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Storie di vita

DOVE SI GUARDA È QUELLO CHE SIAMO

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di Giovanna Casadio

Per presentarci il suo nuovo romanzo, l’amica Giovanna Casadio ha scritto, appositamente per noi, alcune righe. Ve le proponiamo di seguito.

 

Roma, gennaio, 2019

 
Ho spesso desiderato che un editore chiamasse per chiedermi : “Ci mandi un pezzo sulla sua casa, anzi sulle sue case: quelle che ha amato di più, quelle che rimpiange, quelle da cui è fuggita”.
Da anni, da trent’anni, su Repubblica e altrove scrivo dei fatti, della realtà dei fatti, delle cose che accadono fuori.
Ma non è strano andare per strada, nei luoghi dove si fa cronaca inclusa quella parlamentare e politica, e desiderare invece di parlare soprattutto di casa?!
Se qualcuno me l’avesse chiesto, avrei scritto ad esempio della casa di donne di piazza Ghislieri a Pavia dove ho vissuto da ragazza, dove credo di avere appreso tutto o quasi e, più di tutto, l’infrangibilità.
Nonostante le ferite, le ammaccature, quando le donne coltivano ancora le utopie, la leggerezza, la fantasia e l’amore, beh se non è infrangibilità questa!
Poiché però nessuno mi ha mai chiesto di scrivere delle mie case, delle storie di cui erano colme, fuori dalla gabbia del lavoro e della sua routine, mi sono ripresa la libertà e l’iniziativa. E ho dato la precedenza alla casa dove non ho mai abitato, la casa della Giudecca, la Jureca, a Trapani.
E’ cominciato così questo libro per l’editore Edt a cui ho proposto un racconto di viaggio a Trapani, Erice e Marsala estremo occidente siciliano, di sapori – il cùscuso e la granita di gelsomino e le arancine  – di cunti. 
Ma in confidenza devo dirvi che volevo solo tornare alla Jureca, nella casa in cui il bello e il brutto dei racconti accanto ai quali ho trascorso l’infanzia, accadevano.
E volevo prendere per mano (l’ho sognato, davvero) chi avesse avuto, e avesse anche ora, la voglia di accettare il mio invito a casa.
Una casa di parole, di qualche comune emozione, di pensieri davanti al mare con cui annacarsi – farsi cullare – di destini, di sfregi, di risate e di rivincite.
Impastata di vento, di sale, di acqua, di Sicilia.
Se dovessi spiegare alle amiche che me lo chiedono, perché un libro così distante dal mestiere di cronista in cui mi sono esercitata per una vita, non saprei dare una risposta.
A parte quella con cui convivo in segreto e che u’dutturi, protagonista di questa storia svela, raccontando:
  • Alla vigilia della Festa dei Morti ci acquattavamo sotto la finestra aspettando che arrivassero i nostri Morti prodighi di doni magari dal Palazzo Ciambra così misterioso con la torre bugnata e dove speravamo si aggirassero i fantasmi. Strani individui coperti da pastrani si muovevano infatti discretamente di notte. Seppi crescendo che là alla Jiureca si davano appuntamento gli amanti –
  • Sei sicuro? – chiesi 
  • Giovannù, cosa c’è di sicuro se non le nostre fiabe?

 

Giovanna Casadio

 

Cronista parlamentare per “Repubblica”. Ha pubblicato per Laterza i libri intervista Quel che è di Cesare con Rosy Bindi (2009) e I doveri della libertà con Emma Bonino (2011). È autrice con Anna Vinci del testo teatrale Gli uomini mangiano i pesci sui migranti del Mediterraneo.

Posted in: Storie di vita | Tagged: amore, casa, desiderio, donne, dove si guarda è quello che siamo, edt, erice, fantasia, femminilità, femminismo, festa dei morti, fuggire, ghislieri, giudecca, Givanna Casadio, infrangibilità, jureca, libro, mare, marsala, palazzo ciambra, parlare, pavia, ragazza, repubblica, sicilia, trapani, viaggio, vita

LA VOCAZIONE DI EDUCARE

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di Lucia Malorzo

Un lavoro dai colori cangianti

La passione per il lavoro, quando si tratta di professioni educative e di cura, veste spesso abiti dai colori cangianti.
A me è capitato che fossero vivi e accesi quando ho cominciato, a un tratto foschi quando ho pensato di non essere all’altezza , poi dalle tinte calde e naturali, oggi che la mia carriera potrebbe essere considerata quasi al termine.
Ho iniziato a dedicarmi all’educazione fin da giovanissima, ma solo un anno fa mi sono laureata in Scienze Pedagogiche. Un traguardo incredibile, per me, che non riesco a concentrarmi su un unico obiettivo e fatico a portare a termine i progetti di vita.

Il mio lungo percorso di studi

Il mio precorso di studi è stato insieme slancio vigoroso e ricerca della serenità. Una ricerca intensiva, profonda, accompagnata da un continuo esercizio di riflessione e di aperture verso l’esterno.
Ora, via via che le ombre delle aspettative e delle rivincite sulla vita stanno lasciando il posto alla consapevolezza della grande responsabilità e del privilegio che offre questo lavoro, la mia professione si arricchisce finalmente di significati in una prospettiva più allargata, al di là da me stessa.

La consapevolezza al primo posto

Da molti anni faccio l’educatrice di asilo nido, e posso dire che l’esercizio più importante è la ricerca di consapevolezza. Perché mi piace prendermi cura dei bambini? Perché per me l’educazione è così importante?Come mai qualche volta mi sono sentita investita di un senso di responsabilità così gravoso da sentirmi sola?
“Gli adulti sono completamente responsabili dei propri “cuccioli” che allevano, i bambini non sono in grado di autodeterminarsi” Mi sono detta. “Quello che succede loro nei primissimi anni di vita li segnerà per sempre”.

La forza del gruppo di lavoro

Contemporaneamente, ho scoperto la forza del gruppo, le alleanze e i sistemi educativi, che pur nelle contraddizioni rendono il terreno fertile per la complessità che l’educazione esige, accompagnata dalla fatica di mettersi in discussione, ma anche dalla consapevolezza che è necessario costruire una comunità educante.

Affrontare la complessità

Ecco un altro termine: complessità. A prima vista potrebbe sembrare negativo. Invece rende possibile un’interpretazione della realtà che aiuta a non creare scissioni fra buono e cattivo, bello e brutto, sano e patologico, adeguato e inadeguato.
Nonostante gli sforzi di conciliazione mi trovo ancora a essere criticata per il mio radicalismo, la non accettazione della superficialità, dei tentativi sbrigativi di concludere le pratiche: “si è sempre fatto così”; “questa è la regola”; “non cambierà niente”!

Il senso dello spirito critico

Ho rischiato che la mia propensione a mettere in discussione le pratiche educative diventasse una bandiera. Sembrava una scomoda (ma necessaria) via di uscita dal disagio di non sentirmi accettata, compresa, probabilmente anche amata.
Oggi, dopo aver tanto studiato e lavorato su di me posso dire che lo spirito critico è anche una funzione nella società e chi ha la fortuna e la capacità di “altri sguardi” ha il diritto (e il dovere) di raccontare cosa vede.

Osservare i bambini e condividere le riflessioni che ne scaturiscono

Adoro guardare i bambini così piccoli nei loro tentativi appassionati di fare propria la realtà che li circonda; osservare il processo che li porta sempre di più verso l’esplorazione di questo mondo.
Ne derivano riflessioni che desidero fare con chi condivide il mio viaggio professionale. Servono a definire spazi, tempi e parole: disposti con cura e con rispetto dei limiti cognitivi, ma anche delle spinte innate dei bambini a creare connessioni tra sé e gli altri, tra sé e il proprio mondo. Un’ attitudine che nei servizi educativi della prima infanzia è insieme fatica di separazione e gioia di nuovi ritrovamenti.

Il cibo che guida lo sviluppo

Uno dei campi di riflessione educativa più importante (probabilmente il più importante) è il cibo, con il mondo affettivo che vi ruota intorno.
I passaggi continui della prima infanzia, fatti di perdite e di conquiste, qui diventano emblematici: dal seno al biberon, dalle mani al cucchiaio, dal liquido al solido, dalla suzione alla masticazione e alla scoperta del morso.
Come accompagnare i bambini in questo processo? Che rapporto abbiamo, noi, con il cibo? Da dove viene e chi ce lo dona?
Quanto il bambino è naturalmente vicino alla terra, all’acqua al sole; alla nascita e alla morte. Sono sfide intellettuali per chi pensa all’educazione, forse oggi più che mai necessarie.

Cambia il mondo, cambiano i bambini

In questi ormai quasi quarant’anni di professione educative, ho potuto realizzare che c’è stata una vera e propria evoluzione della specie. I bambini di oggi ne sono testimonianza: dimostrano subito uno sguardo attivo e la capacità di condividerlo con gli altri, che vuol dire sperimentare ponti, rispecchiamenti utili alla creazione della propria identità. Il mio augurio è che noi adulti riusciamo a cogliere senza distrazioni questa tensione a progredire.

Avete anche voi una storia da raccontare sul vostro lavoro, o sulla vostra vita? Scrivete a: barzano@gmx.de

Posted in: Storie di vita | Tagged: adulti, alimentazione, aperture, aperture verso l'esterno, asilo nido, aspettative, bambini, cambia il mondo, cambiano i bambini, cibo guida lo sviluppo, colori cangianti, complessità, consapevolezza, cuccioli, cura, educare, educazione, incredibile, lavoro, Lucia, Lucia Malorzo, obbiettivo, osservare i bambini, passione, percorso, percorso di studi, professioni educative, progetti di vita, responsabili, scienze pedagogiche, scuola, scuola dell'infanzia, spirito critico, storie, storie di vita, traguardo, vocazione, vocazione di educare

COLTIVARE L’ARTE DI COOPERARE FEMMINILE: UN AUGURIO PER IL NUOVO ANNO

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Di Francesca Vitelli

Una storia di cooperazione femminile di buon auspicio per le feste. Tanti Auguri a tutte voi.

Un gruppo di artigiane e artiste sfida il freddo in un paese di montagna per raccontare il proprio lavoro e la passione che le anima. Succede in uno dei “Borghi più belli d’Italia” in provincia di Avellino:Summonte. Dal 9 dicembre al 6 di gennaio una possibilità per un’escursione diversa dal solito.

Donne insieme per promuovere il talento

Summonte è un piccolo paese di montagna nel Parco del Partenio, con l’aria tersa e l’odore della legna che arde nei camini.Il corso principale e le stradine adiacenti ospitano artigiani e artisti con la voglia di trasmettere una scelta che va al di là dell’identità professionale. Protagonisti della manifestazione “Natale al Borgo incantato” spiegano attraverso i gesti e gli oggetti che producono una storia antica in cui confluiscono le tante storie personali.
Tra questi un gruppo di donne parte di un’associazione nata 4 anni fa per promuovere il talento e creare opportunità di crescita e sinergie attraverso la condivisione del lavoro: EnterprisinGirls.
Nella baita sotto la torre del castello che domina il borgo si raccontano l’artista napoletana Maria Carolina Siricio con i dipinti dedicati alla Sibilla Cumana, estratti dalla mostra “Sibilla: donna, mito e passione” secondo appuntamento di un progetto pittorico, scultoreo e di design dedicato alle figure mitiche femminili.
Partecipa al gruppo Maria Cira Iacomino ballerina e coreografa diventata imprenditrice con l’apertura di una scuola di danza prima e “Palcoscenico” e una sartoria per tutù e costumi di scena.
Maria Assunta Giaquinto offre invece le sete di San Leucio della Silk& Beyond, nelle collezioni classiche e in quelle contemporanee dalle linee versatili, mentre Dorotea Virtuoso web graphic irpina propone le sue donne ricche di colore e messaggi, che adattano forme e dimensioni prestandosi a diversi declinazioni: fra cui tele, etichette di vino e copertine di libri.

Storie che incantano i visitatori

I visitatori ascoltano le loro storie e vedono il risultato di un lavoro di squadra lontano dalla competizione come i co-branding realizzati con i tutù impreziositi dalle sete di San Leucio o dal decoro dipinto da Maria Carolina Siricio.
Proseguendo dalla baita alla piazza si incontrano altre storie come quella di Sara Lubrano, creatrice di gioielli con l’antica tecnica della fusione a cera persa che con spiritiera e fili di cera mostra l’evoluzione dal disegno al monile. Tutta da assaporare è invece la narrazione di Isabella Preziuso chef del luogo che ha creato due ristoranti dove proporre la tradizione gastronomica trasmessale dalla nonna. La Locanda la Molara e Aurum sono i luoghi dove fermarsi a pensare a quanto le donne possano costruire lavorando insieme.

 

La forza della condivisione

Una passeggiata in un luogo dall’aria fredda e rarefatta per comprendere quanto lontano possa portare il condividere idee e progetti fra donne animate da uno stesso intento: crescere insieme, perché imparare a condividere e lavorare in squadra permette di realizzare quelli che da soli, il più delle volte, rimangono solo sogni.
È cosa facile? Per niente, ma provarci ogni giorno insegna molto su sé.

Posted in: Storie di vita | Tagged: auguri, avellino, borghi più belli d'italia, cooperazione, dorotea virtuoso, enterprisegirls, femminile, feste, francesca vitelli, lubrano, maria carolina siricio, natale, natale nel borgo, parco del partenio, san leucio, sibilia cumana, summonte, web graphic, xmas

SARA PELLICARI, L’ARTE ANTICA DI CURARE LA PELLE RINNOVATA PER LE DONNE DI OGGI

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di Carla Barzanò

Dal lavoro nelle Farmacie aperte al pubblico, alle farmacie degli ospedali, fino alla creazione di creme naturali per la cura della pelle, il percorso di Sara Pellicari è guidato dalla passione, dall’interesse per la ricerca, dall’empatia e dalla vocazione alla cura.
Abbiamo raccolto la sua storia.

Gli inizi

Laureata in Farmacia Sara ha iniziato il suo lavoro nelle farmacie aperte al pubblico. Le mancava qualcosa. Così ha deciso di licenziarsi e specializzarsi in farmacia ospedaliera. Dopo un lungo percorso è approdata nelle farmacie degli ospedali, trovando un posto di lavoro fisso. È qui che ha iniziato a occuparsi di prodotti per la pelle, preparando creme e unguenti con l’intento di aiutare i pazienti debilitati a lenire i problemi cutanei causati dalla lunga permanenza a letto, spesso trascurati durante la degenza, anche per carenza di prodotti specifici offerti dalle case farmaceutiche.
Una fase positiva, vivace, ricca di sinergie con i colleghi, che le hanno permesso di concretizzare la passione per le preparazioni galeniche, parte integrante della sua formazione, tanto da trasmetterla anche ad altri, insegnando nei corsi per i tecnici di laboratorio.

Cambiare vita

La nascita della prima bambina, emiplegica, l’ha spinta licenziarsi per dedicarsi alla sua riabilitazione. Una scelta in un contesto sociale che non era d’aiuto. Qualcuno la giudicava depressa, rinunciataria. Ma dopo la seconda bambina Sara ha scelto di continuare a occuparsi interamente dell’educazione delle figlie e oggi non ha alcun rimpianto: quando le guarda si sente appagata, realizzata. Anche perché, al momento della prima gravidanza, aveva già 36 anni e tante esperienze concretizzate alle spalle, che le hanno permesso di affrontare i cambiamenti senza rammarico.

Imparare, sempre

Ha continuato a studiare. Le terapie per la riabilitazione della figlia, gli accorgimenti per nutrire la famiglia e dare una svolta al modo di mangiare. Dedicarsi a trasformare il cibo, per esempio, non le pare una cosa banale. Anzi: la rende felice. “L’importante” racconta “è non smettere mai di imparare, acquisire una mente scientifica, strumenti per leggere la realtà, aperture e competenze che consentano di vedere la vita con occhi sempre nuovi. Per questo, anche se non hanno la certezza di lavorare, le donne non dovrebbero mai rinunciare a studiare”.

Dai sogni alla realtà

Nel profondo Sara è rimasta farmacista. Ha sempre mantenuto la passione per il laboratorio, la trasformazione; l’aspirazione a occuparsi della cura della pelle.
Così, quando si è presentata l’occasione, ha partecipato a un concorso a Bolzano, presentando un business plan per un laboratorio di cosmetici che ha vinto il premio della critica. Successivamente si è reso disponibile uno spazio per creare il suo laboratorio e con l’aiuto del marito, farmacista specializzato nelle formulazioni galeniche, ha iniziato a preparare creme, fedele alla sua esperienza nella cura delle pelli alterate.

 

La qualità al primo posto

La richiesta di prodotti per la cura quotidiana, l’ha spinta a cercare nuovi principi attivi funzionali, efficaci per favorire l’equilibrio della pelle. Seleziona solo materie prime di elevata qualità, imballaggi compresi, di provenienza europea, tenendo conto della composizione, ma anche delle modalità di produzione, che secondo i suoi criteri devono essere rispettose dell’ambiente e delle risorse umane.
Con il sostegno del marito mette a punto formule originali, basate sulla sinergia di più sostanze naturali presenti nelle piante da cui ricava i sui prodotti. “Con la natura” racconta “ho dimestichezza fin da bambina, vengo da una zona rurale, ma occorre molta attenzione. Le formulazioni uniche, non standardizzate, devono rispettare rigorosamente i criteri di sicurezza e le direttive della Comunità Europea”. Nascono così creme essenziali, protettive, efficaci e piacevoli da utilizzare.
Il detergente, per esempio, contiene microsfere di cellulosa, biodegradabili, che con la pressione delle dita sul viso si sciolgono rilasciando vitamina E antiossidante. Il silicone artificiale, utilizzato spesso per dare una consistenza setosa alle creme, viene sostituito con una sostanza totalmente vegetale e biodegradabile, che ha proprietà analoghe. La crema all’echinacea “giorno e notte” è pensata per rendere la pelle più resistente, i prodotti protettivi per lo sport contengono orizanolo, ricavato dal riso, capace di contrastare i danni dei raggi solari.

 

Coltivare la bellezza

Sono prodotti che anche Sara usa ogni giorno, per coltivare quella bellezza naturale che scaturisce dall’interno. “Mi sento bella soprattutto se sono in pace con me stessa” ci confida. “Credo che ogni donna sia bella, indipendentemente dall’età, quando riesce a raggiungere questo stato di pacificazione che proviene dalla conoscenza, dall’accettazione e richiede una riflessione continua.”
“Certo, i rituali di ogni giorno per la cura del corpo sono di sostegno” prosegue Sara. “Oltre al movimento e al buon cibo, che curo in modo particolare, non rinuncio al mio latte detergente speciale e alla crema, che mi offrono l’occasione per osservarmi e venire in contatto con me stessa. Anche un peeling ben fatto può rendere la pelle luminosa, soprattutto se è accompagnato da un peeling simbolico, che aiuti a liberarci dagli schemi mentali troppo rigidi e dalle cose inutili…”

Per informazioni

 

info@aslabor.it

Posted in: Storie di vita | Tagged: allettati, arte antica, case farmaceutiche, colleghi, creazione, creme, cura, cura pelle, curare, cutaneo, cute, debilitati, donne di oggi, empatia, farmacia aperta al pubblico, farmacia ospedaliera, farmacie, farmacie aperte al pubblico, farmacie pubbliche, fase positiva, formazione, galeniche, interesse, laureata, lavoro, lavoro fisso, letto, licenziarsi, lincenziarsi, lungo percorso, mancanza, mancava, occuparsi, ospedale, ospedali, passione, pazienti, pelle, pelle rinnovata, percorso, preparazione, prodotti, ricca di sinergie, ricerca, sara pellicari, specializzarsi, storia, trascurati, unguenti, vivace, vocazione

CINQUE DONNE PER SIBILLA

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di Francesca Vitelli

 

Dar Voce alla donna del mito

Più donna o più mito? Questa è la domanda che Maria Siricio, artista versatile formata all’Accademia di Belle Arti di Napoli ed io, consulente per la promozione e la valorizzazione del lavoro femminile, ci siamo poste due anni fa. Come hanno vissuto la loro parte di umane passioni Partenope, la sirena su cui è costruito il mito fondativo di Napoli, la Sibilla Cumana, profetessa cara ai romani, che la interpellavano nel suo antro presso Cumasul lago d’Averno, considerato la bocca dell’inferno, la porta d’accesso all’Ade per Enea, e le altre figure mitiche femminili?
Nasce, così, dal desiderio di dar voce alla donna del mito, un progetto artistico pluriennale iniziato nel 2016 con EnterprisinGirls, l’associazione nata per creare sinergie fra le donne.

Arte e mitologia : sinergie femminili

Nel 2017 la prima mostra: Partenope. Una cantina di un ex monastero del Cinquecento per riprodurre una grotta sottomarina. Dipinti su tela, acquerelli, pannelli lignei, sculture realizzate con tecniche miste e complementi di arredo per dar voce alle umane, femminili, passioni: l’amore, la gioia, l’ira, la delusione, lo stupore, il dolore, la disperazione.
Per la Sibilla Cumana il team si è arricchito, all’artista e alla curatrice si sono aggiunte una gallerista, una giornalista e imprenditrice esperta d’arte e una imprenditrice esperta di comunicazione digitale.
Donatella Gallone, giornalista, scrittrice e esperta d’arte ha cercato e individuato il luogo adatto a far vivere le opere dell’artista.
La gallerista, Ilia Tufano, ha accolto con entusiasmo l’idea di ospitare la mostra nel suo spazio espositivo, punto d’incontro napoletano per gli amanti dell’arte, dando spazio a una sezione “immersiva” – un video che permette agli spettatori di entrare nell’atmosfera, nel mondo della Sibilla – curati da Paola Lubrano fondatrice di AleaLab, agenzia di comunicazione.

Dare forma alle emozioni

Otto dipinti acrilico su tela, di varie dimensioni, cinque acquerelli, quattro sculture in terracotta, dodici schizzi preparatori e un video.
Le figure mitiche femminili ritratte esprimono gioia, ira, dolore, paura, incertezza, amore, stupore, curiosità attraverso il movimento nello spazio e il diluirsi o l’accentuarsi del colore.
Ciò che accomuna queste opere della maturità artistica in continua crescita ed evoluzione è l’intensità. I volti, i corpi e le espressioni ne sono permeati, catturano per la forza che trasmettono, una potenza visiva che colpisce lo stomaco, prima del cervello. Un’ espressione emotiva dell’arte che cede il passo ai sensi per giungere, in seguito, alla razionalità. L’istinto e la memoria vengono sollecitati dalla proposta di una esperienza in cui le opere, nelle loro linee, ora nette ora evanescenti, evocano atmosfere, stati d’animo e pensieri.
Si realizza, così, una sintesi assai rara: l’immediatezza nella comprensione dello stato d’animo del soggetto rappresentato, i cui tratti sono solo in parte modellati sul canone figurativo. Nelle opere dell’artista, anche l’evanescente è carico di significato senza nulla lasciare al caso e all’indefinito.

LA MOSTRA

SIBILLA: DONNA, MITO E PASSIONE

Talento, Storia, Arte, Cultura e Territorio: la nostra identità.

Posted in: Storie di vita | Tagged: Accademia di Belle Arti di Napoli, acquerelli, Arte e mitologia, artista, bocca dell’inferno, cantina, Cinque donne, complementi di arredo, Cumasul, Dar Voce alla donna del mito, delusione, Dipinti su tela, dolore, EnterprisinGirls, ex monastero, femminili, francesca vitelli, grotta, ira, la disperazione, la gioia, la porta d’accesso all’Ade per Enea, la Sibilla Cumana, lago d’Averno, lavoro femminile, l’amore, Maria Siricio, mito, Napoli, pannelli lignei, Partenope, passioni, profetessa, sculture, Sibilla, sinergie fra le donne, sirena, smito fondativo, sottomarina, stupore, tecniche miste, umane, umane passioni
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