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cuore

RESPIRARE…CON IL CUORE

Posted by carlab on 11 Febbraio 2021 | Leave a response
donna che respira

di Fiorenza Zanchi

Il respiro. La forza che tiene in vita il corpo, che sostiene la vita. Così naturale che normalmente neppure lo percepiamo. Ma in questo momento al centro dell’attenzione a causa del Covid-19 la patologia che ha cambiato i nostri giorni obbligandoci, tra l’altro, proprio a controllare il respiro, a divenire consapevoli della sua capacità di “portare il mondo in noi e noi nel mondo”. Ecco un percorso per riscoprirne il senso.

Crescere nonostante le difficoltà

 Un abbraccio, un bacio, anche solo una stretta di mano sono diventati “tabù”, perché avvicinano troppo: la bocca e il naso vanno coperti per non incontrare il respiro altrui.
In questa sorta di sterilizzazione dei rapporti imposta da SARS-CoV-2 ,
riuscire a “dare un senso” a ciò che sta accadendo aiuta a non arrendersi alla desolazione delle lontananze e della mancanza di contatto e può trasformare questa prova in una occasione di crescita.

buddha che respira

Chakra, l’universo in noi

I simboli, come quelli dei chakra, i centri di energia dell’antica disciplina Yoga che racchiudono e descrivono i diversi piani della realtà(1), possono aiutare, attraverso le analogie suggerite proprio dalla necessità di contenimento del nostro spazio di respiro, dalla paura e dall’impossibilità di scambio, dalla stessa difficoltà a respirare…

A partire dal chakra cui pare relata questa funzione.
Anahata chakra: localizzato nel cuore, al centro del torace e correlato all’elemento aria: centro del respiro e centro dell’Amore, della virtù e della saggezza (2). La “dimora della misericordia”, della “pietas”, dove alita Pavana, signore del vento: soffio, respiro, spirito vitale.
Essere in Anahata significa sviluppare quella che il Shatchakra Nirupana chiama misericordia e il Dalai Lama compassione: “l’unica via contro la rovina collettiva”.

“L’autentica compassione è un sentimento onnicomprensivo che si estende a tutti: agli amici come ai nemici. “(3)

Non il sentimento e lo stato mentale dominante oggi.

Anahata è in pericolo ?

Dunque è questo il chakra che sembra essere il centro della crisi di questo periodo così difficile che stiamo vivendo, il centro della prova che stiamo affrontando.

Simbolo di equilibrio ed Empatia (ἐν, “in” e –πάθεια “sofferenza”: patire, soffrire, sentire dentro, essere nella stessa sofferenza) profonda, contatto intenso con l’altro, proprio quel contatto che ora pare negato.

Simbolo di quel salto di consapevolezza che, anche dal punto di vista fisico, elevandoci al di sopra del diaframma nel regno aereo dei polmoni, ci consente di abbandonare il mondo viscerale, ovvero per analogia ma non solo, anche per neurofisiologia, il mondo delle pulsioni incontrollate che ci dominano, per entrare in un luogo aereo più leggero e sottile, dove anche la volontà consapevole gioca la sua parte, portando dal dominio dei visceri a quello dello spirito/psiche.

respiro flebile

Se il corpo cambia, lo spirito cambia, l’universo cambia(4)

In Anahata si cambia, si “cresce”. Ci si solleva al di sopra di Manipura, il chakra precedente collocato al centro dell’addome, il cui elemento è il fuoco, la “pienezza dell’energia”(5) ma capace di costringere sotto il diaframma, prigionieri di una visceralità cieca che guida l’agire, se in Manipura prevale, con Rudra il distruttore, il fuoco delle passioni viscerali, della rabbia, dell’aggressività, dell’Ego che regna sovrano (5).
“Rabbia, aggressività, ira sono il prodotto di menti nevrotiche e infelici” (6)
“La maggior parte degli esseri umani, oggi, è imprigionata nella trappola infernale dell’Ego”(7).

Un’aria “irrespirabile”

Nei simboli è come se questo virus obbligasse a toccare con mano come il mondo viscerale, l’Ego chiuso in sé stesso in balia del suo “fuoco” magmatico, possa diventare “una trappola infernale”, rendere l’aria irrespirabile.
Basta pensare come è dura la nostra società, in particolare, ma non solo, con le nuove generazioni stritolate da un ingranaggio senza “compassioni”, costrette a scontrarsi ogni giorno con un mondo di spietata competizione dove il Cuore è il grande assente e si vive realmente in una Apnea continua per l’ansia e l’incertezza del domani.  Anahata si chiude. Lo spirito, il respiro si chiude. E …
 – fa sperimentare come questa chiusura sia solitudine, separazione dal mondo, mancanza di libertà, sofferenza…
– suggerisce di ampliare la nostra capacità di mettere una maggiore consapevolezza al di sopra di tutti i riflessi viscerali che normalmente guidano la nostra respirazione e la nostra vita, per la maggior parte del tempo.  
– invita ad avviare il processo di “trasformazione” del nostro stato mentale, delle emozioni grossolane e viscerali in un sentimento di consapevolezza, di attenzione, di apertura al mondo, di superamento della paura.

Salire ad Anahata, aprire il cuore

Che significa non sentirsi in balia degli eventi e non rinunciare ad aprire il cuore, anzi fare rete più che mai e creare sempre più spazi di comunicazione, non chiudersi al mondo ma ampliare i propri orizzonti, senza rinunciare alla prevenzione della virosi, ma cercando nuove soluzioni di comunicazione.

Significa amare il mondo che ci circonda:
– incrementando gli stili di vita che migliorano le condizioni dell’ambiente, l’alimentazione sostenibile, il produrre meno scarti possibile, consumare meno e inquinare meno, usare l’energia (luce, gas, acqua…) con parsimonia…
– occupandoci di persone più fragili, magari il vicino di casa, anche solo usando il telefono per scambiare una parola di conforto…
– non rinunciando mai alla cura di sé, all’attività fisica, anche solo una bella passeggiata tutti i giorni, cercando luoghi tranquilli..
Tutte cose che si possono fare.
L’importante è non chiudersi nel proprio mondo, non isolarsi nel proprio io ma, nel vero senso della parola, fare un respiro profondo e aprire il cuore.

apnea
BIBLIOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA

(1)F.Zanchi – “Introduzione” in: “I Chakra – l’universo in noi”
Albanese-Cella – Zanchi – ed. Xenia
(2)F.Zanchi- “Se il corpo cambia lo spirito cambia- Yoga e medicina a confronto” in: “I Chakra – l’universo in noi” Albanese-Cella – Zanchi – ed. Xenia
(3)Dalai Lama intervista – espresso.repubblica.it>cultura> 2015/01/05
(4) Aforisma Yoga
(5)C.G.Jung – “Commento psicologico sul Kundalini Yoga” in: L’immaginale –

rassegna di psicologia immaginale – 6 – anno 4° Aprile 1986
(6) Dalai Lama – discorso alla consegna del premio Nobel per la pace 1989
(7)F.Lamendola LA TRAPPOLA DELL’EGO – Accademia Adriatica di Filosofia
2 mar 2018 — Francesco Lamendola. Articolo d’archivio.

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PROTEINE: ANIMALI O VEGETALI?

Posted by carlab on 23 Agosto 2020 | Leave a response
bambina che chiede

Le proteine sono essenziali per salvaguardare l’equilibrio e assicurare il rinnovamento dei tessuti. Il loro fabbisogno può aumentare quando si svolge attività fisica e in altre situazioni particolari. Tuttavia non è necessario ricorrere alle diete iperproteiche di moda in passato, soprattutto per dimagrire. L’eccesso proteico non è più visto di buon occhio. Nel mondo scientifico si raccomanda di non eccedere con le proteine di origine animale lasciando spazio anche a quelle vegetali, che hanno diversi pregi nutritivi e aiutano, fra l’altro, a risparmiare preziose risorse ambientali.

Di Elena Folli

Le differenze fra proteine animali e vegetali

Tutte le proteine sono formate dalle stesse sostanze di base: gli aminoacidi. Alcuni di questi sono essenziali, perché non siamo in grado di sintetizzarli a partire da altre sostanze, come invece succede per gli aminoacidi non essenziali.
I cibi hanno una composizione di aminoacidi differente per tipologia e quantità. Quando uno degli aminoacidi essenziali scarseggia, si parla di aminoacido “limitante” in riferimento alla sintesi delle proteine che sono necessarie per noi. I cereali, ad esempio, hanno una deficienza relativa di lisina e triptofano. I legumi, fra i vegetali più ricchi di proteine, contengono buone quantità di lisina, ma sono carenti in metionina. I semi oleosi, come le mandorle, rappresentano una buona fonte di metionina e triptofano. I cibi di origine animale, in particolare carne, pesce, uova e latticini, hanno una composizione più affine al nostro corpo, di conseguenza forniscono un’elevata quantità di aminoacidi essenziali in una forma facilmente utilizzabile. Tuttavia, anche questi ingredienti contengono un aminoacido limitante (metionina o triptofano). La sua concentrazione raggiunge però livelli sufficienti per garantire l’ottimale svolgimento della sintesi proteica.

Quante di proteine?

Il mito delle diete bistecca e insalata sembra comunque essere definitivamente caduto, anche per le ricadute negative sull’ambiente. Si è visto che consumarne quantità elevate di cibi animali aumenta la produzione di insulina e di IGF-1 (fattore di crescita insulino simile di tipo 1) collegati a un maggior rischio di soprappeso e malattie degenerative. Va poi aggiunto, che una dieta eccessivamente ricca di proteine animali favorisce l’acidificazione dell’organismo, fattore di rischio di osteoporosi e infiammazioni, può compromettere l’equilibrio della flora intestinale (che trae invece beneficio dai vegetali) ed è spesso associata a elevate concentrazioni di grassi saturi e altre sostanze potenzialmente dannose per i vasi sanguigni.
Ma non sembra raccomandabile nemmeno esagerare con le proteine vegetali, tanto più se ricavate da estratti concentrati, per esempio a base di soia o glutine. Le ricerche sembrano dimostrare che un eccesso di proteine danneggia la salute quando un abuso di grassi e carboidrati. Mantenere un’apporto proteico di circa 0,8 g per chilo di peso corporeo, come suggeriscono i Larn (livelli di assunzione di nutrienti raccomandati per la popolazione italiana) pare favorire salute e longevità. Solo dopo i sessanta, i ricercatori suggeriscono di passare 1,1-1,2 g per chilo, per bilanciare al rallentamento della sintesi proteica. Quando non ci sono esigenze speciali, a causa di problemi di salute da valutare con il medico curante, di più non serve.

Le proteine vegetali bastano da sole?

Se si variano adeguatamente gli ingredienti vegetali e si mescolano ogni giorno fra loro diverse fonti proteiche, abbinando legumi, cereali, e semi oleosi è possibile raggiungere concentrazioni adeguate di aminoacidi essenziali. Si parla in questo caso di mutua integrazione, o di proteine complementari.
L’organismo è in grado di costruire quotidianamente una riserva di aminoacidi cui attingere per produrre le proteine che gli servono. La sintesi proteica si può dunque realizzare anche se gli aminoacidi necessari sono distribuiti nei differenti pasti, e non concentrati in un’unica occasione alimentare. A patto di non seguire un menu povero di calorie.
Non è quindi sempre obbligatorio consumare proteine complementari all’interno dello stesso pasto: in condizioni di equilibrio l’organismo ha la possibilità di attingere alle sue “riserve” endogene per coprire carenze specifiche.

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Dieta mediterranea: un supporto per l'attività fisica

Come utilizzare le proteine vegetali

Solo la carenza protratta di un aminoacido essenziale può compromettere la sintesi proteica. Questo avviene più frequente quando la scelta cade su un solo tipo di fonte proteica per un periodo prolungato, in questo caso le scorte rischiano di esaurirsi e ciò può impedire l’utilizzo degli altri aminoacidi presenti per la sintesi proteica.
Di conseguenza nelle diete vegetariane, e soprattutto in quelle vegane, le riserve possono essere piuttosto esigue ed esaurirsi rapidamente se non viene assunta, ogni giorno, un’ampia varietà di cibi vegetali.
Va poi tenuto presente che il coefficiente di utilizzazione delle proteine vegetali, a parte alcuni concentrati purificati derivati dalla soia, può essere ridotto dal 10 al 50% per via delle fibre e di altre sostanze presenti . Gli esperti della Sinu (Società Italiana di Nutrizione Umana) suggeriscono quindi a chi segue diete vegetariane e vegane di aumentare l’apporto di proteine del 5-10% .

mandorle

I pregi nutritivi delle proteine vegetali

Le proteine vegetali hanno comunque indubbi pregi e non vanno trascurate nel menù. Per prima cosa sono abbinate a numerose sostanze protettive. Nei legumi, per esempio, si trovano insieme a minerali, vitamine, antiossidanti, fitoestrogeni e fibre. Nei semi oleosi sono in combinazione con acidi grassi essenziali altrimenti difficilmente reperibili. Di conseguenza, un menu prevalentemente vegetale, riduce l’apporto di colesterolo e grassi saturi e protegge dalle infiammazioni. Tanto più che le proteine vegetali hanno un effetto acidificante inferiore rispetto a quelle animali e riducono il rischio di essere contaminate dagli inquinanti ambientali, che in genere si accumulano più facilmente nei tessuti animali. C’è da aggiungere che il loro effetto sulla produzione di insulina è meno rilevante rispetto a quello delle proteine vegetali.
Diverse ricerche associano una dieta ricca di proteine vegetali a una durata superiore della vita e a un’ incidenza inferiore di malattie degenerative, in particolare quelle cardiovascolari. Questo effetto protettivo è più accentuato quando ci sono fattori di rischio dovuti a soprappeso, fumo, abuso di alcol e sedentarietà.

cucina mediterranea

Il modello mediterraneo è un’ ispirazione valida e ricca di gusto

L’antica saggezza del modello mediterraneo resta una valida ispirazione. Prevede, infatti, sapienti combinazioni di diverse fonti proteiche vegetali e animali. La classica pasta e fagioli con una spolverata di formaggio, oppure la zuppa di pesce con il pane tostato e gli ortaggi, o, ancora, la polenta con il latte, fanno parte di un repertorio di ricette tradizionali radicate nella cultura alimentare di diversi paesi. Gli ingredienti cambiano, secondo le aree geografiche, ma il principio di base è sempre lo stesso: valorizzare le risorse locali, nel rispetto dell’ambiente, in sintonia con il clima e la disponibilità di ingredienti, evitare sprechi, eccessi e mescolare un po’ di tutto, con la massima varietà possibile. Ci guadagna la salute senza trascurare il gusto e il piacere di mangiare.

Posted in: Cibo e Benessere, Suggerimenti | Tagged: acidità, ambiente, aminoacidi, aminoacidi essenziali, animali, bistecca, cardiovascolare, cuore, degenerativa, fagioli, grassi, insulina, legumi, malattie, mandorle, pasta e fagioli, proteine, proteine animali, proteine vegetali, salute, sintesi, sostenibilità, stare bene, vegetali

CAMMINA CAMMINA

Posted by carlab on 2 Luglio 2020 | Leave a response
CAMMINARE SULLA SPIAGGIA

Tonificare il corpo, rinforzare l’apparato cardio circolatorio, ridurre lo stress e ritrovare il buon umore…camminando è possibile. Una sana e corretta alimentazione accompagnata da trenta minuti al giorno di camminata a passo sostenuto aiutano a vivere meglio con noi stesse e a rimetterci in forma. Non è un grande sacrificio, se mai un piacere, quindi perché non trasformarla in un’abitudine in grado di fare la differenza? La stagione aiuta! Ecco alcune riflessioni di una nostra lettrice.

di Piera Negri

“La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.”

Bruce Chatwin

“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.”

Italo Calvino

Una questione di sopravvivenza

I primi camminatori della storia dell’umanità sarebbero stati gli ominidi appartenenti alla specie dell’Ardipithecus ramidus. I loro resti, scoperti in Etiopia e datati tra i 5,6 e i 4 milioni di anni fa, li mettono in evidenza come i nostri primi antenati. Tutto cominciò quando questi nostri antenati, per esigenze legate alla caccia, alla pesca e alla raccolta, scesero dagli alberi. Effettivamente, per i movimenti a terra utilizzare due gambe è sicuramente più efficiente che utilizzarne quattro, infatti per percorrere un chilometro una persona di 50 kg spende 13 chilocalorie, mentre uno scimpanzé ne spende 46. Dal punto di vista pratico, poi, i vantaggi sono considerevoli: avere le mani libere, mentre si cammina, ci consente di maneggiare strumenti e di compiere azione che altrimenti sarebbero impossibili. La combinazione di questi due fattori consolidò negli ominidi la capacità di muoversi sulle due gambe stimolando una propensione al nomadismo che caratterizzò gran parte dell’evoluzione della nostra specie.

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INQUINAMENTO LUMINOSO

Dalla preistoria alla Grecia antica

Se l’Homo erectus di 200.000 anni fa praticava una camminata ancora fortemente legata alle esigenze di sopravvivenza scandendo la sua esistenza con consumi calorici quotidiani stimati nell’ordine delle 5000-5500 calorie, nella Grecia classica di più di duemila anni fa le cose andavano in modo molto diverso. Secondo i filosofi dell’antichità deambulare era il vero rimedio per i mali dell’anima. È da questo momento che, in occidente, la camminata assurge ad un ruolo più interiore, spirituale e metafisico. Socrate amava camminare e dialogare, gli stoici non erano da meno, i sofisti si spostavano a piedi di città in città per insegnare retorica e Aristotele era solito istruire i propri allievi, conosciuti come peripatetici, camminando sotto i portici del suo Liceo, il peripato.

 

PELLEGRINI DEL GANGE

Spiritualità pensiero e cammino

Muoversi con le proprie forze per raggiungere i luoghi della spiritualità è sempre stato centrale in tutte le religioni e non sorprende che i personaggi di riferimento di alcuni importanti dottrine teologiche siano anche stati dei viandanti in alcuni momenti della loro vita: lo furono Gesù, Maometto ed anche Buddha e Govinda. Nel mondo ebraico tutti i maschi ebrei sono tenuti ad andare a Gerusalemme, i mussulmani hanno l’obbligo di dover raggiungere la Mecca, ma anche buddismo ed induismo hanno da sempre favorito il pellegrinaggio.
Molti sono gli esempi riportati in letteratura e riferiti prevalentemente a personaggi maschili.
Se guardiamo il mondo laico dell’epoca moderna, troviamo pensatori del calibro di Hegel la cui strada percorsa a Heidelberg ha preso il nome di Philosophenweg o Kant le cui passeggiate ripetute maniacalmente ogni giorno alla stessa ora in quel di Königsberg davano la possibilità ai suoi concittadini di utilizzare il suo puntualissimo passaggio d’innanzi alle loro case per regolare gli orologi. In letteratura non si può non citare Dante che proprio sul suo pellegrinaggio nell’aldilà realizzò uno dei più grandi capolavori letterari di tutti i tempi. Poi, tra i tanti altri amanti delle passeggiate citiamo almeno: Petrarca, Cervantes, Coleridge, Whitman e Rimbaud.

Donne in cammino

Ma a cercare bene nella storia anche diverse donne hanno fatto del cammino un motivo centrale della loro vita, non solo alla ricerca della spiritualità ma anche per curiosità, desiderio di scoperta e di libertà.
I pellegrinaggi femminili rappresentavano una opportunità per evadere dalle coercizioni domestiche cui eravamo relegate e in epoche patriarcali non venivano sempre visti di buon occhio, perché spesso legati a occasioni di promiscuità e di incontri imprevisti. Così le donne pellegrine erano talvolta stigmatizzate, costrette ai margini della civiltà, fino alla rappresentazione estrema delle streghe relegate a nascondersi nei boschi.
Oggi un nuova rete si propone di mettere insieme le energie delle donne impegnate nel mondo del cammino e dell’ecologia: la rete nazionale delle donne in cammino.

 L’obiettivo è sostenere iniziative femminili volte a organizzare percorsi condivisi nel rispetto dell’ambiente e delle risorse individuali, che includono anche le esigenze di accudimento di famiglia e bambini. La via Francigena è uno dei cammini che questo gruppo valorizza.

CAMMINARE PER RITROVARSI

Camminare alla ricerca di se stesse

L’arte di camminare conserva per noi le sue potenzialità liberatorie, che consentono di affrancarci da tempi lavorativi e famigliari spesso troppo lontani dai nostri ritmi.
Fare lunghe camminate significa abbandonare la dimensione dello spazio per addentrarsi in quella del tempo. A chi cammina per lunghe distanze non interessa quanta strada ha percorso perché diventa proprietaria del suo tempo, di cui può disporre come vuole. I lunghi cammini, quelli che durano diversi giorni, non sono scanditi dai minuti che passano sull’orologio come in una qualsiasi, frenetica, giornata lavorativa. Sono pellegrinaggi dove lo scorrere del tempo è avvertito dagli stimoli cui vengono sottoposti i nostri sensi. Così, il sopraggiungere della fame o della stanchezza, l’indolenzimento di un muscolo o la scoperta di un luogo in cui valga la pena di fermarsi, possono farci propendere per una conclusione anticipata della giornata. “Oggi mi fermo qui!”, verrebbe da dire, perché siamo noi le demiurghe del nostro itinerario finale che è in costante divenire e non importa se non coincide con quello della pianificazione che avevamo fatto prima di partire. Nel frattempo, infatti, anche noi siamo cambiate, le nostre esigenze non sono più quelle che precedevano il viaggio e il nostro obbiettivo non è quella destinazione, perché come diceva T.S. Eliot: “The journey not the arrival matters”(Quello che conta è il percorso del viaggio e non l’arrivo).

Camminare fa bene

Camminare, quindi, oltre ad essere l’attività più antica praticata della nostra cività è anche quella che più si adatta alla nostra conformazione fisica. Noi siamo state create per camminare e per questo molteplici sono i benefici che derivano dalla questa pratica, vediamone alcuni:

 

  • Mantiene in equilibrio il peso e la glicemia

  • Regola la pressione sanguigna, con riduzione, spesso, dell’ipertensione arteriosa

  • Riduce la trigliceridemia

  • Bilancia il colesterolo, aumentando quello buono HDL e riducendo il cattivo LDL

  • Diminuisce i fattori di rischio per le patologie metaboliche e l’obesità

  • Riequilibra gli stimoli di sete e appetito

  • Ottimizza l’efficienza mentale, migliorando le capacità mnemoniche

  • Previene le degenerazioni cerebrali

  • Migliora l’umore

  • Previene i sintomi ansiosi e depressivi

  • Previene e migliora la stipsi

  • Limita il rischio di alcune forme tumorali

  • Aumenta l’aspettativa di vita

Come procedere

PRIMA
DURANTE
OBBIETTIVI
PRIMA

 

  • È consigliabile camminare almeno una mezz’ora al giorno se siete più allenate, o mezz’ora ogni due – tre giorni se alle prime armi.

  • All’inizio, se non riuscite a sostenere tutti e trenta i minuti continuativi, nessun problema, intervallate tranquillamente il cammino con delle pause, dieci minuti di movimento e tre di pausa, in cui rilassarsi godendosi il paesaggio

  • Scegliete delle scarpe appropriate, scarpe comode e ben ammortizzate, meglio se da jogging, diminuiscono il rischio di infortuni e la possibilità di avere dolori.

  • Favorite luoghi suggestivi, se possibile in mezzo alla natura, in ogni caso tenevi lontane da strade trafficate

DURANTE

 

  • Appoggiate bene prima il tallone e poi in modo graduale il resto del piede. Un appoggio del piede ben impostato protegge le articolazione della caviglia, del ginocchio e delle anche da traumi e logoramenti inappropriati.

 

  • Utilizzate le braccia ondulandole ritmicamente a scandire i passi. Eventualmente per migliorare l’azione sulle braccia e rinforzare ulteriormente le spalle, potete supportare questi movimenti con dei bastoncini da sci, nordic walking.

 

OBBIETTIVI

L’OMS consiglia di praticare 10.000 passi al giorno che equivalgono a 7 km, se anche non arrivaste a compiere questa distanza, visto che farli in mezz’ora camminando sarebbe impossibile, è comunque indicato cercare di procedere con un ritmo sostenuto evitando di parlare e concentrandosi sull’azione che si sta compiendo e sulla respirazione, guardare il paesaggio che ci circonda ed eventualmente ascoltare della buona musica può aiutare.

Posted in: Corpo e mente, Esercizi | Tagged: cuore, curarsi, mente, PAESAGGIO, PASSEGGIO, stare bene, tempo

NOCI: PREZIOSE E SALUTARI NEL MENU D’AUTUNNO.

Posted by carlab on 7 Ottobre 2019 | Leave a response
Albero di noci all'orizzonte

Scrigni vitali, ricchi di sostanze protettive, le noci fanno bene al cuore, all’umore e non solo. Quelle locali, sicuramente da preferire ai prodotti di importazione, maturano in questa stagione e restano disponibili fino alla fine dell’inverno. Vale la pena di approfittarne.

Le noci nella tradizione

Un tempo in molti giardini imperava un albero di noce, come le sue chiome maestose. Il raccolto autunnale di noci rappresentava una provvista preziosa da centellinare nei mesi più freddi, per sopperire a eventuali carenze. Si teneva in serbo fino a S. Giuseppe, periodo in cui, secondo la tradizione, era meglio esaurire le scorte. Non a torto. Le noci contengono acidi grassi polinsaturi, molto sensibili all’ossidazione, di conseguenza, con il tempo, possono irrancidire e perdere i loro benefici.

la rottura delle noci

Alleate per il cuore e la circolazione

Le noci sono una sorgente vegetale preziosa di acidi grassi polinsaturi essenziali omega-3, dotati di un effetto protettivo del sistema cardiocircolatorio grazie alla proprietà di prevenire l’innalzamento delle LDL, lipoproteine che veicolano il cosiddetto “colesterolo cattivo”.
Gli omega 3 svolgono poi un’azione antinfiammatoria e rappresentano la base per sintetizzare gli acidi grassi omega 3 a catena lunga, importanti per l’equilibrio del sistema nervoso e immunitario e reperibili, altrimenti, nel pesce e in alcune micro alghe. Di conseguenza, il consumo abituale di noci è un supporto nelle diete vegetariane e vegane, che potrebbero essere carenti di queste sostanze.

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Malattie cardiovascolari: la salute al femminile

uno scoiattolo alle prese con le noci

Utili per regolare il tono dell’umore la pressione e il lavoro muscolare

Alcuni studi mostrano poi che inserire regolarmente le noci nel menu contribuisce a prevenire i cali del tono dell’umore, più diffusi in questa stagione. Il merito sembra essere di alcune delle sostanze che contengono, fra cui, oltre agli omega 3, la melatonina e il magnesio, di supporto, fra le altre cose, per regolare la pressione.
Un altro dei loro preziosi componenti è l’arginina, un aminoacido che sostiene il lavoro muscolare.

Stuzzicanti e sazianti

Come se non bastasse, le noci hanno un gusto delizioso e a fronte di un modesto indice glicemico, sono dotate di un elevato potere saziante. Rappresentano, quindi, uno spuntino ideale per attutire la fame. Nonostante il loro elevato valore energetico, legato alla presenza abbondante di grassi, un consumo abituale, in quantità equilibrate, non influisce negativamente sulla linea, anzi, può aiutare a regolare il peso corporeo e la glicemia.

la noce

Noci: istruzioni per l’uso

QUANTITÀ
QUALITÀ
STAGIONE
COME E QUANDO
QUANTITÀ

3 -5 noci al giorno, pari a circa 30 g di gherigli, è la quantità ideale per godere i benefici delle noci.

QUALITÀ

Scegliete noci dell’anno, meglio di produzione biologica e locale, non trattate e sbiancate in superficie. Non prendete le noci sgusciate, il guscio protegge i principi nutritivi fino al momento del consumo. Evitate noci che vengono da lontano.

STAGIONE

Il periodo migliore per usarle va fine ottobre a fine marzo. Nella stagione calda, infatti, possono alterarsi. Se ne avanzano dalle vostre riserve, sgusciatele e congelatele.

COME E QUANDO

Sono ottime in aggiunta ai fiocchi di cereali del mattino, oppure tritate, cosparse sull’insalata. Assaggiatele anche in forma di pesto, mescolate a erbe aromatiche e a poco olio evo, spalmate sul pane o come condimento di cereali e verdure. Provatele, infine, semplicemente al naturale, per concludere un pasto, o a merenda, eventualmente in abbinamento a pane integrale e/o frutta fresca. È sempre preferibile non cuocerle e tritarle all’ultimo momento.

sacchetto di stoffa con noci

La ricetta da provare

ricetta del pesto di noci e rosmarino
Posted in: Cibo e Benessere, Suggerimenti | Tagged: Autunno, bontà, cardiovascolare, Carla barzanò, cervello, cuore, dieta, grassi, inverno, noci, omega3, pesto, poliinsaturi, ricette, rosmarino, salute, sapore, stare bene, tre al giorno

MALATTIE CARDIOVASCOLARI: LA SALUTE AL FEMMINILE

Posted by carlab on 3 Ottobre 2019 | Leave a response

di Barbara Aghina

Divisa fra diversi ruoli in ambito famigliare, domestico, sociale e lavorativo, la donna svolge certamente una vita molto impegnativa, che spesso la sottopone a livelli di stress elevato. Tanto più nella delicata fase della menopausa e negli anni successivi, che visto il prolungamento dell’età lavorativa vede molte donne immerse a lungo in un’intensa attività.
Troppo spesso, per compensare lo stress, i faticosi percorsi quotidiani generano abitudini di vita che possono provocare squilibri. Fumo di sigaretta, dieta sbilanciata, sedentarietà, mancanza di un numero adeguato di ore di riposo, ad esempio, favoriscono sovrappeso, infiammazione cronica e altri disturbi che mettono a repentaglio l’equilibrio dell’apparato cardiocircolatorio.

Abitudini che possono generare squilibri

Contrariamente ai luoghi comuni ancora diffusi, i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari non sono più un problema prevalentemente maschile ma rappresentano oggi la causa più significativa di mortalità e di invalidità della popolazione femminile, soprattutto dopo la menopausa. Adottare una corretta alimentazione e stili di vita sani è certamente la strada maestra per la prevenzione.

La strada del benessere

Un primo passo, non solo per la prevenzione dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, ma per la salute in generale, è concedere uno spazio quotidiano alla cura di sé. Aiuta preparare il cibo con attenzione, fare regolarmente movimento, imparare pratiche di rilassamento che permettano di non farsi condizionare negativamente dai momenti di stress, dedicarsi ogni giorno a attività ricreative gradevoli e rigeneranti. Pare scontato, ma noi donne fatichiamo a inserire senza sensi di colpa il tempo per noi stesse nella pianificazione di ogni giorno, anche se è vitale. Occorre disciplinarsi per valorizzare questa consuetudine.

Monitorare la salute

Il monitoraggio della salute richiede poi la valutazione periodica di alcuni parametri. In primo luogo la pressione, che soprattutto dopo la menopausa tende a salire. Anche il cosiddetto “quadro lipidico” del sangue, va periodicamente controllato. Il colesterolo è uno degli indicatori . Ma fare riferimento alla sua concentrazione totale nel sangue non è sufficiente per valutare i fattori di rischio di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari. Il trasporto del colesterolo nel sangue è infatti garantito da alcune lipoproteine. Le LDL, o lipoproteine a bassa densità, che lo portano dal fegato agli organi, sono collegate al cosiddetto “colesterolo cattivo”perché tende a depositarsi sui vasi sanguigni. Le HDL, viceversa, lipoproteine ad alta densità , rappresentano invece il “colesterolo buono”, lo raccolgono dagli organi e dai vasi sanguigni, comportandosi come dei veri e propri “spazzini”, per riportarlo al fegato, dove viene riutilizzato per nuovi scopi, fra cui la produzione della bile.
Quando questo delicato meccanismo è alterato, le LDL si deposiatano sui vasi sanguigni favorendo alterazioni della coagulazione e processi infiammatori che restringono i vasi sanguigni ostacolando il flusso del sangue fino a compromettere la circolazione in zone vitali come il cuore e il cervello.

Fattori di rischio e protezione

La valutazione dei fattori di rischio, va sempre effettuata con il medico curante. HDL elevate rappresentano un buon fattore di protezione, anche quando il colesterolo è alto, mentre alti livelli plasmatici di LDL, favoriti anche da un innalzamento dei trigliceridi, possono contribuire a alterazioni dei vasi sanguigni. Importanza hanno poi i livelli di omocisteina, sostanza proveniente dal metabolismo dell’aminoacido metionina, il cui innalzamento, legato fra le altre cose alla carenza di acido folico e vitamine del gruppo B, risulta essere tra le principali cause dello stress ossidativo.
Diabete, o pre-diabete, sovrappeso, soprattutto se localizzato a livello addominale, ipertensione, abuso di bevande alcoliche e fumo di sigaretta sono elementi che aumentano i rischi.

Quando l'integrazione aiuta

Omega formula è un integratore alimentare messo a punto da Guna per favorire l’equilibrio del colesterolo, in aggiunta a uno stile di vita sano e a una dieta ben bilanciata, ricca di ortaggi, frutta, cereali integrali, legumi e povera di ingredienti elaborati, grassi di qualità scadente e carboidrati raffinati.
Disponibile in compresse al gusto d cacao, Omega formula è realizzato con diversi componenti accuratamente selezionati. Contiene riso rosso fermentato, ottenuto dalla fermentazione del riso (Oryza sativa L.) con un lievito, Monascus purpureus, da cui derivano particolari sostanze, fra cui la monacolina K, che favorisce il mantenimento dei normali livelli di colesterolo nel sangue.
Un altro costituente importante è il seme del frutto del baoab, micronizzato attraverso una particolare tecnologia farmaceutica, in grado di mantenere inalterati i fitocomplessi presenti nella fibra. Ricco di steroli, polifenoli e acidi grassi insaturi omega 3 – omega 6 – omega 9, contribuisce alla regolazione del colesterolo e della pressione arteriosa.
Importanti sono poi la Vitamina B6, e l’acido folico che favoriscono il normale metabolismo dell’omocisteina.
La dose di assunzione quotidiana raccomandata per Omegaformula copre il 200% del fabbisogno medio giornaliero di Vitamina B6 e il 150% del fabbisogno medio giornaliero di acido folico.

Istruzioni per l’uso e avvertenze

Il dosaggio consigliato è di tre compresse al giorno, una durante o dopo ogni pasto, in funzione del regime alimentare . Questo quantitativo garantisce l’assunzione giornaliera di 10 mg di monacolina K, derivata da preparazioni di riso rosso fermentato, necessaria per ottenere l’effetto benefico sulla regolazione del colesterolo. Le compresse vanno masticate.
Un consumo più elevato dell’integratore può avere effetti lassativi.
Prima di utilizzarlo è comunque preferibile sentire il parere del medico. Non va impiegato in gravidanza, durante l’allattamento e in caso di terapia con farmaci volti a abbassare i lipidi nel sangue.

Posted in: Benessere | Tagged: aghina, cardiovascolari, causa morte, cuore, donna, femminile, Guna, Integratori, ipertensione, malattie, omega 3, pressione, prevenire, prevenzione, salute, serenità, stare pene
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