Frutta e verdura sono ricche di sostanze protettive, indispensabili per la salute. Non solo. La loro produzione può contribuire a dare forza alle economie locali e a favorire la protezione dell’ambiente. Lo afferma la FAO, organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
La Latteria di Chiuro, impegnata nella promozione di dieta e stili di via sostenibili, ha contribuito alla realizzazione di La natura che bontà, un progetto educativo rivolto alle scuole dell’infanzia creato da Magia Verde Onlus, con il supporto di Ersaf, Regione Lombardia, per promuovere il consumo di questi ingredienti preziosi. Tanti gli spunti forniti dalle scuole e dalle famiglie.
di Carla Barzanò
La natura che bontà!
Frutta e verdura sono alimenti naturali, senza additivi. Il loro gusto varia da stagione a stagione, è legato alla zona di produzione e al clima. Quando le mangiamo, assaggiamo un po’ di natura. Completamente naturali sono anche vitamine, minerali, fibre e altri principi attivi protettivi che frutta e verdura ci forniscono, capaci di contribuire ogni giorno al nostro benessere con un effetto che nessun integratore può sostituire.
Tanti gusti diversi da amare
Gli esperti raccomandano di utilizzarne almeno 5 porzioni al giorno. Un quantitativo che non sempre è facile raggiungere, soprattutto per i bambini, spesso abituati ai gusti standardizzati dei prodotti industriali, dove prevalgono sapori dolci e consistenze cremose. Diversi ortaggi, in particolare, vengono penalizzati per i loro aromi pungenti, che possono non incontrare il gusto infantile, analogamente all’acido degli agrumi, o al croccante delle mele, di primo acchito ostico per la masticazione. Eppure, proprio questa sfaccettata varietà è salutare per noi, promuove la biodiversità della natura e valorizza le risorse umane impegnate nella produzione agricola. Imparare ad apprezzarla è importante fin dalla più tenera infanzia. Ma come fare, con i bambini?
Esempio e esperienze condivise giocosamente
Spesso noi adulti ci scoraggiamo di fronte ai rifiuti dei più piccoli e a tavola finiamo a proporre sempre le solite cose. Capita, poi, che per motivi differenti anche i nostri gusti siano circoscritti a pochi ingredienti, che utilizziamo con ripetitività anche per risparmiare tempo. Così bambine e bambini non hanno la possibilità di fare quelle esperienze differenziate, che nella delicata fase dell’accrescimento rappresentano un’occasione unica, una vera e propria alfabetizzazione dei sensi e del gusto. In che modo aiutarli ad apprezzare la varietà? La tipica incitazione: “mangia, perché ti fa bene” risulta poco convincente. Bambini e bambine hanno difficoltà a proiettarsi nel futuro, quindi faticano a comprendere il concetto di prevenzione. Quello che invece li influenza in modo decisivo sono gli esempi di noi adulti, tanto più se resi più intensi da un’atmosfera emotiva gratificante, giocosa, che li mette in gioco in prima persona.
Cucinare e assaggiare con loro
Non c’è nulla di più convincente, per spingerli a superare pregiudizi e avversioni nei confronti di ortaggi e frutta, che mettersi in gioco insieme, a tavola e in cucina, preparare con loro alcuni ingredienti, condividere assaggi e sperimentazioni. Il progetto “La natura, che bontà!”, ha aiutato insegnanti e famiglie a sviluppare dei veri e propri laboratori di sperimentazione, per avvicinare frutta e verdura con gioia e curiosità, favorendo lo scambio reciproco di competenze fra generazioni. Bambine e bambini hanno partecipato con grande entusiasmo, senza alcuna forma di diffidenza o rifiuto, dimostrando che l’ambiente che si crea intorno a loro è determinante anche per la formazione del gusto. I filmati realizzati durante l’esperienza potranno ispirarvi per trasformare la tavola in un momento di apprendimento ricco di sorprese e di piacere. Guardateli!
Accudire sé stesse in un contesto assolutamente inedito di completa immersione nella natura, intervista a Ninja Leila.
Una natura incontaminata, nascosta e selvaggia, lo sguardo che spazia su una corona di monti di incredibile bellezza, un ponte nel cielo che fluttua leggero sospeso sull’abisso, il ponte Tibetano più alto d’Europa … è la val Tartano, magica valle sul versante orobico della Valtellina scelta da una giovane donna come luogo per vivere e dedicarsi alla sua passione per la montagna mettendo in pratica in prima persona, dopo una laurea in scienze ambientali e molteplici percorsi di formazione, uno stile di vita davvero in sintonia con la natura per comprenderla, rispettarla, tutelarla. Da qui l’idea di rendere partecipi anche altri, dai giovanissimi ai meno giovani, di “un’esperienza di vita semplice e al tempo stesso appagante”, offrendo percorsi dove l’attenzione e la sintonia con la natura, il movimento e il totale cambio di orizzonti, divengono la via per una reale “cura di sé”, per coltivare il benessere, superare stress e stanchezza, ritemprarsi nel contatto non mediato con l’ambiente naturale, imparando ad amarlo, valorizzarlo e riscoprendo una genuina gioia di vivere.
Abbiamo incontrato “Ninja Leila” accompagnatore di media montagna e gestrice del rifugio “Il Pirata”, in val Tartano. Ecco cosa ci racconta.
Leila, tu ti sei laureata a Milano e hai una laurea magistrale in scienze ambientali eppure, raggiunto questo risultato, hai deciso di ritirarti tra i monti, come ti è nata questa idea?
Ho sempre amato vagare nei boschi e tra le montagne. Mi piace soprattutto esplorare luoghi nuovi, il senso di libertà e di padronanza del proprio tempo che sì ha quando ci si muove senza ostacoli nella natura, così distante dalla frenesia e dalle regole cittadine. Per questo motivo ho puntato ad un lavoro che mi permettesse di muovermi in ambienti naturali e al tempo stesso di far conoscere la loro unicità anche ad altre persone. Ho scelto di diventare una guida escursionistica. Da questo è nata poi l’occasione di gestire un rifugio in montagna.
È stato difficile abbandonare la città con le sue abitudini e le sue relazioni e ricostruire una quotidianità in un contesto così diverso?
No anzi, è stata una risposta “istintiva” alla vita ed al lavoro stressante della città. Non è stato per me un brusco cambiamento dal mio precedente stile di vita o un’inversione di rotta, ma il normale proseguimento della strada che stavo percorrendo. Appena avevo del tempo libero girovagavo nel parco vicino casa o per le montagne e così è adesso. Le mie abitudini non sono cambiate, ma al tempo stesso il pieno vivere in montagna mi ha permesso di “reimparare”, prendendo a modello la natura e i suoi ritmi, uno stile di vita armonioso che sono convinta sia un vantaggio sia per il singolo che per le relazioni collettive.
La montagna dunque è una scelta di vita, come si sente una giovane donna a vivere così isolata, anche d’inverno in mezzo alla neve, in un rifugio in alta montagna?
Le giornate trascorse al rifugio mi danno un grande senso di tranquillità e pace. La gente che passa è in giro per divertirsi, allegra e di buon umore, per cui i rapporti con gli altri sono piacevoli. Spesso poi gli abitanti dei paesi sottostanti passano a salutare, per cui non mi sento sola. Non mi è mai capitato di annoiarmi, le cose da fare sono sempre tante. In realtà non è nemmeno che mi senta particolarmente isolata, d’estate arriva la strada e anche d’inverno con la neve ci si può muovere con ciaspole o sci per raggiungere il paese più vicino. Inoltre, anche se nei dintorni il telefono non prende, al rifugio è presente una linea telefonica fissa ed internet.
Quali affinità hai trovato tra montagna, equilibrio e salute?
Le giornate e le attività sono scandite dalle ore di luce e dal tempo atmosferico. Ci si rende conto come molte delle esigenze che abbiamo al giorno d’oggi siano in realtà superflue e non necessarie. Questo penso permetta di trovare un nuovo equilibrio in sé stessi e di osservare le cose sotto una luce diversa. E le sorprese sono continue, come volgendo casualmente lo sguardo fuori dalla finestra, vedere un tasso che tranquillamente curiosa davanti al rifugio in cerca di qualche cosa di commestibile o osservare una faina che si aggira di notte…anche il rapporto con gli animali diviene consuetudine e si impara a conoscerli…
Quando hai pensato di insegnare ad apprezzare questo stile di vita e questa incredibile natura montana e ad imparare da essa?
Quando ho capito che l’ambiente montano, per me così naturale, era quasi sconosciuto a gran parte delle persone. Quando ho notato le difficoltà che avevano alcuni a muoversi in questo ambiente ed al tempo stesso quando ho osservato la meraviglia e la gioia nei loro occhi, per i paesaggi, i colori e i sapori nuovi. Per una persona che vive in città, quelle che per i montanari sono semplici consuetudini, posso acquistare un grande valore ed essere delle scoperte meravigliose. La montagna può insegnare ad affrontare la vita in modo diverso, ed al tempo stesso imparare a conoscerla permette di meglio apprezzarla e tutelarla.
A chi si rivolge l’ospitalità del rifugio e la tua attività di guida alpina?
A tutti coloro che vogliono trovare un luogo dove rilassarsi e respirare un’aria diversa, mangiando e bevendo in compagnia. A coloro che vogliono meglio scoprire l’ambiente montano e come ci si muove in esso, senza la fretta di arrivare ad una meta fissata per poi tornare subito indietro per un impegno.
Per poter fare l’accompagnatrice in montagna, iscritta al collegio delle guide alpine, hai seguito un percorso di formazione, quali sono gli aspetti più significativi e cosa consiglieresti ad altri giovani che volessero seguire il tuo esempio?
Per poter diventare accompagnatore di media montagna è necessario seguire un corso regionale organizzato dal collegio delle guide alpine e superarne l’esame finale. Indispensabile per poter accompagnare della gente in montagna sono le conoscenze per aumentarne la sicurezza e ridurre il rischio di incidenti. La montagna rimane sempre e comunque un ambiente con dei pericoli oggettivi, che possiamo solo cercare di prevenire. Questo corso richiede dedizione e impegno ma, devo dire, fornisce un’ottima preparazione.
Come contattarti per partecipare ai soggiorni e ai percorsi che organizzate?
E’ molto semplice, basta scrivere alla mail rifugioilpirata@gmail.com o chiamare al numero del rifugio 0342645086.
Cresciuta tra Italia e Giappone, ha imparato a conoscere e amare la montagna, che la sua famiglia le ha fatto incontrare, fin da quando è nata. Ha sempre seguito la sua passione partecipando ad attività di volontariato e formazione sulla conservazione della natura attraverso il monitoraggio di invertebrati, anfibi, uccelli, mammiferi di interesse comunitario, nell’ambito del progetto Life ESC360 e del Corpo europeo di solidarietà. Dopo una laurea triennale e una magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente presso l’Università di Milano Bicocca, ha continuato ad occuparsi di “salvaguardia” della natura attraverso corsi di avviamento agli studi faunistici nel Parco Naturale di Paneveggio e delle Pale di San Martino, campi di volontariato presso il Parco Nazionale della Majella e partecipando alle attività di censimento del cervo e dei nuclei famigliari di lupo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi… Ha conseguito l’attestato di abilitazione alla professione di Accompagnatore di media Montagna e da fine 2019 è iscritta al Collegio Guide Alpine Lombardia. Da allora ha iniziato ad organizzare settimane estive per bambini presso il rifugio Il Pirata, come educatore e guida escursionistica .
Attualmente vive in val Tartano e per la sua grande agilità e la sua storia tra Italia e Giappone gli amici la chiamano Ninja Leila.