inoltre: vivere nel presente (evitando la nostalgia del passato e l’ansia per il futuro), non giudicarsi (accettare le contraddizioni – “in genere sono generosa, ma oggi ho voluto pensare a me stessa” – e liberarsi dai sensi di colpa). Aiuta, inoltre, a rigenerarsi, vivere nuove situazioni che rompono le abitudini e gli schemi preconcetti, dimostrarsi affetto con piccole gratificazioni (un bel vestito da indossare, un massaggio, un buon libro), usare un linguaggio positivo e un atteggiamento posturale vincente (corpo eretto, testa alta, senza rigidità). È un supporto, infine, combinare diversi stimoli sensoriali riequilibranti, come l’aroma di un olio essenziale associato ad uno stato di relax, un colore che ci infonde energia e voglia di fare, e/o una musica che ci fa amare per quelle che siamo.

 

 

 

 

Posted in: Integratori e lifestyle | Tagged: aiuto per migliorare equilibrio, ansia, autostima, biodinamica, condizioni emotive, cura, esperto di fiori di bach, fiori di bach, operatore olistico, sergio laricchia, shiatsu, star bene, volontà, yang, yin

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