“Le mani delle donne erano sempre legate, anche quando i lacci non si vedevano. Erano cappi d’amore, di dovere, di decoro, di bisogno.” (1)
E ora? Cosa è cambiato? Le mani sono finalmente slegate o sono solo mutati i “cappi”? Al dovere, sempre presente, si è aggiunto autocontrollo, dominio, contenimento, competizione, persino nel tempo libero ci sono “app” che indicano cosa fare, orologi che contano i passi, media assertivi che ingiungono quante calorie si devono assumere o quante volte si deve respirare, cosa si deve pesare, mangiare, bere, che programmi è meglio guardare.. mani legate da tutte le parti. Specie le donne, un tempo almeno libere di esprimere le loro emozioni e ora sempre meno capaci di spontaneità, di ascolto interiore e di accettazione di sé stesse, di fiducia in questo ascolto e in ciò che produce… il “sesto senso” del femminile non esiste più…
di Fiorenza Zanchi
Spontaneità un valore da riconquistare
Essere “altro” da sé, costrette in una parte, che cristallizza, irrigidisce corpo e mente. Come suggeriscono le depressioni, prevalenti nelle donne, il comparire di patologie, come l’infarto, prima di dominio maschile, il dilagare di disturbi della sfera sessuale femminile, come alterazioni del ciclo, infertilità, endometriosi…
Invece che imparare a ricontattare il sentire profondo, a liberare spontaneità per sviluppare la propria originale creatività, a ritrovare orgoglio e consapevolezza del valore della propria specifica identità, svilita per secoli, le donne hanno imparato il controllo.
Persino lo yoga, nato in oriente come disciplina per lo più maschile, in occidente, non a caso, è utilizzato prevalentemente dalle donne, cui insegna a sviluppare controllo sul corpo e sulle emozioni, condizione per sviluppare spiritualità e… per inserirsi meglio nel mondo maschile: “per poter combattere gli uomini da uomini” (2)
Combattere da donne
Si può benissimo combattere da donne, portando la novità vera: consapevolezza e orgoglio del valore della propria identità, genuinità, immediatezza; della specificità della propria intelligenza e creatività, del proprio corpo, dei suoi ritmi, delle sue trasformazioni, così tenacemente immiseriti e mortificati in un passato eternamente presente. Perché mai funzionali a un modello “maschile” che, nonostante tante conquiste, rimane tuttora un “must” e “dà forma” al mondo…
Ancora tabù
“sentiti libera anche in quei giorni”, “per non doverti fermare mai”, suggeriscono le pubblicità. Libera da cosa? Da te stessa? E perché non ci si dovrebbe poter fermare?
Le mani sono ancora “legate” e ne sono un segnale i tabù sul sangue mestruale, che periodicamente compare a scandire un “tempo” al femminile, ciclico, sinuoso, con alti e bassi, piuttosto che lineare, continuo, senza mai deflessioni: un ostacolo a una “continuità produttiva” che deve comunque imporsi su tutto e… su tutte.
E’ lontana:
– la valorizzazione dei propri tempi, modi, ruoli;
– la certezza che un tempo ciclico valga tanto quanto una “produzione” continua, al “maschile”, sempre considerata l’obiettivo da raggiungere;
– la sicurezza che il susseguirsi delle stagioni del corpo femminile, non a caso sempre più sregolate o soppresse, sia una opportunità piuttosto che un limite;
Manca consapevolezza che, per una nuova qualità di vita:
– il “potere” sia allevare le donne e gli uomini di domani trasmettendo i valori che plasmeranno loro e dunque il mondo futuro tanto quanto dirigere la politica o il sociale o l’economia;
– amministrare una casa o accogliere il pianto di un bimbo desolato nelle proprie braccia o accudire chi è più debole e bisognoso valga come fare il professore universitario o il dirigente di industria o il grande manager;
– saper cucinare un buon ragù e “nutrire” il mondo sia determinante per l’evoluzione così come
la speculazione astratta o la ricerca…
È solo una questione di prospettiva… di sguardo sulla realtà, di scale di valori che diamo alle cose… tutti sono “poteri” tutti sono ugualmente preziosi sulla scacchiera del nostro pianeta e della nostra società, anche un fante può dare scacco matto al re…
Creare mondi nuovi
La spontaneità è creativa e può aiutarci a trovare soluzioni nuove ai problemi.
Maggiore naturalezza, maggiore autorealizzazione, maggiore autostima.
Con libertà di scelta: poter scegliere è una grande conquista. Ma se il mondo del femminile è svalorizzato a priori, quelle che portiamo avanti sono davvero scelte? O i demoni interiori autodenigratori delle donne, lungi dall’essere sconfitti, spingono ancora una volta a “legarsi”? Con lacci che, alla fine, non sono poi così diversi nella loro sostanza, da quelli che da sempre le hanno legate: “dover fare”, “dover essere”.
Le donne oggi hanno conquistato maggiore libertà, dignità, opportunità ma devono ancora trovare e liberare spontaneità e fiducia nella propria specifica sensibilità e valore femminile. Esprimersi liberamente senza sentirsi giudicate, pari tra pari, fare uscire la propria stoffa e osservarla senza giudizio, accettarsi, volersi bene per come si è.
Per creare mondi nuovi.
E la libertà conquistata non sarà mai sufficiente fino a che queste scale di valori non saranno davvero paritarie nel profondo dell’anima, non solo a parole o slogan su “pari opportunità” ipotetiche, se di fatto i ruoli storicamente maschili vengono ancora percepiti come più desiderabili, modelli prioritari da imitare… eppure questi modelli stanno distruggendo l’ambiente, inquinando aria, acqua e terra, fomentando guerre, disorientando le nuove generazioni a tal punto che i suicidi, specie tra i giovanissimi, aumentano di fronte a un “male di vivere” che sembra inarrestabile…
Nonostante il nostro mondo versi sempre più in condizioni precarie, il “business is business”, la capacità di andare avanti “senza mai fermarsi” e senza guardare in faccia nessuno, contrapposta alla capacità di modulare i ritmi e accogliere, rappresenta ancora la meta a cui tendere.
Non un grande modello da imitare.
Cose da donna
“…che provino a dirmi che qualche cosa non è come avrebbe potuto farlo un uomo.” (3)
Ormai non è più una grande conquista fare una cosa “come avrebbe potuto farla un uomo”.
Sarebbe una risorsa maggiore se finalmente oggi, dopo anni in cui si è ampiamente dimostrato di saper benissimo fare le cose “come un uomo”, le si facesse “come una donna” ritrovando e sottolineando le differenze invece di omologarsi.
Portando risorse nuove invece di restringerle.
Note
Note
1) Ilaria Tuti – Come vento cucito alla terra – ed. longanesi- p. 37, 8° riga dall’alto
2) E.Neumann – “La psicologia del femminile” ed. Astrolabio
3) ) Ilaria Tuti – Come vento cucito alla terra – ed. longanesi- p.346