Cristiana Cella, giornalista

Cristaiancella

Scrivere e viaggiare sono, da sempre, le mie attività preferite. Con entrambe si attraversa lo spazio, fuori e dentro di noi, anche le parole sono mezzi di trasporto. Ho sempre cercato di guadagnarmi da vivere utilizzandole entrambe. I territori delle donne sono molto vasti, alcuni inesplorati, altri conquistati, quotidiani e straordinari. Ho cercato di raccontarli.

Il lavoro di scrivere
Ho cominciato come giornalista per una rivista di viaggi, girando l’Asia e vivendo un anno in Indonesia. Poi, sono tornata più vicino, alla quotidianità, non meno avventurosa, di mamme e bambini: due riviste, che raccontavano le meraviglie e le ansie del parto, del primo incontro e della crescita dei figli. Il lavoro in televisione ha occupato molti anni. Davo voce, parole e pensieri ai personaggi di note soap opera, che entravano, ogni giorno, per infinite puntate, nelle case della gente.

Un lavoro, contrariamente a quanto sembra, non facile. Dove la creatività è costretta alla disciplina di ritmi inesorabili, come un addestramento di marines. Poi ci sono stati i soggetti e i progetti per il cinema e la tv, drammi storici per il teatro, e tante altre cose… le idee non mi sono mai mancate, ma trasformarle in sopravvivenza è, soprattutto oggi, una vera impresa. Tuttavia non posso smettere di lanciarmi sempre in nuove avventure, per l’energia che sta nell’inizio di ogni cosa.

La scoperta dell’Afganistan
E’ stato un paese lontano a farmi tornare al giornalismo, un paese che mi è entrato nel cuore e non se n’è più andato: l’Afghanistan. Ci andai con un’amica, come giornalista , la prima volta , nel 1980, durante l’occupazione russa. Entrai in contatto con la resistenza, vivendo con i mujahiddin laici, che combattevano russi e fondamentalisti, sulle montagne afghane, condividendo guerra, marce bestiali, amicizia e stenti quotidiani, in un mondo di soli uomini. Ho avuto la fortuna di conoscere persone straordinarie, nel loro coraggio, nel rispetto, nella cocciutaggine, nella grandiosità dei loro sogni e nei loro eccessi infantili. Ho imparato molte cose di me stessa in mezzo a quelle montagne e l’amore per l’Afghanistan non mi ha più lasciato.

Ancora oggi, quando ci vado, mi sento a casa, chissà perché. Poi, qualche anno fa, ho incontrato il Cisda, (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane) un’associazione di donne, malate d’Afghanistan, come me, nata a Milano. Sostiene le organizzazioni di donne afghane da 13 anni, organizzando progetti concreti e diffondendo la voce delle donne, che combattono ogni giorno per vivere e per conquistare i loro diritti. Con loro, sono tornata in Afghanistan e faccio ormai parte della rete di solidarietà e affetto che ci lega alle donne afghane.

Viaggio a Kabul
Sono tornata al giornalismo dopo un viaggio a Kabul, raccontando di queste straordinarie persone e delle loro battaglie per le donne del loro paese, umiliate dalla violenza e dal fondamentalismo. Il coraggio femminile, che ho conosciuto con loro, ha qualità particolari. E’ strettamente intessuto di generosità, di accoglienza, di azioni rapide e creative. Ossia, si fa quello che serve, adesso, per chi ne ha bisogno, con tutti i mezzi disponibili. Sorreggono il peso del dolore altrui con grande fatica e con straordinaria leggerezza. Rischiano la vita ogni giorno con semplicità, come fosse tutto normale, come preparare la cena o mettersi un rossetto.

Storie di donne afgane
Ho chiesto come fanno a essere così: mi hanno risposto che è la consapevolezza di far parte di qualcosa di più grande di loro, che va oltre la loro vita personale, a dominare la paura. Sono combattenti che si destreggiano in un mondo armato, con grinta e perizia, tra mariti violenti, talebani, signori della guerra e giudici fondamentalisti ma che sanno ridere di sciocchezze e incantarsi davanti a un bel vestito, non rinunciando a nulla della loro completezza umana.

Oggi scrivo per i quotidiani, principalmente per l’Unità, di Afghanistan, Iran, donne e Islam, rivoluzioni arabe, cercando sempre le testimonianze delle donne e ho iniziato a occuparmi di progetti umanitari.

Sto preparando un documentario sulle giovani avvocate che a Kabul difendono le donne vittime di violenza e ho scritto, con grande piacere, un romanzo, che spero sarà presto pubblicato. Ambientato nell’80 in Afghanistan, sulla base della mia esperienza, è un romanzo di avventure, della mente e del corpo. Protagoniste, due donne e una bambina, che intrecciano i loro accidentati cammini, sui percorsi di guerra, loro e altrui. Mi piace che la scrittura delle donne rifletta il mondo esterno e quello interno insieme, non preoccupandosi di tediose e inutili distinzioni. Uno specchio che raccoglie i riflessi mutevoli della luce che cambia e segna la trasformazione continua che è parte integrante della natura delle donne. E’ questo che continuo a fare.

Dove mi trovo
Vivo in Toscana da 30 anni, in campagna, tra i miei ulivi, fuori Firenze, con Antonio, medico omeopata e compagno della vita. Ho due figlie meravigliose, ormai grandi. Sono nata a Milano, dove ho vissuto le esperienze del cosiddetto ’68 e del femminismo, che non ho mai smesso di portarmi dietro.

Email: cellacris16@gmail.com

Proposta di partecipazione
Sono stati i lettori dell’Unità a darmi l’idea
. Profondamente colpiti dai reportages sulla vita devastata delle bambine e ragazze afghane che avevo scritto, per il giornale, a Kabul, mi hanno chiesto cosa potevano fare per aiutarle. La risposta è stato il progetto ‘Vite Preziose’, che prevede il sostegno mensile a distanza alle donne e bambine afghane vittime della brutalità maschile.

E’ nato con la scommessa che l’informazione possa trasformarsi in solidarietà concreta. Che i media siano davvero un mezzo, un ponte tra due parti di una stessa umanità. Perché, a volte, testimoniare non basta. Così, nel giugno 2011, sul giornale e sul sito, ho cominciato a raccontare le loro storie, raccolte dalle operatrici di Hawca (Humanitarian Assistance for the Women and Children of Afghanistan, ong di donne afghane con cui, da anni, collabora il Cisda) nelle ‘case protette’ e nei Centri di Aiuto Legale che gestiscono, tra i pochissimi luoghi sicuri, in Afghanistan, dove le vittime di violenza possono trovare aiuto. Sono storie di madri di famiglia, di ragazzine, di bambine, che ci aprono la porta su una quotidianità per noi inimmaginabile: la violenza feroce, la povertà estrema, il pregiudizio, l’abbandono, l’ingiustizia. La totale esclusione da ogni elementare diritto umano.

Ci raccontano come sono state vendute le loro vite, ancora bambine, la prigione delle loro case, la crudeltà di padri, mariti, suoceri e cognati; l’impossibilità di essere curate e rispettate, di lavorare, di istruirsi, di vivere con dignità e di ottenere giustizia per i crimini commessi contro di loro. E ci parlano anche dei loro sogni: vivere senza paura, una vita normale, con i loro figli, quella che noi viviamo ogni giorno. Da allora, grazie al contributo mensile (di 50 o 25 euro) che ricevono dai loro sponsor, le vite di 27 donne stanno cambiando, faticosamente, con piccoli passi fondamentali.

Pian piano, ritrovano fiducia in se stesse e speranza, sapendo di non essere più sole. «Un aiuto fondamentale per le ragazze e le donne afghane costrette ancora a subire ogni tipo di abuso – dice Selay Ghaffar, Direttrice Esecutiva di Hawca – Il contributo di uno sponsor è in grado di cambiare l’esistenza di ognuna di loro in modo radicale. Può salvare una bambina da un matrimonio forzato, una donna dal suicidio, dal mendicare nelle strade, dalla prostituzione forzata, dall’analfabetismo, dalla morte per percosse o per malattie che non vengono curate, o dall’essere vendute per un pezzo di pane per la famiglia.

La sponsorizzazione di chi si batte al nostro fianco per i diritti delle donne, è, per noi, più valida perfino di un progetto da milioni di dollari perché interviene direttamente nelle condizioni di chi ha bisogno di aiuto e produce effetti immediati. Importantissimo è anche il sostegno psicologico. Sapere che qualcuno tiene a loro e al loro futuro dà a queste donne la forza per non abbandonare la sfida che hanno di fronte.

Accanto alle vittime, nella battaglia per i loro diritti, ci sono donne, come Selay, testimoni di un Afghanistan che resiste, da 30 anni, contro la violenza, la guerra, l’occupazione, il fondamentalismo islamico e l’ingiustizia, offrendo, a donne e bambine, protezione, assistenza medica e legale e una concreta speranza per il futuro. Ho verificato personalmente come il nostro aiuto, nelle loro mani, sia uno strumento prezioso di libertà e di cura.
Per approfondire: Afghanistan ultima sfida

Chi è interessato a sostenere il progetto può scrivere una mail a:
vitepreziose@gmail.com

Link:
Cisda: www.osservatorioafghanistan.org ,
articoli e progetto (Cristiana Cella e Vite preziose): www.unita.it,
Ong hawca: www.hawca.org