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RINNOVARSI IN PRIMAVERA: L’EQUILIBRIO ACIDO BASE AIUTA

Posted by carlab on | Leave a response

Di Barbara Aghina


Il desiderio di rinnovamento si fa strada, complice la natura che ci circonda, ma talvolta fatichiamo a entrare nel nuovo ritmo della stagione. Stanchezza, difficoltà di concentrazione, senso di pesantezza, sono disturbi frequenti dopo i mesi invernali e possono essere legati a una alterazione del fisiologico equilibrio acido- base dell’organismo, fondamentale per il nostro benessere. Rivedere le abitudini quotidiane, aiuta a superare il disagio e a ritrovare l’armonia, liberandosi dalle sostanze indesiderabili accumulate in inverno.

 

Un equilibrio delicato e importante

L’equilibrio acido- base dell’organismo (definito anche “del pH “), è fondamentale per la nostra vitalità ed il nostro benessere. La sua regolazione guida i complessi processi metabolici legati al mantenimento e al rinnovamento dei tessuti; inoltre sostiene l’equilibrio dei sali minerali e delle funzioni depurative dell’organismo.
Anche lievi alterazioni del pH, che nel sangue è pari al 7,41, quindi leggermente alcalino, possono provocare squilibri di questi sistemi.

La capacità dell’organismo di regolare l’equilibrio acido-base

Il ciclo fisiologico del metabolismo produce maggiormente sostanze acide, che in condizioni normali l’organismo stesso è in grado di riequilibrare, grazie a delicati processi di bilanciamento compiuti attraverso i polmoni , l’intestino e i reni. Per mantenere questo equilibrio entrano in gioco anche alcune sostanze organiche, fra cui sali minerali come i carbonati e i citrati, e i minerali calcio e sodio. Questi sali minerali hanno anche una funzione di “tampone” dell’acidità organica, e aiutano così a mantenere il fisiologico pH costante, contrastando quindi la tendenza ad un’eccessiva acidosi metabolica.
Anche la matrice extra- cellulare o connettivale dei tessuti, ha un ruolo centrale nel mantenimento dell’equilibrio acido-base, attraverso un ritmo circadiano ciclico di “carico” e di “purificazione” dell’acidosi, che si compie in parte in fase diurna e in parte in fase notturna.
In una condizione di eccessiva tendenza all’acidosi organica, quando i nostri sistemi tampone risultano insufficienti, può crearsi una condizione favorevole al deposito troppo elevato di acidi nella matrice extra cellulare, alla base di diversi squilibri generali.

Quando la tendenza all’acidosi è persistente

Stati di agitazione, nervosismo, difficoltà ad addormentarsi, alterazioni del tono dell’umore, sono alcune delle possibili conseguenze sul sistema nervoso di una tendenza persistente all’acidosi dell’organismo. A livello dell’apparato digerente si possono invece manifestare acidità e difficoltà digestive, sonnolenza postprandiale, mentre a carico dell’apparato locomotore possono evidenziarsi tensioni muscolari e depauperamento dei minerali ossei.

Superare i fattori di rischio dell’acidosi


La vita di ogni giorno presenta diverse situazioni che favoriscono questa condizione di squilibrio: stress, sedentarietà, inquinamento atmosferico, permanenza in ambienti chiusi, respirazione disarmonica, in particolare, sono fattori predisponenti, tanto più dopo i cinquant’anni, quando i meccanismi naturali di riequilibrio sono meno efficienti.
Per prima cosa quindi in questa stagione è importante incrementare l’attività fisica all’aria aperta in luoghi lontano da traffico e imparare nuovi esercizi di respirazione e rilassamento per attenuare la tensione nervosa.
Anche rinnovare la dieta può influire positivamente sull’equilibrio acido-base. La carne e altri cibi di origine animale, lo zucchero, i cereali raffinati, risultano essere i cibi più acidificanti. Frutta e verdura, anche se di gusto acidulo, hanno invece proprietà più verso la basificazione dell’organismo e andrebbero inseriti in ogni pasto per bilanciare gli altri alimenti. Menu frequenti a base di pizza, o panini, senza aggiunta di ortaggi e frutta, magari accompagnati da caffè, bevande alcoliche e zuccherine, soprattutto se ripetuti, possono influenzare negativamente l’equilibrio acido-base dell’organismo.

Gli integratori aiutano?

Stile di vita e dieta equilibrata sono sicuramente insostituibili per favorirlo.In alcuni casi, poi, anche gli integratori alimentari possono contribuire alla fisiologica regolazione dell’equilibrio acido-base. Una integrazione è utile, per esempio, durante i cambi di stagione, specialmente in primavera e in autunno, nei regimi alimentari squilibrati e in periodi di intensa attività sia fisica che mentale.

Quali integratori?

Gunabasic è un integratore alimentare a base di estratti vegetali e sali minerali. Senza glutine, viene dolcificato con Stevia ed ha un gusto gradevole.
Gunabasic apporta minerali, oligoelementi ed estratti vegetali, utili per il naturale benessere dell’organismo. Tra i suoi componenti spiccano:
Lo Zinco che contribuisce al fisiologico metabolismo acido-base.
Il Magnesio importante per l’equilibrio elettrolitico.
Gli estratti vegetali di Carota e Finocchio utili per il drenaggio dei liquidi corporei.
L’estratto vegetale di Tarassaco in grado di favorire le funzioni depurative dell’organismo.
Si consiglia di utilizzarne 1 bustina al giorno, da sciogliere in un bicchiere d’acqua (200 ml) la sera, prima di coricarsi, comunque lontano dai pasti.

Un accorgimento da non trascurare: prima di assumere integratori è importante leggere attentamente le avvertenze riportate sulla confezione, e chiedere sempre consiglio al medico, o al farmacista, se si stanno assumendo medicinali.

 

Posted in: Integratori e lifestyle | Tagged: abitudini, acido base, alterazione, Barbara Aghina, benessere, commplice, concentrazione, desiderio, difficoltà, disturbi, entrare, equilibrio, fisiologica, fondamenentale, frequenti, indesidirabili, inverno, natura, nuovo, organismo, pesantezza, rinnovamento, ritmo, senso, sostanze, stagione, stanchezza

Trasformare e trasformarsi con il cibo…allontanarsi dalla cucina? di Carla Barzanò

Posted by donnetra on | Leave a response

“Come, cucini tutti i giorni?” Mi chiedono un po’ scandalizzate, le mie amiche berlinesi quando le invito a pranzo o a cena in un giorno infrasettimanale. Come se preparando da mangiare rinunciassi un po’alla mia emancipazione. In Germania, la cosiddetta “destrutturazione del desco famigliare” si è manifestata precocemente, complice l’industrializzazione che ha visto le donne impegnate sul fronte lavorativo quasi un secolo prima rispetto a quelle del nostro paese. Pranzi e cene “canonici”, con tavola apparecchiata e pietanze calde, sono quindi lussi relegati ai fine settimana. Nella quotidianità si mangia invece in modo frammentario, scegliendo cibi precucinati e assemblati con approssimazione. Tanto che anche le catene del biologico, paladine dell’equilibrio alimentare, offrono un’ ampia  gamma di “fast food”: dagli hamburger, alle minestre, alle lasagne, ben confezionate e pronte per l’uso. D’altra parte anche da noi il tempo trascorso in cucina diminuisce di anno in anno, si delega sempre più spesso all’esterno la preparazione dei pasti, con il rischio di perdere la capacità di padroneggiare autonomamente le competenze necessarie per la scelta e la preparazione dei cibi, peraltro indispensabili alla qualità della vita. Competenze che da tempo immemorabile appartengono alle donne, se è vero, come mostrano recenti ricerche antropologiche, che la raccolta compiuta dalle mani femminili ha rappresentato, sin dai primordi dell’umanità, la base della sopravvivenza e dello sviluppo, molto più della sporadica caccia praticata dagli  uomini.

Nuovi modelli di cooperazione
Tornare ai “bei tempi andati”?
Certo non vogliamo tornare indietro. La possibilità di scegliere le mansioni/lavoro da svolgere resta un diritto (peraltro ad oggi poco scontato) da ribadire con forza. Occorre vigilare perché non si approfitti della crisi sociale ed economica che stiamo attraversando per far regredire ulteriormente il mercato del lavoro femminile, già fortemente penalizzato.

Non si tratta quindi di rimetterci passivamente ai fornelli, attività che in passato assorbiva la maggior parte del nostro tempo. Serve, piuttosto, valorizzare le funzioni legate alla preparazione del cibo, così profondamente connesse alla creatività e alla capacità di trasformazione peculiari del femminile, favorendone la condivisione indipendentemente dal sesso e dall’età e stimolando una maggiore cooperazione fra tutti i membri della famiglia e della comunità.

Spesso, e non a torto, noi donne ci sentiamo oberate dall’impegno della gestione del cibo in famiglia e tendiamo a liberarci da queste competenze delegandole all’esterno. Recuperarne la regia può però aiutarci a trovare una nova forza, perché le azioni quotidiane che conducono alla tavola apparecchiata, dalla spesa, alla cucina, al momento del pasto, racchiudono in sé un grande potere. La possibilità di indirizzare la produzione del cibo, con importanti ricadute sull’equilibrio sociale, culturale e ambientale. L’arte di educare i commensali, bambini in primo luogo, a scelte sostenibili per l’ambiente e per la salute. La capacità di promuovere un menu equilibrato, in armonia con la costituzione e il benessere individuale, imparando a non trascurare i segnali del corpo e a rispettare la nostra autenticità.

Le difficoltà nella scelta del cibo
Certo la scelta del cibo ci costringe a destreggiarci fra tante contraddizioni. I consigli degli esperti, raramente coerenti, le esigenze e i desideri dei commensali, spesso diversi, il piacere di mangiare e il desiderio di non ingrassare, la fretta e l’aiuto talvolta insufficiente dei famigliari, l’esigenza di qualità e il budget a disposizione ridotto.

I messaggi che il mercato ci rivolge sono poco pacificanti e sembrano mirare a separarci dal nostro corpo, reso estraneo e perennemente inadeguato dai numerosi incitamenti a “combattere contro” l’età, i chili di troppo, la cellulite, le rughe. Una lotta che si oppone ai ritmi naturali inscritti in ciascuna di noi, nel vano tentativo di impedire i mutamenti fisiologici che scandiscono i passaggi della vita.

Una parte del cibo che abbiamo a disposizione è prodotto senza rispettare il ritmo delle stagioni, le esigenze di animali e uomini, il ciclo produttivo della terra. Una continua scissione lo separa dall’ambiente e spezza il filo di continuità, la memoria cui è legata l’incessante trasformazione del mondo vivente.  Senza contare gli influssi negativi sul gusto e sul valore nutritivo degli ingredienti che consumiamo quotidianamente, sempre meno vitali, più poveri di aromi e di sostanze nutritive. Di conseguenza molti alimenti vengono manipolati e ricomposti coltivando l’ingannevole illusione di poter porre rimedio agli squilibri generati da una produzione inadeguata a garantirne la migliore qualità.

Affrontare i cambiamenti
Ma come superare questi circoli viziosi e affrontare un rinnovamento del percorso alimentare che valorizzi le continue trasformazioni del femminile e le sue capacità creative, rispettandone ritmi e attitudini?

Un primo passo è imparare a prestare ascolto alle nostre esigenze, uscire dalla prigione dell’apparenza, dove tutte le forze sono concentrate per raggiungere la forma ideale del corpo, non focalizzarsi sui modelli imperanti.

Questo spazio fornisce una chiave di lettura femminile, che conduce a scoprire e comprendere le componenti coinvolte nel rapporto con il cibo e aiuta a rafforzare e collegare fra loro istinto ed emozioni, aspetti ambientali, sociali e culturali, che indirizzano le nostre scelte, integrandoli in un continuo dialogo con la natura e la sua forza rigenerante, di cui il cibo è uno degli aspetti evidenti.

Non occorrono schemi rigidi ma capacità di ascolto e di osservazione, per imparare a rispettare i segnali del corpo, le sfumature che esprimono il momento e la situazione in cui viviamo. Dobbiamo tornare a comprendere i legami del cibo con l’ambiente, saper scegliere, di volta in volta, non solo in base al benessere individuale, ma anche rispetto all’equilibrio della natura e delle risorse umane che l’hanno prodotto. Sono competenze che le attitudini femminili hanno sempre espresso e valorizzato. Metterci in rete e confrontarci su questi aspetti ci aiuterà a recuperarle.

Carla Barzanò
(Tratto da  Yoga e dieta, Tecniche Nuove, 2012)

Posted in: Società, lavoro e comunicazione | Tagged: cambiamenti, Carla barzanò, cibo, cucina, difficoltà, percorso alimentare, rinnovamento, scelta del cibo, trasformare, trasformarsi

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