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amore

A TAVOLA: INSIEME C’È PIÚ GUSTO!

Posted by carlab on 31 Dicembre 2022 | Leave a response
pasto in famiglia

In questo periodo festivo incontrarsi attorno alla tavola apparecchiata è una tradizione irrinunciabile. Un momento che ci conduce a riflettere sul valore di mangiare insieme, opportunità che nella quotidianità è sempre di più trascurata.

Desideriamo augurarvi che nel nuovo anno l’occasione di mangiare sia per voi un momento piacevole di rigenerazione, scambio e scoperta.     

Riscopriamola insieme, con la guida di bambine e bambini che hanno condotto il progetto “A tavola: insieme c’è più gusto!   

Riscoprire il gusto di mangiare insieme

Vivere il momento del pasto e la preparazione del cibo come opportunità per stare insieme, godere il piacere di mangiare e nel contempo reinventare regole per un galateo che conduce a un futuro più sostenibile per l’ambiente, la salute e le risorse umane. Sono questi gli obiettivi del progetto “A tavola: insieme c’è più gusto!”, sviluppato in dodici scuole primarie della Valtellina con il sostegno di Magia Verde Onlus, Ersaf, Regione Lombardia e il contributo di alcuni produttori locali. Fra questi la Latteria di Chiuro, che ha supportato fin dall’inizio il percorso e l’ha seguito passo dopo passo, partecipando attivamente alla sua organizzazione.

Una opportunità unica trascurata

Gli esperti del comportamento alimentare parlano di “destrutturazione del desco” un fenomeno in continua crescita, legato alla progressiva perdita di rilevanza del momento di condivisione dei pasti, in famiglia e a scuola. Si mangia troppo spesso rapidamente, distrattamente. A scuola, la mensa offre frequentemente ambienti rumorosi, tempi ristretti, pietanze servite senza prestare attenzione, creando disagi a insegnanti e studenti.

In famiglia si sta a tavola e davanti al televisore acceso; utilizzare il cellulare per leggere, o telefonare, durante i pasti è una consuetudine. Raramente i famigliari mangiano contemporaneamente, a causa di differenti ritmi e orari di lavoro. L’uso di cibi preconfezionati è un’abitudine consolidata e rischia di impedire ai giovani di acquisire le competenze fondamentali per scegliere e trasformare il cibo.

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bambini a tavola

La tavola apparecchiata come occasione di apprendimento

Diverse ricerche mostrano che consumare i pasti con attenzione, in un ambiente curato, seguendo ritmi regolari e contribuire attivamente alla preparazione del cibo e all’allestimento della tavola, rappresenta, durante l’accrescimento, un fattore di protezione che favorisce la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare. I bambini che godono di questa opportunità hanno un’incidenza inferiore di sovrappeso e di altri problemi legati a una alimentazione squilibrata.

Secondo i ricercatori, un contesto curato per i pasti è infatti collegato a una maggiore attenzione nei confronti del cibo di qualità. Allo stesso tempo, rappresenta un’ opportunità di apprendimento, perché attiva quei canali di percezione sensoriali ed emotivi importanti per memorizzare gli ingredienti e le combinazioni e sviluppare la memoria del gusto. Proprio per questo aiuta a regolare fame e sazietà, che viene compromessa quando si mangia senza attenzione.

Non solo: prendere parte all’allestimento della tavola e al pasto con interesse e attenzione, in un’atmosfera emotivamente stimolante, consente di focalizzare, riconoscere e replicare, le pratiche di sostenibilità necessarie per scegliere e preparare cibi rispettosi dell’ambiente e della salute.

mangiare gli spaghetti

Un nuovo galateo per formare un gusto sostenibile

Alla luce di queste riflessioni è nato il progetto “A tavola: insieme c’è più gusto!”. Durante il percorso, bambine e bambini, guidati dai loro insegnanti, hanno riscoperto alcune regole del galateo tradizionale per reinventarle nella chiave di lettura della sostenibilità. 

Un galateo da vivere senza formalità, con tante esperienze diverse, da scuola a scuola. Accanto alle pratiche per prevenire gli sprechi, concentrandosi, in particolare, su acqua e pane, alcuni gruppi di bambine e bambini hanno realizzato esperienze per rendere più bella la tavola della mensa, per sé e per i compagni. Altri gruppi sono andati alla scoperta della frutta di stagione del territorio, per imparare a gustarla, e hanno sperimentato nuovi ingredienti per merende gustate con tempo e attenzione. 

Tutti i partecipanti si sono poi cimentati nella creazione di filastrocche e immagini per documentare i loro percorsi, che un regista e un musicista hanno riassunto creando un video.
Ringraziamo di cuore tutti i partecipanti per il loro impegno e concludiamo con le parole di bambine e bambine di una delle scuole che hanno preso parte al progetto, augurandoci che siano di auspicio per consolidare le pratiche di sostenibilità nel nuovo anno. 

A tavola insieme sarà più bello stare se il galateo imparerai a rispettare. Con cura e collaborazione si può migliorare ogni situazione.

Posted in: Cibo e Benessere, Suggerimenti | Tagged: amore, buone abitudini, cibo, convivialità, educazione, galateo, salute, tavola

SEPARAZIONE: QUALI DIFFERENZE FRA GIUDIZIALE E CONSENSUALE?

Posted by carlab on 15 Ottobre 2019 | Leave a response
mamma che se ne va coni suoi figli

di Paola Dorigoni

Affrontare una separazione è sempre un percorso complesso e faticoso. Una esperta ci aiuta a comprendere meglio le possibili strade da percorrere.

Chiariamo un equivoco ricorrente

Care Amiche,
                      accade ormai di frequente che le persone intenzionate a separarsi ricorrano al legale e, nello studio dell’avvocato, spesso senza il partner, chiariscano subito un punto preliminare, che si può riassumere nell’ affermazione “intendo separarmi consensualmente. Non voglio una separazione giudiziale“.
Questo assunto valido in principio e comprensibile richiede però qualche spiegazione.
Perché si puntualizza di non volere una separazione giudiziale?
Perché le notizie che arrivano da fonti diverse, che vanno dalle esperienze di amici, alle trasmissioni televisive, agli articoli di quotidiani e periodici, sono conformi: la separazione giudiziale è un procedimento lungo, esaspera le coppie già in difficoltà mentre vivono i primi tempi della separazione; i costi economici sono sicuramente maggiori rispetto ad una separazione che “nasce” consensuale.
Tutto vero, ma un po’ semplificato e qui vediamo se riusciamo a dipanare qualche equivoco.
Innanzitutto precisiamo un dato che può apparire ovvio, ma accade che non lo sia: per presentare una separazione consensuale, o un accordo di negoziazione assistita (che è l’equivalente) occorre trovare, appunto, un accordo.

robot con il cuore spezzato
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Separazione consensuale significa accordo sui tre temi principali

Accordo, vuol dire che le parti hanno stabilito:

  • quale genitore rimarrà nella casa coniugale;

  • quanto sarà l’assegno di mantenimento che l’altro genitore versa per i figli e, se la situazione lo consente, per la moglie;

  • quali saranno i tempi che i figli trascorreranno con l’”altro genitore” con il quali non convivono.

Se la coppia ha trovato un accordo su questi tre punti essenziali, (ai quali si possono aggiungere altri accordi che riguardano la loro situazione particolare) la separazione giudiziale può senz’altro essere evitata. Ci sono gli estremi per avviare subito una separazione consensuale o redigere un accordo di negoziazione assistita.

Per completezza aggiungo che la separazione consensuale consiste in un ricorso redatto dall’avvocato per entrambi i coniugi: il ricorso viene depositato in tribunale e dopo 3 o 4 mesi si svolge l’udienza in Tribunale davanti al giudice per confermare l’accordo contenuto nel ricorso

L’aspetto che invece rimane sullo sfondo come un timore che può apparire giustificato ma deve essere chiarito è la separazione giudiziale.

copia che si contende i soldi

Cosa significa separazione giudiziale?

Significa che uno o entrambi i partner della coppia intendono avviare la separazione ma non hanno ancora trovato un accordo su tutti o anche su uno dei tre punti indicati.
Ad esempio, non hanno deciso:

 

  1. Chi rimane nella casa familiare con i figli?

  2. Quali giorni (della settimana) e quanti giorni e quali periodi di vacanze i figli trascorrono con l’uno e con l’altro genitore?

  3. Quanto versa il genitore che non convive con i figli per il mantenimento della prole?

  4. Se la situazione lo richiede: quanto versa il coniuge economicamente “più forte” come mantenimento per il coniuge economicamente “più debole”?

Questi problemi aprono lo spazio a molte possibili discussioni e soluzioni che dipendono dal reddito di ciascuno dei genitori, dal tempo che i figli trascorrono sia con il genitore con il quale non convivono, sia con quello con cui convivono “in via prevalente”.

Tutte le questioni sulle quali la ex coppia non riesce a trovare un accordo sono decise dal Tribunale, con tempi che variano moltissimo (mediamente da un anno a quattro anni) a seconda della situazione.

certificato di matrimonio spezzato

Può essere vantaggioso avviare la separazione giudiziale?

Premessa

Da quanto abbiamo accennato la separazione giudiziale sembra l’ultima spiaggia, il mostro che si deve cercare di evitare per non dover trascinare in tribunale liti che possono protrarsi per anni e che spesso, quasi inevitabilmente, coinvolgono anche i figli.

Tutto ciò è sicuramente vero, ma occorre una puntualizzazione, che in certi casi può rappresentare una sorta di “terza via”.

Per descriverla ricorro ad un esempio frequente. Lei/lui decide di separarsi ma l’altro/a non vuole o vuole condizioni di separazione diverse da quelle proposte dall’ex partener.

Il primo/a si rivolge all’avvocato e chiede di avviare il procedimento, ma, ritorniamo al punto iniziale, vuole una separazione consensuale.

L’avvocato inizia una trattativa con la controparte ma, nel caso che qui descrivo, la trattativa non porta ad alcun risultato: a volte perché l’altra parte non vuole separarsi e rema contro ogni accordo, a volte perché pur riconoscendo entrambi la necessità di separarsi non riescono a trovare un punto di incontro sui tre/quattro punti descritti sopra.

Le trattative possono proseguire per mesi e mesi, in un clima di stress e con una fatica spesso accentuata dalla permanenza in casa della coppia, perché chi normalmente deve lasciare il domicilio coniugale si rifiuta di farlo.
Le conseguenze di una convivenza mentre “pende” nella mente di ognuno la separazione si riflette pericolosamente sul clima familiare che rischia di diventare gravemente nocivo per tutti.


Può essere molto difficile cercare una soluzione condivisa rimanendo sotto lo stesso tetto. Può essere anche molto doloroso per i figli.
Accade anche che, dopo mesi e mesi di discussione non si raggiunga alcun accordo e così esasperati si ripieghi sulla separazione giudiziale.

fiori buttati amore finito

La possibile utilità di un “avvio” giudiziale

Come funziona, cosa provoca il deposito di una separazione giudiziale?
L’avvocato deposita un ricorso con il quale afferma che la signora Rossi (o il signore Bianchi) intende separarsi, alle condizioni che propone e che vengono precisate in detto ricorso (i tre/quattro punti di cui abbiamo detto sopra).
Non occorre fare altro. Siamo in una fase che, tecnicamente, è definita “precontenziosa”. Non occorre “sparare” addosso all’altro, ma solo cercare una soluzione soddisfacente.
Sottolineo questo approccio neutro, perché nella fase “precontenziosa” è utile evitare l’aggravamento del conflitto con considerazioni sull’altro partner, anche perché il giudice di regola non può prenderle in considerazione. Le valuterà, se le parti vogliono proseguire, “dopo”, finita la fase “precontenziosa”.
Depositando questo ricorso l’avvocato e il suo cliente ottengono un effetto importante: la fissazione di un’udienza, l’indicazione cioè di un giorno e un’ora in cui le parti si troveranno davanti al giudice per decidere i tre/quattro temi sopra menzionati.

Un altro dato di rilievo: dal deposito del ricorso alla data dell’udienza decorre un tempo di circa tre – quattro mesi (lo stesso tempo richiesto per ottenere un’udienza per confermare la separazione consensuale).
Durante questo periodo, dopo il deposito di un ricorso “giudiziale”, le parti hanno la possibilità di continuare la trattativa sapendo che: se la trattativa si concluderà porteranno l’accordo all’udienza e la separazione si trasformerà in consensuale. L’accordo viene recepito dal Tribunale come se fosse stato depositato nella separazione consensuale. Abbiamo così lo stesso risultato.
Depositando il ricorso giudiziale abbiamo l’effetto di “prenotare” un’udienza, utilizzando il periodo che precede per trovare un accordo.

Se in questi mesi non si riesce a trovare una conciliazione, si ottiene comunque un risultato: una data, un giorno, un’ora in cui il tribunale si pronuncia sui tre/quattro temi già indicati dopo aver sentito le parti e i loro avvocati che espongono i rispettivi punti di vista in questa stessa udienza.

Il giudice è tenuto a emettere i provvedimenti nel giro di pochi giorni, spesso lo stesso giorno dell’udienza. In questo modo si garantisce al partner che ha assunto l’iniziativa della separazione:

 

  1. la decisione sull’assegnazione della casa, con conseguente uscita dell’altro genitore,

  2. la quantificazione del contributo economico per il mantenimento dei figli che rimangono nella casa coniugale con il genitore con il quale vivono in via prevalente.

Preciso che si tratta di una decisione provvisoria, nel senso che se le parti non accettano il provvedimento del Tribunale il processo proseguirà per chiederne la modifica. Però un provvedimento è ottenuto e con quello anche l’autorizzazione a vivere separati.
Il provvedimento sugli aspetti economici segna spesso anche la posizione del giudice su quel processo e può essere importante per agevolare una soluzione consensuale.

Care amiche spero che l’esposizione sia stata accessibile. Il tema trattato è comunque comprensibilmente complicato e richiedere approfondimenti, soprattutto per le specificità di ogni caso concreto.
Per questo sono a disposizione per chi desideri ulteriori chiarimenti.

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: addio, alimenti, amore, avvocato, bambini, consensuale, disaccordo, discordia, divorzio, giudiziale, giudizio, litigio, matrimonio, Paola Dorigoni, separazione, stare insieme, tribunale, volersi bene

DOVE SI GUARDA È QUELLO CHE SIAMO

Posted by carlab on 29 Gennaio 2019 | Leave a response

di Giovanna Casadio

Per presentarci il suo nuovo romanzo, l’amica Giovanna Casadio ha scritto, appositamente per noi, alcune righe. Ve le proponiamo di seguito.

 

Roma, gennaio, 2019

 
Ho spesso desiderato che un editore chiamasse per chiedermi : “Ci mandi un pezzo sulla sua casa, anzi sulle sue case: quelle che ha amato di più, quelle che rimpiange, quelle da cui è fuggita”.
Da anni, da trent’anni, su Repubblica e altrove scrivo dei fatti, della realtà dei fatti, delle cose che accadono fuori.
Ma non è strano andare per strada, nei luoghi dove si fa cronaca inclusa quella parlamentare e politica, e desiderare invece di parlare soprattutto di casa?!
Se qualcuno me l’avesse chiesto, avrei scritto ad esempio della casa di donne di piazza Ghislieri a Pavia dove ho vissuto da ragazza, dove credo di avere appreso tutto o quasi e, più di tutto, l’infrangibilità.
Nonostante le ferite, le ammaccature, quando le donne coltivano ancora le utopie, la leggerezza, la fantasia e l’amore, beh se non è infrangibilità questa!
Poiché però nessuno mi ha mai chiesto di scrivere delle mie case, delle storie di cui erano colme, fuori dalla gabbia del lavoro e della sua routine, mi sono ripresa la libertà e l’iniziativa. E ho dato la precedenza alla casa dove non ho mai abitato, la casa della Giudecca, la Jureca, a Trapani.
E’ cominciato così questo libro per l’editore Edt a cui ho proposto un racconto di viaggio a Trapani, Erice e Marsala estremo occidente siciliano, di sapori – il cùscuso e la granita di gelsomino e le arancine  – di cunti. 
Ma in confidenza devo dirvi che volevo solo tornare alla Jureca, nella casa in cui il bello e il brutto dei racconti accanto ai quali ho trascorso l’infanzia, accadevano.
E volevo prendere per mano (l’ho sognato, davvero) chi avesse avuto, e avesse anche ora, la voglia di accettare il mio invito a casa.
Una casa di parole, di qualche comune emozione, di pensieri davanti al mare con cui annacarsi – farsi cullare – di destini, di sfregi, di risate e di rivincite.
Impastata di vento, di sale, di acqua, di Sicilia.
Se dovessi spiegare alle amiche che me lo chiedono, perché un libro così distante dal mestiere di cronista in cui mi sono esercitata per una vita, non saprei dare una risposta.
A parte quella con cui convivo in segreto e che u’dutturi, protagonista di questa storia svela, raccontando:
  • Alla vigilia della Festa dei Morti ci acquattavamo sotto la finestra aspettando che arrivassero i nostri Morti prodighi di doni magari dal Palazzo Ciambra così misterioso con la torre bugnata e dove speravamo si aggirassero i fantasmi. Strani individui coperti da pastrani si muovevano infatti discretamente di notte. Seppi crescendo che là alla Jiureca si davano appuntamento gli amanti –
  • Sei sicuro? – chiesi 
  • Giovannù, cosa c’è di sicuro se non le nostre fiabe?

 

Giovanna Casadio

 

Cronista parlamentare per “Repubblica”. Ha pubblicato per Laterza i libri intervista Quel che è di Cesare con Rosy Bindi (2009) e I doveri della libertà con Emma Bonino (2011). È autrice con Anna Vinci del testo teatrale Gli uomini mangiano i pesci sui migranti del Mediterraneo.

Posted in: Libri | Tagged: amore, casa, desiderio, donne, dove si guarda è quello che siamo, edt, erice, fantasia, femminilità, femminismo, festa dei morti, fuggire, ghislieri, giudecca, Givanna Casadio, infrangibilità, jureca, libro, mare, marsala, palazzo ciambra, parlare, pavia, ragazza, repubblica, sicilia, trapani, viaggio, vita

ADELE SCIRROTTA: L’OLIO È LA FONTE DELLA VITA

Posted by carlab on 5 Novembre 2018 | Leave a response

Di Francesca Vitelli

 

Il lavoro come vocazione

Adele non fa l’olivicoltrice ma È una olivicoltrice perché questo lavoro, la passione della sua vita, lo ha assorbito per osmosi prima dai nonni e poi dai genitori. A testimoniarlo c’è il nome dell’azienda A.co.s olearia: le iniziali dei nomi dei genitori. Adele coltiva, trasforma, imbottiglia e commercializza olio extra vergine di oliva italiano. Solo olive italiane.
Prendersi cura degli alberi significa alimentare la speranza, testimoniare il passato, ricercare il progresso, contribuire a un processo culturale per creare un futuro alle nuove generazioni.“La terra non spaventa” è il suo motto, anche quando le annate non sono buone, perché nella terra e con la terra non c’è mai fallimento, l’ulivo poi, è la pianta rigenerativa per eccellenza, il sempiterno, l’albero della speranza.

Incontrare persone e spiegare il valore dell’olio

Del suo lavoro le piace la possibilità di incontrare persone semplici di tutte le età: i bambini, i giovani, gli adulti e gli anziani a cui spiegare quanto sia importante, per la propria salute e per il benessere delle piante, scegliere un olio extravergine di qualità.
Portare in tavola un olio extra vergine italiano valorizza i territori, accentua le peculiarità delle diverse varietà che conferiscono caratteristiche di sapore, colore e piccantezza. Ma va bene anche l’olio di provenienza estera, nessuna demonizzazione a patto però, che siano rispettate due condizioni irrinunciabili: la qualità e la certezza della provenienza. Le etichette vanno lette. Sempre. Da dove vengono le olive, chi e dove le ha trasformate, chi, dove e in che anno ha imbottigliato l’olio.

Un ingrediente dalle proprietà uniche

L’olio extravergine – non si stanca mai di ricordarlo – ha le stesse proprietà chimico fisico del latte materno ed offre mille impieghi, non solo gastronomici. È usato per la preparazione dei saponi, delle creme di bellezza, dei prodotti per la cura dei capelli e per la manutenzione di utensili e oggetti in legno. I bambini delle scuole elementari – nei suoi progetti futuri – oltre ad andare in visita nelle fattorie, dovrebbero imparare l’educazione agroalimentare per conoscere e capire cosa c’è dietro un panino, un piatto di pasta e un uovo in tegamino, troppo spesso non hanno mai visto dal vero una mucca né una gallina. Una carenza da colmare.

Il mondo del frantoio

Ma dove Adele fa la differenza è nella trasformazione. Il frantoio è un mondo maschile, le frantoiane sono figure di rottura. Adele è una frantoiana. Le donne, da sempre, si sono dedicate alla raccolta delle olive e ancora oggi in diverse aziende, non in quella di Adele, sono pagate meno degli uomini. Al frantoio ci andavano gli uomini che parlavano con altri uomini. Le donne e i bambini partecipavano al momento della condivisione dell’assaggio dell’olio nuovo sul pane accompagnato dalla trasmissione orale dei racconti, che creano la storia di una comunità.
Oggi il frantoio ha perso questa funzione socio-antropologica a favore della burocrazia diventando un luogo dove compilare dichiarazioni. Adele sente la mancanza della magia vissuta da bambina nella sua terra natale, la Calabria.
Già la Calabria. I terreni di famiglia sono lì, ma la sede legale Adele l’ha portata in Toscana dove ha deciso di vivere. I motivi della scelta sono diversi ma questa è un’altra storia…

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: a.co.s olearia, adele scirotta, amore, bambini, coltivare, cultura, extra vergine, frantoiane, frantoio, gusto, imbottigliare, imprenditrice, italiano, latte materno, lavoro, lavoro come vocazione, olio fonte di vita, olive, olive italiane, olivi, olivicoltrice, passione, profumo, qualità, salute, sapore, testimoniare, trasformazione, vocazione

EROS: andiamo a naso?

Posted by carlab on 13 Settembre 2018 | Leave a response

Di Fiorenza ZanchiA stature of Cupid and Psyche embracing from the Villa Carlotta Undated photograph

Cosa insegnano le favole

Nella favola “Psiche e Amore” (Apuleio- L’Asino d’oro) l’avvenente Psiche, in preda allo sconforto, è in procinto di gettarsi dalla rupe su cui è stata abbandonata in ossequio a una profezia.
Ma all’atto di gettarsi nel vuoto ecco che una dolce brezza, Zefiro agli ordini del dio Eros, la solleva dolcemente e la depone in una valle incantata dove trova ogni ben di dio e ogni bellezza. E non solo: durante la notte viene a visitarla, avvolto dall’oscurità, un amante appassionato ma il cui volto ella non dovrà mai conoscere.
Egli, pur rimanendo ignoto, è presto vagheggiato dalla dolce fanciulla, stregata dai suoi “divini amplessi che le travolgono e soggiogano i sensi”.
Tuttavia, con il passar del tempo Psiche inizia ad avere dubbi e timori sulla reale identità del misterioso visitatore notturno, infine vinta dalla curiosità, che è desiderio di sapere, diventa “virilmente audace”, si attrezza con lucerna e rasoio e attende la notte, decisa a svelarne il segreto.
Così, una volta addormentato, illumina l’amante e scorge, invece che una temuta feroce belva, la sconvolgente ed innocua bellezza del dio dell’amore in persona, Eros.
Immediatamente “il suo animo piagato da amore delira”.

Partiamo dalla base

Psiche dunque inizialmente, nell’oscurità, sperimenta una forza che “travolge e soggioga i sensi”, e solo successivamente, quando “vede” Eros, si innamora. A tal punto che per realizzare questa passione affronterà e supererà prove che al

trimenti non avrebbe mai voluto né sarebbe stata mai in grado di sostenere.
Partiamo allora dalla prima parte del racconto, ovvero dalla base/radice della relazione, in cui gli incontri degli amanti si svolgono al buio completo, per comprendere il messaggio simbolico di questa oscurità iniziale.

Cupid and Psyche before 1805 Found in the collection of the Nationalmuseum Stockholm

Buio e inconsapevolezza

Il buio, l’assenza di luce, ovvero l’impossibilità di vedere, nei racconti mitologici, nel simbolo, indicano sovente qualche cosa che si svolge lontano dalla consapevolezza.
Così in questa prima fase la relazione che coinvolge Psiche, immersa nell’oscurità, è priva di scelta e indipen

dente da Eros in quanto tale: Psiche non lo “vede”, non sa neppure chi o cosa sia, è totalmente inconsapevole della sua identità unica e specifica, carattere, interessi, ideali, pregi, difetti…

La guida dei sensi e…

L’attrazione sessuale che sperimenta inizialmente è del tutto impersonale, analoga a quella che regola la riproduzione della vita a ogni livello della Natura.
Quella che spinge gli esseri viventi di qualsiasi specie a cercare un compagno quando è il tempo e la stagione giusta: dove, al di là e prima di qualsiasi intervento consapevole, sono i segnali istintivi e “innati” che dirigono e guidano la relazione.
Dove dominano i sensi.

… il senso più antico ovvero: una questione di naso

Primo tra tutti l’olfatto il primo tra i nostri sensi a comparire, vera e propria base/radice dello sviluppo sensoriale.
Generalmente si sottostima questo senso arcaico anche se, in realtà, si continuano a investire tempo, sforzi e denaro in abbondanza su deodoranti e profumi per modificare e rendere più accattivanti gli effluvi che il corpo emette.
In effetti la strada per Eros passa, in prima battuta, proprio attraverso l’odore.
Come a dire: se Eros nel buio avesse emanato un odore sgradevole, Psiche avrebbe dovuto tapparsi il naso e difficilmente avrebbe goduto con tanta soddisfazione dei suoi amplessi!

L’arte dei profumi

Lo hanno sempre saputo le antiche civiltà che tenevano in altissima considerazione la guida dell’olfatto, tanto è vero che la tecnica di distillazione dei profumi risale ad almeno 5000 anni fa!
E oggi una notevole mole di studi conferma l’importanza di questo senso arcaico.

L’olfatto ai giorni nostri

E’ stato evidenziato (v.ad es. G..Preti, ricercatre presso il Monell Chemical Senses Center e Professore Aggiunto preso il Dipartimento di Dermatologia dell’Università di Pensilvania) come l’esposizione a sostanze odorose (in particolare quelle provenienti dal sudore delle ascelle!) sia in grado di innescare una serie di reazioni emotive e fisiologiche anche nell’essere umano: in primis proprio l’attrazione sessuale.
Uomini senza alcuna idea di quello che stanno annusando inspiegabilmente preferiscono l’aroma di magliette indossate da donne che sono in fase di ovulazione rispetto a quelle di donne che sono in altre fasi del loro ciclo o donne inondate da effluvi maschili giudicheranno più piacevole un odore la cui fonte, del tutto nascosta nel “buio”, condivide con loro un numero inferiore di geni del sistema immunitario simili al suo (evitando inconsciamente i consanguinei!) …

Una scelta meditata

Se questo “basic instinct” è, almeno in prima battuta, una guida così lungimirante sulla strada dell’Eros, è meglio aver chiaro cosa si sta facendo e perché lo si sta facendo quando si modificano i propri odori, non a caso in particolare proprio quelli ascellari e sempre di più spesso quelli genitali.
Vista l’importanza che le nostre esalazioni possono rappresentare, specie nella scelta di un compagno, vale la pena di fermarsi un momento a riflettere sui propri obiettivi e porsi qualche domanda:

Cosa c’è nel mio odore che voglio modificare?
Cosa mi piace o non mi piace?
Cosa temo di mostrare/suscitare?
Cosa voglio ottenere?
Cosa voglio comunicare di me stessa?
In che contesto mi devo muovere?

Forse il tipo di deodoranti o profumazioni che utilizzo per andare nello spazio ristretto e magari affollato di un ufficio può essere diverso da quello adatto a un incontro più personale?

Un senso fuori esercizio

Iniziamo anche a riappropriarci dell’olfatto e degli odori con piccoli accorgimenti

chiudere gli occhi e concentrarci sulle sensazioni che emergono quando aspiriamo un profumo
percepire i cambiamenti del proprio odore nelle varie fasi del ciclo mestruale o nei diversi periodi della vita (come la gravidanza o la menopausa), o quando siete stressate o rilassate… quale vi colpisce o piace o infastidisce di più?
confrontare i profumi che utilizzate normalmente con il vostro: sono molto lontani, o hanno qualche cosa in comune? Rinforzano, migliorano o annullano completamente il vostro odore?
soffermarsi qualche istante sulla prima reazione all’odore di un individuo che incontriamo, prima di lasciarvi coinvolgere all’impatto visivo…

Sarà Eros che scorgerete quando aprirete gli occhi?

Il successo dei profumi

Nonostante il periodo di crisi globale che sta caratterizzando questi anni, il settore profumi è riuscito non solo a mantenere quote di mercato, ma ha registrato anche aumenti dei fatturati.Risultati immagini per profumi

Il mercato dei profumi ha avuto nel 2012 un valore totale di oltre 9 miliardi di euro (11.9 miliardi di dollari) e la previsione al 2017 è di 12

miliardi di euro (15.7 miliardi di dollari), con un tasso di crescita pari al 5.8%. (ricerca della BBC Research)analizzando l’intero settore cosmetico italiano, i profumi occupano (donna e uomo) oltre l’11% del mercato; più precisamente i profumi da donna rappresentano il 7% del mercato italiano cosmetico, e quelli da uomo il 4.4%.(tratto da: Novità di Mercato Settore Cosmetico CEC ed.)

Posted in: Eros e bellezza, Salute per la donna, Sessualità età della vita | Tagged: amore, amore e psiche, attrazione, buio, cosmesi, cosmetici, eros, favole, naso, odore, olfatto, profezia, profumi, psiche, sensi, sudore ascella

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