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fiori

ANDAR PER ERBE DAL GARDA ALLA RENDENA

Posted by carlab on 15 Marzo 2021 | Leave a response
lago di garda

Il libro racconta l’affascinate storia legata alla raccolta delle piante officinali, che ha visto le donne protagoniste nei secoli. Si apre così un percorso che dalla zona del Garda conduce alle esperienze di altre regioni d’Italia e del mondo con la guida delle autrici, appassionate ricercatrici e raccoglitrici.

di: Maria Pia Macchi, Sara Maino, Fiorenza Tisi.

Testimonianze fra le generazioni

Sono trentacinque le testimonianze raccolte nel libro che s’inseriscono in una vasta ricerca bibliografica riferita a diverse regioni d’Italia e del mondo, evidenziando le elevate proprietà nutrizionali di piante che hanno accompagnato nei millenni la storia del genere umano.
Il testo coniuga sapientemente i ricordi degli anziani, generazioni di donne e uomini profondamente legati alla loro terra, con le iniziative e le speranze dei più giovani, uniti da un forte rispetto e amore per la natura, nella denuncia dei veleni che inquinano l’ambiente, nel desiderio di una vita semplice e sana, nel recupero di quei sapori arcaici e autentici, cancellati da un’omologazione alimentare che sta via via cancellando la biodiversità del nostro Pianeta.

garda

Un sapere da salvare

Purtroppo, molto sapere si è perso, le specie note e usate sono diminuite notevolmente rispetto al passato.
Sono già trascorsi dieci anni da quando, in occasione dell’Anno Internazionale della Biodiversità, la FAO ha evidenziato le conseguenze negative della diffusione di modelli alimentari che stanno danneggiando la nostra salute e l’ecosistema.
Con tutte le incognite che ci presenta un futuro in cui il cambio climatico, la crescita della popolazione mondiale e l’insufficienza delle terre coltivabili mettono a rischio la sicurezza alimentare, le forme selvatiche delle piante coltivate potrebbero costituire un’importante risorsa, che va assolutamente tutelata e valorizzata per tempo.

La ricerca delle autrici

La pubblicazione illustra i dati raccolti dalle autrici nel corso di una ricerca etnobotanica sulle piante spontanee a uso alimentare. In tempi di guerra e di carestie, queste piante hanno sostenuto un ruolo importantissimo per la sopravvivenza umana tanto da venir chiamate alimurgiche, alimenti utili in caso di emergenza alimentare, che possono ancora dare il loro contributo per integrare la dieta.
Il termine “Foraging” indica un’attività comune a esseri umani e animali nella ricerca del cibo che cresce spontaneo nei boschi e nei prati. La raccolta di bacche ed erbe spontanee è una pratica antica che implica un rapporto con la natura, parte integrante di quell’arte di arrangiarsi, oggi non più scontata, propria della gente di montagna.
Un modo di prendersi cura di sé che le autrici vogliono valorizzare attraverso le parole di chi non ha dimenticato questa arte. Rivivono così, pratiche che conducono a scelte alimentari consapevoli, in sintonia col ritmo delle stagioni, nella tutela del benessere delle generazioni future.
La ricerca biennale si è svolta, col sostegno del Centro Studi Judicaria, in 13 Comuni: Arco, Tenno, Dro, Nago-Torbole, Riva del Garda, Cavedine, Fiavè, San Lorenzo Dorsino, Tre Ville, Bleggio Superiore, Spiazzo.
Sei di questi comuni sono localizzati nella Comunità Alto Garda e Ledro, 4 nella Comunità delle Giudicarie, 1 nella Comunità della Valle dei Laghi, 1 a Trento, capoluogo di Provincia e 1 in Provincia di Verona.

pianta officinale

Immagini che riconducono a una vita in armonia con la natura

Il testo, di 118 pagine, è corredato da 115 immagini e descrive le interessanti proprietà nutrizionali piante alimurgiche, riscoprendo leggende e antiche tradizioni che vi sono collegate. Senza trascurare di porre l’attenzione sulla necessità di una raccolta sostenibile per l’ambiente.
Si sviluppa così un racconto corale, che promuove l’uso e la conservazione di queste piante preziose e fornisce nel contempo una visione del loro ruolo per favorire un modo di vivere in sintonia con la natura.

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La respirazione: una funzione preziosa.

67 piante, 22 schede etnobotaniche e 85 ricette da scoprire

Le testimonianze raccolte hanno evidenziato la conoscenza e l’uso di 67 piante, descritte in una tabella. Nel testo sono state incluse le schede etnobotaniche relative alle 22 piante giudicate le più importanti da un punto di vista nutrizionale ed etnobotanico, corredate da 85 ricette.

L’ampia bibliografia citata è un utile stimolo per ulteriori approfondimenti. Ci auguriamo che questo sia, infatti, solo l’inizio di un percorso di consapevolezza e impegno per una migliore qualità della vita, in cui il sapere degli anziani possa confrontarsi con la curiosità dei più giovani.

Le piante in primo piano
Le piante in primo piano
  1. Asparago di monte, Barba di capra

  2. Bardana maggiore

  3. Betulla verrucosa, Betulla

  4. Cicoria comune, Radicchio

  5. Corniolo, Corniolo maschio

  6. Faggio comune

  7. Farinello comune, Farinaccio selvatico

  8. Luppolo comune

  9. Malva selvatica

  10. Menta dei campi

  11. Nespolo volgare

  12. Ortica

  13. Papavero comune

  14. Piantaggine lanceolata

  15. Porcellana comune, Portulaca

  16. Radicchio dell’orso

  17. Raperonzolo, Campanula raponzolo

  18. Sambuco nero

  19. Silene rigonfia tipica, Silene

  20. Spinacio di monte, Farinello buon-enrico

  21. Tarassaco

  22. Trifoglio pratense

Sara Maino e Maria Pia Macchi
Fiorenza Tisi
Maria Pia Macchi
Sara Maino
Fiorenza Tisi
Maria Pia Macchi

Nel 1981 si laurea con lode in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova con una tesi di Antropologia culturale inserita in un progetto MAB, UNESCO, oggetto di successivi convegni e pubblicazioni. Grazie a una borsa di studio incontra la visione del mondo olistica di comunità indigene dell’Amazzonia e delle Ande, oggetto della tesi di specializzazione in Ecologia Umana. Lunghi viaggi in India e in Nepal focalizzano i suoi interessi sui sistemi di Medicina tradizionale di questi Paesi. Nel 1996 fonda in Tamil Nadu, a Courtallam, zona nota per l’elevata biodiversità, un Laboratorio di Ecologia Umana e un giardino etnobotanico, con oltre 450 specie di piante medicinali. Qui approfondisce lo studio della Medicina Ayurveda e Siddha conseguendo numerosi attestati di partecipazione a corsi e convegni sul tema. Membro attivo della Società Internazionale di Etnobiologia, partecipa ad un fitto calendario di simposi nazionali ed internazionali e collabora in qualità di consulente a progetti di cooperazione nell’ambito della Medicina Tradizionale, dell’alimentazione e del turismo responsabile. Nel 2003 fonda a Pistoia la Onlus Magia Verde, di cui è presidente, e inizia a creare occasioni di scambio interculturale e sensibilizzazione sui temi della tutela ambientale e della prevenzione sanitaria, attraverso pubblicazioni e seminari.

Sara Maino

Professionista nell’ambito teatrale, performativo e video, si dedica all’ideazione e alla regia di spettacoli, audiovisivi d’arte e documentari in Italia e all’estero. Da più di vent’anni ricerca e raccoglie le memorie della gente che trasforma in creazioni artistiche, dalle performance di comunità a installazioni multimediali, da archivi digitali e mappe in Rete, a mostre e pubblicazioni, collaborando con enti e scuole di tutta Italia. È specializzata nell’ideazione e nella conduzione di laboratori formativi, focalizzati sulla pratica del suono e dell’intervista narrativa, come strumenti di stimolo creativo, per consolidare relazioni di comunità attraverso l’educazione a un ascolto consapevole. Cura progetti artistici per diversi festival nazionali e ha lavorato per RAI, Università Luiss di Roma, Scuola Musicale Allegro Moderato di Milano in qualità di regista, autrice ed esperta multimediale. www.saramaino.it

Fiorenza Tisi

Biologa, si è laureata presso l’Università di Padova nel 1985 e ha ottenuto il dottorato di Ricerca in Botanica ed Ecologia all’Università di Innsbruck nel 1995.
Ha conseguito il diploma internazionale di Educazione negli Orti Botanici presso i Royal Botanic Gardens Kew di Londra, i master in Economia e Management dei Musei e dei Servizi Culturali all’Università di Ferrara e in Diritto e Management delle Amministrazioni Pubbliche all’Università di Trento. È insegnante di yoga diplomata alla Scuola quadriennale Yoga Ratna di Piacenza, è iscritta all’elenco nazionale dei tecnici ed esperti degli oli extravergini o vergini.
Si è occupata di museologia, ricerca scientifica, divulgazione, formazione, pianificazione territoriale, è autrice di oltre 130 pubblicazioni e curatrice di oltre 40 eventi espositivi dedicati alla conoscenza del territorio e alla sostenibilità ambientale.
È dipendente della pubblica amministrazione, socia onoraria del Garden Club Trento e fa parte di varie associazioni, tra le quali l’Associazione Internazionale Giardini Botanici Alpini, l’Accademia Roveretana degli Agiati, il Centro Studi Judicaria.

Foraging Judicaria
Posted in: Libri | Tagged: alimurgiche, biodiversità, etnobotanica, fiori, piante spontanee

Conoscere i fiori di Bach

Posted by carlab on 27 Luglio 2018 | Leave a response

Intervista a Sergio Laricchia, esperto di fiori di Bach e disipline olistiche per la salute, Guna

Affascinanti, delicati, i fiori di Bach non sono farmaci, ma preparati completamente naturali che hanno potenzialità particolarmente indicate per la sensibilità femminile e possono aiutarci ad armonizzare le emozioni. Ecco alcune informazioni per conoscerli meglio.

Chi ha ideato i fiori di Bach?

Sono stati messi a punto dal medico inglese di origine gallese Edward Bach, che agli inizi del Novecento cercava una medicina più rispettosa della natura umana e dei suoi aspetti emotivi e psichici. Interessato in un primo tempo all’omeopatia, Edward Bach individuò successivamente un metodo diverso, basato sull’osservazione dei fiori, delle loro caratteristiche e delle loro analogie con la natura umana.
Autonomo e appassionato alla ricerca, grazie alla sua specializzazione in batteriologia il dottor Bach precorse i tempi della medicina moderna studiando
i legami fra intestino e psiche. Individuò, così, sette ceppi di batteri intestinali, che mise in relazione ad altrettante tipologie di personalità. Anticipò quindi gli attuali studi scientifici sull’influenza reciproca tra microbiota intestinale, cervello e psiche.
Bach fu inoltre uno dei precursori della PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia) e nel suo approccio alla malattia e alla salute, non privilegiò tanto i sintomi in sé, quanto gli aspetti psichici che si riflettono sul corpo.

Su quali presupposti si basano?

Il presupposto dei fiori di Bach è il legame fra la psiche e il soma e l’identificazione di un conflitto fra il sé superiore e la personalità, la maschera che talvolta indossiamo per adeguarci ai rapporti, alle credenze e alle convenzioni sociali, rischiando di tradire la nostra indole e i nostri orientamenti naturali.
Un conflitto, che secondo Bach favorisce la malattia e si manifesta con i sintomi.
I fiori di Bach rappresentano archetipi di specifici stati d’animo, sia nell’aspetto funzionale, sia in condizioni di squilibrio. La forma e la funzione delle piante da cui derivano, possiedono analogie con alcuni aspetti psichici della nostra personalità.
Impatiens, per esempio, è una pianta con una crescita molto rapida, che le permette di dominare su altre specie. I suoi baccelli espellono i semi a “molla” non appena sfiorati, tanto da essersi guadagnata l’appellativo “non mi toccare” nel linguaggio popolare. I tipi Impatiens sono irritabili, impazienti, aspettano malvolentieri, faticano a sopportare le persone lente. L’essenza che corrisponde a queste caratteristiche è Impatiens.

Come vengono preparati?

Le essenze vengono preparate esclusivamente a partire dai fiori spontanei, raccolti nell’ambiente dove crescono naturalmente.
Esistono due tipi di procedura. Il metodo del sole, prevede l’infusione in acqua sorgiva, in prossimità del luogo di crescita del fiore e l’esposizione diretta alla luce solare per un periodo di 3-4 ore. Quest’ultima non deve essere interrotta da nubi, altrimenti il preparato va eliminato. Di conseguenza, prima di procedere, è necessaria un’accurata osservazione delle condizioni meteorologiche.
Il metodo della bollitura consiste nella decozione e si usa soprattutto per estrarre l’essenza dalle piante più dure.
In entrambi i casi l’acqua viene poi filtrata e il ricavato rappresenta l’essenza floreale. Quest’ultima, miscelata con pari quantità di Brandy, che funge da conservante, origina l’essenza madre. Due gocce di questo preparato vengono poi aggiunte ogni 30 ml di brandy per ottenere il concentrato stock, che si trova in vendita come base per la preparazione delle miscele, e va a sua volta diluito.

Ci sono accorgimenti per riconoscere la qualità?

I fiori di Bach non sono farmaci, seguono quindi la regolamentazione legislativa degli alimenti, anche riguardo all’etichettatura. Le garanzie vengono date dal produttore. Meglio quindi non scegliere a caso, ma privilegiare aziende che seguono procedure di preparazione documentate e certificate, assicurando un percorso di produzione fedele alle indicazioni del dottor Bach e la massima qualità delle materie prime.
I fiori di Bach Guna, sono ottenuti da essenze madri prodotte in Inghilterra e certificate dalla BAFEP(società britannica dei produttori di essenze floreali).Persino gli addetti alla preparazione vengono monitorati, affinché non si creino interferenze negative con l’efficacia del prodotto finale. Si utilizzano, inoltre, brandy proveniente da coltivazioni biologiche e acqua trattata con il metodo WHITE Holographic Bioresonance® finalizzato a renderne la struttura maggiormente coerente, con proprietà omologhe a quelle dei fluidi biologici all’interno dei sistemi viventi.

Sono sicuri?

Se prodotti in modo corretto i fiori di Bach non hanno, normalmente, controindicazioni. Tuttavia, in caso di assunzione di farmaci, è opportuno verificare col medico che il contenuto alcolico non interferisca con questi ultimi.
Si tratta, comunque, di una concentrazione contenuta in rapporto alle dosi consigliate per l’uso. Se vi fossero preoccupazioni per l’utilizzo da parte di bambini, è possibile diluirla ulteriormente, aggiungendole gocce a estratti di frutta oppure a bevande calde, che fanno evaporare l’alcol.

Chi li può consigliare?

Occorre ricordare che i fiori di Bach non sono farmaci, ma archetipi di stati d’animo a cui ispirarsi, mentre se ne assume l’essenza, per risvegliare le proprie risorse innate e le capacità di adattamento. Di conseguenza possono essere consigliati da diversi professionisti nell’ambito della salute e del benessere psicofisico, che li integrano nella loro attività.
C’è anche la possibilità di sceglierli da soli, ma questo è un percorso più difficile perché richiede una certa conoscenza dei 38 fiori, peraltro auspicata dallo stesso dottor Bach. Senza contare che non è semplice essere neutrali e imparziali verso se stessi.

In che modo è raccomandabile assumerli?

Generalmente vengono preparati in forma di miscela personalizzata, che può essere composta da un massimo di sette fiori(meno sono, meglio è), mettendo due gocce di ciascun fiore in un flacone di vetro ambrato da 30 ml al quale si aggiungono 2 cucchiaini (circa 10ml) di brandy e acqua naturale fino al riempimento del flacone.
Possono essere utilizzati in qualsiasi momento, senza preclusioni. Quattro gocce, quattro volte al giorno, è il dosaggio consigliato.

Per quanto tempo si possono prendere?

Non ci sono limiti, ma è preferibile attualizzare la composizione delle miscele un paio di volte al mese, in sintonia con l’evoluzione degli stati d’animo. Inoltre, è consigliabile sospendere periodicamente l’utilizzo, quando ci si accorge che si sta prendendo coscienza delle proprie risorse e si riescono a elaborare virtuosamente le disarmonie.

Possono creare dipendenza?

Vista la loro composizione i fiori di Bach non creano di per sé dipendenze. Nel caso di persone che hanno problemi di dipendenza dall’alcol è comunque preferibile preparare miscele con conservanti base analcolici, come la glicerina vegetale o l’aceto di mele.
L’unico raro rischio, specialmente per chi è molto fragile, è quello delle dipendenze psicologiche, che potrebbero spingere a illudersi di risolvere tutti i problemi con i fiori di Bach. È quindi importante che chi li usa impari a valutarli come un percorso di auto consapevolezza, senza trasformarli in un surrogato di altro.

Ci sono accorgimenti per migliorarne la loro funzione? 

Una volta scelti prodotti di qualità adeguati alle proprie esigenze, il rafforzamento della loro efficacia è nelle mani di chi li consuma.
Il dottor Bach dava grande importanza allo stile di vita e raccomandava di seguire una dieta ricca di cibi vitali, accompagnata da regolare attività fisica e da un’attenta cura del corpo. Sono accorgimenti sempre validi.

 

Note

  • Per approfondire le analogie tra aspetti botanici e personalità corrispondenti è d’aiuto il libro di Irene Valeriani “Incontri con le Piante dei fiori di Bach”.
  • Per preparare le miscele personalizzate, Guna fornisce il Flower Power, la base già pronta, in flacone da 30 ml con Acqua WHITE HB® e Brandy da coltivazioni biologiche, a cui basta aggiungere le 2 gocce di ciascun fiore scelto.

Posted in: Benessere, Corpo e mente | Tagged: Bach, conoscere i fiori di Bach, cure, cure omeopatiche, dott. bach, esperto, fiori, fiori di bach, Guna, intervista a Sergio Laricchia, omeopatia, salute, sergio laricchia

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