Proseguendo il percorso sui sensi, questo mese incontriamo la vista, che ci permette di valutare il cibo a distanza, influenzata dalla nostra esperienza. Valorizzarla, e imparare a riconoscere i suoi condizionamenti, aiuta a superare i pregiudizi, a selezionare gli ingredienti, a rendere tavola e cucina appaganti e ricchi di allegria.
Imparare a “farsi l’occhio”
“Anche l’occhio vuole la sua parte”, insegna il linguaggio popolare. Non a torto: la vista è un senso che introduce alla bellezza e contemporaneamente ci guida. Se in tempi remoti, quando ancora avevamo uno stretto contatto con la terra, l’olfatto era preponderante, nella vita odierna, dominata dai media e dalla realtà virtuale, la vista è diventata il sistema sensoriale prevalente. Più dell’80% delle informazioni dirette al nostro cervello sono stimoli visivi. Rispetto al cibo la vista è preziosa: permette, infatti, di valutarlo a distanza, prevenendo potenziali errori di scelta prima di subirne le conseguenze negative. L’aspetto di ciò che mangiamo è di grande aiuto per formare la memoria del gusto, soprattutto se associata ad altri stimoli sensoriali, come profumo e sapore e accompagnata dai gesti legati alla preparazione dei cibi. Quando, infatti, sperimentiamo alcuni ingredienti in cucina e a tavola, ritrovandoli sui banchi di mercati e supermercati siamo in grado di immaginare con immediatezza gli abbinamenti e le ricette che abbiamo provato. Così forme e colori risvegliano la nostra memoria rievocando esperienze e sollecitano l’immaginario. Una carota, un pomodoro, l’aspetto di un pesce o di un formaggio ci fanno subito tornare in mente profumi, sapori e associazioni capaci di indirizzare le scelte. Non a caso, facendo leva su questi condizionamenti, molti rivenditori, per favorire gli acquisti, affiancano prodotti complementari fra loro. Così, negli scaffali, spesso pasta, legumi, olio e pomodori pelati non sono distanti l’uno dall’altro. Si è verificato, poi, che la vista influenza anche la quantità di ciò che mangiamo. La consuetudine a ricevere grosse porzioni, per esempio, spinge a memorizzarle e a servirci in eccesso anche quando non abbiamo fame. Per valorizzare il ruolo guida di questo senso dobbiamo quindi, come si dice, “farci l’occhio”, esercitarci a riconoscere gli ingredienti e le loro qualità, per esempio il grado di maturazione, a valutare quantità e abbinamenti attraverso una attenta osservazione. È un percorso che rafforza anche il piacere di mangiare, perché molti cibi, se abbinati e preparati con cura, offrono inaspettati scorci di bellezza.
L’emozione di forme e colori
A partire dai colori naturali. Basta pensare ortaggi e frutta, che in ogni stagione presentano sfumature cromatiche stupefacenti, di cui vale la pena di approfittare per rendere la tavola bella, invitante e allegra. Ben disposti sul tavolo, decorano almeno quanto un mazzo di fiori. Mettere in mostra, di volta in volta, le combinazioni di quelli usati per preparare le diverse ricette, rafforza la memoria visiva nei loro confronti. I colori del cibo modificano il gusto e condizionano le nostre emozioni. Un succo di arancia blu, per esempio, non viene bevuto volentieri pur emanando un delizioso profumo. Analogamente, il classico yogurt bianco zuccherato, una volta colorato di giallo, o di arancio, senza modificare in alcun modo il suo sapore, è associato da chi lo assaggia al gusto di agrumi pur non contenendone traccia. Ogni colore evoca reazioni emotive che tendono a richiamare le esperienze a cui li colleghiamo. Il rosso, per esempio, è un colore di solito amato dai bambini, ma può suscitare rifiuto per il suo legame con carne e sangue. Il verde riconduce a natura, leggerezza e freschezza, tuttavia spesso i più giovani lo respingono, poiché ricorda loro l’amaro di diverse verdure a foglia e l’acido dei frutti acerbi. Il bianco evoca immagini di purezza e genuinità ed è di solito apprezzato all’unanimità. Nero, marrone e blu, collegati, frequentemente, a cibi avariati e non commestibili possono rendere sospetti alcuni ingredienti salutari, come mirtilli, more e funghi.
Imparare a non farsi ingannare
Colori e forme giocano un ruolo anche nel successo di molte ricette. La loro presentazione è uno dei punti forti dei cuochi: se è attraente stuzzica l’appetito e rende fiduciosi. Per questo motivo, anche l’industria dedica molte risorse all’aspetto dei prodotti. Quelli rivolti ai bambini si basano spesso su un linguaggio visivo fatto su misura per loro, a partire dagli imballaggi, che diventano una forma di pubblicità mascherata e possono trarre in inganno. Occorre tenere presente che un aspetto gradevole non è sempre indice di qualità e sicurezza. In natura, per esempio, ci sono bacche selvatiche bellissime ma molto velenose, e diversi prodotti industriali particolarmente curati dal punto di vista estetico (ad esempio alcune categorie di bevande e caramelle) non sono raccomandabili sotto l’aspetto nutritivo. La vista ci permette anche di leggere le etichette, che nei prodotti confezionati sono fondamentali per non lasciarsi trarre in inganno dall’aspetto.
Coloranti in primo piano
L’arte di rendere appetibile il cibo, aggiungendo coloranti naturali è antichissima. Nella tradizione orientale, per esempio, zafferano, curcuma, paprica e altre spezie congiungono l’arricchimento dell’aspetto con proprietà gustative e principi attivi usati anche a scopo terapeutico. Nei prodotti confezionati moderni l’uso dei coloranti è parte integrante delle strategie promozionali. Consente, infatti, di ricreare artificialmente impressioni di freschezza e naturalezza legate alle caratteristiche di alcuni ingredienti e andate perse a causa della lavorazione. Uno sciroppo alla menta, o una caramella al limone, per esempio, di per sé incolori, vengono pigmentati artificialmente. Assuefatti a questo tipo di modifiche, rischiamo di non riconoscere i colori autentici degli alimenti. Al punto che i dubbi non sorgono in presenza di tonalità molto sgargianti, ma quando i colori non rispecchiano le nostre aspettative o sono assenti. L’impiego di coloranti, come quello di tutti gli additivi alimentari, è soggetto a precise regolamentazioni ed è stato riesaminato più volte dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFESA) per verificarne l’innocuità. Ma è proprio necessario ricorrervi? Scegliendo la formulazione del suo yogurt la Latteria di Chiuro ha deciso di valorizzare il colore naturale delle confetture di frutta che aggiunge allo yogurt bianco, creando una magia di colori e aromi che consente di identificare e riconoscere le differenti componenti del prodotto senza ingannare i sensi.
Ricette autunnali multicolori per il benessere
I colori di frutta e verdura sono legati a pigmenti vegetali con proprietà protettive. L’arancione, per esempio, è la tinta dei caroteni, precursori della vitamina A, con effetto antiossidante. Lo stesso vale per gli antociani, presenti in ortaggi e frutti dai toni viola e blu e per la quercitina, che si trova in quelli con tonalità bianche. Il verde corrisponde alla clorofilla, dotata di un’azione depurativa. Variare i colori delle ricette, introducendo, ogni giorno, dai tre ai cinque vegetali con tinte differenti, oltre a rendere i piatti tavolozze incantevoli, assicura il benessere. Approfittate dell’autunno e provate a riprodurre le sue affascinanti gamme cromatiche nella cucina di casa. Le possibilità non mancano. Il raccolto, che vi accompagnerà anche in inverno, offre i caldi toni aranciati di zucca, cachi, carote, il bianco di cavolfiori, mele e pere, il verde talvolta con tocchi blu e viola, di broccoli e cavoli di ogni tipo. Non scordate di aggiungere le sfumature beige e marroni della terra con la frutta secca a guscio: noci, nocciole, mandorle, scrigni di principi nutritivi preziosi, offrono nei prossimi mesi il meglio di sé.
Misterioso, intuitivo, istintivo, l’olfatto è il senso che si sviluppa per primo, fin dalla vita fetale, a riprova della sua importanza per il nostro benessere. Gioca un ruolo fondamentale nell’orientamento delle scelte alimentari. Conoscerlo meglio ci aiuta a valorizzarlo nel menu quotidiano, con vantaggi per gusto e la salute.
Un senso che ci guida
È un senso istintivo, legato alle emozioni; provoca avversioni o attrazioni spontanee che riesce difficile spiegare. I segnali provenienti dal senso dell’olfatto, infatti, raggiungono la corteccia cerebrale senza passare dalla parte del cervello legata all’elaborazione razionale. Così, spesso, non siamo capaci di descrivere un odore e le sensazioni che ne derivano, ma percepirlo può suscitare ricordi intensi, che evocano immagini e emozioni. L’olfatto conduce a riconoscere i cibi da lontano. Inaliamo, infatti, odori, ogni volta che inspiriamo e subiamo il loro influsso, frequentemente senza accorgercene.
Sensibilità differenti
Le cellule olfattive sono collocate fra il naso e la bocca. Inspirando ripetutamente, velocemente, come fanno gli animali quando annusano, sentiamo gli odori con maggiore intensità. Le molecole odorose raggiungono i recettori dell’olfatto anche quando mangiamo, a bocca chiusa, espirando lentamente, perché si diffondono con facilità nell’ambiente umido e tiepido del cavo orale. Gli odori derivano da oltre 400.000 sostanze combinate fra loro e sono responsabili del 90% della percezione del gusto dei cibi nel suo complesso, visto che il numero dei sapori è invece molto più limitato. La sensibilità olfattiva varia da persona a persona e si affatica se sottoponiamo l’olfatto a troppi stimoli. Per questo, un eccesso di deodoranti e altri profumi sintetici, presenti, per esempio, nei detersivi, o il consumo abituale di cibi industriali intensamente aromatizzati, rischia di danneggiarlo.
Aromi naturali e artificiali
Nei cosiddetti “alimenti ultra processati”, come alcuni succedanei del formaggio e della carne, ma anche molti snack confezionati, l’aggiunta copiosa di aromi è inevitabile, per compensare quelli che vanno persi durante la preparazione e la conservazione o per creare sfumature aromatiche che non esistono nelle materie prime di base. La possibilità di aggiungere aromi standardizzati, sempre uguali, consente fra l’altro di dare un carattere preciso ai prodotti, condizionando i consumatori. In etichetta, la dicitura “aromi” indica la presenza di aromi artificiali, con un odore analogo a quelli naturali. L’aggiunta dell’indicazione “naturali” testimonia che gli aromi derivano in effetti da materie prime esistenti in natura, di origine animale o vegetale, ma non necessariamente dagli alimenti di cui richiamano il profumo. L’aroma di lampone, per esempio, proviene dal legno di cedro. Anche muffe e batteri, grazie a particolari biotecnologie sono in grado di produrre copiose quantità di aromi “naturali”. Una maggiore genuinità proviene dalla scritta “aroma naturale di…“ con la precisazione dell’ingrediente di provenienza, per esempio la menta. In linea di massima, per allenare l’olfatto a distinguere la qualità, è consigliabile inserire nel menu anche cibi del tutto naturali, con un aroma che varia in continuazione, secondo le modalità di produzione. Coltivazione, stagionalità, maturazione, stagionatura, per esempio, sono variabili decisive per definire naturalmente il profilo olfattivo e assicurano esperienze sensoriali impagabili.
Magie profumate con le erbe aromatiche
In questa stagione le erbe aromatiche si possono acquistare quasi ovunque, o coltivare in proprio. Allestite il vostro orticello aromatico sul balcone, o sul davanzale della finestra, in un angolo bene areato e soleggiato. Usate terriccio e fertilizzanti biologici. Lasciate spazio alla fantasia e utilizzate le erbe per aromatizzare ogni pietanza e/o per preparare deliziose tisane.
Ecco qualche idea diversa dal solito da provare.
Il basilico
è ottimo per aromatizzare l’insalata verde, o una salsina a base di yogurt, olio evo, poco sale, per condire pesce, o verdure a vapore.
La salvia
rende inconfondibili le mele cotte al forno, oppure in padella, con qualche cucchiaio di acqua e poco miele.
Timo e origano
tritati finemente con semi di zucca e un pizzico di sale, si trasformano in una deliziosa miscela insaporente, da aggiungere alle pietanze già cucinate in alternativa al normale sale da cucina.
La melissa
aromatizza macedonie e frutti di bosco ed è la base di tisane digestive e rilassanti.
Il rosmarino
è un ingrediente ideale per tè tonificanti da usare la mattina, o al pomeriggio. Aiuta a contrastare la stanchezza, in alternativa al caffè, da solo o mescolato al timo.
La menta
aromatizza frutta, verdura, frittate, formaggi freschi, anche in aggiunta al basilico. Ha un’azione tonificante analoga al rosmarino, favorisce la digestione dopo un pasto sostanzioso.
Miscele di spezie delicate
Nella cucina orientale non mancano mai, dosate sapientemente in ogni piatto, cui conferiscono aromi inconfondibili. Occorre tenere conto che nei paesi dove domina il caldo il piccante aiuta a conservare il cibo e favorisce la dispersione del calore grazie all’effetto vasodilatatore. La sua percezione non è dovuta al senso dell’olfatto, o del gusto, ma ai recettori del dolore. È esperienza comune, per esempio, la sensazione di bruciore che si prova con cibi ricchi di peperoncino. Meglio comunque non raggiungere concentrazioni troppo elevate, che oltre a eventuali controindicazioni per la salute, possono indebolire i sensi, olfatto compreso. È quindi preferibile moderare le dosi e scegliere le spezie più delicate, che non hanno effetti indesiderati e si adattano a tutti i gusti, anche quelli dei bambini. Cannella di Ceylon, zafferano, cumino dei prati o orientale, coriandolo, vaniglia, curcuma sono fra quelle più adatte per fare esperienze che rafforzano la memoria olfattiva anche dei più giovani, aiutandoli a collegare l’aroma agli ingredienti a cui sono abbinati.
Odori e gusto: un gioco per la famiglia
Perché un cibo piace o non piace? Spesso proprio gli aromi, quindi le sensazioni olfattive, accanto a quelle del gusto, provocano avversioni. Un esempio emblematico sono cavolo e altri ortaggi della stessa famiglia, svantaggiati, fra l’altro, dal gusto amarognolo. Il loro odore intenso ricorda “i calzini sporchi”, come raccontano alcuni bambini interrogati a proposito. Non è il caso, però, di scoraggiarsi di fronte ai rifiuti. Si può imparare ad apprezzare diversi cibi anche se di primo acchito risultano sospetti. Provate a proporli in piccole quantità; quando si cuociono in dosi abbondanti l’aroma si diffonde più facilmente nell’ambiente, creando pregiudizi prima ancora di assaggiare. Progettate con bambine e bambini ricette per renderli più appetitosi. Crostini di pane con formaggio morbido e crema di broccoli, o cavolfiore leggermente dorato con pan grattato e formaggio grana, per esempio, risultano molto più vicini ai loro gusti della semplice verdura bollita. Raccogliete le ricette preparate insieme, con i relativi commenti delle prove di assaggio, nel quaderno di cucina della famiglia, per ricordarvene e riproporle.
Canali di percezione privilegiati per valutare il cibo, i sensi rappresentano fin dalla nascita un orientamento fondamentale mentre mangiamo. Spesso vengono però ingannati dai numerosi stimoli fuorvianti, che compromettono la loro sensibilità o impediscono di percepire a fondo i segnali che ci trasmettono. Trascurarli compromette il piacere di mangiare e può alterare la capacità di regolare l’appetito. Vale la pena di valorizzarli.
di Carla Barzanò
Una guida importante per conoscere e scegliere
I sensi sono fondamentali per conoscere e scegliere, non solo il cibo. I segnali che derivano dalle percezioni sensoriali ci mettono in relazione con l’ambiente e le persone che ci circondano, generando emozioni e conoscenze che danno forma alla nostra identità. Rispettare e coltivare i sensi fin dalla primissima infanzia, migliorare la loro sensibilità, non danneggiarli, saper riconoscere le sensazioni che producono, è fondamentale per individuare la qualità del cibo che utilizziamo ogni giorno. Attraverso i sensi riusciamo a codificare e interpretare segnali di natura differente, perché le cellule nervose deputate a registrarli sono specializzate. Di conseguenza, vista, olfatto, gusto, tatto e udito (sensi più coinvolti nella percezione del cibo) sono predisposti per raccogliere tipi di stimoli diversi, fisici o chimici e trasmettono i segnali che ne derivano ad aree differenti del cervello. Così, normalmente, possiamo distinguere sapori, consistenza, odori e suoni, senza confonderli.
Stimoli delicati aiutano i sensi
Mentre mangiamo, però, tutti i sensi entrano in gioco contemporaneamente e le sensazioni si sommano, condizionandosi a vicenda. Le impressioni che abbiamo del cibo dipendono quindi dall’azione combinata di tutti i sensi, non da una sensazione isolata. Persino l’udito, che apparentemente non è direttamente coinvolto nella percezione di ciò che mangiamo, influenza in realtà le nostre sensazioni. Se consumiamo i pasti immersi nel baccano, o ascoltando una musica ad alto volume, per esempio, sentiamo meno sapori e aromi. In generale, l’intensità con cui percepiamo gli stimoli è legata al numero di cellule nervose attivate e dalla frequenza degli impulsi. Quando stimoliamo i recettori con impulsi prolungati dello stesso tipo, la loro sensibilità si riduce e per poterla mantenere servono stimoli sempre più intensi. In parole più semplici, anche i sensi si affaticano. Se eccediamo abitualmente con sale, zucchero, aromi artificiali, per esempio, rischiamo di indebolirli e tendiamo ad aumentare sempre di più la concentrazione di queste sostanze nella dieta. Per questo motivo è importante usarle con moderazione.
I sensi e la memoria del gusto
Gli stimoli sensoriali provenienti dal cibo costruiscono, attraverso l’esperienza di ogni giorno, una vera e propria “memoria del gusto”, che nel nostro passato di raccoglitori e cacciatori era indispensabile per sopravvivere, aiutandoci a evitare avvelenamenti e a scegliere gli alimenti più adatti a noi. Questa memoria inizia a prendere forma già nella vita intrauterina, quando gli stimoli che provengono dal liquido amniotico trasmettono al nascituro alcuni tratti del profilo gustativo della dieta materna. È una memoria attiva ancora oggi, anche se ora caccia e raccolta avvengono prevalentemente nei supermercati, dove non è facile basarsi sui sensi per scegliere il cibo. Le confezioni che frequentemente lo racchiudono, rendono inavvicinabili i suoi aromi e tendono a confondere la vista con forme e colori accattivanti, ma non sempre corrispondenti alle sue qualità. Una volta aperti, molti di questi involucri forniscono cibi con sapori, aromi e consistenze studiate nei dettagli per renderli irresistibili e ingannare i sensi. Dolcezza e sapidità intensi, cremosità che stuzzicano il palato riproducendo le sensazioni della suzione del seno materno, croccantezza capace di scaricare la tensione nervosa attivando i riflessi ancestrali legati alla masticazione, rischiano di squilibrare la regolazione istintiva di fame e sazietà, lasciandoci in balia di sensazioni ed emozioni che non riusciamo a guidare. Una memoria del gusto generata solo da cibi industriali e processati può renderci dei veri e propri “analfabeti del gusto”, incapaci di apprezzare altri tipi di alimenti. La varietà resta quindi la strada migliore per formare un’ampia memoria del gusto, in grado di guidarci senza bisogno di tabù e prescrizioni nei confronti di particolari ingredienti, compresi quelli che provengono dal cosiddetto “design del gusto”.
Scegliere è possibile
Del resto, rispetto ai nostri antenati, abbiamo il grande vantaggio di poter godere di un’ampia varietà di alimenti, controllati e disciplinati da leggi che ne garantiscono la sicurezza, almeno dal punto di vista degli avvelenamenti. L’offerta di cibi freschi, di stagione, con gusti del tutto naturali, rende possibile esercitare i sensi e la memoria del gusto con stimoli molto differenziati, che con il tempo impariamo ad apprezzare allargando le nostre capacità di scelta. Etichette e descrizioni dei prodotti, ci aiutano poi a scegliere anche nell’universo dei cibi confezionati, sviluppando competenze nella scelta per escludere quelli ricchi di additivi indesiderabili. Così, infine, oltre ai benefici immediati per gusto e salute, promuoviamo una produzione più attenta a questi aspetti e contribuiamo a sostenerla.
Parole chiave per gustare il cibo
Cura
Preparate e presentate il cibo con cura. Anche una semplicissima insalata, o un piatto di pasta, possono risultare accattivanti se proposti con piccoli dettagli decorativi.
Delicatezza
Quando cucinate voi, usate sale, zucchero, spezie con moderazione. Favorite erbe aromatiche e spezie delicate (per esempio cannella, cumino, coriandolo). Rispetto ai cibi già pronti, non abusate di quelli molto salati/dolci e arricchiti con aromi artificiali.
Ambiente
Ogni volta che mangiate, fatelo in un ambiente confortevole. Anche un pasto consumato durante l’intervallo di lavoro, o quando fate uno spuntino, cercate uno spazio dove sedervi, apparecchiate la tavola, o il piano di lavoro con piatto (o tovagliolo), bicchiere con acqua (o borraccia) accanto al cibo.
Tempo
Prendete del tempo per mangiare con calma.
Concentrazione
Provate ad eliminare le distrazioni: cellulare, computer, rumori troppo intensi. Mentre mangiate, se riuscite, non parlate di lavoro o di altri temi impegnativi.
Giudizi
Sospendete i giudizi razionali sul cibo e portate l’attenzione sul modo di mangiare e sul piacere che vi è legato. Immergetevi nelle vostre sensazioni e provate a goderne con tutti i sensi.
Spuntini? Gustiamoli con tutti i sensi
Se ai pasti i segnali dei sensi vengono trascurati, perché si mangia troppo spesso con disattenzione, nei fuori pasto, a casa o sul lavoro, la situazione non è diversa. Mangiare cioccolata o altri dolcetti davanti al computer, o alla televisione, per esempio, senza neppure accorgersi di ciò che si sta facendo, è per molti una consuetudine. Poi, magari, ci si sente in colpa, consapevoli che questi pasti improvvisati e fuori programma rischiano di compromettere l’equilibrio. Si finisce, così, a vivere in conflitto fra il desiderio improvviso di golosità e le regole che ci si vorrebbe imporre. Bando alla rigidità. Colpevolizzarsi non aiuta. Qualche piccola trasgressione può essere accolta di buon grado a patto di regolare le modalità di consumo. Quando mangiate un dolce, o un altro ingrediente sfizioso fuori pasto, interrompete le altre attività per qualche minuto e gustatelo con tutti i sensi, cercando di percepire a fondo le sensazioni che ne derivano. È un’opportunità per concedersi un momento di pausa.
Nella favola “Psiche e Amore” (Apuleio- L’Asino d’oro) l’avvenente Psiche, in preda allo sconforto, è in procinto di gettarsi dalla rupe su cui è stata abbandonata in ossequio a una profezia.
Ma all’atto di gettarsi nel vuoto ecco che una dolce brezza, Zefiro agli ordini del dio Eros, la solleva dolcemente e la depone in una valle incantata dove trova ogni ben di dio e ogni bellezza. E non solo: durante la notte viene a visitarla, avvolto dall’oscurità, un amante appassionato ma il cui volto ella non dovrà mai conoscere.
Egli, pur rimanendo ignoto, è presto vagheggiato dalla dolce fanciulla, stregata dai suoi “divini amplessi che le travolgono e soggiogano i sensi”.
Tuttavia, con il passar del tempo Psiche inizia ad avere dubbi e timori sulla reale identità del misterioso visitatore notturno, infine vinta dalla curiosità, che è desiderio di sapere, diventa “virilmente audace”, si attrezza con lucerna e rasoio e attende la notte, decisa a svelarne il segreto.
Così, una volta addormentato, illumina l’amante e scorge, invece che una temuta feroce belva, la sconvolgente ed innocua bellezza del dio dell’amore in persona, Eros.
Immediatamente “il suo animo piagato da amore delira”.
Partiamo dalla base
Psiche dunque inizialmente, nell’oscurità, sperimenta una forza che “travolge e soggioga i sensi”, e solo successivamente, quando “vede” Eros, si innamora. A tal punto che per realizzare questa passione affronterà e supererà prove che al
trimenti non avrebbe mai voluto né sarebbe stata mai in grado di sostenere.
Partiamo allora dalla prima parte del racconto, ovvero dalla base/radice della relazione, in cui gli incontri degli amanti si svolgono al buio completo, per comprendere il messaggio simbolico di questa oscurità iniziale.
Buio e inconsapevolezza
Il buio, l’assenza di luce, ovvero l’impossibilità di vedere, nei racconti mitologici, nel simbolo, indicano sovente qualche cosa che si svolge lontano dalla consapevolezza.
Così in questa prima fase la relazione che coinvolge Psiche, immersa nell’oscurità, è priva di scelta e indipen
dente da Eros in quanto tale: Psiche non lo “vede”, non sa neppure chi o cosa sia, è totalmente inconsapevole della sua identità unica e specifica, carattere, interessi, ideali, pregi, difetti…
La guida dei sensi e…
L’attrazione sessuale che sperimenta inizialmente è del tutto impersonale, analoga a quella che regola la riproduzione della vita a ogni livello della Natura.
Quella che spinge gli esseri viventi di qualsiasi specie a cercare un compagno quando è il tempo e la stagione giusta: dove, al di là e prima di qualsiasi intervento consapevole, sono i segnali istintivi e “innati” che dirigono e guidano la relazione.
Dove dominano i sensi.
… il senso più antico ovvero: una questione di naso
Primo tra tutti l’olfatto il primo tra i nostri sensi a comparire, vera e propria base/radice dello sviluppo sensoriale.
Generalmente si sottostima questo senso arcaico anche se, in realtà, si continuano a investire tempo, sforzi e denaro in abbondanza su deodoranti e profumi per modificare e rendere più accattivanti gli effluvi che il corpo emette.
In effetti la strada per Eros passa, in prima battuta, proprio attraverso l’odore.
Come a dire: se Eros nel buio avesse emanato un odore sgradevole, Psiche avrebbe dovuto tapparsi il naso e difficilmente avrebbe goduto con tanta soddisfazione dei suoi amplessi!
L’arte dei profumi
Lo hanno sempre saputo le antiche civiltà che tenevano in altissima considerazione la guida dell’olfatto, tanto è vero che la tecnica di distillazione dei profumi risale ad almeno 5000 anni fa!
E oggi una notevole mole di studi conferma l’importanza di questo senso arcaico.
L’olfatto ai giorni nostri
E’ stato evidenziato (v.ad es. G..Preti, ricercatre presso il Monell Chemical Senses Center e Professore Aggiunto preso il Dipartimento di Dermatologia dell’Università di Pensilvania) come l’esposizione a sostanze odorose (in particolare quelle provenienti dal sudore delle ascelle!) sia in grado di innescare una serie di reazioni emotive e fisiologiche anche nell’essere umano: in primis proprio l’attrazione sessuale.
Uomini senza alcuna idea di quello che stanno annusando inspiegabilmente preferiscono l’aroma di magliette indossate da donne che sono in fase di ovulazione rispetto a quelle di donne che sono in altre fasi del loro ciclo o donne inondate da effluvi maschili giudicheranno più piacevole un odore la cui fonte, del tutto nascosta nel “buio”, condivide con loro un numero inferiore di geni del sistema immunitario simili al suo (evitando inconsciamente i consanguinei!) …
Una scelta meditata
Se questo “basic instinct” è, almeno in prima battuta, una guida così lungimirante sulla strada dell’Eros, è meglio aver chiaro cosa si sta facendo e perché lo si sta facendo quando si modificano i propri odori, non a caso in particolare proprio quelli ascellari e sempre di più spesso quelli genitali.
Vista l’importanza che le nostre esalazioni possono rappresentare, specie nella scelta di un compagno, vale la pena di fermarsi un momento a riflettere sui propri obiettivi e porsi qualche domanda:
Cosa c’è nel mio odore che voglio modificare?
Cosa mi piace o non mi piace?
Cosa temo di mostrare/suscitare?
Cosa voglio ottenere?
Cosa voglio comunicare di me stessa?
In che contesto mi devo muovere?
Forse il tipo di deodoranti o profumazioni che utilizzo per andare nello spazio ristretto e magari affollato di un ufficio può essere diverso da quello adatto a un incontro più personale?
Un senso fuori esercizio
Iniziamo anche a riappropriarci dell’olfatto e degli odori con piccoli accorgimenti
chiudere gli occhi e concentrarci sulle sensazioni che emergono quando aspiriamo un profumo
percepire i cambiamenti del proprio odore nelle varie fasi del ciclo mestruale o nei diversi periodi della vita (come la gravidanza o la menopausa), o quando siete stressate o rilassate… quale vi colpisce o piace o infastidisce di più?
confrontare i profumi che utilizzate normalmente con il vostro: sono molto lontani, o hanno qualche cosa in comune? Rinforzano, migliorano o annullano completamente il vostro odore?
soffermarsi qualche istante sulla prima reazione all’odore di un individuo che incontriamo, prima di lasciarvi coinvolgere all’impatto visivo…
Sarà Eros che scorgerete quando aprirete gli occhi?
Ecco una ricetta che abbina i colori e i principi attivi di diversi vegetali.
Risveglia i sensi, soddisfa l’appetito, riscalda ed ha un benefico effetto antistress.
Provatela a cena, come piatto unico, vi aiuterà anche a lenire gli effetti indesiderati di pasti troppo abbondanti.
Minestra di zucca e barbabietola
Ingredienti per 2 persone: 250 g di zucca a dadini, 1 piccola radice di curcuma, 1 piccola cipolla rossa, 150 g di barbabietola rossa grattugiata grossolanamente, 100 g di verde di sedano, 1/2 mela, 1 presa di coriandolo appena macinato, 3 cucchiai di olio extra vergine d’oliva, 80 g di yogurt greco o di yogurt di soia denso (facoltativi), sale marino integrale q.b.; per accompagnare la zucca, 2 fette di pane integrale biologico a pasta madre, leggermente tostate, strofinate di aglio e ridotte a dadini (facoltativo).
Preparazione Tritate la cipolla e rosolatela delicatamente con poco olio e la curcuma sbucciata e grattugiata.
Unite la zucca e la mela a dadini, circa 3/4 delle foglie di sedano spezzettate e stufate, a pentola coperta, con un pizzico di sale, per 5 minuti.
Aggiungete circa 4 dl di brodo vegetale fatto in casa.
Coprite e cuocete 10 minuti.
Unite quindi la barbabietola grattugiata, controllate il sale e proseguite la cottura, sempre a pentola coperta, altri 10 minuti.
Intanto, mescolate lo yogurt con il coriandolo, poco sale ed un goccio d’olio.
Aggiungete alla zuppa le foglie di sedano rimaste, dopo averle tritate, ed un goccio di olio crudo.
Distribuite la zuppa in due ciotole, preferibilmente bianche o di vetro trasparente e mettete al centro di ogni porzione due cucchiai di yogurt.
Servite con i dadini di pane ancora caldi.
Per depurare
Nota: se usate la minestra come riequilibrante dopo pasti e libagioni troppo abbondanti, eliminate yogurt e pane e abbondate con il brodo di verdure.
Non aggiungete altro al pasto.