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donne

IL POTERE CREATIVO DELLA DONNA

Posted by carlab on 15 Febbraio 2021 | Leave a response

L’arte di costruire

enterprisin girls

Essere costruttive è una dote che richiede molta creatività. Permette di ricavare il meglio da ciò che si ha a disposizione. Anche nei momenti meno facili. Una vera e propria arte che le donne conoscono e praticano, in famiglia e sul lavoro. Il gruppo di amiche che fa riferimento all’associazione EnterprisinGirls, ha costruito una rete di relazioni e sinergie per valorizzare questa capacità creando la campagna “Costruttrici”, che accoglie anche gli uomini, perché insieme si lavora meglio.
Lo racconta Francesca Vitelli, presidente dell’associazione.

Di Francesca Vitelli

Costruire insieme

Costruttrici, costruttori, chi sono? Spesso nominati – soprattutto i costruttori – ma mai definiti, spiegati, individuati. Chi sono e cosa fanno le persone che costruiscono e – ricostruiscono l’economia tutti i giorni? Nell’associazione EnterprisinGirls conosciamo diverse di queste persone, sono quelle che lavorano in rete con noi: imprenditrici/tori, libere professioniste/i e donne e uomini del Terzo settore. Abbiamo pensato di lanciare una campagna di comunicazione per presentarli dal nostro sito web e dai social, persone poco visibili che investono tempo, esperienza, competenza, energie e risorse per far vivere, crescere e preservare un patrimonio collettivo: il loro know how. Se perderemo anche solo una/o di loro avremo perso tutte/i. Se una/uno di loro fosse travolto e lasciato indietro quel che si rischia è più dei posti di lavoro: è l’identità personale e sociale, è la dignità, è il bagaglio di conoscenze e competenze per lo sviluppo, è la storia che unisce con un filo sottile un passato iniziato oltre duemila anni fa che si proietta verso il futuro. Tutto quel che vediamo intorno a noi ci insegna a improntare – ogni singola azione – alla ricerca della bellezza, al perseguimento della creatività, al perdurare dell’attenzione per lo stile. È la nostra cifra stilistica, è il modo in cui pensiamo con la stessa naturale inconsapevolezza con cui respiriamo, è la creatività che genera il Made in Italy.

marisa enterprisin girls

Coltivare la bellezza

Nel nostro lavoro, nella quotidianità, la bellezza non è orpello, non è inutile accessorio: è l’essenza di quel che siamo. L’economia siamo tutte/i noi attraverso le scelte di acquisto che premiano le persone. L’economia ri-parte grazie alle persone: chi crea, ricerca, studia, investe, resiste, propone e coloro che scelgono di acquistare prodotti e servizi. Con le costruttrici e i costruttori vive e si rinnova il Made in Italy, la creatività, il design, il turismo, l’agricoltura, la comunicazione, la moda, i servizi alle imprese, le libere professioni, l’arte, la ricerca.

Creatività che genera bellezza

Succede con il lavoro di Donatella Gallone giornalista professionista della carta stampata e scrittrice che, oltre un decennio fa, intuisce le potenzialità del web e decide di creare un’impresa: una casa editrice e un portale culturale per promuovere il talento e la cultura napoletana. “Il Mondo di Suk”, sito web seguitissimo, racconta 365 giorni l’anno cosa accade a Napoli: mostre, libri, concerti, lirica, teatro, danza, fotografia ma anche convegni, dibattiti, incontri e ogni umano assembramento ove regni l’elaborazione del pensiero. Arte, spettacolo e cultura da vivere. Quel che distingue il lavoro di Donatella dai tanti siti che si occupano degli stessi temi è l’approccio democratico: tutti, ma proprio tutti, i talenti vengono raccontati e presentati. Piccoli, piccolissimi e ancora sconosciuti trovano posto accanto ai noti e famosi. Se c’è talento c’è il Mondo di Suk a raccontarlo.

isabella di enterprisin girls

Elasticità e resilienza favoriscono la creatività

La creatività permette anche di reinventarsi a 40 anni in un Paese come il nostro nel quale il mercato del lavoro è talmente rigido da non permettere un cambio di professione, una rigidità che impone la staticità, soprattutto alle donne. Si nasce in un settore e in quello si deve rimanere. Le coraggiose, però, ci sono sempre: Camilla Castaldo architetta a 37 anni si iscrive di nuovo all’università e tre anni dopo consegue la seconda laurea e rileva lo studio di famiglia di consulenza del lavoro. Facile? Non proprio. Possibile? Sì con impegno, tenacia e studio.
Ci sono, poi, settori dove scegli di rimanere anche quando la tempesta ti vorrebbe trascinare lontano, è il caso della ristorazione nel periodo della pandemia e di Isabella Preziuso che, sulla montagna di uno dei Borghi più belli d’Italia in provincia di Avellino, resiste per darsi e dare un futuro alla sua creatura: la Locanda La Molara. C’è tutta sé stessa in quella costruzione in pietra immersa nel verde: sogni, sacrifici, paure, desideri e le ricette della nonna rivisitate con i migliori prodotti del territorio.
E chi danzava fino a un anno fa, cosa fa adesso? Soffre e avverte l’impossibilità di creare nuove coreografie come la mancanza di un arto, una mutilazione del corpo e dell’anima. Maria Cira Iacomino dice di sé: I am a dancer! Ma questo non le basta e dopo aver aperto una scuola di danza con la sorella si è guardata intorno, i costumi e i tutù che vedeva non le piacevano. Ha aperto una azienda, una sartoria, dove li disegna e li realizza. Tutù unici, fatti su misura con disegni sorprendenti escono da Palcoscenico, la sua azienda. Ma se non si danza non servono tutù e l’impresa muore, così, avvia la produzione di mascherine che tutti indossiamo e consegue la certificazione ministeriale. Per rimanere in piedi e non licenziare non basta: mette in cantiere la produzione di abbigliamento femminile.

La creatività come antidoto

La creatività è l’antidoto contro un mercato del lavoro disintegrato, il coraggio e la determinazione sono il baluardo che contrapponiamo al disastro totale. L’ISTAT ha, nei giorni scorsi, reso pubblici i dati sui tassi di occupazione degli ultimi mesi: a dicembre 2020 sono 101.000 i posti di lavoro bruciati, di questi 99 mila erano occupati da donne. Se guardiamo il secondo trimestre dello scorso anno eravamo a meno 470 mila occupate rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il tasso di occupazione femminile in Italia, sceso al 48,4%, è l’ultimo in Europa. A questo – non va dimenticato – bisogna aggiungere il divario tra le diverse zone del Paese: al Sud, prima della pandemia segnavamo un meno 30% rispetto al dato nazionale. Partivamo male, adesso ci troviamo tra le macerie. Gettare la spugna? Mai!

Mettersi in rete rigenera

La pandemia ha reso evidente quel che già sapevamo: è necessario lavorare in rete e a farlo si impara. Di cosa hanno bisogno le micro imprese, le libere professioniste le piccole realtà del Terzo settore? Di arrivare ai potenziali clienti, di essere raccontate, valorizzate e promosse. Hanno bisogno come l’ossigeno di creare relazioni, reti, rapporti. Lavoriamo a questo guardando con speranza al futuro ma senza mai perdere la consapevolezza che tutto dipenda da noi, dalla nostra capacità di essere costruttrici. Quella capacità che la piattaforma WEgate – European Gateway for Women’s entrepreneurship – creata dalla Commissione europea nel 2016 per favorire l’incontro tra le associazioni di imprese femminili di 32 Paesi ci ha riconosciuto segnalandoci tra le best practices: tra le tante associazioni presenti siamo la realtà più giovane e l’unica nata a sud di Roma.

Posted in: Storie di vita | Tagged: consulenza, creatività, donne, essere costruttive, impresa, interprisin girls, lavoro, lavoro femminile, pandemia, ricavare, ristoranti

IL POTERE CREATIVO DELLA DONNA

Posted by carlab on 15 Novembre 2020 | Leave a response
donne e pittura

Ospitare l’arte

A Potsdam, nel magico scenario offerto dal bellissimo parco che costeggia il lago di Wannsee, si è aperto uno spazio dedicato alle donne che “fanno” arte. E’ stato un’idea di Susanne Ahlefelder che, dopo la pensione, ha deciso di dare una svolta alla sua vita e iniziare un nuovo percorso.
Abbiamo avuto occasione di incontrarla e intervistarla.

lago di wansee

Come ti è venuta l’idea di aprire una galleria d’arte?

Insegnavo, poi sono andata in pensione. Avevo più pace e tempo per pensare, mi sono guardata alle spalle e ho deciso di mettere a frutto le conoscenze e l’esperienza che avevo accumulato per una vita.
Avevo studiato arte e avevo un seminterrato disponibile.
Ho pensato di reinventarmi trasformandolo in una galleria d’arte “al femminile”.

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Visionari, brava gente

Perché la scelta di dedicare la tua galleria solo alle donne?

Ancora quando studiavo, negli anni ’70, c’era l’obiettivo di portare la partecipazione delle artiste alle esposizioni, almeno al 30% ma neppure ora, dopo ben 50 anni, questo obiettivo è stato raggiunto!
Mentre le studentesse d’arte sono più del 50% del numero totale di studenti dei licei artistici e scuole d’arte, quelle che riescono ad esporre e a farsi conoscere rimangono ancora la minoranza.

A cosa è dovuta, a tuo parere, questa minore visibilità delle artiste?

Le donne “fanno” l’arte, creano, ma non riescono a esporre perché non hanno abbastanza fiducia in sé stesse e quindi non sono abbastanza combattive. Gli uomini “si fanno avanti”, hanno più relazioni e contatti, una rete maggiore. Ecco, io voglio aiutare a creare una rete maggiore anche per le donne. Dare spazio alla loro creatività, aiutarle ad avere più fiducia in sé stesse.

Perciò, anche se ora ho richieste per esporre nella mia galleria anche da artisti uomini di buon livello, rimango ferma nel mio proposito di riservare la mia galleria solo alle artiste donne.

La Gallerie di Susanne è la “ ARTAFFAIRES”, Behringstr 92, 14482 Potsdam. Germania

Alcune opere della monografica dedicata all'artista Simon Westphal

alcune opere della monografica dedicata all'artista Simon Westphal.
alcune opere della monografica dedicata all'artista Simon Westphal.
alcune opere della monografica dedicata all'artista Simon Westphal.
alcune opere della monografica dedicata all'artista Simon Westphal.
alcune opere della monografica dedicata all'artista Simon Westphal.

BIOGRAFIA
BIOGRAFIA

Susanne Ahlefelder
ha compiuto studi di storia dell’arte e lingue romane a Colonia, Bonn e Parigi. Ha lavorato ai musei di Colonia ed è stata insegnante di liceo a Berlino. Ha un figlio e una figlia!
Nel 2017 ha fondato la Galleria d’arte “Artaffaires” in Behringstr 92, 14482 a Potsdam, che ha già al suo attivo 6 esposizioni di 7 artiste.

Il sito web di Susanne è: www.artaffaires.de

Posted in: Storie di vita | Tagged: accademia, arte, artiste, donne, gallerie, licei, mostre, pittura, potsdam, scultura

IL POTERE CREATIVO DELLA DONNA

Posted by carlab on 8 Novembre 2020 | Leave a response
angelo che si affaccia su paesaggio

Saper immaginare diverse soluzioni ai problemi quotidiani, che rigenerano i percorsi usuali, rinnovandoli e aiutandoci a superare le difficoltà. È una capacità connessa alla creatività che possediamo naturalmente. Troppo spesso la mancanza di fiducia in noi stesse ci spinge a sottovalutare questa potenzialità così importante. Impariamo a coltivarla. Ci guidano alcune riflessioni di Francesca Vitelli, fondatrice e presidente del Network nazionale EnterprisinGirls, uno spazio dedicato a far nascere e crescere la creatività femminile.

di Francesca Vitelli

Visionari, brava gente

Che differenza c’è tra vedere ed essere visionari? Cosa ci spinge ad andare oltre l’ordinarietà? È la creatività, il bisogno di dar forma all’immaginazione che ci fa andar oltre. Esistono vari tipi di creatività, c’è quella funzionale a trovare soluzioni a necessità quotidiane – cosa posso mettere in tavola di appetitoso e originale con quello che ho in dispensa – e quella necessaria a superare il confine tra sopravvivere e vivere. Il processo creativo ha vari livelli, non siamo tutti geni e la creatività di Leonardo da Vinci apparteneva soltanto a lui, ma ognuno di noi – alla nascita – riceve in dote una certa attitudine a cimentarsi con essa. Crescendo decidiamo se coltivarla, allevandola con pazienza e coraggio, o sopirla in nome di una adultità che reclama attenzione verso traguardi più “concreti”.

gioconda con mascherina

La creatività è concreta?

In vero la creatività è parecchio concreta e permea tutti gli ambiti del nostro vivere, chi decide di soffocarla rinuncia al piacere della scoperta, al sapore della sfida, al brivido che regala il veder confermata una intuizione, alla bellezza di un pensiero che sezionato, ponderato, sperimentato e collaudato diventa realtà. Bisogna esser temerari per assecondare la propria creatività? Forse sì, poiché essa richiede tempo e dedizione da sottrarre ad altro e mai si accompagna con la garanzia che la nostra visione sia coronata da successo. Però…però senza creatività che vita sarebbe?

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Il potere creativo della donna.

Giocare con la creatività

Ricordo che nei lunghi pomeriggi invernali dell’infanzia, quando il buio dilagava presto, inventare giochi, passatempi e attività era il modo per sottrarsi agli artigli della noia. Le pagine illustrate di un libro erano lo spunto per dar vita a nuove storie, gli oggetti di uso comune servivano per costruire macchine del tempo, un vecchio teatrino di burattini era il lasciapassare per un mondo colorato. Ma allora la fantasia e la creatività sono la stessa cosa! È dunque vero che la creatività allontana dalla concretezza quotidiana per farci evadere in un mondo irreale con meno affanni? No, non lo credo.

creare

Fantasia e creatività: processi multiformi

Penso che la fantasia sia propedeutica alla creatività, la prima è la fase di elaborazione del pensiero, la seconda, attiene alla verifica di fattibilità di un progetto nutrito con la fantasia. Il processo creativo, in qualsiasi ambito, modalità, misura e aspetto si eserciti è irrinunciabile.
In sua mancanza esisteremmo senza misurarci con nessuna delle pericolose, entusiasmanti, frustranti e bellissime avventure quotidiane. Spesso mi sono imbattuta in chi considerava la creatività sinonimo di artisticità o abilità manuale: sono creative e creativi coloro che realizzano oggetti tangibili, escludendo l’idea che il processo creativo è multiforme, fluido e dinamico e si presta, con la sua gradualità, a innumerevoli interpretazioni che ricadono anche nel regno dell’immateriale.

Superare i limiti con occhi nuovi

Il mio lavoro è basato sulla individuazione dei punti di forza di una impresa e lo sviluppo di una strategia di valorizzazione che comporti crescita e sviluppo, oltre le competenze è necessaria una attitudine: la creatività. In questo periodo in cui le relazioni, i viaggi e la possibilità di visitare mostre, ascoltare concerti, andare a teatro ed esercitare i sensi che stimolano le sinapsi sono azzerate bisogna far appello a tutte le nostre risorse affinché la creatività non avvizzisca e continui ad abitare le nostre vite. Come? Non rinunciando ad andare oltre l’ordinarietà, anche nelle piccole cose. Quando si rinuncia alla visionarietà la creatività si spegne. Essere visionari non vuol dire avere allucinazioni o la testa tra le nuvole ma godere della dote di saper guardare alle cose, al mondo e alla vita con sguardo “altro”, uno sguardo capace di generare innovazione, diversità, originalità. Tutto il resto è copia, tutto il resto è noia.

Francesca Vitelli
Pubblicazioni
Francesca Vitelli

Francesca Vitelli

Nasce a Napoli nel 1968 e dopo aver conseguito il diploma di maturità al liceo classico si laurea con lode nel dicembre del 1992 in Scienze Politiche con una tesi sulla FAO nella quale dedica un capitolo al ruolo delle donne nel processo di sviluppo nei paesi del Terzo Mondo.
Fino al 1998 lavora per diverse testate giornalistiche e inizia la sua carriera nel mondo della formazione e della progettazione. Vince un concorso alla Camera di Commercio di Napoli per la consulenza alle PMI e si forma all’Istituto Guglielmo Tagliacarne. Dal 2001 al 2005 dirige il settore tecnico dell’ufficio provinciale di Napoli di una delle tre associazioni di categoria del mondo agricolo, entra nel direttivo e segue le “donne in campo” pubblicando per la Commissione Regionale Pari opportunità una ricerca sul lavoro delle donne in agricoltura. Avvia la libera professione di consulente d’impresa.
Nel 2002 vince un concorso alla Camera di Commercio di Napoli e fino al 2004 è consulente per l’imprenditoria femminile e lo start up di impresa per lo sportello ATHENA del Comitato per l’imprenditoria femminile.
Nello stesso periodo è membro del Nucleo di valutazione del Comune di Piano di Sorrento (Na).
Nel 2002 è consulente della III Commissione “Programmazione, Agricoltura, Turismo ed altri settori produttivi” della Regione Campania in materia di accesso ai finanziamenti da parte delle imprese a valere su fondi FEOGA  per la formazione e lo sviluppo di impresa.
Dal 2004 al 2012 è direttore dell’ente di formazione e ricerca UPN di Napoli
Dal 2006 al 2014 è responsabile della progettazione, gestione, rendicontazione. Monitoraggio  e valutazione di interventi formativi e sviluppo per le imprese a valere su fondi Ue, nazionali e fondi interprofessionali per la Confesercenti di Napoli.
Nel 2014 crea il network nazionale EnterprisinGirls e ne diventa la presidente, carica che ricopre a tutt’oggi, www.enterprisingirls.it.
Dal 2014 cura mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero.

 

Pubblicazioni

I prodotti tipici e la sicurezza per i consumatori, a cura di Francesca Vitelli e Domenico Mollica, 2002  ed. Direzione Provinciale di Napoli della Confederazione Italiana Agricoltori e Camera di Commercio di Napoli
Donne e agricoltura, Meridione Sud e Nord del Mondo atti del convegno Napoli 2002
La crisi del nocciolo, atti del convegno, Visciano 2003
I prodotti agricoli si coltivano, non si fabbricano – I problemi della tracciabilità in agricoltura, 2004 ed. Direzione Provinciale di Napoli della Confederazione Italiana Agricoltori e Camera di Commercio di Napoli
Cibele: l’altra metà della terra, ed. Direzione Provinciale di Napoli della Confederazione Italiana e Commissione Regionale Pari Opportunità –  2005

Posted in: Storie di vita | Tagged: creatività, donne, leonardo, potenziale, studio

BARBARA AGHINA, BIOLOGA MOLECOLARE: LA CURIOSITÀ DI SCOPRIRE I SEGRETI NASCOSTI DELLA NATURA

Posted by carlab on 5 Marzo 2019 | Leave a response

Come vivono le donne il loro lavoro? In che modo sono arrivate a svilupparlo?
Continuano i nostri approfondimenti sui percorsi femminili per coltivare attitudini e vocazioni, sul piano personale e professionale. In occasione della festa della donna abbiamo intervistato la dottoressa Barbara Aghina, biologa molecolare, Coordinatrice Scientifica del settore nutraceutico Guna, che in questi anni ci ha spesso accompagnato con approfondimenti sui temi della salute e dell’integrazione alimentare. Condividiamo con lei uno scambio sul lavoro che svolge e su come influenza la sua vita.

Perché ha scelto il suo lavoro?

La passione per piante e animali mi accompagna da quando ero bambina. Le infinite espressioni del mondo vivente sono sempre state per me uno stimolo a cercare, scoprire. La folgorazione è arrivata quando avevo sei- sette anni e mio padre mi ha regalato un microscopio, con i vetrini già predisposti per indagare diverse trame delle strutture viventi. Poco dopo ho ricevuto un telescopio. Non mi sono più staccata da questi strumenti.

Quale è stato il suo percorso formativo?

I miei genitori mi hanno sostenuto fin dai primi momenti. Ho scelto l’Istituto tecnico Agrario. Un corso di studi che consiglio molto, perché permette di fare molte esperienze al di fuori della scuola, nelle fattorie, in campagna, a contatto con la natura. Insegna a lavorare in gruppo, rafforzando le sinergie fra adulti e ragazzi. Poi mi sono iscritta a biologia, specializzandomi in biologia con indirizzo cellulare-molecolare , sempre spinta dalla curiosità di scoprire quello che a occhio nudo non si vede.

In quale modo arrivata al settore farmaceutico?

l percorso è stato lungo e poco convenzionale. Tutto è nato quando, fin da bambina, ho iniziato a praticare nuoto agonistico. Parallelamente, crescendo, mi sono appassionata sempre più alla biochimica, alla fisiologia e all’anatomia umana. Questo mi ha permesso di acquisire diversi brevetti di Istruttore sportivo e lavorare in questo ambito già durante gli studi, arrivando a gestire un centro fitness. Una passione che mi ha spinta ad approfondire ulteriormente queste tematiche, portandomi a sviluppare anche una tesi di laurea sulle proteine contrattili muscolari.
Nel corso degli anni successivi ho continuato a studiare questi temi e ho acquisito dei brevetti superiori, fino alla docenza in fisiologia sportiva ai più alti ambiti federali per diverse società sportive. Da qui, dopo la laurea magistrale, sono arrivata alla prima azienda farmaceutica, dove ho iniziato a occuparmi dello sviluppo di medicinali e integratori alimentari per lo sport, poi allargati al benessere in generale. Durante questi percorsi ho sviluppato anche le necessarie competenze manageriali con master dedicati , in Italia e all’estero.
Mi sento molto fortunata perché ho avuto modo di seguire le mie passioni di ricerca. Certo, ho dovuto impegnarmi molto. Non ho mai smesso di studiare.

Com’è ora il suo lavoro?

Alla Guna il mio lavoro è complesso. Come Coordinatore scientifico della Nutraceutica mi occupo contemporaneamente di aspetti tecnici e di gestione : devo quindi saper finalizzare i progetti nei tempi richiesti, interagire con diversi dipartimenti e persone. Analizzo e valuto le formulazioni dei prodotti e la loro applicazione migliore , già nella fase di progettazione e di sperimentazione e li accompagno fino al momento della distribuzione sul mercato. Seguo i programmi di formazione specifica rivolti ai medici, al personale sanitario, agli informatori scientifici, sostengo diverse aree di ricerca, tradotta, poi, in protocolli di trattamento che comunico ai professionisti, come relatore ai convegni e presso le università, interagendo anche con la parte estera. È un percorso molto articolato che mette in gioco numerose competenze e diverse persone. Il bagaglio di esperienze condotte nelle mie attività precedenti, sono di grande aiuto per guidarmi.

 

Pensa che le donne siano portate a svolgere ruoli nella gestione?

La gestione è una consuetudine consolidata per noi, basta pensare al nostro ruolo fra le mura domestiche. Nel campo della salute, poi, c’è molto spazio, le donne sono in maggioranza. Forse gli uomini sono più pragmatici, mentre noi affrontiamo con maggiore facilità le sfumature legate alle relazioni che accompagnano gli aspetti tecnici, sappiamo gestire la complessità e operare su diversi livelli contemporaneamente. Sono convita, comunque, che la presenza maschile e femminile siano entrambe importati e si integrino reciprocamente.

Riesce a conciliare il lavoro con la vita personale?

Facendo i salti mortali, come molte altre donne. Ma soprattutto imparando a condividere i compiti con colleghi e famigliari. Occorre farlo. Saper delegare è anche una forma di fiducia, dà spazio e possibilità a noi e agli altri di confrontarsi ed esprimersi. Nel contempo ci fa capire, e accettare, che gli altri sono importanti per la nostra realizzazione.

Cosa significa, per lei, dedicarsi a un lavoro legato alla cura?

In senso etico, quando si lavora per lo sviluppo di una terapia, si cerca sempre quello che si userebbe per migliorare la propria salute o quella delle persone care. C’è una incessante volontà di migliorare, di scoprire, di trovare un’armonia interiore e esteriore che consente alle persone di sviluppare nel modo migliore le potenzialità individuali. Per me corrisponde anche alla tensione verso una maggiore consapevolezza, che stimola a una continua necessità di ricerca e di crescita.

Potrebbe dirci tre parole chiave d’auspicio per altre donne nel loro percorso?

La resilienza è una dote importante, permette di adattarsi ai cambiamenti ininterrotti nostri e del mondo. In ambito lavorativo aiuta a elaborare le continue scoperte scientifiche, a farle proprie e a trasformarle in uno stimolo per migliorare. Un altro aspetto da coltivare è la consapevolezza, non in forma di rigidità, autorità e chiusura. Al contrario, come autorevolezza, capacità di accoglienza e apertura mentale. Infine, metterei in primo piano l’allegria, il saper essere propositive e trasmettere la sensazione che anche le difficoltà si possono superare, per aiutarci a sviluppare una forma di gioia da cui attingere energia e interagire positivamente con gli altri.

Visto il suo amore per la natura, vorremmo illustrare questa intervista con uno dei suoi animali e delle sue piante favorite, ci può dare un suggerimento?

Amo particolarmente i felini, i cavalli, ma anche gli uccelli in particolare il barbagianni, con la sua faccia a forma di cuore, appartiene ai rapaci che hanno la capacità di restare silenti , nell’ombra attenti, con molta pazienza e sanno manifestare la loro potenza al momento giusto . Fra le mie piante favorite c’è il Frangipani, che ha fiori dalle forme dolci, con colori sgargianti e un profumo inebriante.

 

Barbara Aghina Biologa molecolare e coordinatrice scientifica del settore nutraceutico Guna. Dopo un approfondito percorso di studi, da molti anni si occupa di benessere e potenziamento della salute, con particolare attenzione per gli integratori alimentari.
Posted in: Storie di vita | Tagged: accompagnato con approfondimenti, Barbara Aghina, biologia molecolare, coordinatore scientifico, curiosità, donne, festa della donna, Guna, lavoro, natura, nutraceutico, percorsi, percorsi femminili, scoprire, segreti, vivere il lavoro

DOVE SI GUARDA È QUELLO CHE SIAMO

Posted by carlab on 29 Gennaio 2019 | Leave a response

di Giovanna Casadio

Per presentarci il suo nuovo romanzo, l’amica Giovanna Casadio ha scritto, appositamente per noi, alcune righe. Ve le proponiamo di seguito.

 

Roma, gennaio, 2019

 
Ho spesso desiderato che un editore chiamasse per chiedermi : “Ci mandi un pezzo sulla sua casa, anzi sulle sue case: quelle che ha amato di più, quelle che rimpiange, quelle da cui è fuggita”.
Da anni, da trent’anni, su Repubblica e altrove scrivo dei fatti, della realtà dei fatti, delle cose che accadono fuori.
Ma non è strano andare per strada, nei luoghi dove si fa cronaca inclusa quella parlamentare e politica, e desiderare invece di parlare soprattutto di casa?!
Se qualcuno me l’avesse chiesto, avrei scritto ad esempio della casa di donne di piazza Ghislieri a Pavia dove ho vissuto da ragazza, dove credo di avere appreso tutto o quasi e, più di tutto, l’infrangibilità.
Nonostante le ferite, le ammaccature, quando le donne coltivano ancora le utopie, la leggerezza, la fantasia e l’amore, beh se non è infrangibilità questa!
Poiché però nessuno mi ha mai chiesto di scrivere delle mie case, delle storie di cui erano colme, fuori dalla gabbia del lavoro e della sua routine, mi sono ripresa la libertà e l’iniziativa. E ho dato la precedenza alla casa dove non ho mai abitato, la casa della Giudecca, la Jureca, a Trapani.
E’ cominciato così questo libro per l’editore Edt a cui ho proposto un racconto di viaggio a Trapani, Erice e Marsala estremo occidente siciliano, di sapori – il cùscuso e la granita di gelsomino e le arancine  – di cunti. 
Ma in confidenza devo dirvi che volevo solo tornare alla Jureca, nella casa in cui il bello e il brutto dei racconti accanto ai quali ho trascorso l’infanzia, accadevano.
E volevo prendere per mano (l’ho sognato, davvero) chi avesse avuto, e avesse anche ora, la voglia di accettare il mio invito a casa.
Una casa di parole, di qualche comune emozione, di pensieri davanti al mare con cui annacarsi – farsi cullare – di destini, di sfregi, di risate e di rivincite.
Impastata di vento, di sale, di acqua, di Sicilia.
Se dovessi spiegare alle amiche che me lo chiedono, perché un libro così distante dal mestiere di cronista in cui mi sono esercitata per una vita, non saprei dare una risposta.
A parte quella con cui convivo in segreto e che u’dutturi, protagonista di questa storia svela, raccontando:
  • Alla vigilia della Festa dei Morti ci acquattavamo sotto la finestra aspettando che arrivassero i nostri Morti prodighi di doni magari dal Palazzo Ciambra così misterioso con la torre bugnata e dove speravamo si aggirassero i fantasmi. Strani individui coperti da pastrani si muovevano infatti discretamente di notte. Seppi crescendo che là alla Jiureca si davano appuntamento gli amanti –
  • Sei sicuro? – chiesi 
  • Giovannù, cosa c’è di sicuro se non le nostre fiabe?

 

Giovanna Casadio

 

Cronista parlamentare per “Repubblica”. Ha pubblicato per Laterza i libri intervista Quel che è di Cesare con Rosy Bindi (2009) e I doveri della libertà con Emma Bonino (2011). È autrice con Anna Vinci del testo teatrale Gli uomini mangiano i pesci sui migranti del Mediterraneo.

Posted in: Libri | Tagged: amore, casa, desiderio, donne, dove si guarda è quello che siamo, edt, erice, fantasia, femminilità, femminismo, festa dei morti, fuggire, ghislieri, giudecca, Givanna Casadio, infrangibilità, jureca, libro, mare, marsala, palazzo ciambra, parlare, pavia, ragazza, repubblica, sicilia, trapani, viaggio, vita
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