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Le trasformazioni della donna
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Uno spazio di scambio dedicato a tutte le donne per imparare a stare bene con se stesse

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mente

CAMMINA CAMMINA

Posted by carlab on 2 Luglio 2020 | Leave a response
CAMMINARE SULLA SPIAGGIA

Tonificare il corpo, rinforzare l’apparato cardio circolatorio, ridurre lo stress e ritrovare il buon umore…camminando è possibile. Una sana e corretta alimentazione accompagnata da trenta minuti al giorno di camminata a passo sostenuto aiutano a vivere meglio con noi stesse e a rimetterci in forma. Non è un grande sacrificio, se mai un piacere, quindi perché non trasformarla in un’abitudine in grado di fare la differenza? La stagione aiuta! Ecco alcune riflessioni di una nostra lettrice.

di Piera Negri

“La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.”

Bruce Chatwin

“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.”

Italo Calvino

Una questione di sopravvivenza

I primi camminatori della storia dell’umanità sarebbero stati gli ominidi appartenenti alla specie dell’Ardipithecus ramidus. I loro resti, scoperti in Etiopia e datati tra i 5,6 e i 4 milioni di anni fa, li mettono in evidenza come i nostri primi antenati. Tutto cominciò quando questi nostri antenati, per esigenze legate alla caccia, alla pesca e alla raccolta, scesero dagli alberi. Effettivamente, per i movimenti a terra utilizzare due gambe è sicuramente più efficiente che utilizzarne quattro, infatti per percorrere un chilometro una persona di 50 kg spende 13 chilocalorie, mentre uno scimpanzé ne spende 46. Dal punto di vista pratico, poi, i vantaggi sono considerevoli: avere le mani libere, mentre si cammina, ci consente di maneggiare strumenti e di compiere azione che altrimenti sarebbero impossibili. La combinazione di questi due fattori consolidò negli ominidi la capacità di muoversi sulle due gambe stimolando una propensione al nomadismo che caratterizzò gran parte dell’evoluzione della nostra specie.

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INQUINAMENTO LUMINOSO

Dalla preistoria alla Grecia antica

Se l’Homo erectus di 200.000 anni fa praticava una camminata ancora fortemente legata alle esigenze di sopravvivenza scandendo la sua esistenza con consumi calorici quotidiani stimati nell’ordine delle 5000-5500 calorie, nella Grecia classica di più di duemila anni fa le cose andavano in modo molto diverso. Secondo i filosofi dell’antichità deambulare era il vero rimedio per i mali dell’anima. È da questo momento che, in occidente, la camminata assurge ad un ruolo più interiore, spirituale e metafisico. Socrate amava camminare e dialogare, gli stoici non erano da meno, i sofisti si spostavano a piedi di città in città per insegnare retorica e Aristotele era solito istruire i propri allievi, conosciuti come peripatetici, camminando sotto i portici del suo Liceo, il peripato.

 

PELLEGRINI DEL GANGE

Spiritualità pensiero e cammino

Muoversi con le proprie forze per raggiungere i luoghi della spiritualità è sempre stato centrale in tutte le religioni e non sorprende che i personaggi di riferimento di alcuni importanti dottrine teologiche siano anche stati dei viandanti in alcuni momenti della loro vita: lo furono Gesù, Maometto ed anche Buddha e Govinda. Nel mondo ebraico tutti i maschi ebrei sono tenuti ad andare a Gerusalemme, i mussulmani hanno l’obbligo di dover raggiungere la Mecca, ma anche buddismo ed induismo hanno da sempre favorito il pellegrinaggio.
Molti sono gli esempi riportati in letteratura e riferiti prevalentemente a personaggi maschili.
Se guardiamo il mondo laico dell’epoca moderna, troviamo pensatori del calibro di Hegel la cui strada percorsa a Heidelberg ha preso il nome di Philosophenweg o Kant le cui passeggiate ripetute maniacalmente ogni giorno alla stessa ora in quel di Königsberg davano la possibilità ai suoi concittadini di utilizzare il suo puntualissimo passaggio d’innanzi alle loro case per regolare gli orologi. In letteratura non si può non citare Dante che proprio sul suo pellegrinaggio nell’aldilà realizzò uno dei più grandi capolavori letterari di tutti i tempi. Poi, tra i tanti altri amanti delle passeggiate citiamo almeno: Petrarca, Cervantes, Coleridge, Whitman e Rimbaud.

Donne in cammino

Ma a cercare bene nella storia anche diverse donne hanno fatto del cammino un motivo centrale della loro vita, non solo alla ricerca della spiritualità ma anche per curiosità, desiderio di scoperta e di libertà.
I pellegrinaggi femminili rappresentavano una opportunità per evadere dalle coercizioni domestiche cui eravamo relegate e in epoche patriarcali non venivano sempre visti di buon occhio, perché spesso legati a occasioni di promiscuità e di incontri imprevisti. Così le donne pellegrine erano talvolta stigmatizzate, costrette ai margini della civiltà, fino alla rappresentazione estrema delle streghe relegate a nascondersi nei boschi.
Oggi un nuova rete si propone di mettere insieme le energie delle donne impegnate nel mondo del cammino e dell’ecologia: la rete nazionale delle donne in cammino.

 L’obiettivo è sostenere iniziative femminili volte a organizzare percorsi condivisi nel rispetto dell’ambiente e delle risorse individuali, che includono anche le esigenze di accudimento di famiglia e bambini. La via Francigena è uno dei cammini che questo gruppo valorizza.

CAMMINARE PER RITROVARSI

Camminare alla ricerca di se stesse

L’arte di camminare conserva per noi le sue potenzialità liberatorie, che consentono di affrancarci da tempi lavorativi e famigliari spesso troppo lontani dai nostri ritmi.
Fare lunghe camminate significa abbandonare la dimensione dello spazio per addentrarsi in quella del tempo. A chi cammina per lunghe distanze non interessa quanta strada ha percorso perché diventa proprietaria del suo tempo, di cui può disporre come vuole. I lunghi cammini, quelli che durano diversi giorni, non sono scanditi dai minuti che passano sull’orologio come in una qualsiasi, frenetica, giornata lavorativa. Sono pellegrinaggi dove lo scorrere del tempo è avvertito dagli stimoli cui vengono sottoposti i nostri sensi. Così, il sopraggiungere della fame o della stanchezza, l’indolenzimento di un muscolo o la scoperta di un luogo in cui valga la pena di fermarsi, possono farci propendere per una conclusione anticipata della giornata. “Oggi mi fermo qui!”, verrebbe da dire, perché siamo noi le demiurghe del nostro itinerario finale che è in costante divenire e non importa se non coincide con quello della pianificazione che avevamo fatto prima di partire. Nel frattempo, infatti, anche noi siamo cambiate, le nostre esigenze non sono più quelle che precedevano il viaggio e il nostro obbiettivo non è quella destinazione, perché come diceva T.S. Eliot: “The journey not the arrival matters”(Quello che conta è il percorso del viaggio e non l’arrivo).

Camminare fa bene

Camminare, quindi, oltre ad essere l’attività più antica praticata della nostra cività è anche quella che più si adatta alla nostra conformazione fisica. Noi siamo state create per camminare e per questo molteplici sono i benefici che derivano dalla questa pratica, vediamone alcuni:

 

  • Mantiene in equilibrio il peso e la glicemia

  • Regola la pressione sanguigna, con riduzione, spesso, dell’ipertensione arteriosa

  • Riduce la trigliceridemia

  • Bilancia il colesterolo, aumentando quello buono HDL e riducendo il cattivo LDL

  • Diminuisce i fattori di rischio per le patologie metaboliche e l’obesità

  • Riequilibra gli stimoli di sete e appetito

  • Ottimizza l’efficienza mentale, migliorando le capacità mnemoniche

  • Previene le degenerazioni cerebrali

  • Migliora l’umore

  • Previene i sintomi ansiosi e depressivi

  • Previene e migliora la stipsi

  • Limita il rischio di alcune forme tumorali

  • Aumenta l’aspettativa di vita

Come procedere

PRIMA
DURANTE
OBBIETTIVI
PRIMA

 

  • È consigliabile camminare almeno una mezz’ora al giorno se siete più allenate, o mezz’ora ogni due – tre giorni se alle prime armi.

  • All’inizio, se non riuscite a sostenere tutti e trenta i minuti continuativi, nessun problema, intervallate tranquillamente il cammino con delle pause, dieci minuti di movimento e tre di pausa, in cui rilassarsi godendosi il paesaggio

  • Scegliete delle scarpe appropriate, scarpe comode e ben ammortizzate, meglio se da jogging, diminuiscono il rischio di infortuni e la possibilità di avere dolori.

  • Favorite luoghi suggestivi, se possibile in mezzo alla natura, in ogni caso tenevi lontane da strade trafficate

DURANTE

 

  • Appoggiate bene prima il tallone e poi in modo graduale il resto del piede. Un appoggio del piede ben impostato protegge le articolazione della caviglia, del ginocchio e delle anche da traumi e logoramenti inappropriati.

 

  • Utilizzate le braccia ondulandole ritmicamente a scandire i passi. Eventualmente per migliorare l’azione sulle braccia e rinforzare ulteriormente le spalle, potete supportare questi movimenti con dei bastoncini da sci, nordic walking.

 

OBBIETTIVI

L’OMS consiglia di praticare 10.000 passi al giorno che equivalgono a 7 km, se anche non arrivaste a compiere questa distanza, visto che farli in mezz’ora camminando sarebbe impossibile, è comunque indicato cercare di procedere con un ritmo sostenuto evitando di parlare e concentrandosi sull’azione che si sta compiendo e sulla respirazione, guardare il paesaggio che ci circonda ed eventualmente ascoltare della buona musica può aiutare.

Posted in: Corpo e mente, Esercizi | Tagged: cuore, curarsi, mente, PAESAGGIO, PASSEGGIO, stare bene, tempo

DOPO IL PARTO: RITROVARE L’EQUILIBRIO ARMONIZZANDO CORPO E MENTE

Posted by carlab on 13 Maggio 2019 | Leave a response

Gustav Klimt Le tre età (particolare)
1905

di Fiorenza Zanchi

Il puerperio o quarantena, come veniva chiamato riferendosi alla durata di circa 40 giorni, va dal periodo del “post- partum”, che comprende le prime 2/3 ore dopo il parto, all’incirca sino alla comparsa della prima mestruazione.
In questi fatidici 40 giorni nel corpo della neo mamma si compiono innumerevoli trasformazioni.

Una rivoluzione ormonale: bassi…

Ad esempio crollano letteralmente ormoni, come gli estrogeni e il progesterone, che avevano raggiunto livelli altissimi per sostenere la gravidanza e che, tra l’altro, contribuiscono in modo determinante all’equilibrio dell’umore nonché alla rigenerazione dei tessuti e, in particolare, delle mucose genitali.
Questi ormoni, unitamente a numerose altre sostanze presenti nel sangue che influenzano metabolismo, impulsi nervosi e intero equilibrio psicofisico, rimarranno sregolati nel corso di tutta la quarantena lasciando la puerpera in balia delle loro fluttuazioni.

… e alti

D’altro canto si eleva molto la prolattina, un ulteriore ormone che, come ricorda il suo nome, favorisce la lattazione ma più in generale il così detto ” comportamento parentale” ovvero una disposizione psichica di completa disponibilità, capacità di attenzione e difesa nei confronti del neonato e in contrasto, un relativo disinteresse nei confronti di qualsiasi “stimolo” che non sia il bimbo.

Insomma una vera e propria rivoluzione nel corpo e nella mente, resa ancora più complessa e delicata dalla comparsa al centro dello tuo spazio vitale, in tutta la sua concretezza, di un nuovo essere che per di più è totalmente dipendente da te.

Non ce la farò mai!

Piangere per ogni nonnulla, dormire poco e male, percepire ogni più piccolo inconveniente o problema come enorme o impossibile da superare, alternare momenti di eccitazione con crisi di terribile scoraggiamento, temere che il bimbo pianga troppo o troppo poco, dorma o mangi troppo o troppo poco, abbia la testa troppo lunga o schiacciata, che il latte sia insufficiente o poco nutriente… sono solo alcune delle reazioni, dei timori e dei sensi di inadeguatezza che accompagnano questa vera e propria rivoluzione ormonale!
Spesso inoltre non si sa da che parte cominciare e, soprattutto, a chi appoggiarsi: chi non uscirebbe almeno un po’ “esaurita” da tutti questi cambiamenti? Un momento di depressione, di crisi, di smarrimento, di “paura di non farcela” è del tutto naturale.

e la sessualità?

Anche i rapporti sessuali fanno fatica a riprendere sia per la “disposizione psichica” avversa, legata al rialzo della prolattina, sia perché il corpo non è ancora pronto: in particolare le mucose genitali, a causa degli estrogeni bassi, sono sottili e facilmente infiammabili. Insomma, con buona pace dei compagni, in questa prima fase più che di eros c’è bisogno di coccole e accudimento! Naturalmente è solo questione di tempo. Anche questo passerà: generalmente è la ripresa della mestruazione che avverte del progressivo ritorno a un equilibrio di “donna” e non solo di “madre”.

Un tempo per ogni cosa

Inoltre specie se ci sono state
– episiotomia, lacerazioni, ematomi, emorroidi o, ancor più un taglio cesareo, si può far fatica a muoversi, a camminare a sedersi. Ma anche in assenza di queste complicazioni il solo
– rilassamento dei legamenti del bacino, dovuto alla gestazione, può rendere difficile e penoso camminare provocando: dolori sciatalgici, o fitte all’inguine o senso di peso e tensione dolorosa alla vulva
Ugualmente
– l’allentamento dell’articolazione del pube, così come l’eccessiva mobilità dell’articolazione sacro coccigea, che hanno permesso al bacino di allargarsi e consentire il parto, possono provocare dolori che aumentano camminando.
– Ii piano perineale che ha dovuto tendersi e rilassarsi, se non essere inciso, per consentire il passaggio della testina durante il parto, può dolere e ostacolare sia la posizione seduta che la deambulazione, oltre che la sessualità.

E’ perfettamente normale che tutte queste lesioni dolgano anche per parecchio tempo, a volte anche al di là dei quaranta giorni, ad es. possono volerci anche due-tre mesi prima che i legamenti e le articolazioni ritrovino il loro tono usuale: d’altronde ci sono voluti nove mesi di continua trasformazione per arrivare al parto, non c’è da stupirsi e non si può pretendere che in un tempo molto più breve tutto ritrovi nuovi equilibri e una nuova armonia.

Niente di più naturale che sentirsi a pezzi, dolorante, bisognosa di cure, protezione e sicurezza piuttosto che pronta ad affrontare questa nuova enorme responsabilità che senti sulle spalle!

Le tradizioni insegnano

Non a caso invariabilmente in tutte le tradizioni la “quarantena” era tenuta in altissima considerazione e rappresentava un periodo di particolare protezione e accudimento. Qualsiasi sforzo fisico era risparmiato alla puerpera: tanto era considerata fragile che in alcune tradizioni veniva persino imboccata, così come in altre era il marito ad accudirla completamente, mentre alle nonne spettava badare al bambino che le veniva portato solo per l’allattamento…la tradizione ayurvedica, antica medicina che viene dai Veda, tuttora incoraggia la puerpera a restare in casa ed essere completamente accudita e nutrita con cibi speciali particolarmente nutrienti e raffinati per le prime tre- quattro settimane dopo il parto: questo periodo è ritenuto importantissimo per assicurare un buon rapporto tra la madre e il bambino ma soprattutto per proteggere il delicato sistema nervoso della puerpera.

Possiamo tuttavia aiutare e accelerare il “ritorno alla normalità” favorendo attivamente i nuovi equilibri che si stanno instaurando.

Cosa fare?
E’ tassativa:
-Una casa organizzata e accogliente
-La presenza di un gruppo famigliare – marito, madre, sorelle, zie..- o di un’amica disposti ad aiutare, seguire appoggiare.
-Se possibile l’ostetrica di fiducia con cui si ha confidenza e ricca di competenze cruciali per alleviare momenti di crisi
-Un’alimentazione idonea a sostenere le energie in ricostruzione e quelle donate in caso di allattamento.
In generale l’ambiente fisico e umano che circonda la puerpera deve costituire una sorta di “guscio” protettivo capace di garantire le condizioni migliori per affrontare serenamente le trasformazioni in corso.

-Alcuni semplici esercizi che aiutino a restituire energia al corpo, riposare meglio, ripristinare una buona postura, prevenire prolassi e disturbi urinari

Gli esercizi per armonizzare corpo ed energia dopo il parto

di Pier Luisa Robecchi

Dopo il parto e nelle settimane che seguono, è importante aiutare il riposo e restituire energia al corpo. Per farlo è sufficiente eseguire semplici esercizi di buona respirazione. Infatti per la sua centralità funzionale sui tre diaframmi (pavimento pelvico o perineo, diaframma della gola e diaframma epigastrico) quindi anche sul perineo, una respirazione corretta può aiutare ad attivare i muscoli del tronco e perineali per ripristinare una buona postura e, se gli esercizi sono regolari e mantenuti nel tempo, evitare prolassi e disturbi urinari.

  • Sdraiarsi a terra, su di una superficie morbida, gambe piegate e sostenute sotto le cosce da un rotolo, cuscini o coperta arrotolata. Porre un cuscinetto sotto il capo, braccia lungo i fianchi, palmo mani rivolto verso l’alto, o mani appoggiate con dolcezza sulla zona dell’ombelico, chiudere gli occhi. Ascoltare per qualche minuto il proprio respiro naturale. Quindi inspirando lentamente e profondamente, sentire l’espandersi della zona ombelicale. Espirando Il contrarsi progressivo della stessa zona e il suo rientrare leggermente. Continuare per alcuni minuti, senza forzare. Quando ci si sente rilassate, immaginare che il respiro sia pura energia bianca splendente, che si diffonda a tutto l’addome, al basso ventre, al perineo, all’utero, lenendoli, rilassandoli, armonizzandoli.

 

  • Dopo aver tolto i punti dell’episiotomia, ripetere la stessa respirazione aggiungendo nella fase espiratoria, quando la zona ombelicale si contrae e rientra un poco, una leggera contrazione progressiva dei muscoli perineali. Vale a dire contrarre la vagina e l’ano risucchiandoli un poco verso l’ombelico. Trattenere per due o tre secondi, quindi inspirare lasciando espandere la zona ombelicale e rilassando progressivamente i muscoli perineali. Ripetere per alcuni respiri. Quindi ascoltare le sensazioni della zona.

 

  • Sempre sdraiate, gambe piegate, piedi paralleli poggiati a terra aperti quanto l’ampiezza delle anche, braccia lungo i fianchi. Espirando la zona lombare si appiattisce sfiorando il pavimento, il coccige si stacca leggermente da terra, i muscoli perineali e addominali si contraggono: trattenere per tre secondi il respiro e la contrazione muscolare. Ispirando lasciare con un movimento morbido che il bacino basculi in antiversione: la zona lombare riprende la sua naturale curva lordotica, il coccige si appoggia a terra. La contrazione periombelicale e dei muscoli del perineo si rilassa progressivamente.

 

  • Dopo dieci quindici giorni dal parto gli esercizi diventano più intensi.

 

  • Medesima posizione: dopo aver ripetuto la retroversione ed antiversione del bacino per alcune volte, espirando, facendo perno sui piedi, sollevare il bacino contraendo con maggiore forza i muscoli perineali e sentendo la zona ombelicale rientrare, mentre la colonna vertebrale si stacca dal suolo, vertebra per vertebra, sino all’altezza delle scapole. Trattenere per alcuni secondi, quindi inspirando ritornare a terra, avendo cura di percepire il movimento della colonna, vertebra per vertebra, appoggiarsi al suolo.

 

  • Medesima posizione iniziale: gambe piegate, piedi paralleli a terra, braccia lungo i fianchi, stendere il ginocchio destro e sollevare la gamba, mantenere per alcuni respiri. Ridiscendere in posizione iniziale e ripetere dell’altro lato.

 

  • Stendere a squadra le gambe verso l’alto, e descrivere dei piccoli cerchi con tutte e due gli arti uniti, prima da un lato e poi dall’altro. Durante l’esercizio aver cura di mantenere una leggera contrazione della vagina e dell’ano. Ascoltare l’impegno dei muscoli addominali.

 

  • A quattro zampe, peso diviso equamente sui quattro punti di appoggio, spalle rilassate che si allontanano dalle orecchie. Inspirando, muovere vertebra per vertebra dal coccige sino al capo, inarcando la colonna ad arco concavo. I muscoli dell’addome pur espandendosi rimangono attivi. Espirando contraendo i muscoli glutei, perineali e addominali, portare in retroversione il bacino ed accompagnare la colonna in arco convesso, rilassando il capo in avanti.

 

  • Sempre a quattro zampe, equilibrare bene il peso sui quattro arti, quindi stendere e sollevare in dietro l’arto destro, mantenere la posizione avendo cura di sentire la zona addominale controllata dall’impegno dei muscoli, le spalle rilassate che si allontanano dalle orecchie, e tutto il corpo ben equilibrato sui punti d’appoggio. Mantenere per tre o quattro respiri, quindi ritornare in posizione di partenza, rilassare ed eseguire con l’altro lato. Da 5 a 10 volte.

 

  • A quattro zampe, poggiare la punta dei piedi a terra e camminando con le mani assumere la posizione accovacciata. Se vi sono difficoltà a mantenere la posizione, allargare lo spazio di separazione fra i due piedi, e porre sotto i talloni un rialzo. Inspirare ed espirando risucchiare contraendoli l’ano e la vagina sino alla sua sommità. Inspirare rilassando progressivamente.

 

  • Preparare un rialzo con due o più coperte ben piegate, sedersi sul bordo anteriore del rialzo e stendersi a terra, in modo che tutto il bacino sia poggiato sulle coperte. Sollevare le gambe a squadra e mantenendo il corpo a terra rilassato, braccia lungo i fianchi, portare l’attenzione sul movimento di espansione della zona ombelicale durante l’inspirazione, ed alla sua contrazione con leggero rientrare durante l’espirazione. Mantenere da 5’ a 10’.

 

 

Posted in: Gravidanza, Salute per la donna | Tagged: 40 giorni, accudimento, armonizzare, armonizzare il corpo, bacino, buona postura, buona respirazione, camminare, cesareo, cibi speciali, comportamento parentale, corpo, diaframmi, disponibilità, dopo il parto, ematomi, emorroidi, episiotomia, equilibrio, esercizi, estrogeni, Fiorenza Zanchi, gravidanza, lacerazioni, lattazione, legamenti, mente, nutrienti, ormoni, perineo, pier luisa robecchi, post partum, progesterone, prolassi, prolattina, protezione, pube, puerperio, quarantena, raffinati, restituire energia al corpo, rigenerazione, ripristinare, ritrovare, rivoluzione ormonale, sedersi, sessualità, sistema nervoso, stimolo, umore, vulva

IL CORPO INSEGNA: RISCOPRIRE E ACCOGLIERE L’IDENTITÀ FEMMINILE

Posted by carlab on 18 Marzo 2019 | Leave a response

Riflessioni di una ginecologa

di Fiorenza Zanchi

– Nel libro “La bambina che non esisteva” Siba Shakib, scrittrice e regista iraniana che si è molto occupata della condizione delle donne in Afghanistan, descrive questo dialogo tra una ragazzina, Gol-Sar e un ragazzino, Samir:
“dopo che ti sei alzata cosa fai, chiede Samir,“…nulla, non faccio nulla”, …“Nulla?”, “Accendo il fuoco, dice Gol-Sar” “E poi?” “Nulla” dice Gol-Sar, ride, “…. accendi il fuoco e poi?”, “E poi vado al torrente a prendere l’acqua.” “E poi?” “E poi metto la pentola sul fuoco, sveglio i miei fratelli e sorelle più piccoli, li lavo e, se ce l’abbiamo, dò loro il tè. Poi impasto il pane, lo cuocio, torno al ruscello, lavo i vestiti, pulisco la tenda porto le capre al pascolo. … Nulla è una vita piena di Nulla”

Credo che, al di là del contesto, questo brano metta a nudo con estrema immediatezza il sentimento di disvalore e totale sottovalutazione che ancora oggi percepisco dominante, o mi viene riportato da tante donne che incontro nella mia professione, rispetto ad una miriade di incombenze, di lavoro senza orari né riposi o festività e tanto meno retribuzione, che la maggior parte di esse svolge quotidianamente, spesso in aggiunta ad altre occupazioni, senza quasi accorgersi di quanto fa e senza alcuna considerazione per ciò che fa.

Prendersi cura, accogliere, contenere, nutrire e trasformare: ciò che io chiamo il “femminile del femminile” e che nei simboli e nelle tradizioni rimanda al principio acquatico e lunare del femminile.

Acqua e Luna: un femminile ripudiato?

Acqua: capace di adattarsi a tutte le forme senza mai perdere la propria forma.

Metafora di disposizione all’inclusione, all’ascolto, al dialogo, alla relazione, al sentimento, senza timore di spezzarsi o di perdere sé stesse. Simbolo di quell’incredibile flessibilità che tutti i giorni sperimentiamo nell’abilità alle mansioni più disparate, spesso svolte contemporaneamente proprio come fa Gol-Sar e con essa disposizione all’unitarietà e alla sintesi.

Luna: capace di continuo mutamento.

Metafora di disposizione a trasformarsi e a trasformare. Simbolo di quella “erraticità” del mondo femminile profondamente connessa al ritmo ciclico del corpo della donna. Spesso interpretata solo negativamente è, al contrario, disposizione a vedere e comprendere la realtà sotto molteplici punti di vista, ad associare ragione e emozione, contemperare esigenze proprie e altrui, contesto interno e esterno, peraltro oggi ben dimostrata dalle numerose conferme scientifiche della maggiore attitudine all’integrazione che contraddistingue il cervello delle donne.

Nonché rinnovamento perenne, vita, “resilienza”.
Un lavoro femminile che raccoglie dunque la sapienza del corpo stesso delle donne e l’esperienza di generazioni di donne; ma tutto questo per Gol-Sar, come per tante donne, è “nulla”.

Un lavoro “invisibile”

Se in un circolo di amiche, come mi è capitato non molto tempo fa, ognuna racconta cosa fa nella vita, operaia, manager, artigiana, intellettuale, giornalista, tutte hanno un ruolo, tranne chi si trova nella posizione di Gol-Sar, che generalmente tende a stringersi nelle spalle e a dire “Nulla” io non faccio nulla.
Un sentimento di inadeguatezza, sfiducia e sottovalutazione delle proprie competenze e dei propri punti di vista, intuizioni, sentire immediato e spontaneo. Sentimento reso forse più acuto dal confronto sempre più ravvicinato e diffuso con la sfera lavorativa maschile: rapida, rigidamente lineare, solo razionale, continuativa, analitica, a cui ancora viene immancabilmente attribuito maggiore valore, anzi “il valore”.
Questo naturalmente non lo dico per indurre un ritorno alle mura domestiche e ai fornelli, ma per riflettere sulle funzioni, sulle specificità di un sapere e un potere del femminile così fondamentale, in qualsiasi ambito lo si voglia spendere e tuttavia, ancora oggi, così poco valutato sino al “Nulla”, percepito ancora trappo spesso dalle donne stesse.

Al contrario di un meccanismo produttivo che ha invece ormai ben chiare le potenzialità femminili di “multitasking”, ovvero capacità di svolgere più funzioni contemporaneamente, “empatia”, ovvero capacità di com-prendere l’altro, “resilienza”, ovvero capacità di assorbire una trasformazione senza rompersi.. e le utilizza sempre più ai propri fini trascinando nei propri ingranaggi donne troppo sovente neppure consapevoli del valore di cui sono portatrici.

Ciclicità, maternità e produttività: quale conciliazione?

Per non parlare dei conflitti che la persistente mancanza di reale “pari opportunità” per questi aspetti del femminile comporta.

In occasione dell’8 Marzo, l’agenzia di stampa britannica Reuters ha condotto una serie di interviste da cui emerge come molte neomamme in tutto il mondo sperimentano ansia e sensi di colpa al momento del ritorno al lavoro dopo il congedo di maternità, nonché preoccupazioni riguardo al prendersi una pausa dal lavoro per dare alla luce e accudire i loro neonati. Non solo, alcune temono che le politiche di maternità delle loro nazioni riflettano una società che predilige la produttività rispetto alla crescita dei figli.(1)

Penso a una giovane ostetrica da poco mamma che mi diceva: “sa dottoressa, mi sento sempre inadeguata e in colpa, se sono in casa con il bambino perché mi sembra di trascurare il lavoro e se sono al lavoro perché mi sembra di trascurare il bambino!”
O a una paziente cui si erano arrestate le mestruazioni, (come succede a tante!), perché la tensione lavorativa che la richiedeva sempre produttiva, attenta, controllata, “ragionevole”, era così forte che qualsiasi suo bioritmo, fluttuazione, “erraticità”, si era bloccato! E allora hai un bel dare la pillola, in realtà non si fa che mascherare un disagio che resta e anzi diventa sempre più profondo.

Il corpo insegna

Perché in realtà qualsiasi dimensione-stato d’animo- sofferenza o gioia, qualsiasi trasformazione della donna, si riflette molto facilmente sulla mestruazione e sulle funzioni fisiche proprie del femminile: fertilità, gravidanza, menopausa.
Gli stress, i conflitti, le problematiche sono il più delle volte espressi come alterazioni del ciclo mestruale, prima ancora di essere realizzati come modificazioni di stati d’ animo o sofferenza emotiva e psichica. Quindi anche molto prima che siano recepiti consapevolmente.
E quanti ne vedo di questi problemi e sovente c’è dietro proprio uno sforzo di reprimere i propri ritmi, i propri stati d’animo, le proprie emozioni/intuizioni, dunque una sorta di estraniamento da sé stesse, per “omologarsi”, per sentirsi accettate in una cultura che da secoli considera queste parti appunto “imprevedibili, volubili e inaffidabili” (2): inferiori, “nulla”.

<..interiorizzando quella sorta di “diavolo” culturale che svaluta in noi stesse, prima ancora che dall’esterno, tutto ciò che viene “dal fluttuare e dall’erraticità dell’anima femminile, dal sentimento e dalla guida dell’eros,” > (3)

E dunque induce le donne, per sfuggire al “nulla” dello stereotipo dell’angelo del focolare, a gettarsi a capofitto in un mondo lavorativo tuttora costruito sul modello maschile.

Una sintesi nuova

Oggi è un po’ come se fossimo in bilico, a un punto di svolta su una strada che, nonostante tante conquiste, mette ancora continuamente in discussione questa parte centrale della dimensione femminile, senza punti di riferimento e senza quasi che ce ne accorgiamo più, salvo ammalarsi (solo le anomalie del ciclo mestruale rappresentano in più del 15% dei casi il motivo che induce a rivolgersi al medico)
Quindi per star bene, per essere in forma, anzi per trovare la “nostra forma” abbiamo bisogno di ricontattare questa parte e avviare una sintesi nuova
Allora a questo punto la domanda è: come fare?
Da dove iniziare per ricontattare quella porzione della propria identità che ancora rimane sprofondata nel “nulla”, per ri-comprenderne la dignità, il valore, direi quasi la “necessità”, per uscire dal “nulla”?
Un punto fermo c’è ed è il CORPO. Vero e proprio “libro” in cui dobbiamo imparare o re-imparare a leggere e da cui possiamo partire per riflettere e riprendere contatto con le radici profonde dell’identità femminile.

Un percorso al femminile

Il percorso che propongo, parte proprio dal corpo della donna, dalle sue specificità, ritmi, esigenze, trasformazioni, dalla sua forza e dalla sua fragilità, rilette e decifrate attraverso le conoscenze scientifiche ma anche attraverso la lente dell’analogia e del simbolo vera e propria guida ad un approccio olistico capace di integrare elementi razionali con elementi della sfera emotiva, relazionale, ambientale.

“Rare sono le presone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore, uniche coloro che le usano entrambe” (Rita Levi Montalcini)

Un percorso “al femminile” che dia la possibilità di sperimentare anche quelle voci interiori che consentono di dare forma ad una identità autentica, al di là dei modelli e delle censure, anche superando l’attuale cultura prevalentemente “razionale”, per trovare nuove vie.
E’ un viaggio affascinante perché realmente “Il corpo insegna“ e proprio attraverso le sue leggi possiamo imparare a “vedere” e ritrovare il valore di tutto quello che sino ad ora abbiamo solo guardato o addirittura subito.

1- Fonte: Reuters Health ( 7/3/’19 – Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri &Previeni)
2- C.Pinkola Estes ”Donne che corrono coi lupi” ed. Sperling & Kupfer

Posted in: Corpo e mente, Riflessioni e suggerimenti | Tagged: acqua, bambina che non esisteva, conflitti, corpo insegna, cuore, femminile, Fiorenza Zanchi, funzioni, ginecologa, identità autentica, imparare, impegno, lavoro, luna, mente, mestruazioni, montalcini, nulla, potere, resilienza, riflessioni, riscoprire identità, siba shakib, stress

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