Accudire sé stesse in un contesto assolutamente inedito di completa immersione nella natura, intervista a Ninja Leila.
Una natura incontaminata, nascosta e selvaggia, lo sguardo che spazia su una corona di monti di incredibile bellezza, un ponte nel cielo che fluttua leggero sospeso sull’abisso, il ponte Tibetano più alto d’Europa … è la val Tartano, magica valle sul versante orobico della Valtellina scelta da una giovane donna come luogo per vivere e dedicarsi alla sua passione per la montagna mettendo in pratica in prima persona, dopo una laurea in scienze ambientali e molteplici percorsi di formazione, uno stile di vita davvero in sintonia con la natura per comprenderla, rispettarla, tutelarla. Da qui l’idea di rendere partecipi anche altri, dai giovanissimi ai meno giovani, di “un’esperienza di vita semplice e al tempo stesso appagante”, offrendo percorsi dove l’attenzione e la sintonia con la natura, il movimento e il totale cambio di orizzonti, divengono la via per una reale “cura di sé”, per coltivare il benessere, superare stress e stanchezza, ritemprarsi nel contatto non mediato con l’ambiente naturale, imparando ad amarlo, valorizzarlo e riscoprendo una genuina gioia di vivere.
Abbiamo incontrato “Ninja Leila” accompagnatore di media montagna e gestrice del rifugio “Il Pirata”, in val Tartano. Ecco cosa ci racconta.
Leila, tu ti sei laureata a Milano e hai una laurea magistrale in scienze ambientali eppure, raggiunto questo risultato, hai deciso di ritirarti tra i monti, come ti è nata questa idea?
Ho sempre amato vagare nei boschi e tra le montagne. Mi piace soprattutto esplorare luoghi nuovi, il senso di libertà e di padronanza del proprio tempo che sì ha quando ci si muove senza ostacoli nella natura, così distante dalla frenesia e dalle regole cittadine. Per questo motivo ho puntato ad un lavoro che mi permettesse di muovermi in ambienti naturali e al tempo stesso di far conoscere la loro unicità anche ad altre persone. Ho scelto di diventare una guida escursionistica. Da questo è nata poi l’occasione di gestire un rifugio in montagna.
È stato difficile abbandonare la città con le sue abitudini e le sue relazioni e ricostruire una quotidianità in un contesto così diverso?
No anzi, è stata una risposta “istintiva” alla vita ed al lavoro stressante della città. Non è stato per me un brusco cambiamento dal mio precedente stile di vita o un’inversione di rotta, ma il normale proseguimento della strada che stavo percorrendo. Appena avevo del tempo libero girovagavo nel parco vicino casa o per le montagne e così è adesso. Le mie abitudini non sono cambiate, ma al tempo stesso il pieno vivere in montagna mi ha permesso di “reimparare”, prendendo a modello la natura e i suoi ritmi, uno stile di vita armonioso che sono convinta sia un vantaggio sia per il singolo che per le relazioni collettive.
La montagna dunque è una scelta di vita, come si sente una giovane donna a vivere così isolata, anche d’inverno in mezzo alla neve, in un rifugio in alta montagna?
Le giornate trascorse al rifugio mi danno un grande senso di tranquillità e pace. La gente che passa è in giro per divertirsi, allegra e di buon umore, per cui i rapporti con gli altri sono piacevoli. Spesso poi gli abitanti dei paesi sottostanti passano a salutare, per cui non mi sento sola. Non mi è mai capitato di annoiarmi, le cose da fare sono sempre tante. In realtà non è nemmeno che mi senta particolarmente isolata, d’estate arriva la strada e anche d’inverno con la neve ci si può muovere con ciaspole o sci per raggiungere il paese più vicino. Inoltre, anche se nei dintorni il telefono non prende, al rifugio è presente una linea telefonica fissa ed internet.
Quali affinità hai trovato tra montagna, equilibrio e salute?
Le giornate e le attività sono scandite dalle ore di luce e dal tempo atmosferico. Ci si rende conto come molte delle esigenze che abbiamo al giorno d’oggi siano in realtà superflue e non necessarie. Questo penso permetta di trovare un nuovo equilibrio in sé stessi e di osservare le cose sotto una luce diversa. E le sorprese sono continue, come volgendo casualmente lo sguardo fuori dalla finestra, vedere un tasso che tranquillamente curiosa davanti al rifugio in cerca di qualche cosa di commestibile o osservare una faina che si aggira di notte…anche il rapporto con gli animali diviene consuetudine e si impara a conoscerli…
Quando hai pensato di insegnare ad apprezzare questo stile di vita e questa incredibile natura montana e ad imparare da essa?
Quando ho capito che l’ambiente montano, per me così naturale, era quasi sconosciuto a gran parte delle persone. Quando ho notato le difficoltà che avevano alcuni a muoversi in questo ambiente ed al tempo stesso quando ho osservato la meraviglia e la gioia nei loro occhi, per i paesaggi, i colori e i sapori nuovi. Per una persona che vive in città, quelle che per i montanari sono semplici consuetudini, posso acquistare un grande valore ed essere delle scoperte meravigliose. La montagna può insegnare ad affrontare la vita in modo diverso, ed al tempo stesso imparare a conoscerla permette di meglio apprezzarla e tutelarla.
A chi si rivolge l’ospitalità del rifugio e la tua attività di guida alpina?
A tutti coloro che vogliono trovare un luogo dove rilassarsi e respirare un’aria diversa, mangiando e bevendo in compagnia. A coloro che vogliono meglio scoprire l’ambiente montano e come ci si muove in esso, senza la fretta di arrivare ad una meta fissata per poi tornare subito indietro per un impegno.
Per poter fare l’accompagnatrice in montagna, iscritta al collegio delle guide alpine, hai seguito un percorso di formazione, quali sono gli aspetti più significativi e cosa consiglieresti ad altri giovani che volessero seguire il tuo esempio?
Per poter diventare accompagnatore di media montagna è necessario seguire un corso regionale organizzato dal collegio delle guide alpine e superarne l’esame finale. Indispensabile per poter accompagnare della gente in montagna sono le conoscenze per aumentarne la sicurezza e ridurre il rischio di incidenti. La montagna rimane sempre e comunque un ambiente con dei pericoli oggettivi, che possiamo solo cercare di prevenire. Questo corso richiede dedizione e impegno ma, devo dire, fornisce un’ottima preparazione.
Come contattarti per partecipare ai soggiorni e ai percorsi che organizzate?
E’ molto semplice, basta scrivere alla mail rifugioilpirata@gmail.com o chiamare al numero del rifugio 0342645086.
Cresciuta tra Italia e Giappone, ha imparato a conoscere e amare la montagna, che la sua famiglia le ha fatto incontrare, fin da quando è nata. Ha sempre seguito la sua passione partecipando ad attività di volontariato e formazione sulla conservazione della natura attraverso il monitoraggio di invertebrati, anfibi, uccelli, mammiferi di interesse comunitario, nell’ambito del progetto Life ESC360 e del Corpo europeo di solidarietà. Dopo una laurea triennale e una magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente presso l’Università di Milano Bicocca, ha continuato ad occuparsi di “salvaguardia” della natura attraverso corsi di avviamento agli studi faunistici nel Parco Naturale di Paneveggio e delle Pale di San Martino, campi di volontariato presso il Parco Nazionale della Majella e partecipando alle attività di censimento del cervo e dei nuclei famigliari di lupo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi… Ha conseguito l’attestato di abilitazione alla professione di Accompagnatore di media Montagna e da fine 2019 è iscritta al Collegio Guide Alpine Lombardia. Da allora ha iniziato ad organizzare settimane estive per bambini presso il rifugio Il Pirata, come educatore e guida escursionistica .
Attualmente vive in val Tartano e per la sua grande agilità e la sua storia tra Italia e Giappone gli amici la chiamano Ninja Leila.
Le proteine sono essenziali per salvaguardare l’equilibrio e assicurare il rinnovamento dei tessuti. Il loro fabbisogno può aumentare quando si svolge attività fisica e in altre situazioni particolari. Tuttavia non è necessario ricorrere alle diete iperproteiche di moda in passato, soprattutto per dimagrire. L’eccesso proteico non è più visto di buon occhio. Nel mondo scientifico si raccomanda di non eccedere con le proteine di origine animale lasciando spazio anche a quelle vegetali, che hanno diversi pregi nutritivi e aiutano, fra l’altro, a risparmiare preziose risorse ambientali.
Di Elena Folli
Le differenze fra proteine animali e vegetali
Tutte le proteine sono formate dalle stesse sostanze di base: gli aminoacidi. Alcuni di questi sono essenziali, perché non siamo in grado di sintetizzarli a partire da altre sostanze, come invece succede per gli aminoacidi non essenziali. I cibi hanno una composizione di aminoacidi differente per tipologia e quantità. Quando uno degli aminoacidi essenziali scarseggia, si parla di aminoacido “limitante” in riferimento alla sintesi delle proteine che sono necessarie per noi. I cereali, ad esempio, hanno una deficienza relativa di lisina e triptofano. I legumi, fra i vegetali più ricchi di proteine, contengono buone quantità di lisina, ma sono carenti in metionina. I semi oleosi, come le mandorle, rappresentano una buona fonte di metionina e triptofano. I cibi di origine animale, in particolare carne, pesce, uova e latticini, hanno una composizione più affine al nostro corpo, di conseguenza forniscono un’elevata quantità di aminoacidi essenziali in una forma facilmente utilizzabile. Tuttavia, anche questi ingredienti contengono un aminoacido limitante (metionina o triptofano). La sua concentrazione raggiunge però livelli sufficienti per garantire l’ottimale svolgimento della sintesi proteica.
Quante di proteine?
Il mito delle diete bistecca e insalata sembra comunque essere definitivamente caduto, anche per le ricadute negative sull’ambiente. Si è visto che consumarne quantità elevate di cibi animali aumenta la produzione di insulina e di IGF-1 (fattore di crescita insulino simile di tipo 1) collegati a un maggior rischio di soprappeso e malattie degenerative. Va poi aggiunto, che una dieta eccessivamente ricca di proteine animali favorisce l’acidificazione dell’organismo, fattore di rischio di osteoporosi e infiammazioni, può compromettere l’equilibrio della flora intestinale (che trae invece beneficio dai vegetali) ed è spesso associata a elevate concentrazioni di grassi saturi e altre sostanze potenzialmente dannose per i vasi sanguigni. Ma non sembra raccomandabile nemmeno esagerare con le proteine vegetali, tanto più se ricavate da estratti concentrati, per esempio a base di soia o glutine. Le ricerche sembrano dimostrare che un eccesso di proteine danneggia la salute quando un abuso di grassi e carboidrati. Mantenere un’apporto proteico di circa 0,8 g per chilo di peso corporeo, come suggeriscono i Larn (livelli di assunzione di nutrienti raccomandati per la popolazione italiana) pare favorire salute e longevità. Solo dopo i sessanta, i ricercatori suggeriscono di passare 1,1-1,2 g per chilo, per bilanciare al rallentamento della sintesi proteica. Quando non ci sono esigenze speciali, a causa di problemi di salute da valutare con il medico curante, di più non serve.
Le proteine vegetali bastano da sole?
Se si variano adeguatamente gli ingredienti vegetali e si mescolano ogni giorno fra loro diverse fonti proteiche, abbinando legumi, cereali, e semi oleosi è possibile raggiungere concentrazioni adeguate di aminoacidi essenziali. Si parla in questo caso di mutua integrazione, o di proteine complementari. L’organismo è in grado di costruire quotidianamente una riserva di aminoacidi cui attingere per produrre le proteine che gli servono. La sintesi proteica si può dunque realizzare anche se gli aminoacidi necessari sono distribuiti nei differenti pasti, e non concentrati in un’unica occasione alimentare. A patto di non seguire un menu povero di calorie. Non è quindi sempre obbligatorio consumare proteine complementari all’interno dello stesso pasto: in condizioni di equilibrio l’organismo ha la possibilità di attingere alle sue “riserve” endogene per coprire carenze specifiche.
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Come utilizzare le proteine vegetali
Solo la carenza protratta di un aminoacido essenziale può compromettere la sintesi proteica. Questo avviene più frequente quando la scelta cade su un solo tipo di fonte proteica per un periodo prolungato, in questo caso le scorte rischiano di esaurirsi e ciò può impedire l’utilizzo degli altri aminoacidi presenti per la sintesi proteica. Di conseguenza nelle diete vegetariane, e soprattutto in quelle vegane, le riserve possono essere piuttosto esigue ed esaurirsi rapidamente se non viene assunta, ogni giorno, un’ampia varietà di cibi vegetali. Va poi tenuto presente che il coefficiente di utilizzazione delle proteine vegetali, a parte alcuni concentrati purificati derivati dalla soia, può essere ridotto dal 10 al 50% per via delle fibre e di altre sostanze presenti . Gli esperti della Sinu (Società Italiana di Nutrizione Umana) suggeriscono quindi a chi segue diete vegetariane e vegane di aumentare l’apporto di proteine del 5-10% .
I pregi nutritivi delle proteine vegetali
Le proteine vegetali hanno comunque indubbi pregi e non vanno trascurate nel menù. Per prima cosa sono abbinate a numerose sostanze protettive. Nei legumi, per esempio, si trovano insieme a minerali, vitamine, antiossidanti, fitoestrogeni e fibre. Nei semi oleosi sono in combinazione con acidi grassi essenziali altrimenti difficilmente reperibili. Di conseguenza, un menu prevalentemente vegetale, riduce l’apporto di colesterolo e grassi saturi e protegge dalle infiammazioni. Tanto più che le proteine vegetali hanno un effetto acidificante inferiore rispetto a quelle animali e riducono il rischio di essere contaminate dagli inquinanti ambientali, che in genere si accumulano più facilmente nei tessuti animali. C’è da aggiungere che il loro effetto sulla produzione di insulina è meno rilevante rispetto a quello delle proteine vegetali. Diverse ricerche associano una dieta ricca di proteine vegetali a una durata superiore della vita e a un’ incidenza inferiore di malattie degenerative, in particolare quelle cardiovascolari. Questo effetto protettivo è più accentuato quando ci sono fattori di rischio dovuti a soprappeso, fumo, abuso di alcol e sedentarietà.
Il modello mediterraneo è un’ ispirazione valida e ricca di gusto
L’antica saggezza del modello mediterraneo resta una valida ispirazione. Prevede, infatti, sapienti combinazioni di diverse fonti proteiche vegetali e animali. La classica pasta e fagioli con una spolverata di formaggio, oppure la zuppa di pesce con il pane tostato e gli ortaggi, o, ancora, la polenta con il latte, fanno parte di un repertorio di ricette tradizionali radicate nella cultura alimentare di diversi paesi. Gli ingredienti cambiano, secondo le aree geografiche, ma il principio di base è sempre lo stesso: valorizzare le risorse locali, nel rispetto dell’ambiente, in sintonia con il clima e la disponibilità di ingredienti, evitare sprechi, eccessi e mescolare un po’ di tutto, con la massima varietà possibile. Ci guadagna la salute senza trascurare il gusto e il piacere di mangiare.