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Luisa Gardella

Discontinuità: valore o limite? di Fiorenza Zanchi

Posted by donnetra on 11 Febbraio 2014 | 3 Responses

“Conciliazione”, è la parola chiave per rispondere alle esigenze di lavoro declinate al femminile secondo Luisa Gardella, esperta in politiche del lavoro:

“Conciliazione dei tempi del lavoro con i tempi della famiglia e di cura, conciliazione tra il lavoro e i cambiamenti fisiologici e concreti più intensi di una donna, come maternità e menopausa, conciliazione tra uno stile di gestione basato sulla presenza e sul controllo e uno stile di gestione centrato sul raggiungimento di obiettivi, sull’autonomia organizzativa che concede spazi ai ritmi e alle esigenze individuali“.

Il punto allora è: quale percezione abbiamo dei “nostri” tempi? 

Come ridare senso e valore ai ritmi e alle esigenze individuali per trovare nuove vie di lavoro, ma anche di salute, benessere ed espressione di potenzialità?

Nell’accelerazione in cui tutto e tutte siamo immerse, che cancella memorie prima ancora di costruirne di nuove, un punto fermo c’è: il corpo.

E il corpo della donna dipende da leggi vitali cicliche, è naturalmente e continuamente scandito da mutamenti profondi e periodici, che investono l’intero ambito della sua dimensione: ormonale, nervosa, immunitaria, psichica.

Punto di partenza di queste “trasformazioni” le mestruazioni. Esse immergono la donna in un ritmo che fluisce dalla pubertà alla menopausa, imprimendosi in tutti gli ambiti della vita definiti, fin dalla comparsa del primo flusso, dallo scorrere delle fasi del ciclo. Un ciclo legato da sempre al simbolismo lunare, per i sui periodici cambiamenti e proprio come la luna, da sempre considerato fonte di instabilità, mutevolezza, volubilità, discontinuità.

Oggi questa discontinuità sembra disturbare sempre di più, è vissuta come limite, impedimento, fragilità in un universo sociale e lavorativo che valorizza soprattutto l’efficienza lineare della produzione e chiede prestazioni senza vuoti e sospensioni.

Quante donne lottano contro l’instabilità e l’imprevedibilità del ciclo per affrontare impegni e ritmi di lavoro completamente estranei e dissociati dai loro tempi interni?

D’altra parte la discontinuità rappresenta esattamente l’alternanza dei ritmi, la “ciclicità” caratteristica dell’ipotalamo femminile; un susseguirsi periodico di picchi e cadute, di velocità e lentezza, di vuoti e di pieni, che garantisce l’ovulazione e dunque la fecondità, il germinare del nuovo.

Quando questa alternanza si blocca, o perde il suo ritmo, anche la creatività cessa. Si affievoliscono, così, le infinite sfumature percepite nella vita emotiva, sessuale, intellettiva e favorite dal ciclico mutare delle condizioni all’interno del corpo e della mente.

Proprio la discontinuità del ciclo mestruale insegna che flessibilità e alternanza sono elementi essenziali, perché si creino spazio e tempo necessari al germogliare di un nuovo seme; perché si manifesti nuova vita.

La ciclicità è quindi una funzione di rinnovamento, che agisce contemporaneamente sul piano fisico come su quello psichico, sociale, lavorativo e produttivo. Accanto a capacità di adattamento, attività, persistenza, pienezza, ci vogliono tempi e spazi vuoti, passività e inerzia per portare alla luce nuove idee e nuove azioni facendo nascere uno sguardo nuovo su noi stesse e sul mondo.

Così, la discontinuità non è più volubilità, incostanza, inaffidabilità, ma diventa valore sociale essenziale per la creatività e la fecondità, indispensabili per generare il nuovo; per produrre svolte reali con cambiamenti reali.

È questo l’insegnamento del corpo della donna. Conoscerne i ritmi, le alternanze di spazi pieni e vuoti, le caratteristiche, le potenzialità e i limiti è necessario per comprenderne il senso, prima di decidere come e se modificarli, reprimerli o rispettarli.

Posted in: Ginecologia, Salute per la donna | Tagged: conciliazione dei tempi, corpo della donna, discontinuità, Fiorenza Zanchi, Luisa Gardella, mestrruazioni, valore

Un lavoro per tutta la vita o un lavoro per ogni fase di vita? di Luisa Gardella

Posted by donnetra on 13 Gennaio 2014 | 1 Response

E’ questo uno degli interrogativi che avverto ricorrente in Italia, una metamorfosi del lavoro che a partire dagli ultimi 10-15 anni ha progressivamente affermato la necessità, complice anche la recente difficoltà economica-produttiva, di rivedere, ridisegnare, adeguare il lavoro al momento specifico della fase di vita.

Questo fenomeno è tanto più accentuato per le donne la cui parola di riferimento, sono convinta, sta diventando sempre più conciliazione. Conciliazione dei tempi del lavoro con i tempi della famiglia e di cura, conciliazione tra il lavoro e i cambiamenti fisiologici e concreti più intensi di una donna come maternità e menopausa, conciliazione tra uno stile di gestione basato sulla presenza e sul controllo e uno stile di gestione centrato sul raggiungimento di obiettivi, sull’autonomia organizzativa che concede spazi ai ritmi e alle esigenze individuali.

Se L’Unione Europea ha tra gli obiettivi dell’Europa 2020 proprio l’incremento dell’occupazione femminile negli Stati membri, in Italia le politiche del lavoro che ne sottendono il perseguimento si concentrano da un lato sul tema del Welfare aziendale e del processo di sensibilizzazione culturale nella gestione delle Risorse Umane; dall’altra sullo sviluppo dell’”autoimprenditorialità” come forma di inserimento o reinserimento lavorativo.

Tra le prime segnalo le misure di flessibilità oraria e organizzativa, la possibilità di “work at home”, oltre a forme di supporto diretto tra cui asilo nido aziendale, trasporto per i figli, borse di studio.

L’autoimprenditorialità risponde all’esigenza di molte donne di autonomia e di flessibilità e rappresenta una forma di inserimento o reinserimento lavorativo per tutte le fasce di età, specie per quelle più mature. Attraverso l’intervento delle Camere di Commercio o di Enti territoriali l’autoimpresa può trovare incentivi all’avvio.

Resta in ogni caso la donna il punto di avvio. Il suo desiderio di attivarsi, trovando in se stessa le risorse e la motivazione per partire o ripartire con il lavoro in un quadro di conciliazione con i cambiamenti di vita in atto.

In particolare, il supporto alla donna nel suo percorso individuale di inserimento, reinserimento, cambiamento nel mondo del lavoro si articola, a mio avviso, in questi elementi cardine:

• orientamento professionale, inteso come analisi dei bisogni individuali e delle nuove aspirazioni a medio termine;

• scelta degli strumenti mirati alla realizzazione del progetto professionale, tra cui la leva formativa, l’accesso a misure e incentivi;

• sviluppo, nel contesto di riferimento, alla luce della rete territoriale dei servizi.

Per informazioni : Luisagardella@gmail.com

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: autoimprenditorialità, flessibilità, lavoro, Luisa Gardella, work at home

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