consapevolezza
LA VOCAZIONE DI EDUCARE
di Lucia Malorzo
Un lavoro dai colori cangianti
La passione per il lavoro, quando si tratta di professioni educative e di cura, veste spesso abiti dai colori cangianti.
A me è capitato che fossero vivi e accesi quando ho cominciato, a un tratto foschi quando ho pensato di non essere all’altezza , poi dalle tinte calde e naturali, oggi che la mia carriera potrebbe essere considerata quasi al termine.
Ho iniziato a dedicarmi all’educazione fin da giovanissima, ma solo un anno fa mi sono laureata in Scienze Pedagogiche. Un traguardo incredibile, per me, che non riesco a concentrarmi su un unico obiettivo e fatico a portare a termine i progetti di vita.
Il mio lungo percorso di studi
Il mio precorso di studi è stato insieme slancio vigoroso e ricerca della serenità. Una ricerca intensiva, profonda, accompagnata da un continuo esercizio di riflessione e di aperture verso l’esterno.
Ora, via via che le ombre delle aspettative e delle rivincite sulla vita stanno lasciando il posto alla consapevolezza della grande responsabilità e del privilegio che offre questo lavoro, la mia professione si arricchisce finalmente di significati in una prospettiva più allargata, al di là da me stessa.
La consapevolezza al primo posto
Da molti anni faccio l’educatrice di asilo nido, e posso dire che l’esercizio più importante è la ricerca di consapevolezza. Perché mi piace prendermi cura dei bambini? Perché per me l’educazione è così importante?Come mai qualche volta mi sono sentita investita di un senso di responsabilità così gravoso da sentirmi sola?
“Gli adulti sono completamente responsabili dei propri “cuccioli” che allevano, i bambini non sono in grado di autodeterminarsi” Mi sono detta. “Quello che succede loro nei primissimi anni di vita li segnerà per sempre”.
La forza del gruppo di lavoro
Contemporaneamente, ho scoperto la forza del gruppo, le alleanze e i sistemi educativi, che pur nelle contraddizioni rendono il terreno fertile per la complessità che l’educazione esige, accompagnata dalla fatica di mettersi in discussione, ma anche dalla consapevolezza che è necessario costruire una comunità educante.
Affrontare la complessità
Ecco un altro termine: complessità. A prima vista potrebbe sembrare negativo. Invece rende possibile un’interpretazione della realtà che aiuta a non creare scissioni fra buono e cattivo, bello e brutto, sano e patologico, adeguato e inadeguato.
Nonostante gli sforzi di conciliazione mi trovo ancora a essere criticata per il mio radicalismo, la non accettazione della superficialità, dei tentativi sbrigativi di concludere le pratiche: “si è sempre fatto così”; “questa è la regola”; “non cambierà niente”!
Il senso dello spirito critico
Ho rischiato che la mia propensione a mettere in discussione le pratiche educative diventasse una bandiera. Sembrava una scomoda (ma necessaria) via di uscita dal disagio di non sentirmi accettata, compresa, probabilmente anche amata.
Oggi, dopo aver tanto studiato e lavorato su di me posso dire che lo spirito critico è anche una funzione nella società e chi ha la fortuna e la capacità di “altri sguardi” ha il diritto (e il dovere) di raccontare cosa vede.
Osservare i bambini e condividere le riflessioni che ne scaturiscono
Adoro guardare i bambini così piccoli nei loro tentativi appassionati di fare propria la realtà che li circonda; osservare il processo che li porta sempre di più verso l’esplorazione di questo mondo.
Ne derivano riflessioni che desidero fare con chi condivide il mio viaggio professionale. Servono a definire spazi, tempi e parole: disposti con cura e con rispetto dei limiti cognitivi, ma anche delle spinte innate dei bambini a creare connessioni tra sé e gli altri, tra sé e il proprio mondo. Un’ attitudine che nei servizi educativi della prima infanzia è insieme fatica di separazione e gioia di nuovi ritrovamenti.
Il cibo che guida lo sviluppo
Uno dei campi di riflessione educativa più importante (probabilmente il più importante) è il cibo, con il mondo affettivo che vi ruota intorno.
I passaggi continui della prima infanzia, fatti di perdite e di conquiste, qui diventano emblematici: dal seno al biberon, dalle mani al cucchiaio, dal liquido al solido, dalla suzione alla masticazione e alla scoperta del morso.
Come accompagnare i bambini in questo processo? Che rapporto abbiamo, noi, con il cibo? Da dove viene e chi ce lo dona?
Quanto il bambino è naturalmente vicino alla terra, all’acqua al sole; alla nascita e alla morte. Sono sfide intellettuali per chi pensa all’educazione, forse oggi più che mai necessarie.
Cambia il mondo, cambiano i bambini
In questi ormai quasi quarant’anni di professione educative, ho potuto realizzare che c’è stata una vera e propria evoluzione della specie. I bambini di oggi ne sono testimonianza: dimostrano subito uno sguardo attivo e la capacità di condividerlo con gli altri, che vuol dire sperimentare ponti, rispecchiamenti utili alla creazione della propria identità. Il mio augurio è che noi adulti riusciamo a cogliere senza distrazioni questa tensione a progredire.
Avete anche voi una storia da raccontare sul vostro lavoro, o sulla vostra vita? Scrivete a: barzano@gmx.de
Dimagrire a ogni costo? Pasti in busta, di Carla barzanò
La dieta naturale®
gusto, salute, cultura
di Carla Barzanò
Dimagrire a ogni costo?
Pasti in busta
Paola, quarant’ anni, è una giovane donna che porta bene i suoi chili di troppo.
Più di quindici, seguendo schematicamente i sistemi di valutazione più accreditati scientificamente.
Ma le ossa robuste, le spalle larghe, una buona massa muscolare, rendono il suo peso meno evidente.
La sua presenza è armoniosa, nell’insieme.
Eppure sta torturandosi da anni per modificare il peso: dimagrire. Sovrappeso fin dall’adolescenza, è una pellegrina delle diete.
Le ha provate tutte, continuando inesorabilmente a dimagrire e ingrassare, con periodi di estrema rigidità alimentare ed altri di eccessi, conditi da continui sensi di colpa.
In ultimo è approdata a una famosa ditta che promuove pasti sostitutivi in busta.
I cosiddetti “beveroni”: polveri da diluire con acqua e assumere invece del cibo.
Trecentocinquanta euro al mese.
Il peso è sceso, come sempre. Dieci chili in poco tempo. Ha smesso. Era stanca, nauseata dai gusti omogenei, impersonali.
I costi diventavano un problema.
Ha ripreso quindici chili in pochi mesi.
“Ora ho un desiderio irrefrenabile di dolci.
Ma Voglio smettere. Imparare a mangiare meglio. Per sempre.
Ho bisogno di dimagrire ma anche di stabilità.”
Un sogno comune a molte donne. Il mercato specula.
Il desiderio di dimagrimento e il senso di inadeguatezza femminile procurano affari di miliardi.
No alle diete drastiche e ai pasti sostitutivi
Ma i tanto decantati miracoli non esistono.
Poche sono le evidenze scientifiche che mettono in luce gli effetti positivi a lungo termine di diete drastiche e pasti sostitutivi.
Sono strategie utili solo in situazioni estreme, quando il sovrappeso è veramente molto elevato e accompagnato da problemi metabolici
( diabete, ipertensione, alterazioni ormonali…)
Vanno seguite esclusivamente con la supervisione di un’ equipe di medici, dietisti, psicologi, che guidano il ritorno progressivo a una dieta “normale”: senza ingrassare di nuovo.
Nella maggioranza dei casi chi segue questi regimi soffre frequentemente di oscillazioni del peso. Non si stabilizza.
Si sente perennemente a dieta.
Con problemi nei rapporti sociali, famigliari e senso di frustrazione continua.
Senza contare i possibili risvolti negativi sulla salute, sulla capacità di regolare fame e sazietà, sul piacere di mangiare.
Non esiste, infatti, nulla capace di riprodurre i complessi stimoli fisiologici, sensoriali, psicologici trasmessi da pasti completi, equilibrati, stuzzicanti, con il loro effetto profondo di regolazione e gratificazione.
Niente può sostituire il connubio di sostanze, non ancora del tutto conosciute, che agiscono in modo sinergico e che solo il cibo naturale può dare.
Basta cambiare un particolare come la consistenza, ad esempio, per modificare in modo significativo l’impatto del cibo sulla sazietà e il soddisfacimento.
L’alternanza di soffice e croccante, morbido e consistente offerta dal susseguirsi dei cibi naturali che compaiono a tavola è fondamentale per soddisfare l’appetito.
Contribuiscono poi, gli aromi, i colori, l’aspetto e il gusto, le sostanze attive protettive che i pasti sostitutivi in busta ricreano artificialmente, senza però riuscire ad avvicinarsi alle complesse potenzialità del cibo naturale.
Una nuova strada
Meglio quindi non inseguire l’illusione del dimagrimento facile e miracoloso.
Serve, piuttosto, una nuova strada fondata su una dieta naturale, fisiologica, che rispetta la nostra cultura e la nostra identità, i nostri specifici bisogni (che nessuna busta può rispecchiare e soddisfare) garantisce salute e benessere mettendo in gioco sensi, emozioni, capacità di trasformare il cibo e piacere di condividerlo.
Certo ci vogliono tempo, pazienza.
Occorre imparare ad accettare la propria immagine e a prendersi cura di sé senza essere sedotte e soggiogate dai cliché della moda. Richiede impegno attivo, consapevolezza.
Ma è l’unico percorso per ottenere risultati stabili, favorire e mantenere l’equilibrio, sia del corpo che della mente.